Lo so, sarà un capitolo dolce/amaro ç_ç
romantico come uno zucchero, ma resta sempre l’ultimo T^T facciamoci forza ♥
Sing for me
«Spostati, non riesco a
vederti!» Akira cercò di trovare la giusta posizione per permettere al segnale
di raggiungere il computer di Takanori, aveva fatto il suo accesso a Skype e ora dall’altra parte vedeva uno
Yuu congelato in un’espressione esilarante. «Ti faccio una screenshot,
non si sa mai!» l’avrebbe messa come sfondo del suo telefono prima
o poi, se lo sentiva, giusto per non perdere il ricordo di quella faccia
da fesso di suo fratello. Non che fosse possibile.
Ora?
«Sì.» decisamente
molto meglio, per forza di cose doveva assicurarsi che il video fosse di
qualità almeno mediocre per riuscire a capire cosa dicesse Yuu.
Che noioso! Spostati tu, no? Magari è il tuo segnale, non
il mio.
Non fare la vecchia bacucca lamentona!
Akira
sbuffò, con lui era sempre la solita storia.
Non ti inventare nuovi segni!
«Vecchia lamentona, te lo dico anche a voce.»
Disse colui che pensa di morire
con un raffreddore!
Che c’entra? Piuttosto dimmi come stai. Kouyou e Yutaka? Non li vedeva da più di un
mese e mezzo, ma la loro mancanza si era fatta avvertire immediatamente. Non
vedeva l’ora di tornare a casa, magari non proprio la casa in cui era cresciuto
con Yuu, ma la loro nuova casa:
quella che avrebbe costruito insieme a Takanori, avrebbero messo il letto
matrimoniale sotto la finestra, possibilmente di una mansarda da cui godersi il
cielo comodamente sdraiati,
doveva avere un grande giardino per il cane che avrebbero adottato, una stanza
abbastanza capiente per lo studio di registrazione di Takanori e una tv enorme
per i suoi videogiochi.
Stiamo tutti benissimo, in realtà c’è una cosa che dovrei
dirti.
Sei incinta? Non gli sarebbe dispiaciuto diventare zio, in realtà.
Beh, fossi stata una donna avrei partorito già settanta
bambini!
Non voglio sapere dei vostri giochetti erotici...
Giusto, stavo dicendo: io e Kouyou abbiamo intenzione di
andare a vivere insieme. Lui è in affitto, quindi la cosa migliore sarebbe che
si trasferisse qui da noi, tu sei d’accordo?
Ma
certo, avresti anche potuto non chiedermelo, lo sai che al mio ritorno non
tornerò a casa, si? Lo sapevano entrambi quella mattina, quando si erano
salutati con un lungo abbraccio. Yuu aveva anche versato qualche lacrima, ma
lui aveva finto di non vederla, era sempre stato lui quello più sensibile tra
loro due.
Lo so! Ma questa è anche casa tua e lo sarà sempre, poi
andartene a vivere da Takanori non vorrà dire che non mi avrai tra i piedi così tanto che dovrai prendermi a calci per avere un po’ di
privacy!
Non preoccuparti, faremo un letto a tre piazze. Invece della suocera, loro
avrebbero avuto il fratello invadente. O
al massimo, potrai dormire insieme a Koron.
Chi?
Il cane che adotteremo.
Ah fate già progetti?! Yuu rise di gusto, si
vedeva già tutto contento mentre portava a spasso il suo piccolo nipotino
peloso.
Facciamo quel che possiamo.
Dove siete ora?
A Niigata. Si trovava sulla
costa ovest del Giappone, una città abbastanza occidentalizzata famosa per le
sue risaie.
Andrete al matsuri?
Probabilmente.
Non provare ad andarci senza mandarmi video e foto!
Agli ordini!
«Ciao Yuu.» nessuno dei due
aveva visto né sentito arrivare Takanori, Akira lo aveva lasciato dormire
beatamente quando si era preso tutto lo spazio costringendolo in un angolo. Era
bellissimo anche appena sveglio: aveva insistito per indossare una sua maglia
come pigiama e il risultato era tenerissimo, gli andava troppo grande perché
potesse riempirla e le sue gambe sbucavano toniche dall’orlo che gli arrivava a
metà coscia; i capelli raccolti in una coda troppo alta da cui scappavano
alcune ciocche bionde che gli solleticavano il collo, gli occhi ancora un po’
gonfi dopo le ore di sonno.
«Ciao Takanori, stai facendo parlare molto di te in questi giorni, ne sono felice.» il suo successo stava diventando un
fenomeno nazionale, prima o poi avrebbe raccolto molto più di quanto aveva
seminato.
«Grazie, il merito è anche
di Akira.» il biondo si sedette in braccio al suo compagno, il corpo nella sua
direzione in modo che potesse vedere le sue labbra.
«Non so, io mi limito a
montare.» lo sguardo malizioso fece cogliere il doppio senso ad
entrambi i suoi interlocutori.
«Va bene, con questo direi che possiamo salutarci e risentirci tra
qualche giorno.»
«Non preoccuparti, mi
prenderò cura io di Akira.» ora Takanori era tornato serio, non aveva avuto più
occasione di parlare con Yuu dopo quella sera di dicembre, ma sapeva che era protettivo
come qualsiasi altro fratello maggiore, anche il suo lo era quando ancora
vivevano insieme.
«Sono sicuro di lasciarlo in buone mani! Vado a lavoro, mandatemi
qualche foto del matsuri.»
«Ciao.» la comunicazione Skype si chiuse con il solito suono distintivo e nella
stanza d’albergo scese un invitante silenzio.
«Buongiorno.» Akira baciò
le labbra del suo piccolo amore. Poteva anche avere una corporatura minuta, ma
per lui era un gigante coraggioso, era il suo eroe e si stava lentamente
riprendendo dalla crisi che lo aveva colpito solo due settimane prima. Pian
piano, grazie a lui, stava ricostruendo se stesso ripartendo dalle fondamenta;
ogni giorno si riscopriva per ritrovarsi sempre più innamorato di lui. Akira
era l’unica vera sicurezza della sua vita.
Takanori si nascose nel suo
abbraccio, nella naturale cavità formata dalla spalla che sale diventando
collo, per poi tornare a guardarlo negli occhi nocciola profondi e felini. «Lo sai? Sei bellissimo quando parli con il tuo linguaggio.»
Akira baciò quella fronte
liscia e, forse troppo alta, che amava alla follia.
Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere, facendolo sentire quasi fiero
di ciò che era. «Mi sento più a mio agio, non mi è mai piaciuto troppo parlare
e temo che col tempo mi riuscirà sempre più difficile.» aveva passato anni ad esercitarsi, anche se ora sentiva di non averne più
bisogno, avrebbe dovuto continuare ad adattarsi ad un mondo che era fatto da
persone che potevano sentire.
«Beh, tutto sembra tranne
che tu sia sordo.»
«Davvero non si sente?»
«Sembra solo un lievissimo
difetto di pronuncia come tanti altri.» Takanori
continuava ad osservarlo mentre spostava una ciocca
castana dietro il suo orecchio. Poteva capirlo, non doveva
essere affatto piacevole non poter sentire nemmeno la propria voce, aver
paura di urlare troppo, o troppo poco.
«E com’è la mia voce?» adorava
quando Takanori gli descriveva il mondo intorno a sé, ogni volta era sempre
stato pronto a placare la sua curiosità, mai troppo stanco né
irritato dalla sua insistenza.
«È come tornare a casa
mentre fuori diluvia e fa freddo e trovare calore, il profumo della cena e la
persona che ami che ti corre incontro perché gli sei mancato.»
«Non è poi così male.»
«Ma se non ami parlare, non
farlo allora. Insegnami il linguaggio dei segni, rendimi bello quanto te.»
Akira si sciolse in una
beatitudine celestiale. «A una sola condizione.»
«Cioè?»
«Solo se adesso verrai a
fare un bagno con me.» il castano si alzò portando con sé Takanori che si
aggrappò a lui come un koala al suo ramo preferito. Avvertì le vibrazioni della
sua risata contro la sua spalla e ne fu felice, ormai tutto ciò che riusciva a
percepire dal mondo esterno era prezioso come manna
caduta dal cielo e aveva cominciato a bastargli. L’acqua cominciò a riempire la
vasca, il sapone lievitò in una schiuma che prese ad assomigliare sempre di più
ad una nuvola, Akira si spogliò per primo e aspettò
che l’altro facesse lo stesso, lo raggiunse immediatamente e si immersero nell’acqua
calda che, subito, sciolse qualsiasi tensione. Erano uno di fronte all’altro o
non avrebbero potuto comunicare.
«Quindi ora sei il mio
piccolo allievo, potrei essere un insegnante davvero
molto severo.»
«Chissà se riuscirò a
corromperti, sensei.»
la punta del suo piede scivolò in avanti aiutata dall’acqua fino a raggiungere
l’inguine caldo di Akira, stuzzicò i suoi testicoli tonici godendo
della sua reazione.
«Concentrati e ti prometto
una ricompensa da sogno.»
«Ok, sono pronto.» alla
fine era stato lui a corromperlo, quindi con movimenti lenti lo vide comporre
una parola utilizzando le sillabe con maestria. «Cosa mi hai detto?» quello
poteva diventare un gioco davvero molto divertente che, sicuramente, sarebbe
degenerato in qualcos’altro.
Akira lo ripeté più
lentamente, stavolta aggiungendo la sua voce. «Ta-ka-no-ri.»
«Davvero è il mio nome? E il
tuo?»
Akira glielo mostrò, si
sentiva al settimo cielo, finalmente anche con lui si sarebbe sentito a suo
agio; lo avrebbe portato nel suo mondo silenzioso in cui la minima espressione
racchiudeva un torrente di parole in piena che non avrebbero
potuto essere espresse in nessun altro modo. Continuarono così per
svariati minuti, mentre passavano distrattamente una spugna sulla pelle dell’altro,
coccolandosi a vicenda in quel momento di serenità.
«Guardandoti ho appena
avuto l’ispirazione per una nuova canzone, devo correre a scriverla o la
perderò!» Takanori uscì dall’acqua ormai fredda, si avvolse nell’accappatoio e
corse in camera da letto. «Ci voglio violini e
pianoforte, no forse no, oddio mi sta sfuggendo!»
Akira gli si sedette
accanto lieto di quell’euforia ritrovata, erano mesi che non riusciva più a
comporre. «Se non me la descrivi, non potrò aiutarti.»
«Voglio parlare alle mie
fans, voglio chiedergli cosa provano quando finisce un concerto, cosa gli resta
dentro.»
«Posso dirti quello che
resta a me: mi sento come se avessi sognato. È tutto così incredibile e
surreale.»
«La scena perde colore, come se ti risvegliassi da un sogno...» Takanori cominciò a scrivere frettolosamente
aggiungendo qua e là le note di una melodia incerta. «Le luci prima infinite, subito svaniscono...»
«Ti va di andare in
spiaggia?» Akira si era perso nei suoi pensieri immaginando quella nuova
canzone che non avrebbe mai ascoltato, ma che sentiva di conoscere; guardando l’azzurro
dell’oceano in lontananza gli era venuta voglia di passeggiare insieme a lui sotto il sole, i piedi nudi accarezzati dalla sabbia,
la mano nella sua.
«Con te andrei ovunque.»
La spiaggia in questione
non era molto lontana, si estendeva a perdita d’occhio e la sabbia chiara
rifletteva la luce del tramonto. Dopo aver camminato per svariati minuti senza
incontrare anima viva, si erano seduti non troppo distanti dal bagnasciuga in
modo da assaporare la salsedine portata dal vento.
«Quindi mi stai dicendo che
fanno un fracasso insopportabile?!» non poteva essere
vero, per tutta la vita aveva creduto che le onde fossero il suono più bello da
ascoltare per calmare i tormenti dell’anima, non potevano avergli mentito.
«Beh quando il mare è
agitato come ora non sono poi così piacevoli, ma quando è calmo si, è rilassante, ti fanno sentire pieno e appagato. Come
quando facciamo l’amore e tu cerchi di entrarmi sempre più dentro.» glielo
aveva sussurrato nonostante fossero soli, gli sembrava qualcosa di troppo
intimo per dirlo così ad alta voce, e se Akira non avrebbe avvertito la differenza il vento lo avrebbe fatto di certo.
«Ed è quello che farei
proprio in questo momento.» non gli importava che qualcuno potesse vederli e
giudicare il loro amore, anzi che guardassero pure provando invidia verso quel
sentimento che giudicavano sbagliato e che alcuni di loro non avrebbero mai
provato con così tanta intensità; qualcosa di così forte non avrebbe
mai potuto essere sbagliato.
«Ti amo.» Takanori si
lasciò baciare arrendendosi completamente alla forza del sentimento che lo
avvolgeva come una coperta trapunta di stelle, le stesse che ora li guardavano
immobili nel cielo che si inscuriva sopra di loro.
*
Ruki era al centro del
palco, immobile mentre cercava di regolarizzare il respiro.
Era così concentrato da non sentire su di sé neanche lo sguardo delle migliaia
di persone che affollavano lo stadio; era stato un lungo percorso fin lì, a
volte piacevole e altre meno, ma era giunto alla fine e si sentiva una persona
nuova, più matura, completa e felice. «Oggi
stravolgerò la setlist, spero mi perdonerete. Non
canterò Miseinen,
ma una nuova canzone che ho scritto soltanto per voi, spero che ciò che provo vi arrivi senza riserve e vi ringrazio per l’amore che
non avete mai esitato a dimostrarmi.» a vederlo dall’esterno, nessuno avrebbe
riconosciuto l’ansia e la paura che gli si agitavano dentro, Akira aveva
tentato di rassicurarlo in mille modi diversi e sentiva ancora le sue parole
riecheggiare nella mente.
“Dici che gli piacerà?”
“La ameranno esattamente come la amo
io, non pensare ad altro e canta come sai fare tu. Canta per loro, canta per
me.” come quando decine e decine di volte, stesi a letto, gli aveva chiesto di intonare una canzone soltanto per lui;
allora Akira si emozionava ogni volta sentendo le vibrazioni sotto i suoi
polpastrelli poggiati contro la sua gola.
Ruki prese fiato, ora non
si trovava a letto con Akira, ora era Ruki. «Questa è per voi, To Dazzling Darkness.» e le prime note vibrarono nell’aria. «Ora, il sipario si chiude tra le luci, subito
ci trasformiamo in ombre e ci congiungiamo con loscurità.» il pubblico era
preda del silenzio, beveva le sue parole come i fiori facevano con la luce del
sole: alcune piangevano stringendo l’amica che l’aveva accompagnata in quella
follia, altre cercavano una consolazione nel loro silenzio, tra poco tutto
quello sarebbe finito per sempre. «Mi
chiedo cosa ti ho lasciato, amore, dolore, dispiacere,
rabbia, gioia. Cosa hai provato? Il tempo è fugace…» e passò inesorabile trasportato dalle note che si
susseguivano veloci. «Non c’è un futuro
certo, i fiori continuano ad appassire.» se avessero saputo a quale triste destino andavano incontro, quei fiori sarebbero nati lo
stesso così splendidi e così delicati, eppure così effimeri? Si,
esattamente come aveva fatto il loro amore, all’inizio non sapeva cosa ne
sarebbe stato, ma ora era convinto che la loro storia sarebbe durata in eterno
impressa nei versi delle sue canzoni, una parte di loro avrebbe sfidato il
tempo e la morte. «Facciamo diventare i
nostri cuori una cosa sola.»
Godendo
delle ovazioni del pubblico, Ruki ringraziò i suoi fan con un
inchino profondo ed impeccabile, lasciò il palco prima di essere travolto
dall’emozione. Si rifugiò dietro le quinte, lì dove
trovo ad attenderlo Akira, il suo sorriso valeva più di mille parole. Akira, gli è piaciuta.
Ti avevo detto che l’avrebbero amata. Akira lo strinse forte a
sé, forse per paura che svanisse come in un sogno.
Si.
E ora che è tutto finito possiamo pensare a noi. Takanori aveva studiato
tanto in quei mesi, aveva passato ogni momento libero ad
esercitare il suo stentato linguaggio dei segni, doveva impararlo a tutti i
costi e doveva farlo per lui. Lui il
cui solo pensiero era sufficiente a riempire i suoi occhi di stille di
felicità.
Facciamo diventare i nostri cuori una
cosa sola.
Lo sono già, non lo sapevi,
Akira?
Un sorriso. Un bacio. La
promessa di un per sempre. Alcune persone sono come meteore nella nostra vita,
passano veloci come stelle cadenti lasciando qualche frammento dietro di sé
oppure restano per un po’ a guardarci, altri vanno via un po’ prima, altri
troppo presto. Lui non sarebbe stato di passaggio nella vita di Takanori,
sarebbe stato una roccia solida a cui avrebbe potuto
aggrapparsi quando la corrente sarebbe stata troppo forte. Voglio essere la persona che ti conosce meglio di te stesso, quella a cui ti
rivolgi quando non sai cosa fare, quando non sai più chi sei. «Voglio
amarti fino alla fine del tempo.»
Fine
ç_ç lo sooooo~ *distribuisce fazzoletti gratis* con questo
capitolo l’intera ff si commenta da sola ♥ sto
soffrendo sapendo di dover lasciare la mia creatura al suo destino T^T ma non
possiamo fare altrimenti, son felice di averla scritta e averla condivisa con
voi ♥ vi ringrazio tutte, una ad una, per averla letta/recensita *w*
senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile =w= va bene che scrivo
per il piacere di farlo, ma avere un feedback positivo e così caloroso è sempre
stupendo ♥ non mi resta altro da fare che rintanarmi nel mio angolino
buio e segreto e lavorare su un’altra ff :3 restate
sintonizzate fringuelline, le sorprese sono sempre
dietro l’angolo~
ohohoh *ride come Babbo e sparisce*
♥w♥