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Autore: _Cthylla_    29/04/2015    3 recensioni
In seguito all'ultima sconfitta dell'Uomo Nero, per Jack Frost e gli altri Guardiani è iniziato un periodo pacifico ed allegro: i bambini del mondo sono tornati a credere in loro, e gli incubi sembrano ormai lontani.
Ma questo periodo non è destinato a durare, perché dopo cinquecento anni la Luna è diventata nuovamente dorata, e fantasmi di un passato che tutti credevano ormai lontano minacciano di tornare...
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Luna Dorata'
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Capitolo 14


 

«ma è mai possibile, dico io…ultimamente sta andando tutto storto…»

Era quasi arrivata a Punjam Hy Loo, Dentolina non aveva ancora smaltito il nervosismo che la perseguitava. Ma come darle torto, in fondo? Che lei e gli altri litigassero in quel modo era qualcosa di a dir poco assurdo, proprio adesso che avrebbero dovuto essere uniti più che mai, ed era costretta ad ammettere di non essersi comportata affatto bene, al Polo Nord. Tutte quelle critiche e colpevolizzazioni ai rispettivi ex erano qualcosa di veramente utile? No, erano unicamente volte a far male. Aveva sbagliato, sbagliato, sbagliato!, si disse, passandosi le mani sul volto stanco. Avrebbe dovuto mantenere la calma e cercare una soluzione ragionevole al problema del dente da latte scomparso, invece di dare del ladro a Nord che quasi sicuramente non c’entrava nulla davvero…

 

“il tuo caro Atticus era fuori di zucca già di suo, col casino che ha fatto si è visto molto bene, e togliti dalla testa che quella donna lo abbia traviato, perché non ci crede più nessuno!”

“Atticus era perfetto prima che l’ex compagna dell’Uomo Nero si mettesse in mezzo!!!”

“sì, certo, era perfetto scapestrato…”

 

“ma perché non se ne sono stati zitti?!” pensò, ricordando le accuse degli altri “non sanno di cosa stanno parlando. Non è uno scapestrato, né tantomeno ‘fuori di zucca’, ed è stato traviato eccome: se non fosse stato per quella, lui non si sarebbe messo in testa di uccidere Pitch!”

In quell’occasione lei e gli altri Guardiani erano arrivati appena in tempo per impedire che fosse commesso un omicidio. No, errata corrige: che a Pitch fosse data la pena capitale. Per quanto la conclusione sia la stessa, c’è differenza tra l’infilzare qualcuno in battaglia ed il farlo, invece, mettere in ginocchio, col mento poggiato su una pietra, e prepararsi a staccargli la testa con un colpo solo.

E Nord avrebbe proprio fatto meglio a ricordarsi che, se Atticus era quello con la spada sollevata, Ljuba era quella che, invece, si era prodigata a tenere ben fermo un Uomo Nero il quale, a dirla tutta, sembrava non avere tanta voglia di lottare per la propria vita.

Quasi come se si fosse rassegnato o, forse, avesse addirittura creduto di meritarlo.

Uno scontro aereo improvviso con una delle fatine provenienti dal palazzo la fece riscuotere dai propri pensieri. «oddio, scusami, non ti avevo vista…»

Ma la fatina non sembrava affatto seccata per quell’incidente: a guardar bene, il suo visetto sembrava quasi…euforico? Possibile?

«che…è successo qualcosa?»

Per un istante sperò che, finalmente, la bilancia tornasse a pendere dal lato “fatti positivi”. Nello specifico, che la felicità di quella fatina -e di un gruppetto di altre sei che si avvicinò- fosse dovuta al ritorno di Jack; era plausibile, Jack alle fatine era sempre piaciuto molto ed avevano preso attivamente parte alle ricerche.

Eppure il nome cinguettato dalle sue piccole amiche e collaboratrici non fu quello del neo Guardiano, ma un altro: sempre maschile, sempre conosciuto, sempre carico di ricordi e sensazioni.

Inizialmente impietrì, ma durò poco e, volando velocemente come poche volte aveva fatto in vita sua, coprì in breve tempo la distanza che la separava dal proprio palazzo. Frammenti di ricordi si susseguivano senza tregua nella sua mente, mentre il cuore batteva tanto velocemente da raggiungere, quasi, il ritmo delle ali.

Ripensò all’ultima occasione in cui l’aveva visto: la donna dell’Uomo Nero non era riuscita a coglierla di sorpresa ed addormentare anche lei -colpa della poca furtività di Sandelle, andava detto- per cui la fuga di Atticus era stata abbastanza rocambolesca e, contrariamente rispetto a com’era andata per gli altri, era riuscita a scambiare con lui delle ultime, poche parole. Non gli avevano fatto cambiare idea, tuttavia ricordava distintamente Atticus dirle che magari un giorno si sarebbero riuniti, ed era quella la frase che al momento le rimbombava nel cervello: lo sciocco miraggio di un possibile ritorno, nonché l’ultima bugia che le aveva detto Atticus Toothian che, pur determinato ad andarsene e pur essendosi reso conto che con Dentolina tutto quel “grande amore” poi non c’era, non sapendo per certo come sarebbe andata la fuga e la convivenza con i propri simili, aveva deciso di provare a lasciare aperta anche quella porta.

La Guardiana volò freneticamente da una stanza all’altra del palazzo, aveva avuto tanta fretta di andare che le fatine non avevano fatto in tempo a dirle dove fosse precisamente il suo ex compagno, ma maledirsi per quella disattenzione era l’ultimo dei suoi pensieri, che al momento erano ridotti a “dove sei, dove sei?!”.

Infine giunse nella stanza in cui, ormai oltre due settimane prima, aveva parlato con Jack per l’ultima volta.

Ed eccolo lì, Atticus, intento a salutare gruppi di fatine.

Dentolina aveva passato decenni a rimuginare sopra la reazione che avrebbe avuto o non avrebbe avuto rivedendolo, a cosa avrebbe provato, a cosa avrebbe dovuto dirgli e cosa no. Si era fatta film mentali con finali da “vissero per sempre felici e contenti”, ma anche da “tu mi hai spezzato il cuore ed io lo spezzo a te, te ne sei andato e io non ti voglio più”. Aveva immaginato di mandarlo al diavolo, di perdonarlo, di urlargli contro e mandarlo via, di dargli un’altra possibilità e stringerlo a sé…ed in quel momento era preda della tentazione di fare tutto questo allo stesso tempo!

Possibile che dopo quattro secoli -e l’aver trovato un nuovo compagno- lui potesse farle ancora quell’effetto? Possibile che anche solo sentire la sua voce mentre conversava con le fatine potesse acuire la nostalgia, e tutto quel caos che provava, tanto da sconvolgerla completamente fino a farla star male?

Lo raggiunse parandoglisi davanti, in silenzio.

«Toothiana…»

La Regina Toothiana strinse i pugni. Per un attimo, tutto lasciò pensare che l’avrebbe picchiato davvero. Poi però gli si lanciò addosso, stringendoglisi al petto tenendo gli occhi chiusi, sempre senza dire una parola. Non era riuscita a trovarne, così come non era riuscita a controllarsi ed avere una reazione più ragionevole e meno emotiva.

Avrebbe dovuto domandarsi cosa accidenti ci facesse lì dopo tutti quegli anni e proprio quella sera, ma non ci era proprio riuscita, e tutto quel che fece fu stringerglisi contro ancora di più nel momento in cui lui, dopo qualche esitazione, le posò sulla schiena una sua mano calda.

Era il rovescio della medaglia: gli Insorti erano legati ai rispettivi ex da quel loro “sesto senso” che costituiva una costante invasione alla loro persona ma, una volta imparato a scendere a patti con quel loro punto debole, risultava abbastanza evidente chi -in certi casi- fosse in realtà succube di chi. E oltretutto quel “sesto senso” che trasmetteva loro le sensazioni ed emozioni più forti dei loro ex poteva essere utilizzato come un “indicatore” che suggerisse le mosse migliori da attuare con questi ultimi.

Era anche il motivo per cui Atticus non si era sorpreso trovandosela davanti all’improvviso, avendone captata l’immensa ed improvvisa confusione emotiva.

Non era stato facile per lui tornare in quel palazzo, pur sapendo che lì fuori c’era un intero esercito reso invisibile da un incantesimo ed in attesa di un suo segnale e che…

“più che provare rancore, Dentolina, al momento mi fai una pena che non ti dico” pensò, facendo un silenzioso facepalm con la mano libera e cercando con lo sguardo…ah, eccola lì. Possibile che, se lei voleva rimanere nascosta, non si riuscisse mai a vedere dove si trovasse Cecilia se non con una seconda o terza occhiata?! Era come se avesse -ed avesse sempre avuto- un “qualcosa” in grado di far sì che l’attenzione altrui puntasse su altri dettagli, invece che su di lei. Era complicato da descrivere. In ogni caso, le indirizzò una specie di smorfia di scuse.

“e di che? Tanto meglio, se la manipoli per bene faticheremo meno” si fece capire la donna.

Non sembrava importarle molto del fatto che la sua ex gli si fosse appiccicata. Forse perché i loro obiettivi venivano prima di tutto, forse perché sapeva che per quanto Dentolina potesse abbracciarlo lui non avrebbe cambiato lato del campo di battaglia. Forse perché, che altre lo toccassero, non le seccava nemmeno un po’ in generale…

“pare que el petto de Atticus sia ricoperto de carta moschicida”.

Ecco quale fu il sarcastico pensiero di Cecilia Del Sol. La verità era che, se non fosse stata un potenziale ostacolo nella loro guerra, riguardo tutto il resto avrebbe considerato Dentolina una minaccia al livello di una piccola e neppure troppo rumorosa mosca svolazzante che si poteva facilmente ignorare. Motivo per cui non la seccava affatto che Atticus fungesse da “miele” in cui la piccola mosca sarebbe rimasta intrappolata a maledirsi per la propria stupidità.

«sei tornato».

Non tentò di strappargli il cristallo, non tentò di fare nulla di strano: si allontanò solo un po’da lui, quanto bastava per poterlo osservare bene nella sua interezza. Lo vide sorriderle leggermente. I secoli che erano passati non avevano intaccato la sua perfezione, in particolar modo per quanto riguardava il sorriso. Bianchissimo. Perfetto. Dio!

“contegno-contegno-contegno, pensa al fatto che ti abbia abbandonata per secoli, non a quanto sia incommensurabilmente…maledettamente…accidenti, Manny poteva farti un po’meno bello!” pensò.

«direi proprio di sì. Ti trovo in forma! Come sempre, del resto».

«…grazie. Altrettanto» rispose «c’è…insomma, c’è un motivo particolare per cui ti fai vedere dopo quattro secoli in cui non ti sei mai fatto vivo nemmeno per sbaglio?»

«domanda lecita» ammise l’alato «per quanto, se non mi sono mai fatto vivo, magari è anche perché temevo di finire nuovamente rinchiuso nelle segrete di questo palazzo che, no, non sono un luogo poi così carino».

«quello fu per-»

«è successo quattro secoli fa. Parliamo del presente, è più saggio. Effettivamente sì, ci sono alcuni motivi precisi per cui mi sono fatto vivo. Forse ciò non ti sembrerà molto gentile da parte mia, tuttavia…»

«se è per Shu Yin noi non-»

«so della sfortuna che ha avuto la mia nuova sorella ma, primo, è un torto che verrà debitamente ripagato, secondo, non è per questo che sono qui. Dentolina…» aggiunse un’esitazione calcolata «non hai mai pensato che, tutto sommato, l’Uomo nella Luna non abbia tutti i diritti che si arroga? Che forse si diverta un po’troppo a fare Dio? E no, non parlo solo del modo…ed anche dello scopo…per cui siamo stati creati io e gli altri. Parlo anche di te, di Nord, degli altri Guardiani, ed anche di tutti gli immortali come noi».

Dentolina lo guardò dubbiosa. «che vuoi dire?»

«il tuo potere e la tua vita, così come quelli dei tuoi colleghi, sono stati connessi da Manny alla quantità dei bambini che crede in voi. Perché, facendo il vostro dovere bene come lo fate, dovreste rischiare quel che rischiate a causa di fattori esterni come il numero in aumento bambini apatici, in una società che man mano li sta privando sempre più precocemente di fantasia, di sogni, di speranze, di meraviglia? Francamente non lo credo giusto. Eppure Manny ha deciso così, e voi vi siete limitati a chinare la testa. E vogliamo parlare di tutti gli altri immortali? O sono stati creati proprio da Manny e lasciati a se stessi o, coloro che esistevano da prima di lui, sono stati brutalmente rimpiazzati trovandosi improvvisamente invisibili agli occhi dei mortali e senza un posto dove stare. Ed io non credo sia giusto neppure questo».

Non capiva dove volesse andare a parare ma, ora come ora, doveva ammettere che quelle appena sentite non erano precisamente delle assurdità, se mai tutt’altro, specie dopo aver sperimentato da poco ciò che significava un legame con i bambini come quello che possedeva lei. E, sì, pensando alla situazione di Jack prima di diventare a sua volta un Guardiano forse non era molto carino neppure vivere come lui. Eppure, memore della scena nel regno di Pitch, non se la sentiva di dargli subito ragione…specie perché in tutte quelle chiacchiere non le aveva ancora detto il vero motivo per cui si trovava lì.

«devi ancora dirmi cosa vuoi di preciso, dato che non sembri essere tornato per me».

Lui sollevò un sopracciglio, capendo che Dentolina non sembrava poi così disposta a pendere dalle sue labbra come aveva iniziato ad auspicare. O beh. Pace.

«mi stupisce che tu lo abbia pensato, avendo un nuovo compagno. Tornare per te avrebbe significato rovinare il vostro ménage, e non mi sarei mai azzardato» rubare a Jack potere e senno invece era fattibile eccome, sicuro! «al di là del fatto che al momento ho altro per la testa».

«vorrai dire “un’altra”» lo corresse seccamente. Avrebbe voluto evitare di reagire così, ma non c’era riuscita «e mi chiedo come fai a sapere che ho un nuovo compagno».

«…non ci credo, dopo quattro secoli che ci siamo lasciati sei ancora gelosa?!» in parte ciò lo lasciò realmente allibito, e per lui fu un’ulteriore prova del fatto che lasciare una persona così, che pur avendo un nuovo compagno continuava a nutrire sentimenti di “possesso” verso un “qualcosa” che reputava suo, fosse stata la cosa giusta «comunque sia, so tante cose, che vuoi farci? Risponderò alla tua precedente domanda. Cosa voglio da te? Le possibilità sono due: sostegno, o completa neutralità».

Una serie di frasi che le erano piaciute una meno dell’altra e, se le prime andavano più sul personale, l’ultima rievocava un qualcosa di minaccioso nonché, dal suo punto di vista, fin troppo simile a quel che era accaduto secoli prima. «per cosa?»

«lo sappiamo tutti e due che l’Uomo nella Luna merita una lezione per la sua…come dire, condotta sgradevole. Puoi aiutarci in questo o, semplicemente, farti da parte senza intrometterti».

La Guardiana si sentì gelare. «è una lezione che prevede una decapitazione come l’ultima volta?»

«non sono stato a pensare ai dettagli. Allora? Che mi dici? Pensa a tutto quel che ti ho detto, pensa a tutto quel che ha combinato, e vienimi a dire che non ho pienamente ragione. Vorresti aiutarci?»

Atticus o non Atticus, la risposta di Dentolina arrivò pronta e dura. «non se ne parla proprio. Non so cosa vi siate messi in testa tu e gli altri, ma se siete anche solo minimamente ragionevoli vi consiglio di rinunciare. Non solo perché non vedo cosa potreste fare voi cinque contro Manny, ma anche perché in ogni caso non vi permetteremmo di raggiungere la Luna».

Atticus fece un sospiro. «semper fidelis, eh? È la tua ultima parola?»

«sì» ribatté la fata con sicurezza «qualunque cosa abbiate in mente, noi cinque vi fermeremo!»

Seguì un istante di tesissimo silenzio.

«e voi? Volete aiutarmi, come l’ultima volta?» chiese Atticus alle fatine presenti, le quali però in questo caso volarono vicine a Dentolina, scuotendo vigorosamente la testa. Eh no, pareva proprio che la sua influenza su di loro non fosse più quella di una volta.

«molto bene» Atticus tese il braccio sinistro, scagliando fuori dalla finestra un’onda di luminescente ghiaccio puro che divenne rapidamente una minuscola tempesta di neve «ah, comunque voi Guardiani siete rimasti solo in quattro, forse avrei dovuto dirtelo prima!»

Atticus volò verso l’alto, congelando le ali di tutte le fatine che vedeva, e fu da lì che si scatenò la follia. Se prima Punjam Hy Loo era immersa nel silenzio, ora Dentolina poteva sentire distintamente il rumore di una folla piuttosto consistente riversarsi negli androni del palazzo, urlando e, sembrava, anche distruggendo tutto quel che si trovava davanti. Che accidenti stava succedendo?!

…e cosa voleva dire quel “siete rimasti solo in quattro”?...

Ma non fece in tempo a mettersi a fare ipotesi sulla sorte di Jack, perché il portone della stanza venne sfondato, e Dentolina fu lesta ad evitare una freccia che in caso contrario avrebbe colpito le ali, scagliata da una giovane donna dai capelli color miele e la veste candida. Non ci fu bisogno di ordinare alle fatine di contrattaccare, avevano già deciso spontaneamente di farlo scagliandosi contro l’arciera -Artemide- contro Thor ed i suoi caproni Tanngnjostr e Tanngrisnir, contro Ull e contro un riconoscibilissimo Seth, per cui si limitò unicamente a richiamare tutte quelle che aveva a disposizione, tentando in seguito di alzarsi in volo per raggiungere il proprio ex, che stava dirigendo l’attacco…

«mi sa que hai altri problemi quaggiù a cui pensare. Somos  duecento contro delle fatine y una fata formato maxi, rendici il lavoro mas facile y arrenditi».

Avere una lama a sfiorarle la gola non era piacevole, ma quella voce…la sua voce, quella della lamia/vipera/demonio tentatore e sfasciafamiglie, le faceva andare il sangue alla testa dalla rabbia. Non contenta di averle strappato Atticus adesso aveva portato la guerra nel suo palazzo, e cosa ancora peggiore aveva fatto del male a Jack!

«scordatelo, Black!» le sibilò, riuscendo a liberarsi dalla pessima condizione in cui si era venuta a  trovare, nonché a lanciarle contro un raggio rosato di pura magia, che venne agilmente evitato, così come i seguenti «non lascerò che tu vada avanti con le tue follie anche questa volta, né ti lascerò fare del male a nessun altro!»

Quasi esultò vedendo che l’ultimo raggio stava per andare a segno, ma le passò presto vedendola bloccarlo grazie ad uno spesso scudo di ghiaccio che andò in frantumi subito dopo.

“Jack…!”

La preoccupazione tornò a farsi viva in Dentolina, vedendo una cosa simile era ovvio che Jack al momento difficilmente potesse essere illeso. Gli avevano rubato il potere, e poi chissà cosa ne avevano fatto! Forse l’avevano ucciso!

«mi nombre es Cecilia Del Sol. Non sono più l’indifesa fanciulla que conoscevi: tienilo a mente!»

«aver tagliato i lunghi capelli da principessa e tenere in mano una spada non ti rende una guerriera!» ribatté Dentolina, scagliandosi addosso a lei dopo aver estratto i pugnali -che dall’inizio delle ricerche di Jack portava sempre appresso- dai foderi. La gitana tuttavia scartò di lato, avvicinandosi ad un’apertura della stanza che dava sull’esterno dell’edificio.

«seguimi e vediamo un po’ quien de noi due prenderà una batosta, mosquito multicolore».

Pareva che ad entrambe poco importasse di tutto il caos che avevano attorno, tra immortali che attaccavano, fatine che contrattaccavano alla grande…fatine dalle ali congelate…fatine leggermente bruciacchiate da Seth e dai fulmini a bassa intensità di Thor…

Tutto quel che volevano Dentolina e Cecilia era, rispettivamente, vendicarsi ed impartire una pesante lezione -magari anche letale, chi lo sa-, e combattere da sola l’avversaria principale per dimostrare a se stessa il proprio valore. Per dimostrare di non aver soltanto tagliato i capelli ed imparato a tenere spade -e pistole- in mano. Una mossa azzardata, forse, ma Cecilia non accettava più da un pezzo di essere considerata la debole e delicata Regina degli Incubi, nossignore: era diventata una plebea, ma anche in grado di dare filo da torcere ai suoi avversari!

Aveva passato i primi trent’anni della sua vita a sentirsi dire che era bellissima, fantastica, perfetta speciale, unica, che era una Regina e dunque superiore -parole di Pitch-.

Aveva passato i successivi settant’anni a rendersi conto che non era niente di tutto ciò, in quanto anche tutti i suoi simili erano descrivibili come Pitch aveva descritto lei, ma sapevano fare anche tante cose in più.

Infine, ne aveva passati quattrocento lottando nel tentativo di diventare “superiore” per davvero…e quella era la prova del fuoco.

Corse all’esterno, emise un breve fischio, ed il purosangue che aveva domato volò sotto di lei nel momento esatto in cui saltò nel vuoto. In tutto ciò ovviamente Dentolina le andò dietro, dicendosi che in fondo le sue ragazze sapevano contrattaccare da sole. Ovviamente il numero di avversari poteva risultare alquanto problematico da gestire, ma Dentolina si disse anche che, dopotutto, le sue fatine erano centinaia di migliaia. E comunque sistemare quella donna era diventata la sua priorità.

Forse avrebbe proprio dovuto rivederle, le priorità: decidere di concentrarsi soltanto su una persona quando ce n’erano duecento a far danni era una cosa abbastanza stupida, ma vai a farglielo capire!

«è un regalo di Pitch, o hai rubato anche a lui ciò che non ti appartiene?!» la provocò la fata, scagliando raggi magici contro l’Incubo, presumibilmente sperando di distruggerlo così da far precipitare Cecilia da un’altezza ormai diventata considerevole; tuttavia la donna riuscì a schivare anche in quel caso i suoi colpi -l’ultimo per un soffio- e, dopo aver fatto volare il purosangue verso Dentolina, rispose con un colpo ghiacciato simile a quello che Atticus aveva usato in precedenza come segnale. Avrebbe potuto utilizzare direttamente la pistola che portava nella fondina appesa alla cintura per spararle alle ali e farla finita, ma a quel punto sarebbe diventata la “dimostrazione” dei suoi stivali…

«spero que tu non ti includa ancora nel gruppo de defraudati, porque a questo punto saresti ridicola».

Anche Dentolina non ebbe grandi problemi ad evitare di essere presa in pieno e, schivando anche i due successivi. «credo che a breve non avrai più voglia -o modo- di ridere» volò rapidamente vicina al purosangue, riuscendo quasi ad infilzarlo con i pugnali, ma i suoi attacchi vennero bloccati da Cecilia, con una certa maestria, andava aggiunto.

«venderò cara la pelle, mosquito!» la avvisò, continuando a parare colpi sempre più violenti da parte della fata.

Gli altri, dopo, gliene avrebbero dette di tutti i colori per aver scelto un campo di battaglia nel quale la sua avversaria era in netto vantaggio, ma l’idea dei rimproveri non era qualcosa di cui potesse importarle durante la sua prova del fuoco. Sempre se per lei ci sarebbe stato un “dopo”, ovviamente. Non contava di morire ma, se anche fosse accaduto, era certissima che la guerra sarebbe andata avanti con impeto ancora maggiore da parte della propria fazione. Avrebbe perduto l’occasione di uccidere Pitch personalmente ma, a parer suo, se non fosse stata in grado di battere Dentolina tantomeno  avrebbe potuto sconfiggere un essere in grado di tenere testa a quattro Guardiani -cinque fino a poco prima- da solo!

I suoi “fratelli” probabilmente avrebbero pianto un po’, se fosse andata male, ma si sarebbero ripresi. Atticus incluso.

Il successivo baluginare della lama di un pugnale decisamente troppo vicino alla sua cavalcatura le fece capire che era il caso di “abbandonare la nave” pochissimi istanti prima che l’Incubo venisse colpito a morte, e la gitana saltò improvvisamente addosso a Dentolina proprio quando esso aveva appena iniziato a disgregarsi.

Era stata una mossa del tutto imprevista per Dentolina, incapace di volare sorreggendo il peso di Cecilia, e che stava facendo precipitare entrambe sulla superficie piatta di una di quelle “torri” che costituivano circa il settantacinque per cento di Punjam Hy Loo: precisamente una tra le più alte e ancora in fase di riparazione dall’ultimo attacco di Pitch, com’era evidente dal fatto che, del lungo e sottile ponte che un tempo la collegava ad una sua “gemella” molto distante, non fosse rimasto che un frammento lungo circa quattro metri.

Caddero entrambe rovinosamente, non essendo riuscite a prevalere l’una sull’altra durante il volo, e poco importava che Dentolina, contrariamente a Cecilia, avesse potuto gonfiare le piume per attutire il colpo: si rialzarono entrambe nello stesso momento, l’Insorta con un sibilo di dolore causato da una spalla malandata, mentre sperava che il fattore di guarigione comune a tutti gli immortali facesse in fretta il suo dovere.

Aveva una battaglia da vincere.

 

 

Che le fatine avrebbero combattuto era qualcosa di previsto, ma cui a Galaxia ed il resto del loro esercito riusciva facilmente di ovviare. Congelò le ali di un nutrito gruppo che stava per attaccarla, vide Morfeo addormentarne circa una ventina in un colpo solo -oh, se solo fosse stato potente come una volta!- osservò Fall farne precipitare a terra un altro contingente dopo aver tolto loro le energie, Spring poco lontano intrappolarne diverse in resistenti viticci, Kukulkán stenderne decine con potenti raffiche di vento -doveva ammetterlo, quella specie di uomo/serpente piumato non era granché a vedersi, ma a lui non l’avrebbe mai detto- e Ra accecarne svariate con un intensissimo lampo luminoso. Non sembrava che i loro alleati avessero problemi, concluse, per cui li lasciò continuare a svolgere il loro lavoro decidendo di andare in cerca di Cecilia ed Atticus, che da dopo il loro ingresso nel palazzo non aveva più visto.

Non erano come Sandelle, che una volta salita su Pegaso stava lasciando fare praticamente tutto il lavoro a lui, eccettuati congelamenti a destra e a manca non sempre ben riusciti, e Laxie ovviamente sapeva che entrambi erano in grado di cavarsela, ma potendo farlo non vedeva cosa ci fosse di male a dare un’occhiata.

Decise di correre il rischio, e comparve direttamente vicino ad Atticus, il quale fu lesto a riacchiapparla impedendole di precipitare. «non è il momento per gli arrivi improvvisi!!!»

«volevo vedere che combinaaaaaaa-VI!!!» gridò, evitando per un soffio un fulmine di Thor non diretto a loro, ovviamente «e sta’ un po’attento!!!»

«dimmi che vuoi e poi salta giù, per piacere! Ci sono problemi? Ljuba e Sandelle hanno problemi?»

«macché!» Galaxia ed Atticus congelarono insieme le ali delle fatine che vennero loro addosso «procede tutto bene, solo che queste fatine sono molto…troppe!» “molto troppe”, modo di dire sensatissimo, ed una volta che Atticus si fu abbassato un po’saltò sulla piattaforma di una delle torri «Cecilia dov’è?»

«qui sotto, dove vuoi che sia?» no, con la confusione improvvisa che c’era stata non si era accorto di niente, essendosi trovato impegnato a lottare « aiuta a mettere fuori gioco le fatine, ed anche tutti quelli che se la stanno vedendo con Dentolina».

«e allora perché io in questo caos non vedo nessuna delle due?»

No. Impossibile, sicuramente quel coniglio pazzo si sbagliava di grosso, aveva sviluppato dei problemi di vista, Mila doveva assolutamente essere là sotto a seguire i piani che avevano concordato tutti insieme, non poteva aver fatto di testa sua! Sapeva che era diventata abile e quanto valeva, ma ciò non la rendeva invulnerabile, e di questo avrebbero dovuto essere consapevoli entrambi.

La cercò freneticamente con lo sguardo, ovviamente senza trovare né lei né Dentolina, proprio come Galaxia gli aveva detto, ed improvvisamente smise di importargli di guerre, di attacchi da dirigere, di battaglie da affrontare e persone da decapitare: quella sparizione poteva significare che Millaray, con un colpo di testa, si fosse infilata in un guaio da cui non era scontato che sarebbe uscita viva. Non gli interessava altro. «prendi il mio posto, io devo andare a cercarla!»

«per il suo bene, cerca di fare presto!»

“ma che accidenti le ha detto il cervello?!!” pensò Galaxia, vedendo Atticus sparirle da sotto gli occhi “se è come penso e ha sfidato Dentolina da sola, giuro che la prendo a calci! Che senso ha che lei si comporti come se invece fosse da sola?! Siamo quasi in duecento! Siamo un gruppo!” era talmente nervosa che le fatine riuscirono a colpirla, facendola cadere a terra e dandole addosso senza tregua. Riuscì a congelare le ali di alcune, e al resto pensò Poseidone, che le tramortì con un potente getto d’acqua.

«grazie, amico».

«la prossima volta fai più attenzione!»

…ad avere avuto un po’di terra…

 

 

Approfittando dei momenti in cui la spalla di Cecilia era malandata, Dentolina era riuscita a sottrarle la spada e a scagliarla via. Ma questo aveva davvero migliorato le cose? No. Ed il motivo era semplice: entrambe le braccia di Cecilia, ricoperte di ghiaccio durissimo, al momento erano praticamente diventate delle spade ricurve affilate come rasoi. Dentolina non ricordava di aver visto Jack utilizzare il proprio potere in quel modo, evidentemente perché non ci aveva mai pensato, e non era neppure addestrato al combattimento.

Invece quella serpe maligna in quattro secoli non se c’era stata in panciolle, considerando che l’aveva quasi infilzata diverse volte e colpita di striscio altrettante. Una cosa vera l’aveva detta, non era più la donna che Dentolina ricordava e, tra cambio di look ed atteggiamento, probabilmente anche il suo ex avrebbe stentato a riconoscerla!

Con un grido di guerra la Guardiana si lanciò verso l’avversaria, che parò il colpo diretto al suo petto e ricambiò il favore con un fendente della spada/braccio sinistro ed un affondo della spada/braccio destro: somigliava moltissimo ad una dannata mantide, ed era altrettanto infida.

«lo aspettavi da tanto, vero mosquito?» le disse «non vedevi l’ora de trovare una scusa valida per tentare de uccidermi!»

E oltretutto la provocava pure, tanto da portarla a sputare veleno come non aveva mai fatto in tutta la propria vita. «mi spiace solo che Pitch, con te, non abbia finito il lavoro!» sembrava che un demone maligno si fosse impossessato della cara Fatina dei Denti, trasformandola nella sua antitesi! E ovviamente Cecilia non apprezzò affatto che le fosse stato ricordato quell’episodio di quando lei era ancora debole, incapace di una minima difesa, delusa, ferita…

 

non credi nelle mie capacità nemmeno tu?! Credi che io non possa controllarlo! Ti sbagli!!! Hanno finito di festeggiare sulle mie miserie, e tu con loro, poco m’importa dei ‘oh, che rischi che ti faccio correre’, distruggere una volta per tutte il Natale e quella gentaglia conta più di tutto, specialmente molto più di una dannata, stupida e inutile donna come te!!!...”

“COME OSI?!! Sentimi bene-”

“…cos’è questo…?”

que-

hai il suo odore addosso”.

“ti sbagli, stai andando fuori de testa, lascia andare adesso que sei ancora in te, lascia-

Il colpo improvviso, il dolore, la caduta.

E lui era ancora in sé…era ancora in sé!

basta così ”.

Lui non ‘lasciò andare’, e fu troppo tardi.

Il cristallo le venne strappato, così come ogni barlume di normalità di quella serata, così come tutto ciò che aveva costituito la sua vita fino a quel momento, ad ogni sicurezza.

 

Dentolina avrebbe rimpianto di non essersi morsa la lingua quando avrebbe dovuto!

“Finire il lavoro”.

Non questa volta: quando fosse arrivato il momento sarebbe stata lei ad iniziarlo e finirlo, il “lavoro” a Pitch!

Incurante delle ferite che aveva a sua volta subito, la donna si scagliò contro l’avversaria con tutta la propria furia. Con un fendente arrivò a sfiorarle il morbido petto piumato: non voleva -né doveva- ucciderla, ma poteva farle male eccome, e non si curava più di finire ad esagerare, bambini o non bambini!

Un simile attacco parve mettere in difficoltà Dentolina che, come l’avversaria, iniziava ad affaticarsi un po’. La rabbia però induce le persone a ragionare meno lucidamente -di solito-, e Cecilia non faceva eccezione, tendendo a restare più “scoperta”: per tale motivo la Guardiana tentò un improvviso affondo che, benché evitato, stracciò la fondina -che Dentolina non aveva neppure notato- facendo sì che la pistola cadesse sul pavimento.

Un’arma da fuoco. Non se l’aspettava affatto, e questo significava che, primo, con quella Cecilia avrebbe potuto averla uccisa molto prima se avesse voluto; secondo, c’era da chiedersi se solo lei avesse a disposizione armi di quel genere o…o anche gli altri…

Non poteva lasciarla vincere, lasciarli vincere, perché se le cose stavano così, con spiriti provvisti di armi da fuoco E magia, avrebbe potuto finire tutto in un massacro!

E poi c’era Jack. Doveva impedire loro di andare avanti anche per lui, per quel che gli avevano fatto, da identificarsi in un Furetur Potentia e forse anche in altro che ignorava.

Come aveva potuto Atticus lasciarsi corrompere al punto di utilizzare la magia nera su qualcuno che, a lui e gli altri, non aveva fatto nulla?!

La colpa era tutta della donna che le stava davanti. Tutta sua. Solo sua!

Tutt’ad un tratto Dentolina cambiò strategia, tornando ad attaccarla con un raggio magico alla massima potenza. Cecilia cercò di schermarsi incrociando le spade davanti a sé, e funzionò pure, ma la forza di quel colpo era stata tale da spingerla indietro…precisamente sul ciglio del frammento di ponte rimasto.

Dentolina lo aveva fatto apposta, e Cecilia capì che aveva deciso di farla finita: l’avrebbe infilzata o l’avrebbe fatta cadere giù uccidendola in modo meno diretto. Il potere rubato a Jack le consentiva salti molto alti e lunghi, ma non il volo.

Un altro raggio magico che non fosse riuscita ad evitare, e Dentolina avrebbe vinto. Tale consapevolezza placò la rabbia che l’aveva fatta sbagliare in precedenza. Vide la Guardiana della Memoria volare verso di lei e…un momento, perché stava volando basso verso di lei con i pugnali in mano, invece di finirla nell’altro modo?

Il ghiaccio che le copriva le braccia divenne brina. Aveva appena avuto un’idea!

«per tutto quello che hai fatto!»

Non era un modo di fare consono ad una Guardiana, ma voleva finirla veramente, e in modo diverso che con un raggio magico. Per questo motivo le stava volando contro per un ultimo attacco all’arma bianca e…ma che stava facendo?!

Vide la donna fare una brevissima corsa per darsi slancio, la vide saltare, sentì le sue mani sulle proprie spalle. Il mondo, per lei, divenne confuso.

Non fu lo stesso per Cecilia Del Sol che, invece di perdere tempo a compiacersi per l’azione riuscita, corse ad afferrare la pistola. I secondi parvero dilatarsi fino all’infinito. Era pronta, avrebbe potuto crivellare Dentolina di colpi alla schiena, ma non lo fece. Aspettò che si voltasse parzialmente, come in effetti successe. Assurdo che sembrasse tutto procedere al rallentatore.

Sparò tre rapidi colpi in successione, che ridussero le ali della povera fata ad un colabrodo, anche prima che la suddetta potesse realizzare la cosa.

I tre colpi successivi invece furono per le gambe. Non la colpì precisamente alle ginocchia come avrebbe voluto, aveva una mira decente ma non esattamente eccelsa, tuttavia fu abbastanza da farla crollare a terra.

Il tempo riprese a scorrere normalmente ed un raggio magico, ultimo “colpo di coda” di Dentolina, la prese in pieno petto facendola cadere seduta a terra, dolorante ma cosciente.

E ridente.

“l’avevo detto que i giubbotti en kevlar erano una buona idea!”

Cecilia Del Sol stava ridendo fino alle lacrime…perché aveva vinto. Dentolina era caduta, ed il suo esercito di fatine indemoniate  l’avrebbe presto raggiunta.

«sei pazza o cosa?!»

L’allegria isterica passò nel momento esatto in cui notò Atticus -non sapeva quando era sopraggiunto di preciso- e la sua espressione. Sembrava arrabbiato, orribilmente preoccupato, preda di un certo malessere, dovuto al dolore di Dentolina, ovviamente, e sollevato allo stesso tempo. Ed era lei guardava, mentre congelava le gambe, le braccia e quel che restava delle ali della sua ex compagna così da inchiodarla faccia a terra.

«ganamos» ribatté «se finiamo con le fatine, Punjam Hy Loo es nostra. Dios, mi spiace de aver…lo so che adesso stai male per colpa mia, però…»

«che vuoi che m’importi di quello?! L’avevo messo in conto! Ciò che non era previsto è che andassi praticamente a farti ammazzare, ti rendi conto di quello che hai fatto?! Avresti potuto cadere, avrebbe potuto infilzarti, hai rischiato di morire!»

Atticus era arrivato sul posto nel momento in cui Dentolina si era lanciata contro Cecilia per l’ultimo attacco, indi se fosse caduta avrebbe potuto volare a salvarla, ma…se una cosa analoga fosse successa prima, quando lui non era presente?

Se fosse stata uccisa in qualsiasi modo, e lui non fosse stato presente per cercare di evitarlo?

Un conto era saper badare a se stessi, un altro andarsele a cercare, e quella di Mila era stata pura follia. Tutto il resto non contava,  

«parliamone dopo, adesso non stai neppure bene».

«no, invece, sto bene a sufficienza da poterne parlare adesso. Dimmi perché l’hai fatto. Dimmi cosa diavolo volevi dimostrare, sapendo di non dover provare niente a nessu-Mila!!!»

Sparita.

Gli era sparita da sotto gli occhi, presumibilmente per dare a tutti la notizia della sconfitta di Dentolina e portare lì gente adatta a prenderla in custodia…oltre che per evitare un discorso scomodo per tutto il tempo che le fosse stato possibile.

Rafforzò il ghiaccio addosso a Dentolina, che aveva perso i sensi. Si passò una mano sul volto spaventosamente pallido.

“che non pensi di sfuggirci, appena prima -o dopo- il Furetur neppure un miracolo potrà risparmiarle che gliene diciamo di tutti i colori”.

Aveva rischiato di morire.

Aveva rischiato di perderla un’altra volta, e senza averle ancora detto quel che doveva dirle da quattro secoli. C’era mancato tanto così. Tanto così!

Le cose non potevano andare avanti in quel modo: era tempo che qualcosa cambiasse…




Alla fine sono riuscita ad aggiornare, spero che il combattimento non sia risultato troppo noioso: sto ancora facendo esperienza nello scrivere scene come quelle.
Per il resto...qualcuno ha detto "Dentolina ha istinti omicidi"? xD sì, esatto, aveva ragione, ma magari la batosta presa da una Cecilia armata ed in vena di fare idiozie la farà riprendere!
Già vi dico che la rivedrete anche nel prossimo capitolo, ma per Shu Yin, Pitch, e magari anche altra gente dovrete aspettare quello dopo ancora :)
Grazie mille a coloro che hanno letto e recensito il precedente capitolo, mi ha fatto molto piacere!
Alla prossima,

_Dracarys_
   
 
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