Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: sophie97    26/04/2015    6 recensioni
“Si vive solo due volte: una volta quando si nasce e una volta quando si guarda la morte in faccia.” (Ian Fleming).
Una verità rimasta celata per troppo tempo; un’amicizia forse perduta per sempre; un gioco mortale che non lascia scampo.
Seguito di “Vittima Innocente”, è consigliabile ma non necessario aver seguito la prima parte.
Buona lettura!
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ben Jager, Hartmut Freund, Kim Kruger, Semir Gerkan, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«È una pazzia.» ripeté Ben per l’ennesima volta spiando all’interno del condotto di aerazione.
Era passato solo qualche minuto da quando Aida era scomparsa dalla sua visuale ma al giovane poliziotto pareva un’eternità. E più i secondi passavano, più l’angoscia gli attanagliava lo stomaco e la gola.
Con un sospiro, si voltò.
Alle sue spalle, Tom Kranich stava vegliando in silenzio sul corpo immobile di Semir, inginocchiato accanto a lui.
Tom Kranich... ancora non riusciva a crederci, eppure doveva essere proprio lui, Semir glielo aveva mostrato in fotografia e anche se un po’ più invecchiato, non era cambiato per niente.
Osservandolo, una marea infinita di domande gli salirono alla mente, ma Ben scosse il capo come per scacciare quegli interrogativi che in quel momento non erano certo prioritari.
Tom distolse lo sguardo dal suo ex collega per posarlo sulla figura del più giovane e accennò ad un lieve sorriso «Ce la farà, ha l’aria di essere in gamba.».
Ben corrucciò la fronte, capendo solo dopo qualche attimo che l’uomo si stesse riferendo ad Aida.
«Sì, è meravigliosa. Ma ho il terrore che le accada qualcosa. Se il condotto di aerazione non sbocca nel posto che...».
«Sbocca esattamente dove ti ho detto, all’esterno dell’edificio. Lo conosco bene questo posto, credimi.».
«E la cabina telefonica?» chiese ancora il poliziotto, rendendosi conto di non essere nemmeno stato in grado di formulare questi dubbi così logici prima di aver lasciato andare la sua principessa «Funziona ancora? Come è possibile? E poi...»
«Funziona ancora, stai tranquillo, e quelle monete che avevi in tasca erano più che sufficienti.».
«Se le accadesse qualcosa...».
«Andrà tutto bene.».
«Strano sentirselo dire da una persona che fino a poco fa credevamo morta e sepolta.».
Nella piccola stanza calò il silenzio per qualche istante.
«Mi dispiace di essere sparito nel nulla, ma se l’ho fatto è stato per questioni di sicurezza. Solo Anna Engelhardt sa che sono vivo.» disse ad un tratto l’uomo, alzandosi e avvicinandosi a Ben.
«La Engelhardt lo sa?! Avreste dovuto metterne al corrente almeno Semir.».
«Sarebbe stato un rischio troppo grande per lui e la sua famiglia. Inizialmente non ne conoscevo nemmeno io il motivo, ma poi la Engelhardt mi aveva spiegato che alcuni membri di quella banda di otto anni fa ce l’avevano direttamente con me e avrebbero fatto qualunque cosa per avermi. È una storia lunga... ma questo Semir non lo ha mai saputo, sarebbe stato troppo in pericolo se io non fossi stato inserito in questo speciale programma di protezione testimoni.».
Ben scosse il capo con un sorriso amaro «Ma tu sai quanto ha sofferto?».
«Lo so...».
Il più giovane scosse ancora il capo «Come hai fatto a salvarti quella notte? Semir mi ha detto che... che gli eri morto tra le braccia.».
«Me la sono vista brutta davvero. Ma poi mi sono ripreso, ed è stato mentre mi trasportavano via in ambulanza per fare un ultimo tentativo che ripresi conoscenza, non so per quale miracolo. Ma questo ovviamente Semir non lo seppe mai. Poi mi operarono e quando fui in grado di ricevere visite, la prima ed unica persona che vidi fu il commissario, che mi disse come stavano le cose. Io dovetti accettare. Mi disse anche che Semir era già convinto che io fossi morto.» spiegò Tom lanciando una rapida occhiata verso l’ispettore steso a terra.
«Spero che accetti le tue spiegazioni.» mormorò Ben avvicinandosi a sua volta al collega «E spero che si svegli...».

 

Aida rotolò nella polvere uscendo dal grande tubo che aveva percorso.
Ce l’aveva fatta.
Ora doveva solo trovare la cabina telefonica, comporre il numero e nascondersi da qualche parte.
Cauta, si guardò intorno e scoprì che la cabina era proprio a pochi passi di distanza da lei e soprattutto che non c’era anima viva in giro.
Raggiunse di corsa l’instabile struttura e, dopo aver inserito le poche monete, cominciò freneticamente a digitare le cifre sulla tastiera.

 

Lo squillo del telefono fece sobbalzare Andrea, che assorta com’era nei suoi pensieri, quasi si era dimenticata di trovarsi in un commissariato.
Lo sguardo le cadde sulla scrivania vuota: Susanne non c’era, era in un’altra stanza ad esaminare delle carte; Hartmut girava nervosamente per il comando e un altro agente digitava senza sosta sulla tastiera di un computer, ma nessuno pareva accorgersi dello squillo insistente del telefono.
La donna si avvicinò alla scrivania e, senza pensarci due volte, afferrò la cornetta.
«Polizia autostradale, buongiorno.».
«Sono Aida!» gridò una voce dall’altro capo del telefono.
Andrea quasi non credette alle proprie orecchie ed emise un suono soffocato di sorpresa, attirando l’attenzione del tecnico e della segretaria, che accorsero in fretta.
«Aida, tesoro, sono io, sono la mamma! Dove sei?».
«Mamma sbrigati, ti prego, dovete venire! Papà sta male e lui e zio Ben sono chiusi dentro ad una stanza senza finestre, dovete venire!».
«Cucciolo, dimmi dove sei!».
«Nella zona industriale, il penultimo capannone.» la bambina ripeté diligentemente ciò che le aveva detto Ben e Andrea non riuscì a trattenere un sorriso tra le lacrime.
«Mamma, devo nascondermi, venite presto!» gridò ancora Aida prima di riattaccare.
La donna annuì come se la ragazzina potesse vederla e sorrise ancora... sua figlia stava bene!
Fu solo allora però che si rese conto di ciò che la bambina le aveva appena detto: papà sta male...
Andrea rimase immobile con la cornetta del telefono in mano mentre Susanne le sfiorava da dietro una spalla e componeva in fretta il numero della Kruger.

 

«Uno... due... tre!».
La Kruger diede il via e subito le squadre speciali cominciarono a demolire la parete del capannone con minime dosi di esplosivo.
Era rischioso, ma quella specie di cubo di metallo corrispondente alla stanza in cui dovevano trovarsi i due ispettori non aveva aperture, era sicuramente stato restaurato e studiato apposta per essere difficilmente accessibile.
Fu un’operazione che richiese minuti interminabili, durante i quali il commissario non spostò di un millimetro le mani dal calcio della pistola, cercando di prepararsi a qualunque scena avesse assistito una volta entrata.
Subito dopo la telefonata di Susanne, tutte le squadre già nelle vicinanze avevano raggiunto il capannone e due uomini avevano recuperato la piccola Gerkhan nascosta tra i radi cespugli sul retro della struttura.
Sembrava sconvolta, ma per fortuna fisicamente stava bene e questo per la donna era già una conquista.
Mentre il buco che si era creato nella parete si allargava sempre di più, cercava di capire cosa vi fosse all’interno, e quando finalmente poté entrare, tirò un enorme respiro di sollievo.
Ben e un altro uomo, che la Kruger sospettò essere il famoso Tom Kranich, fissavano il buco sulla parete con aria terrorizzata, ma stavano bene.
Ma, poco distante, Semir era accasciato contro la parete opposta, totalmente privo di conoscenza.
«Gerkhan! Accidenti, un’ambulanza presto!» gridò avvicinandosi al suo ispettore.
«Commissario, grazie al cielo!» fece Ben con le lacrime agli occhi, alzandosi e accogliendo l’aiuto dei soccorritori, così come Tom.
I momenti che seguirono furono confusi, troppo confusi.
Grida, pianti, sirene, domande... tutto accadde in fretta, ad una velocità supersonica.
L’unica cosa che Ben distinse con chiarezza prima di perdere conoscenza e cedere al sonno dovuto allo shock e alla stanchezza, fu la barella di Semir che veniva caricata in fretta su un’autoambulanza.

Confusione per Ben e immagino un po’ di confusione anche per voi lettori... ma presto la storia recupererà un po’ di linearità.
Grazie davvero a chi continua a seguirmi e un bacione!
Sophie :D

  
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