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Autore: Daeva    28/12/2008    1 recensioni
Dopo la vittoria su Riore e il solido insediarsi dell'Esercito nei fulcri vitali del potere ad Amestris, il Fuhrer inizia a concentrare la sua attenzione sulle nazioni vicine; questa è la storia dell'inizio e la fine di una nuova guerra contro lo Stato di Aerugo.
Iniziata come challenge su True Colors e abbandonata dopo pochi capitoli per mancanza di tempo e di ispirazione XD Peccato perchè ne trovavo il concept particolarmente interessante... O vabbeh.
Concepita come una storia lunga di 6 capitoli basati su 6 comportamenti umani esecrabili; quindi se le tematiche affrontate sono piuttosto fastidiose non prendetele come una mia apologia, sto semplicemente investigando la mente di due sociopatici ^_^;
!!Non leggete se siete di stomaco debole o non sopportate la descrizione di tematiche particolarmente violente!!
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Frank Archer, Zolf J. Kimbley
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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C9H13NO3
Prompt: #5 Arancio


Kimbly si rigirò nel letto per la decima volta, pigro, accaldato e innervosito dall'attrito della pelle sulle lenzuola.
Archer era seduto al tavolo, davanti al telefono; una mano a sorreggergli la testa mentre cercava di mantenersi sveglio scrutando il pezzo di cielo che si intravedeva dalla finestra.
"Ehy, Colonnello..." iniziò Kimbly, sfidando l'esigenza di crollare in un sonno profondo e implacabile.
"Mh?" fece Archer, talmente annoiato da non avere neanche la voglia di comporre frasi vere e proprie in risposta.
"Mi sto annoiando." constatò l'alchimista.
"Mh." confermò Archer.
"Qualche idea per passare il tempo?" chiese fiducioso.
"Mh." negò Archer.
"Ti và di succhiarmelo?" propose.
"Mhhh." ringhiò Archer con disappunto.
"Oh, almeno ci ho provato." si arrese rigirandosi sulle lenzuola.

Passarono ancora alcuni secondi di silenzio, poi Kimbly saltò giù dal letto in modo talmente improvviso da costringere Archer a mettersi all'erta voltando la testa e drizzandosi contro lo schienale.

"Andiamo a fare un giro fuori."

Sembrò un ordine più che una proposta, e Archer non nascose una smorfia di dissenso "Sai che non possiamo, dobbiamo attendere la telefonata della segretaria del Fuhrer per sapere come dobbiamo muoverci domani."
"Arrrshghn..." sibilò Kimbly tra i denti affilando lo sguardo "...E' una mia impressione o le capacità logistiche dello staff del Fuhrer sfiorano la demenzialità?"
"Non contestare gli ordini, Crimson." rispose Archer con poca convinzione.
"Seriamente, è la nostra missione, no? Perchè non possiamo gestirla come pare a noi? Quella gente fa presto a prendersi il suo tempo e sprecare giornate intere a ricamare mappe con puntine e altre stronzate, mentre noi siamo qui nel sud del paese ad annegare nella noia."
"Capisco il tuo disappunto."
"E per cosa poi? Ammazzare una stupida puttana. Andassimo a radere al suolo qualche villaggio di pezzenti o a spaccare il culo a qualche terrorista del cazzo, beh, il gioco varrebbe la candela. Ma siamo bloccati in questo cesso da tre giorni per un'azione che durerà trenta secondi. E' assurdo."
"Controlla il tuo linguaggio."
"No," Kimbly si trascinò verso Archer, gettandoglisi esausto sue spalle in quello che poteva sembrare un abbraccio "...Quando torniamo a Central ammazzerò tutti quegli incompetenti, Signore."
"Tieni per te questi progetti, o la prossima volta sarò costretto a farti fucilare per complotto e insubordinazione." sorrise affettuoso Archer nonostante la tangibile minaccia.
"Mhhh, so quanto ti piacerebbe..." sussurrò Kimbly stringendosi di più, intuendo la muscolatura solida e marcata dell'altro sotto la stoffa dell'uniforme "...Tutti quei fucili puntati contro di me... Tu che dai l'ordine di far fuoco. E i proiettili che mi lacerano come un pezzo di carta, il sangue che schizza sul muro..." la sua lingua a tracciargli la linea definita e regolare della mandibola "...Verresti nei pantaloni nello spazio di un secondo, bastardo."
Archer non riuscì a trattenere un gemito "Puttana..."
"Siamo in incognito, ma non c'è motivo di rimanere chiusi qui tutto il tempo, no?"
Archer appoggiò la testa contro la spalla dell'altro, giocherellando col suo avambraccio nudo.
"Dai, un giro del quartiere e saremo qui in tempo per la chiamata della troia."
Archer socchiuse gli occhi, stiracchiandosi contro l'altro, le sue parole come soffi gentili sulla pelle calda.
"Allora..?"
Archer si voltò per lasciare un piccolo insignificante bacio sulle labbra di Kimbly, che ne rimase vagamente stupito.
Il Colonnello si tirò quindi su dalla sedia con un lungo sospiro, iniziando a sfilarsi la divisa per indossare abiti civili.
Kimbly si rassegnò ad una sfrontata erezione appena intravide la crosta del taglio inflittogli il giorno prima sulla spalla destra.

"Sei una bestia, Crimson."
"Zitto, o ti scopo a sangue."
Archer non riuscì a trattenere un piccolo suono deliziato al solo pensiero.

****

"Cerca di non dare nell'occhio. Siamo in incognito." ripetè Archer per la venticinquesima volta.
"Hai intenzione di dirlo ancora? Abbiamo quasi finito la nostra ora d'aria e per tutto il tempo non sei stato che un disco rotto fissato sulle solite tre frasi." rispose Kimbly quasi sibilando, mani in tasca e sopracciglio alzato.
"Me ne rendo conto, ma non sono a mio agio. Secondo la mia esperienza personale non è intelligente passeggiare sotto il sole quando si è annoiati dal caldo."
"Noi non siamo annoiati dal caldo, siamo annoiati in generale."
"Parla per te. Io sono annoiato dal caldo."

Kimbly affilò il suo sguardo, curioso di sapere la portata dell'esplosione del Tenente Colonnello, ma fortunatamente per il suddetto la sua attenzione fu presto catturata dal ramo di un arancio che si affacciava sulla strada dalla recinzione di un muro.
Passandoci sotto l'uomo non potè fare a meno di tendere la mano e afferrarne un frutto, che si staccò dalla pianta con uno schiocco di frusta, il fragore minuto delle foglie a far voltare Archer verso l'alchimista.

Kimbly osservò con interesse l'arancione della buccia, quasi stupendosi che in natura potessero esistere colori così puri.
La buccia era spessa e ruvida, e alla luce lasciava un alone colorato anche sul palmo della sua mano. Gli sarebbe piaciuto mangiarla a morsi mentre camminava, ma non era una mela, era una stupida arancia. L'idea di perdere tempo per sbucciarla, privandosi della necessità di tenere gli occhi fissi sulla strada lo innervosì.

"Cosa fai?" constatò Archer inespressivo "Non puoi depredare una proprietà privata."
"Avanti. E' sulla strada. E' roba di tutti." gesticolò Kimbly indicando il ramo.
Archer alzò un sopracciglio "La proprietà di un albero dipende da dove si trovano le radici della pianta, stupido."
Kimbly accarezzò nuovamente il pensiero di farne un bel fuoco d'artificio, ma la discussione dei due fu interrotta da una voce alle loro spalle, in un marcato --e quindi rumoroso, accento meridionale.

"Ladri di merda!" intimò l'anonimo proprietario dell'arancia, un uomo di una certa stazza, calvo, gli occhi ridotti a due fessure mentre puntava un fucile ai due "Non sapete che è reato rubare la roba degli altri?!"
Kimbly aveva da ridire sul senso compiuto di una simile frase, ma Archer allungò una mano verso il petto dell'alchimista, come a intimare l'alt a ogni sua reazione, che fosse fisica o verbale, e strappandogli l'arancia dalla mano si avvicinò al tizio "Era quello che stavo esattamente dicendo al mio... Amico," alzò pacatamente la mano libera, con un gesto di riappacificazione, mentre porgeva il frutto "Ecco la sua arancia. La prego di perdonarlo."
L'altro esitò un attimo, forse già pronto a vedersela con due figli di puttana pronti alla fuga o all'ostinata negazione; tuttavia l'incertezza della sua espressione durò pochi secondi, quanto bastava per puntare il fucile con più convinzione "Credi che basti così poco a risolvere i problemi, stronzo?"
Archer amava le armi da fuoco, ma decisamente non amava sentirsele puntate addosso.
Serrò le labbra, mentre Kimbly, già stufo di un incontro che nella sua ottica era già durato fin troppo, prese parola aspramente "Oooh, e allora che vorrestri farci?" fu il suo commento annoiato, mentre anche l'altro si stava rendendo conto dell'esagerazione delle sue azioni "Non credo proprio che possa sparare a due passanti disarmati in mezzo a una strada perchè hanno rubato un'arancia, non crede?"
Archer annuì in silenzio, anche se avrebbe avuto da ridire sull'espressione sarcastica e strafottente dipinta sul viso di Kimbly mentre una volta tanto gli ricordava di saper fare anche ragionamenti sensati.

Il tipo era in evidente imbarazzo. Una volta esplosa la rabbia per l'essersi reso conto di aver subito un danno, la discussione e l'essersi trovato di fronte a persone ragionevoli aveva placato la sua furia gettandolo in un attimo di colpevole confusione.
Esitò ancora, mentre Archer si rilassava e Kimbly si tendeva.

"Voi due," l'uomo aggiunse finalmente, riprendendo a puntare il fucile "Verrete con me alla polizia."
Archer cercò di prendere parola, ma fu bloccato da Kimbly che lo afferrò per un braccio tirandolo via "Ridicolo. Noi ce ne andiamo, stacci bene."
Rispose un colpo di fucile che sfiorò il viso dell'alchimista, facendogli tendere le labbra. Si voltò per focalizzarlo prima di renderlo un sacco di carne abbrustolita, ma Archer si era già divincolato dalla sua presa, le mani strette intorno alla canna del fucile.
Il Tenente Colonnello rabbrividì percependo il metallo caldo a contatto con la sua pelle, l'odore di polvere da sparo così intenso nelle sue narici.
Rispose allo stupore dello sconosciuto con un sorriso troppo sadico per appartenergli, mentre con un gesto secco delle braccia gli strappava via il fucile per sbattergliene il calcio nel plesso solare.

L'uomo emise un gemito sordo, soffocato, e cadde a terra stringendosi nelle braccia e le ginocchia.
"Rattrappito come un verme, mh?" fu il commento sorridente di Kimbly, mentre si gustava la scena dalle spalle di Archer, evidentemente ancora impregnato di adrenalina fino alle punte dei capelli.

"Ehy? Che succede?"
"Ci sono due tizi che hanno aggredito il signor Winson!"
"Sono armati!"
"Figli di puttana! Chiamate la polizia!"

I due soldati si voltarono lentamente, prestando attenzione a cosa stava effettivamente accadendo attorno a loro: erano in una strada su cui si affacciavano finestre di case di un probo vicinato di testarda gente del sud, uno di loro era armato e un uomo dolorante era ai loro piedi.
In qualunque modo si decidesse di vederla, la speranza di Archer di non dare nell'occhio era andata definitivamente a farsi fottere.
In pochi secondi una piccola folla minacciosa li aveva quasi circondati. E se in altre situazioni i due non avrebbero chiesto di meglio che un gruppo di pezzenti su cui sfogare un pò di stress, in quel momento intraprendere un conflitto a fuoco in pieno giorno durante le manovre di un delicato incontro diplomatico non era la migliore delle opzioni.

"Signore," sussurrò Kimbly all'orecchio di Archer, facendolo rabbrividire per un attimo "Mi dia carta bianca e glieli tolgo tutti di mezzo in tre secondi."
Il Tenente Colonnello sorrise all'incoscienza del suo partner "Sei talmente stupido che forse dovrei togliere di mezzo te."
L'alchimista sorrise voltandosi, con la schiena pressata contro quella del suo superiore mentre teneva d'occhio il gruppo che si avvicinava minaccioso verso di loro "Che pensi di fare, allora? Finora la tua diplomazia non mi è sembrata un granchè utile..."
"Dobbiamo riuscire ad aprirci un varco e scappare" Archer si fece scuro in volto mentre notava un tizio scendere in strada armato.
"Aprirci un varco..?" chiese Kimbly addocchiando i soggetti più deboli del gruppo.
"Credi di poter gestire una rissa senza far saltare in aria nessuno?"
Kimbly tacque per un secondo; sembrò sinceramente stupito, prima che riuscisse a formulare una risposta "Vorresti--?" "--C'è stato un malinteso!" cercò di spiegare Archer alla folla, alzando la voce e allargando le braccia come a esemplificare col linguaggio del corpo la sua buona fede, la sua vulnerabilità "Avvicinatevi, possiamo discuterne senza coinvolgere le autorità!" e così dicendo amplificò la sua apparenza pacificatrice gettando enfaticamente il fucile lontano da sè.

La folla reagì in modo omogeneo, sconcerto condito da una salubre mala fede.
Stupiti ma non del tutto convinti si avvicinarono ai due, i muscoli delle loro spalle ora rilassati e gli sguardi meno minacciosi.
Il tizio colpito, il fantomatico signor Winson, era stato aiutato a tirarsi su dal terreno da due paesani, mentre un terzo era andato a raccogliere il fucile gettato da Archer.

"Adesso." scattò Archer stampando un piede in faccia al tizio riappropriandosi del fucile, non tanto per usarlo ma per impedire che cadesse in mano nemica; Kimbly dal canto suo era già balzato su un altro tipo armato strappandogli il fucile dalle mani e sbattendogli il calcio sotto la mandibola tramortendolo.
Gli opponenti, disorganizzati e stupiti, non riuscirono a reagire immediatamente mentre i due militari nell'istante di un profondo sospiro avevano già trovato i punti più fragili della barriera e la viuzza in cui gettarsi una volta superatola.
Kimbly impugnò il fucile per la canna, scagliandosi contro il gruppo di persone a ore 14, mentre Archer si era già riparato sotto l'alchimista, dandogli la schiena per proteggerlo da eventuali attacchi.
Come già preventivato dai due, i bastardi non sarebbero rimasti immobili a farsi prendere a pugni da due stranieri dalla parte del torto; mentre Kimbly si dava da fare contro tre oppositori e le loro stupide mani usando il fucile a mò di clava, non capacitandosi di quante bastonate in testa potesse sopportare un uomo prima di stramazzare al suolo, Archer teneva a bada il tizio precedentemente colpito in faccia con un altro calcio, cercando di non cadere in inutili prove di forza con gente più alta e robusta di lui, lasciando che braccia e fucile si muovessero all'unisono nel colpire i punti più dolorosi, nello sfondare difese di carne e nello spaccare ossa, se necessario.

Bisognava essere veloci più che efficaci, nessun bisogno di uccidere o accanirsi; i colori sembravano più vividi e i riflessi più acuti mentre Archer e Kimbly colpivano e venivano colpiti senza il tempo di mettere a fuoco e pensare.

E sì, oh, sì, era delizioso, e vibrava, vibrava qualcosa dentro le loro vene, e ne volevano di più.

Un colpo fu sparato e fu volo di rondini nei loro nervi: le braccia iniziavano a far male e davvero non potevano perdere tempo nello schivare proiettili; fortunatamente si trattava di un colpo in aria liberato da uno degli uomini armati con l'intento di bloccare la rissa casuale e ripulire i sistemi nervosi centrali dagli schizzi di ormoni; fortunatamente una seconda volta, lo sparo ebbe questo effetto raggelante solo sui campagnoli, permettendo ad Archer e Kimbly di sfondare quel muro fatto di gentaglia sudata prima che gli si gettasse nuovamente contro.

Adesso si trattava di correre, e correre il più velocemente possibile.
I due lasciarono via i fucili, certi che per fortuna nessuno aveva intenzione di spararsi contro; il vantaggio era esiguo, ma era comunque un vantaggio: Kimbly benedì l'allenamento cui era stato sottoposto nel periodo precedente il suo re-inserimento nell'esercito; Archer maledì il lavoro d'ufficio che l'aveva inchiodato alla scrivania dopo la sua promozione, ma erano ormai arti e polmoni e l'unico imperativo esistenziale era correre mentre il suolo sembrava battere impietoso e implacabile sotto le suole delle scarpe.
Correre-- tuonavano nervi e muscoli e non potevano fare altro che obbedire, mentre inciampavano in un secchio dell'immondizia in un vicolo stretto o saltavano l'ennesima stupida recinzione piazzato sulla linea d'aria della loro via di fuga; continuarono a correre per un altro centinaio di metri, una volta certi di non percepire più il furioso vociare della plebaglia.
Si fermarono, Archer gettandosi contro un muro per approfittare di un punto d'appoggio, Kimbly facendo presa sulle ginocchia, ansimando.
Poi un respiro prese una piega strana e le labbra si tesero verso l'alto per lasciar scappar fuori suoni sconnessi, i muscoli si rilassarono fino a diventare quasi insensibili e il petto prese a scuotersi in una fragorosa risata.

Kimbly aveva le lacrime agli occhi "--Meglio di una scopata..!"
"Già--!" rispose Archer cercando di non lussarsi una costola per il troppo ridere.

"--Oh, cazzo." mormorò dopo un pò Kimbly, improvvisamente serio.
"Cosa..?" chiese Archer ignorando il rivolo di sangue che gli colava dalla fronte e la vista ancora un pò appannata. "...Ho lasciato l'arancia a quegli stronzi!" si imbronciò l'alchimista.
Archer strinse la labbra fingendo di non sentire, rassegnato a stagnare un altro giorno in quel posto perchè sicuro di aver perso la telefonata della segretaria del Fuhrer.
   
 
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