«ma è mai
possibile, dico io…ultimamente sta andando tutto
storto…»
Era quasi arrivata a Punjam Hy Loo,
Dentolina non aveva
ancora smaltito il nervosismo che la perseguitava. Ma come darle torto,
in
fondo? Che lei e gli altri litigassero in quel modo era qualcosa di a
dir poco
assurdo, proprio adesso che avrebbero dovuto essere uniti
più che mai, ed era
costretta ad ammettere di non essersi comportata affatto bene, al Polo
Nord.
Tutte quelle critiche e colpevolizzazioni ai rispettivi ex erano
qualcosa di
veramente utile? No, erano unicamente volte a far male. Aveva
sbagliato,
sbagliato, sbagliato!, si disse,
passandosi le mani sul volto stanco. Avrebbe dovuto mantenere la calma
e
cercare una soluzione ragionevole al problema del dente da latte
scomparso,
invece di dare del ladro a Nord che quasi sicuramente non
c’entrava nulla
davvero…
“il
tuo caro Atticus
era fuori di zucca già di suo, col casino che ha fatto si
è visto molto bene, e
togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato,
perché non ci crede più
nessuno!”
“Atticus
era perfetto
prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse
in mezzo!!!”
“sì,
certo, era
perfetto scapestrato…”
“ma perché non
se ne sono stati zitti?!” pensò, ricordando
le accuse degli altri “non sanno di cosa stanno parlando. Non
è uno
scapestrato, né tantomeno ‘fuori di
zucca’, ed è stato traviato eccome: se non
fosse stato per quella, lui non si
sarebbe messo in testa di uccidere Pitch!”
In quell’occasione lei e
gli altri Guardiani erano arrivati
appena in tempo per impedire che fosse commesso un omicidio. No, errata corrige: che a Pitch fosse data
la pena capitale. Per quanto la conclusione sia la stessa,
c’è differenza tra
l’infilzare qualcuno in battaglia ed il farlo, invece,
mettere in ginocchio,
col mento poggiato su una pietra, e prepararsi a staccargli la testa
con un
colpo solo.
E Nord avrebbe proprio fatto meglio a
ricordarsi che, se
Atticus era quello con la spada sollevata, Ljuba era quella che,
invece, si era
prodigata a tenere ben fermo un Uomo Nero il quale, a dirla tutta,
sembrava non
avere tanta voglia di lottare per la propria vita.
Quasi come se si fosse rassegnato o,
forse, avesse
addirittura creduto di meritarlo.
Uno scontro aereo improvviso con una
delle fatine
provenienti dal palazzo la fece riscuotere dai propri pensieri.
«oddio,
scusami, non ti avevo vista…»
Ma la fatina non sembrava affatto
seccata per quell’incidente:
a guardar bene, il suo visetto sembrava quasi…euforico?
Possibile?
«che…è
successo qualcosa?»
Per un istante sperò che,
finalmente, la bilancia tornasse a
pendere dal lato “fatti positivi”. Nello specifico,
che la felicità di quella
fatina -e di un gruppetto di altre sei che si avvicinò-
fosse dovuta al ritorno
di Jack; era plausibile, Jack alle fatine era sempre piaciuto molto ed
avevano
preso attivamente parte alle ricerche.
Eppure il nome cinguettato dalle sue
piccole amiche e
collaboratrici non fu quello del neo Guardiano, ma un altro: sempre
maschile,
sempre conosciuto, sempre carico di ricordi e sensazioni.
Inizialmente impietrì, ma
durò poco e, volando velocemente
come poche volte aveva fatto in vita sua, coprì in breve
tempo la distanza che
la separava dal proprio palazzo. Frammenti di ricordi si susseguivano
senza
tregua nella sua mente, mentre il cuore batteva tanto velocemente da
raggiungere, quasi, il ritmo delle ali.
Ripensò
all’ultima occasione in cui l’aveva visto: la donna
dell’Uomo Nero non era riuscita a coglierla di sorpresa ed
addormentare anche
lei -colpa della poca furtività di Sandelle, andava detto-
per cui la fuga di
Atticus era stata abbastanza rocambolesca e, contrariamente rispetto a
com’era
andata per gli altri, era riuscita a scambiare con lui delle ultime,
poche
parole. Non gli avevano fatto cambiare idea, tuttavia ricordava
distintamente
Atticus dirle che magari un giorno si sarebbero riuniti, ed era quella
la frase
che al momento le rimbombava nel cervello: lo sciocco miraggio di un
possibile
ritorno, nonché l’ultima bugia che le aveva detto
Atticus Toothian che, pur
determinato ad andarsene e pur essendosi reso conto che con Dentolina
tutto
quel “grande amore” poi non c’era, non
sapendo per certo come sarebbe andata la
fuga e la convivenza con i propri simili, aveva deciso di provare a
lasciare
aperta anche quella porta.
La Guardiana volò
freneticamente da una stanza all’altra del
palazzo, aveva avuto tanta fretta di andare che le fatine non avevano
fatto in
tempo a dirle dove fosse precisamente il suo ex compagno, ma maledirsi
per
quella disattenzione era l’ultimo dei suoi pensieri, che al
momento erano
ridotti a “dove sei, dove sei?!”.
Infine giunse nella stanza in cui,
ormai oltre due settimane
prima, aveva parlato con Jack per l’ultima volta.
Ed eccolo lì, Atticus,
intento a salutare gruppi di fatine.
Dentolina aveva passato decenni a
rimuginare sopra la
reazione che avrebbe avuto o non avrebbe avuto rivedendolo, a cosa
avrebbe
provato, a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa no. Si era fatta film
mentali con
finali da “vissero per sempre felici e contenti”,
ma anche da “tu mi hai
spezzato il cuore ed io lo spezzo a te, te ne sei andato e io non ti
voglio
più”. Aveva immaginato di mandarlo al diavolo, di
perdonarlo, di urlargli
contro e mandarlo via, di dargli un’altra
possibilità e stringerlo a sé…ed in
quel momento era preda della tentazione di fare tutto questo allo
stesso tempo!
Possibile che dopo quattro secoli -e
l’aver trovato un nuovo
compagno- lui potesse farle ancora quell’effetto? Possibile
che anche solo
sentire la sua voce mentre conversava con le fatine potesse acuire la
nostalgia, e tutto quel caos che provava, tanto da sconvolgerla
completamente
fino a farla star male?
Lo raggiunse parandoglisi davanti, in
silenzio.
«Toothiana…»
La Regina Toothiana strinse i pugni.
Per un attimo, tutto
lasciò pensare che l’avrebbe picchiato davvero.
Poi però gli si lanciò addosso,
stringendoglisi al petto tenendo gli occhi chiusi, sempre senza dire
una
parola. Non era riuscita a trovarne, così come non era
riuscita a controllarsi
ed avere una reazione più ragionevole e meno emotiva.
Avrebbe dovuto domandarsi cosa
accidenti ci facesse lì dopo
tutti quegli anni e proprio quella sera, ma non ci era proprio
riuscita, e
tutto quel che fece fu stringerglisi contro ancora di più
nel momento in cui
lui, dopo qualche esitazione, le posò sulla schiena una sua
mano calda.
Era il rovescio della medaglia: gli
Insorti erano legati ai
rispettivi ex da quel loro “sesto senso” che
costituiva una costante invasione
alla loro persona ma, una volta imparato a scendere a patti con quel
loro punto
debole, risultava abbastanza evidente chi -in certi casi- fosse in
realtà
succube di chi. E oltretutto quel “sesto senso” che
trasmetteva loro le
sensazioni ed emozioni più forti dei loro ex poteva essere
utilizzato come un
“indicatore” che suggerisse le mosse migliori da
attuare con questi ultimi.
Era anche il motivo per cui Atticus
non si era sorpreso
trovandosela davanti all’improvviso, avendone captata
l’immensa ed improvvisa
confusione emotiva.
Non era stato facile per lui tornare
in quel palazzo, pur
sapendo che lì fuori c’era un intero esercito reso
invisibile da un incantesimo
ed in attesa di un suo segnale e che…
“più che provare
rancore, Dentolina, al momento mi fai una
pena che non ti dico” pensò, facendo un silenzioso
facepalm con la mano libera
e cercando con lo sguardo…ah, eccola lì.
Possibile che, se lei voleva rimanere
nascosta, non si riuscisse mai a vedere dove si trovasse Cecilia se non
con una
seconda o terza occhiata?! Era come se avesse -ed avesse sempre avuto-
un
“qualcosa” in grado di far sì che
l’attenzione altrui puntasse su altri
dettagli, invece che su di lei. Era complicato da descrivere. In ogni
caso, le
indirizzò una specie di smorfia di scuse.
“e di che? Tanto meglio, se
la manipoli per bene faticheremo
meno” si fece capire la donna.
Non sembrava importarle molto del
fatto che la sua ex gli si
fosse appiccicata. Forse perché i loro obiettivi venivano
prima di tutto, forse
perché sapeva che per quanto Dentolina potesse abbracciarlo
lui non avrebbe
cambiato lato del campo di battaglia. Forse perché, che
altre lo toccassero,
non le seccava nemmeno un po’ in generale…
“pare
que el petto de Atticus sia ricoperto de
carta
moschicida”.
Ecco quale fu il sarcastico pensiero
di Cecilia Del Sol. La
verità era che, se non fosse stata un potenziale ostacolo
nella loro guerra,
riguardo tutto il resto avrebbe considerato Dentolina una minaccia al
livello
di una piccola e neppure troppo rumorosa mosca svolazzante che si
poteva
facilmente ignorare. Motivo per cui non la seccava affatto che Atticus
fungesse
da “miele” in cui la piccola mosca sarebbe rimasta
intrappolata a maledirsi per
la propria stupidità.
«sei tornato».
Non tentò di strappargli
il cristallo, non tentò di fare
nulla di strano: si allontanò solo un po’da lui,
quanto bastava per poterlo
osservare bene nella sua interezza. Lo vide sorriderle leggermente. I
secoli
che erano passati non avevano intaccato la sua perfezione, in
particolar modo per
quanto riguardava il sorriso. Bianchissimo. Perfetto. Dio!
“contegno-contegno-contegno,
pensa al fatto che ti abbia
abbandonata per secoli, non a quanto sia
incommensurabilmente…maledettamente…accidenti,
Manny poteva farti un po’meno
bello!” pensò.
«direi proprio di
sì. Ti trovo in forma! Come sempre, del
resto».
«…grazie.
Altrettanto» rispose
«c’è…insomma,
c’è un motivo
particolare per cui ti fai vedere dopo quattro secoli in cui non ti sei
mai
fatto vivo nemmeno per sbaglio?»
«domanda lecita»
ammise l’alato «per quanto, se non mi sono
mai fatto vivo, magari è anche perché temevo di
finire nuovamente rinchiuso
nelle segrete di questo palazzo che, no, non sono un luogo poi
così carino».
«quello fu per-»
«è successo
quattro secoli fa. Parliamo del presente, è più
saggio. Effettivamente sì, ci sono alcuni motivi precisi per
cui mi sono fatto
vivo. Forse ciò non ti sembrerà molto gentile da
parte mia, tuttavia…»
«se è per Shu
Yin noi non-»
«so della sfortuna che ha
avuto la mia nuova sorella ma,
primo, è un torto che verrà debitamente ripagato,
secondo, non è per questo che
sono qui. Dentolina…» aggiunse
un’esitazione calcolata «non hai mai pensato
che, tutto sommato, l’Uomo nella Luna non abbia tutti i
diritti che si arroga?
Che forse si diverta un po’troppo a fare Dio? E no, non parlo
solo del modo…ed
anche dello scopo…per cui siamo stati creati io e gli altri.
Parlo anche di te,
di Nord, degli altri Guardiani, ed anche di tutti gli immortali come
noi».
Dentolina lo guardò
dubbiosa. «che vuoi dire?»
«il tuo potere e la tua
vita, così come quelli dei tuoi
colleghi, sono stati connessi da Manny alla quantità dei
bambini che crede in
voi. Perché, facendo il vostro dovere bene come lo fate,
dovreste rischiare
quel che rischiate a causa di fattori esterni come il numero in aumento
bambini
apatici, in una società che man mano li sta privando sempre
più precocemente di
fantasia, di sogni, di speranze, di meraviglia? Francamente non lo
credo
giusto. Eppure Manny ha deciso così, e voi vi siete limitati
a chinare la testa.
E vogliamo parlare di tutti gli altri immortali? O sono stati creati
proprio da
Manny e lasciati a se stessi o, coloro che esistevano da prima di lui,
sono
stati brutalmente rimpiazzati trovandosi improvvisamente invisibili
agli occhi
dei mortali e senza un posto dove stare. Ed io non credo sia giusto
neppure
questo».
Non capiva dove volesse andare a
parare ma, ora come ora,
doveva ammettere che quelle appena sentite non erano precisamente delle
assurdità, se mai tutt’altro, specie dopo aver
sperimentato da poco ciò che
significava un legame con i bambini come quello che possedeva lei. E,
sì,
pensando alla situazione di Jack prima di diventare a sua volta un
Guardiano
forse non era molto carino neppure vivere come lui. Eppure, memore
della scena
nel regno di Pitch, non se la sentiva di dargli subito
ragione…specie perché in
tutte quelle chiacchiere non le aveva ancora detto il vero
motivo per cui si trovava lì.
«devi ancora dirmi cosa
vuoi di preciso, dato che non sembri
essere tornato per me».
Lui sollevò un
sopracciglio, capendo che Dentolina non
sembrava poi così disposta a pendere dalle sue labbra come
aveva iniziato ad
auspicare. O beh. Pace.
«mi stupisce che tu lo
abbia pensato, avendo un nuovo
compagno. Tornare per te avrebbe significato rovinare il vostro ménage, e non mi sarei mai
azzardato»
rubare a Jack potere e senno invece era fattibile eccome, sicuro!
«al di là del
fatto che al momento ho altro per la testa».
«vorrai dire
“un’altra”» lo corresse
seccamente. Avrebbe
voluto evitare di reagire così, ma non c’era
riuscita «e mi chiedo come fai a
sapere che ho un nuovo compagno».
«…non ci credo,
dopo quattro secoli che ci siamo lasciati
sei ancora gelosa?!» in parte ciò lo
lasciò realmente allibito, e per lui fu
un’ulteriore prova del fatto che lasciare una persona
così, che pur avendo un
nuovo compagno continuava a nutrire sentimenti di
“possesso” verso un
“qualcosa” che reputava suo, fosse stata la cosa
giusta «comunque sia, so tante
cose, che vuoi farci? Risponderò alla tua precedente
domanda. Cosa voglio da
te? Le possibilità sono due: sostegno, o completa
neutralità».
Una serie di frasi che le erano
piaciute una meno dell’altra
e, se le prime andavano più sul personale,
l’ultima rievocava un qualcosa di
minaccioso nonché, dal suo punto di vista, fin troppo simile
a quel che era
accaduto secoli prima. «per cosa?»
«lo sappiamo tutti e due
che l’Uomo nella Luna merita una
lezione per la sua…come dire, condotta sgradevole. Puoi
aiutarci in questo o,
semplicemente, farti da parte senza intrometterti».
La Guardiana si sentì
gelare. «è una lezione che prevede una
decapitazione come l’ultima volta?»
«non sono stato a pensare
ai dettagli. Allora? Che mi dici?
Pensa a tutto quel che ti ho detto, pensa a tutto quel che ha
combinato, e
vienimi a dire che non ho pienamente ragione. Vorresti
aiutarci?»
Atticus o non Atticus, la risposta di
Dentolina arrivò
pronta e dura. «non se ne parla proprio. Non so cosa vi siate
messi in testa tu
e gli altri, ma se siete anche solo minimamente ragionevoli vi
consiglio di rinunciare.
Non solo perché non vedo cosa potreste fare voi cinque
contro Manny, ma anche
perché in ogni caso non vi permetteremmo di raggiungere la
Luna».
Atticus fece un sospiro. «semper fidelis, eh? È la tua
ultima parola?»
«sì»
ribatté la fata con sicurezza «qualunque cosa
abbiate
in mente, noi cinque vi fermeremo!»
Seguì un istante di
tesissimo silenzio.
«e voi? Volete aiutarmi,
come l’ultima volta?» chiese
Atticus alle fatine presenti, le quali però in questo caso
volarono vicine a
Dentolina, scuotendo vigorosamente la testa. Eh no, pareva proprio che
la sua
influenza su di loro non fosse più quella di una volta.
«molto bene»
Atticus tese il braccio sinistro, scagliando
fuori dalla finestra un’onda di luminescente ghiaccio puro
che divenne
rapidamente una minuscola tempesta di neve «ah, comunque voi
Guardiani siete
rimasti solo in quattro, forse avrei dovuto dirtelo prima!»
Atticus volò verso
l’alto, congelando le ali di tutte le
fatine che vedeva, e fu da lì che si scatenò la
follia. Se prima Punjam Hy Loo
era immersa nel silenzio, ora Dentolina poteva sentire distintamente il
rumore
di una folla piuttosto consistente riversarsi negli androni del
palazzo,
urlando e, sembrava, anche distruggendo tutto quel che si trovava
davanti. Che
accidenti stava succedendo?!
…e cosa voleva dire quel
“siete rimasti solo in quattro”?...
Ma non fece in tempo a mettersi a
fare ipotesi sulla sorte
di Jack, perché il portone della stanza venne sfondato, e
Dentolina fu lesta ad
evitare una freccia che in caso contrario avrebbe colpito le ali,
scagliata da
una giovane donna dai capelli color miele e la veste candida. Non ci fu
bisogno
di ordinare alle fatine di contrattaccare, avevano già
deciso spontaneamente di
farlo scagliandosi contro l’arciera -Artemide- contro Thor ed
i suoi caproni
Tanngnjostr e Tanngrisnir, contro Ull e contro un riconoscibilissimo
Seth, per
cui si limitò unicamente a richiamare tutte quelle che aveva
a disposizione,
tentando in seguito di alzarsi in volo per raggiungere il proprio ex,
che stava
dirigendo l’attacco…
«mi sa que
hai
altri problemi quaggiù a cui pensare. Somos
duecento
contro delle fatine y una fata
formato maxi, rendici il
lavoro mas facile y
arrenditi».
Avere una lama a sfiorarle la gola
non era piacevole, ma
quella voce…la sua voce,
quella della
lamia/vipera/demonio tentatore e sfasciafamiglie, le faceva andare il
sangue
alla testa dalla rabbia. Non contenta di averle strappato Atticus
adesso aveva
portato la guerra nel suo palazzo, e cosa ancora peggiore aveva fatto
del male
a Jack!
«scordatelo,
Black!»
le sibilò, riuscendo a liberarsi dalla pessima condizione in
cui si era venuta
a trovare,
nonché a lanciarle contro un
raggio rosato di pura magia, che venne agilmente evitato,
così come i seguenti
«non lascerò che tu vada avanti con le tue follie
anche questa volta, né ti
lascerò fare del male a nessun altro!»
Quasi esultò vedendo che
l’ultimo raggio stava per andare a
segno, ma le passò presto vedendola bloccarlo grazie ad uno
spesso scudo di
ghiaccio che andò in frantumi subito dopo.
“Jack…!”
La preoccupazione tornò a
farsi viva in Dentolina, vedendo
una cosa simile era ovvio che Jack al momento difficilmente potesse
essere
illeso. Gli avevano rubato il potere, e poi chissà cosa ne
avevano fatto! Forse l’avevano
ucciso!
«mi nombre
es Cecilia Del Sol. Non
sono più l’indifesa fanciulla que
conoscevi:
tienilo a mente!»
«aver tagliato i lunghi
capelli da principessa e tenere in
mano una spada non ti rende una guerriera!»
ribatté Dentolina, scagliandosi
addosso a lei dopo aver estratto i pugnali -che dall’inizio
delle ricerche di
Jack portava sempre appresso- dai foderi. La gitana tuttavia
scartò di lato,
avvicinandosi ad un’apertura della stanza che dava
sull’esterno dell’edificio.
«seguimi e vediamo un
po’ quien de noi due
prenderà una batosta, mosquito multicolore».
Pareva che ad entrambe poco
importasse di tutto il caos che
avevano attorno, tra immortali che attaccavano, fatine che
contrattaccavano
alla grande…fatine dalle ali congelate…fatine
leggermente bruciacchiate da Seth
e dai fulmini a bassa intensità di Thor…
Tutto quel che volevano Dentolina e
Cecilia era,
rispettivamente, vendicarsi ed impartire una pesante lezione -magari
anche letale, chi lo sa-, e
combattere da sola
l’avversaria principale per dimostrare a se stessa il proprio
valore. Per
dimostrare di non aver soltanto tagliato i capelli ed imparato a tenere
spade
-e pistole- in mano. Una mossa azzardata, forse, ma Cecilia non
accettava più
da un pezzo di essere considerata la debole e delicata Regina degli
Incubi,
nossignore: era diventata una plebea, ma anche in grado di dare filo da
torcere
ai suoi avversari!
Aveva passato i primi
trent’anni della sua vita a sentirsi
dire che era bellissima, fantastica, perfetta speciale, unica, che era
una
Regina e dunque superiore -parole di Pitch-.
Aveva passato i successivi
settant’anni a rendersi conto che
non era niente di tutto ciò, in quanto anche tutti i suoi
simili erano
descrivibili come Pitch aveva descritto lei, ma sapevano fare anche
tante cose
in più.
Infine, ne aveva passati quattrocento
lottando nel tentativo
di diventare “superiore” per davvero…e
quella era la prova del fuoco.
Corse all’esterno, emise un
breve fischio, ed il purosangue
che aveva domato volò sotto di lei nel momento esatto in cui
saltò nel vuoto.
In tutto ciò ovviamente Dentolina le andò dietro,
dicendosi che in fondo le sue
ragazze sapevano contrattaccare da sole. Ovviamente il numero di
avversari
poteva risultare alquanto problematico da gestire, ma Dentolina si
disse anche
che, dopotutto, le sue fatine erano centinaia di migliaia. E comunque
sistemare
quella donna era diventata la sua priorità.
Forse avrebbe proprio dovuto
rivederle, le priorità:
decidere di concentrarsi soltanto su una persona quando ce
n’erano duecento a
far danni era una cosa abbastanza stupida, ma vai a farglielo capire!
«è un regalo di
Pitch, o hai rubato anche a lui ciò che non
ti appartiene?!» la provocò la fata, scagliando
raggi magici contro l’Incubo,
presumibilmente sperando di distruggerlo così da far
precipitare Cecilia da
un’altezza ormai diventata considerevole; tuttavia la donna
riuscì a schivare
anche in quel caso i suoi colpi -l’ultimo per un soffio- e,
dopo aver fatto
volare il purosangue verso Dentolina, rispose con un colpo ghiacciato
simile a
quello che Atticus aveva usato in precedenza come segnale. Avrebbe
potuto
utilizzare direttamente la pistola che portava nella fondina appesa
alla
cintura per spararle alle ali e farla finita, ma a quel punto sarebbe
diventata
la “dimostrazione” dei suoi stivali…
«spero que
tu non
ti includa ancora nel gruppo de defraudati,
porque a questo punto saresti
ridicola».
Anche Dentolina non ebbe grandi
problemi ad evitare di
essere presa in pieno e, schivando anche i due successivi.
«credo che a breve
non avrai più voglia -o modo- di ridere»
volò rapidamente vicina al purosangue,
riuscendo quasi ad infilzarlo con i pugnali, ma i suoi attacchi vennero
bloccati da Cecilia, con una certa maestria, andava aggiunto.
«venderò cara la
pelle, mosquito!»
la avvisò, continuando a parare colpi sempre più
violenti da parte della fata.
Gli altri, dopo, gliene avrebbero
dette di tutti i colori
per aver scelto un campo di battaglia nel quale la sua avversaria era
in netto
vantaggio, ma l’idea dei rimproveri non era qualcosa di cui
potesse importarle
durante la sua prova del fuoco. Sempre se per lei ci sarebbe stato un
“dopo”,
ovviamente. Non contava di morire ma, se anche fosse accaduto, era
certissima
che la guerra sarebbe andata avanti con impeto ancora maggiore da parte
della
propria fazione. Avrebbe perduto l’occasione di uccidere
Pitch personalmente
ma, a parer suo, se non fosse stata in grado di battere Dentolina
tantomeno avrebbe
potuto sconfiggere un essere in grado
di tenere testa a quattro Guardiani -cinque fino a poco prima- da solo!
I suoi “fratelli”
probabilmente avrebbero pianto un po’, se
fosse andata male, ma si sarebbero ripresi. Atticus incluso.
Il successivo baluginare della lama
di un pugnale
decisamente troppo vicino alla sua cavalcatura le fece capire che era
il caso
di “abbandonare la nave” pochissimi istanti prima
che l’Incubo venisse colpito
a morte, e la gitana saltò improvvisamente addosso a
Dentolina proprio quando
esso aveva appena iniziato a disgregarsi.
Era stata una mossa del tutto
imprevista per Dentolina,
incapace di volare sorreggendo il peso di Cecilia, e che stava facendo
precipitare entrambe sulla superficie piatta di una di quelle
“torri” che
costituivano circa il settantacinque per cento di Punjam Hy Loo:
precisamente
una tra le più alte e ancora in fase di riparazione
dall’ultimo attacco di
Pitch, com’era evidente dal fatto che, del lungo e sottile
ponte che un tempo
la collegava ad una sua “gemella” molto distante,
non fosse rimasto che un
frammento lungo circa quattro metri.
Caddero entrambe rovinosamente, non
essendo riuscite a
prevalere l’una sull’altra durante il volo, e poco
importava che Dentolina,
contrariamente a Cecilia, avesse potuto gonfiare le piume per attutire
il
colpo: si rialzarono entrambe nello stesso momento, l’Insorta
con un sibilo di
dolore causato da una spalla malandata, mentre sperava che il fattore
di
guarigione comune a tutti gli immortali facesse in fretta il suo dovere.
Aveva una battaglia da vincere.
Che le fatine avrebbero combattuto
era qualcosa di previsto,
ma cui a Galaxia ed il resto del loro esercito riusciva facilmente di
ovviare.
Congelò le ali di un nutrito gruppo che stava per
attaccarla, vide Morfeo
addormentarne circa una ventina in un colpo solo -oh, se solo fosse
stato
potente come una volta!- osservò Fall farne precipitare a
terra un altro
contingente dopo aver tolto loro le energie, Spring poco lontano
intrappolarne
diverse in resistenti viticci, Kukulkán stenderne decine con
potenti raffiche
di vento -doveva ammetterlo, quella specie di uomo/serpente piumato non
era
granché a vedersi, ma a lui non l’avrebbe mai
detto- e Ra accecarne svariate
con un intensissimo lampo luminoso. Non sembrava che i loro alleati
avessero
problemi, concluse, per cui li lasciò continuare a svolgere
il loro lavoro
decidendo di andare in cerca di Cecilia ed Atticus, che da dopo il loro
ingresso nel palazzo non aveva più visto.
Non erano come Sandelle, che una
volta salita su Pegaso
stava lasciando fare praticamente tutto il lavoro a lui, eccettuati
congelamenti a destra e a manca non sempre ben riusciti, e Laxie
ovviamente
sapeva che entrambi erano in grado di cavarsela, ma potendo farlo non
vedeva
cosa ci fosse di male a dare un’occhiata.
Decise di correre il rischio, e
comparve direttamente vicino
ad Atticus, il quale fu lesto a riacchiapparla impedendole di
precipitare. «non
è il momento per gli arrivi improvvisi!!!»
«volevo vedere che
combinaaaaaaa-VI!!!» gridò, evitando per
un soffio un fulmine di Thor non diretto a loro, ovviamente «e sta’ un po’attento!!!»
«dimmi che vuoi e poi salta
giù, per piacere! Ci sono
problemi? Ljuba e Sandelle hanno problemi?»
«macché!»
Galaxia ed Atticus congelarono insieme le ali
delle fatine che vennero loro addosso «procede tutto bene,
solo che queste
fatine sono molto…troppe!»
“molto
troppe”, modo di dire sensatissimo, ed una volta che Atticus
si fu abbassato un
po’saltò sulla piattaforma di una delle torri
«Cecilia dov’è?»
«qui sotto, dove vuoi che
sia?» no, con la confusione
improvvisa che c’era stata non si era accorto di niente,
essendosi trovato
impegnato a lottare « aiuta a mettere fuori gioco le fatine,
ed anche tutti
quelli che se la stanno vedendo con Dentolina».
«e allora perché
io in questo caos non vedo nessuna delle
due?»
No. Impossibile, sicuramente quel
coniglio pazzo si
sbagliava di grosso, aveva sviluppato dei problemi di vista, Mila
doveva assolutamente essere
là sotto a seguire i piani che
avevano concordato tutti insieme, non poteva aver fatto di testa sua!
Sapeva
che era diventata abile e quanto valeva, ma ciò non la
rendeva invulnerabile, e
di questo avrebbero dovuto essere consapevoli entrambi.
La cercò freneticamente
con lo sguardo, ovviamente senza
trovare né lei né Dentolina, proprio come Galaxia
gli aveva detto, ed
improvvisamente smise di importargli di guerre, di attacchi da
dirigere, di
battaglie da affrontare e persone da decapitare: quella sparizione
poteva
significare che Millaray, con un colpo di testa, si fosse infilata in
un guaio
da cui non era scontato che sarebbe uscita viva. Non gli interessava
altro.
«prendi il mio posto, io devo andare a cercarla!»
«per il suo bene, cerca di
fare presto!»
“ma che accidenti le ha
detto il cervello?!!” pensò Galaxia,
vedendo Atticus sparirle da sotto gli occhi “se è
come penso e ha sfidato
Dentolina da sola, giuro che la prendo a calci! Che senso ha che lei si
comporti come se invece fosse da sola?! Siamo quasi in duecento! Siamo un gruppo!” era talmente
nervosa
che le fatine riuscirono a colpirla, facendola cadere a terra e dandole
addosso
senza tregua. Riuscì a congelare le ali di alcune, e al
resto pensò Poseidone,
che le tramortì con un potente getto d’acqua.
«grazie, amico».
«la prossima volta fai
più attenzione!»
…ad avere avuto un
po’di terra…
Approfittando dei momenti in cui la
spalla di Cecilia era
malandata, Dentolina era riuscita a sottrarle la spada e a scagliarla
via. Ma
questo aveva davvero migliorato le cose? No. Ed il motivo era semplice:
entrambe le braccia di Cecilia, ricoperte di ghiaccio durissimo, al
momento
erano praticamente diventate delle spade ricurve affilate come rasoi.
Dentolina
non ricordava di aver visto Jack utilizzare il proprio potere in quel
modo,
evidentemente perché non ci aveva mai pensato, e non era
neppure addestrato al
combattimento.
Invece quella serpe maligna in
quattro secoli non se c’era
stata in panciolle, considerando che l’aveva quasi infilzata
diverse volte e
colpita di striscio altrettante. Una cosa vera l’aveva detta,
non era più la
donna che Dentolina ricordava e, tra cambio di look ed atteggiamento,
probabilmente anche il suo ex avrebbe stentato a riconoscerla!
Con un grido di guerra la Guardiana
si lanciò verso
l’avversaria, che parò il colpo diretto al suo
petto e ricambiò il favore con
un fendente della spada/braccio sinistro ed un affondo della
spada/braccio
destro: somigliava moltissimo ad una dannata mantide, ed era
altrettanto
infida.
«lo aspettavi da tanto,
vero mosquito?» le disse
«non vedevi l’ora de trovare
una scusa valida per tentare de uccidermi!»
E oltretutto la provocava pure, tanto
da portarla a sputare
veleno come non aveva mai fatto in tutta la propria vita. «mi
spiace solo che
Pitch, con te, non abbia finito il lavoro!» sembrava che un
demone maligno si
fosse impossessato della cara Fatina dei Denti, trasformandola nella
sua
antitesi! E ovviamente Cecilia non apprezzò affatto che le
fosse stato
ricordato quell’episodio di quando lei era ancora debole,
incapace di una
minima difesa, delusa, ferita…
“non
credi nelle mie
capacità nemmeno tu?! Credi che io non possa controllarlo! Ti sbagli!!! Hanno finito di festeggiare
sulle mie miserie, e tu
con loro, poco m’importa dei ‘oh, che rischi che ti
faccio correre’,
distruggere una volta per tutte il Natale e quella gentaglia conta
più di
tutto, specialmente molto più di una dannata, stupida e
inutile donna come te!!!...”
“COME
OSI?!! Sentimi
bene-”
“…cos’è
questo…?”
“ que- ”
“hai
il suo odore addosso”.
“ti
sbagli, stai
andando fuori de testa, lascia
andare adesso que sei ancora in te,
lascia- ”
Il colpo
improvviso,
il dolore, la caduta.
E lui era
ancora in
sé…era ancora in
sé!
“ basta così ”.
Lui non
‘lasciò
andare’, e fu troppo tardi.
Il cristallo
le venne
strappato, così come ogni barlume di normalità di
quella serata, così come
tutto ciò che aveva costituito la sua vita fino a quel
momento, ad ogni
sicurezza.
Dentolina avrebbe rimpianto di non
essersi morsa la lingua
quando avrebbe dovuto!
“Finire il
lavoro”.
Non questa volta: quando fosse
arrivato il momento sarebbe
stata lei ad iniziarlo e finirlo, il “lavoro” a
Pitch!
Incurante delle ferite che aveva a
sua volta subito, la
donna si scagliò contro l’avversaria con tutta la
propria furia. Con un
fendente arrivò a sfiorarle il morbido petto piumato: non
voleva -né doveva- ucciderla,
ma poteva farle male eccome, e non si curava più di finire
ad esagerare,
bambini o non bambini!
Un simile attacco parve mettere in
difficoltà Dentolina che,
come l’avversaria, iniziava ad affaticarsi un po’.
La rabbia però induce le
persone a ragionare meno lucidamente -di solito-, e Cecilia non faceva
eccezione, tendendo a restare più
“scoperta”: per tale motivo la Guardiana
tentò un improvviso affondo che, benché evitato,
stracciò la fondina -che
Dentolina non aveva neppure notato- facendo sì che la
pistola cadesse sul
pavimento.
Un’arma da fuoco. Non se
l’aspettava affatto, e questo
significava che, primo, con quella Cecilia avrebbe potuto averla uccisa
molto
prima se avesse voluto; secondo, c’era da chiedersi se solo
lei avesse a
disposizione armi di quel genere o…o anche gli
altri…
Non poteva lasciarla vincere, lasciarli vincere, perché se
le cose stavano così, con spiriti
provvisti di armi da fuoco E magia, avrebbe potuto finire tutto in un
massacro!
E poi c’era Jack. Doveva
impedire loro di andare avanti
anche per lui, per quel che gli avevano fatto, da identificarsi in un Furetur Potentia e forse anche in altro
che ignorava.
Come aveva potuto Atticus lasciarsi
corrompere al punto di
utilizzare la magia nera su qualcuno che, a lui e gli altri, non aveva
fatto
nulla?!
La colpa era tutta della donna che le
stava davanti. Tutta
sua. Solo sua!
Tutt’ad un tratto Dentolina
cambiò strategia, tornando ad
attaccarla con un raggio magico alla massima potenza. Cecilia
cercò di
schermarsi incrociando le spade davanti a sé, e
funzionò pure, ma la forza di
quel colpo era stata tale da spingerla indietro…precisamente
sul ciglio del frammento
di ponte rimasto.
Dentolina lo aveva fatto apposta, e
Cecilia capì che aveva
deciso di farla finita: l’avrebbe infilzata o
l’avrebbe fatta cadere giù
uccidendola in modo meno diretto. Il potere rubato a Jack le consentiva
salti
molto alti e lunghi, ma non il volo.
Un altro raggio magico che non fosse
riuscita ad evitare, e
Dentolina avrebbe vinto. Tale consapevolezza placò la rabbia
che l’aveva fatta
sbagliare in precedenza. Vide la Guardiana della Memoria volare verso
di lei
e…un momento, perché stava volando basso verso di
lei con i pugnali in mano,
invece di finirla nell’altro modo?
Il ghiaccio che le copriva le braccia
divenne brina. Aveva
appena avuto un’idea!
«per
tutto quello che
hai fatto!»
Non era un modo di fare consono ad
una Guardiana, ma voleva finirla veramente,
e in modo diverso che
con un raggio magico. Per questo motivo le stava volando contro per un
ultimo
attacco all’arma bianca e…ma
che stava
facendo?!
Vide la donna fare una brevissima
corsa per darsi slancio,
la vide saltare, sentì le sue mani sulle proprie spalle. Il
mondo, per lei,
divenne confuso.
Non fu lo stesso per Cecilia Del Sol
che, invece di perdere
tempo a compiacersi per l’azione riuscita, corse ad afferrare
la pistola. I
secondi parvero dilatarsi fino all’infinito. Era pronta,
avrebbe potuto
crivellare Dentolina di colpi alla schiena, ma non lo fece.
Aspettò che si
voltasse parzialmente, come in effetti successe. Assurdo che sembrasse
tutto
procedere al rallentatore.
Sparò tre rapidi colpi in
successione, che ridussero le ali
della povera fata ad un colabrodo, anche prima che la suddetta potesse
realizzare la cosa.
I tre colpi successivi invece furono
per le gambe. Non la
colpì precisamente alle ginocchia come avrebbe voluto, aveva
una mira decente
ma non esattamente eccelsa, tuttavia fu abbastanza da farla crollare a
terra.
Il tempo riprese a scorrere
normalmente ed un raggio magico,
ultimo “colpo di coda” di Dentolina, la prese in
pieno petto facendola cadere seduta
a terra, dolorante ma cosciente.
E ridente.
“l’avevo detto que i
giubbotti en kevlar erano una buona
idea!”
Cecilia Del Sol stava ridendo fino
alle lacrime…perché aveva
vinto. Dentolina era caduta, ed il suo esercito di fatine indemoniate l’avrebbe presto
raggiunta.
«sei
pazza o cosa?!»
L’allegria isterica
passò nel momento esatto in cui notò
Atticus -non sapeva quando era sopraggiunto di preciso- e la sua
espressione.
Sembrava arrabbiato, orribilmente preoccupato, preda di un certo
malessere,
dovuto al dolore di Dentolina, ovviamente, e sollevato allo stesso
tempo. Ed
era lei guardava, mentre congelava le gambe, le braccia e quel che
restava
delle ali della sua ex compagna così da inchiodarla faccia a
terra.
«ganamos»
ribatté
«se finiamo con le fatine, Punjam Hy Loo es
nostra. Dios, mi spiace de aver…lo
so che adesso stai male
per colpa mia, però…»
«che vuoi che
m’importi di quello?! L’avevo messo in conto!
Ciò che non era previsto è che andassi
praticamente a farti ammazzare, ti rendi
conto di quello che hai fatto?! Avresti potuto cadere, avrebbe potuto
infilzarti,
hai rischiato di morire!»
Atticus era arrivato sul posto nel
momento in cui Dentolina
si era lanciata contro Cecilia per l’ultimo attacco, indi se
fosse caduta
avrebbe potuto volare a salvarla, ma…se una cosa analoga
fosse successa prima, quando lui
non era presente?
Se fosse stata uccisa in qualsiasi
modo, e lui non fosse
stato presente per cercare di evitarlo?
Un conto era saper badare a se
stessi, un altro andarsele a
cercare, e quella di Mila era stata pura follia. Tutto il resto non
contava,
«parliamone dopo, adesso
non stai neppure bene».
«no, invece, sto bene a
sufficienza da poterne parlare
adesso. Dimmi perché l’hai fatto. Dimmi cosa
diavolo volevi dimostrare, sapendo
di non dover provare niente a nessu-Mila!!!»
Sparita.
Gli era sparita da sotto gli occhi,
presumibilmente per dare
a tutti la notizia della sconfitta di Dentolina e portare lì
gente adatta a
prenderla in custodia…oltre che per evitare un discorso
scomodo per tutto il
tempo che le fosse stato possibile.
Rafforzò il ghiaccio
addosso a Dentolina, che aveva perso i
sensi. Si passò una mano sul volto spaventosamente pallido.
“che non pensi di
sfuggirci, appena prima -o dopo- il Furetur neppure
un miracolo potrà
risparmiarle che gliene diciamo di tutti i colori”.
Aveva rischiato di morire.
Aveva rischiato di perderla
un’altra volta, e senza averle
ancora detto quel che doveva dirle da quattro secoli. C’era
mancato tanto così.
Tanto così!
Le cose non potevano andare avanti in
quel modo: era tempo
che qualcosa cambiasse…
Alla fine sono riuscita ad aggiornare, spero che il combattimento non sia risultato troppo noioso: sto ancora facendo esperienza nello scrivere scene come quelle.
Per il resto...qualcuno ha detto "Dentolina ha istinti omicidi"? xD sì, esatto, aveva ragione, ma magari la batosta presa da una Cecilia armata ed in vena di fare idiozie la farà riprendere!
Già vi dico che la rivedrete anche nel prossimo capitolo, ma per Shu Yin, Pitch, e magari anche altra gente dovrete aspettare quello dopo ancora :)
Grazie mille a coloro che hanno letto e recensito il precedente capitolo, mi ha fatto molto piacere!
Alla prossima,
_Dracarys_