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Autore: _Lyss_    30/04/2015    5 recensioni
Immaginate Ariel, Aladdin, Peter Pan, Mulan e tutti gli altri. Fatto? Bene! Adesso rinchiudeteli tutti in un liceo e fateli diventare adolescenti qualsiasi, credete che questa volta riusciranno a vivere una vita "normale"? Certo non ci saranno i cattivi, ma a complicare le cose ci penseranno i primi amori, le crisi adolescenziali e, perchè no, anche i brufoli! Salvare il mondo, in confronto, sarà stato una passeggiata e chissà se riusciranno tutti ad avere il loro lieto fine anche nel mondo reale. Beh... non vi resta che scoprirlo!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6. Stralci di vite totalmente casuali
 
Passi frettolosi riecheggiarono dalla grande scala di legno e la signora Elinor intavolò le frittelle. Due teste rosse fecero il loro ingresso in cucina e, nonostante le facce assonnate, guardarono con vivo interesse la colazione.
“Buon giorno ragazze”
“Giorno signora Dun Broch”
Salutò Anna, mentre Merida aveva già divorato metà dolce, guadagnandosi un’occhiata di rimprovero dalla madre.
“Hai dormito bene cara?”
“Oh si, benissimo. Grazie ancora per l’ospitalità”
“Di nulla …”
Il discorso fu interrotto da un tonfo proveniente dal piano di sopra, seguito da tre risate birichine. Allarmata, Elinor, scappò dai bambini prima che distruggessero qualcosa … di nuovo.
Le ragazze avevano già finito la colazione in silenzio, le bocche erano state troppo impegnate per parlare, quando la padrona di casa ritornò seguita da tre demonietti dai faccini angelici.
“Comunque tesoro …”
Si rivolse ad Anna.
“… vorrei che tu ti riappacificassi con tua sorella, non che abbia creato disturbo, ma l’ho sentita molto preoccupata al telefono”
Elsa aveva telefonato la sera prima, quando si era resa conto che la sorella non sarebbe tornata a casa, Anna aveva sentito la signora sprecarsi in rassicurazioni e si era davvero sentita pessima, ma poi si rese conto che Elsa non stava nemmeno provando a parlare con lei, a risolvere la cosa e la rabbia si riversò nuovamente nelle sue vene.
“Promettimi che tornerai a casa dopo scuola”
Insistette Elinor con il suo tipico tono da mamma ansiosa.
“Promesso”
E un sorriso rivelò che la donna si era tranquillizzata.  
“C’è Hans fuori!”
Annunciò Merida e le due uscirono per andare a scuola, senza però essere perse dal materno sguardo attento.
 
Il professor Marlin Brooks, insegnante di biologia marina, stava animatamente parlando delle migrazioni delle Caretta caretta e della loro incredibile longevità, ma Trilly non era proprio dell’umore per ascoltare.
Il caschetto biondo spettinato, il viso stanco senza un filo di trucco, le magliettine attillate sostituite da un enorme felpone vecchio e un’aria perenne da anima in pena. No, non era proprio dell’umore giusto.
Tutta la colpa poteva essere attribuita a quell’idiota, infantile, testa-rossa in piena tempesta ormonale conosciuto con il nome di Peter Pan, che aveva ben pensato di “fidanzarsi ufficialmente” con Wendy Stronza Darling e di iniziare ad ignorare bellamente gli amici, Trilly compresa … anzi, Trilly specialmente. La biondina, neanche a dirlo, c’era rimasta secca ed era da giorni che sembrava aver dimenticato la voglia di vivere in fondo all’armadio.
“Trilly … psss … Trilly!”
La ragazza voltò gli spenti occhi azzurri verso Lilo, seduta a due banchi di distanza.
“Oggi vieni a studiare da Melody?”
“No.”
Rispose secca e già pronta a tornare a non-ascoltare la lezione.
“Ehi! Psss! Ma suo zio fa i gamberi fritti! Tu adori i gamberi fritti!”
Effettivamente adorava i gamberi fritti, erano così croccanti e … gustosi e … saporiti … stava quasi per convincersi, ma poi si ricordò che anche Peter adorava i gamberi, come, come avrebbe mai potuto mangiarli senza pensare a lui? Come avrebbe fatto a non far correre la mente a tutti i momenti in cui avevano diviso quel delizioso piatto insieme? Come avrebbe cancellato la consapevolezza che quei momenti non sarebbero più tornati?
“No. Odio i gamberi fritti.”
A quelle drastiche parole Melody, l’unica che in tutto questo stava dando retta al professore, si voltò sconvolta.
“Ma non dire sciocchezze! Oggi tu vieni da me e ti mangi quei gamberi!”
“Giusto!”
La spalleggiò Lilo.
Trilly scosse la testa e abbassò lo sguardo sul libro.
Apprezzava gli sforzi delle amiche, davvero, ma non ci riusciva proprio ad andare avanti, era ancora troppo presto per sorvolare sulla questione, perché Peter non era solo un amico che si era allontanato, era un pezzo di lei che le avevano tranciato nella maniera più dolorosa possibile.
I due si conoscevano da undici anni, ovvero, da quando la famiglia Pan si era trasferita nello stesso quartiere della famiglia Tinker Bell, portandosi dietro un bimbetto testardo e temerario che ci mise ben poco a guadagnarsi la cieca amicizia di una minuscola Trilly.  Crebbero così l’una insieme all’altro e guai a dividerli! In quei casi, le urla e i capricci invadevano mezza città e non smettevano finché i due non venivano riavvicinati. Però, almeno nel cuoricino di Trilly, crebbe anche il sentimento che da amicizia diventò amore;
la ragazzina se ne rese conto a dieci anni quando, per gioco, Peter le diede uno scherzoso bacio a stampo mentre giocavano al principe e alla principessa, in quel momento il cuore le tremò e seppe che mai avrebbe smesso d’amare Peter. Quella consapevolezza si era rivelata veritiera e, arrivata l’adolescenza, Peter smise del tutto di essere il suo migliore amico e diventò l’amore più grande della sua vita, a volte le faceva male restargli a fianco senza poter esprimere i suoi sentimenti, ma avrebbe sopportato la qualunque per lui.            
Ecco, ecco perché non poteva mangiare quei dannati gamberi fritti.
“Trilly … Trilly!”
Melody la richiamò e si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti, ma il tono di voce usato dalla moretta si era rivelato troppo udibile anche dal prof.
“Basta! Signorine Mermaid, Tinker Bell e Ohana, state disturbando la lezione, non è da voi. Non pensate di andarvene appena suona la campanella, visto che avete tanta voglia di parlare, lo farete la prossima settimana  esponendo una ricerca approfondita sulle tartarughe marine”
In classe calò un silenzio tombale e le tre amiche formularono lo stesso identico pensiero:
Maledizione, Peter!
 
L’ultima ora sarebbe stata dedicata ai primi incontri dei gruppi sportivi, di conseguenza anche della squadra di atletica.
Ricevuti gli incoraggiamenti dalle amiche, Mulan si incamminò verso lo spogliatoio femminile.
Si era praticamente impiccata con le sue mani e grazie ad uno dei filosofissimi discorsi di suo padre, uno di quelli che iniziavano con “Figliola” e terminavano con “Tutto l’universo condivide un’unica grande anima”, era andata in fumo anche la possibilità di ritirarsi, alternativa che a quanto pareva avrebbe gettato disonore su mezza Cina.
Arrivata allo spogliatoio indossò la tuta decisamente troppo grande per lei, ma l’unica che era riuscita a recuperare. Si guardò intorno e iniziò ad avere la nausea.
Tutte le ragazze sembravano così … atletiche
con degli abiti … atletici
e un atteggiamento decisamente … atletico.
Mulan ebbe un attimo di esitazione. Sarebbe davvero stato così grave portare disonore su mezzo continente asiatico? Infondo non l’aveva ancora vista nessuno, se fosse riuscita a ritirarsi lentamente magari …
“Ehi, Fa”
Alle sue spalle comparve Tiana, non erano amiche, ma frequentavano lo stesso corso di matematica. L’onore della Cina era salvo.
“Ciao Kikker”
“Chiamami pure Tiana, comunque, non sapevo frequentassi atletica”
“Già, appena iniziato … ma tu non fai tipo mille mila cose?”
Tiana sorrise orgogliosa di se, le piaceva dimostrarsi capace di gestire il suo tempo alla perfezione, così come non si permetteva mai di sembrare stanca.
“Si, ma la squadra da crediti extra e potrei ottenere una borsa di studio, inoltre …”
“Inoltre è una stakanovista come poche”
Una terza ragazza si era inserita nella discussione, sembrava più piccola, ma decisamente tosta.
“Piacere, sono Merida”
“Mulan”
Sorrise intimidita dall’ultima arrivata.
“Io faccio parte della squadra perché non so star ferma, mica per autolesionismo. Sono certa che Tiana morirà di infarto prima o poi”
Continuò la rossa scatenando risatine e consensi generali da tutte le presenti, meno Tiana ovviamente.
Mulan stava iniziando quasi a sentirsi a suo agio quando un fischietto risuonò prepotente.
“Il generale ci chiama!”
Scherzò Merida.
“Um e com’è il capitano?”
Chiese Mulan preoccupata.
“Shang? Un tipo apposto”
La tranquillizzò Tiana con un sorriso gentile.
“Sicuramente ha ogni cosa al posto giusto”
Commentò Merida, che questa volta ottenne anche l’approvazione di Tiana che si disse pienamente d’accordo.
Alla ragazza asiatica sfuggì il senso della discussione, ma le bastò uscire in cortile per afferrare il concetto.
Un ragazzo stava davanti a tutti, i lineamenti asiatici confermavano la sua identità, ma diciamo gli occhi a mandorla non erano le prime cose che venivano notate, considerando anche che non aveva la maglietta.
Magari questa esperienza sportiva non sarebbe stata tanto male.
Il gruppo si dispose ordinatamente davanti al capitano.
“Salve a tutti, benvenuti e bentornati al gruppo di atletica della nostra scuola. Sono Lee Shang vostro capitano e coach”
Parlava distrattamente controllando la lista dei partecipanti, ma il tono era comunque fermo e sicuro.
“Vedo nomi nuovi … Kida Gakash, si … abbiamo parlato prima …”
Fece un cenno ad una ragazza dai bellissimi occhi azzurri e dal fisico perfetto.
“ … Mulan Fa, devi essere tu”
Le si avvicinò, ora i due erano separati da meno di un metro e mentre lui la studiava con occhio critico, lei cercava di guardarlo in viso … solo in viso.
“Non sei una matricola, ma è la prima volta che ti vedo qua”
Osservò attento.
“Em … si, ho deciso di modificare la mia routine”
Gli rifilò la solita risposta, ma Shang non sembrò particolarmente soddisfatto.
“Frequenti sport fuori dalla scuola?”
“No”
“Hai frequentato sport negli ultimi tempi”
“No”
Rispose Mulan con un filo di voce.
Ora il disappunto era palese sul suo viso.
“Troppo magra, non  hai praticamente massa muscolare”
Fino a quel momento, Mulan ringraziava chi le diceva di essere magra, lo considerava un fattore positivo, ma il tono aspro di Shang la fece morire di vergogna. La ragazza pregò affinché la terra la inghiottisse, ma evidentemente non era il suo giorno fortunato.
Dopo un ultimo sguardo di disappunto, Shang si allontanò con passo militare.
“Voglio essere chiaro su una questione: questo non è un passatempo, se state cercando solo un modo per distrarvi per qualche ora, sarò ben lieto di indicarvi l’uscita. Questa è una squadra. La vittoria di uno è la vittoria di tutti, il fallimento di uno è il fallimento di tutti … e io non ho la minima intenzione di fallire. Sono disposto a dare il massimo, sono pronto a versare sudore e sangue e lo stesso pretendo da voi. Preparatevi quindi fisicamente e psicologicamente. Io vi renderò pronti a tutto, ma se non collaborate non mi farò tanti scrupoli a mandarvi via. Spero di essere stato chiaro”
Tutti annuirono, ma Mulan ebbe la fortissima sensazione che quel discorso si riferisse unicamente a lei.
Non sarebbe stata tanto male come esperienza.
Sarebbe stata molto peggio.
 
Dalla finestra della biblioteca la vide passare, bella e con i capelli scompigliati dal vento, e non seppe resistere. Si scusò con la Signora Packard, bibliotecaria anziana e con un’eccessiva passione per il fumo, e volò fuori dall’edificio.
“Serve un passaggio, WWF?”
Pocahontas sobbalzò.
“John … hai ricominciato a chiamarmi così?”
“Non ero certo io che a sei anni urlavo davanti ad ogni hamburger di voler chiamare la World Wide Fund For Nature”
La prese in giro scompigliandole i capelli, vizio che si portava dietro dall’epoca degli hamburger.
“Allora lo vuoi o no il passaggio?”
L’aria scherzosa fu sostituita da un atteggiamento volutamente provocante e la mano scivolò dalla testa fino ai fianchi, che strinse con ardore. Lei divenne rossa e lui sorrise soddisfatto, amava farla impazzire, essere il suo punto debole.
“No. Non mi serve un passaggio”
La risposta negativa non scoraggiò il baldo giovane, che non aveva la minima intenzione di farsi rifiutare.
“Non dirmi che hai un’alternativa più allettante di me”
“Veramente si”
John battè le palpebre sorpreso e si rese conto che la ragazza stava guardando qualcosa, anzi qualcuno … qualcuno che si stava avvicinando con aria furente. Un ragazzo altro dai capelli castani si avvicinò ai due, lo sguardo fisso sul braccio che cingeva Pocahontas come a volerlo disintegrare; John lo capì bene e non fece nemmeno un movimento per allontanarsi dalla ragazza, anzi, sorrise sornione,  ma fu lei a staccarsi a forza.
“John, ti presento John Rolfe, il mio …”
“Ragazzo, sono il suo ragazzo”
Sottolineò il moro geloso.
“John … Rolfe … sul serio? WWF ok che ti piacciono gli inglesi e il nome John, ma sembrerebbe quasi che ti sono mancato”
Effettivamente John non aveva tutti i torti e le analogie non si fermavano solo al nome e alle origini; stessa mascella squadrata, occhi chiari, incarnato chiaro e perfino la bocca era tremendamente simile a quella di Smith, con una tinta si sarebbero potuti spacciare per fratelli.
“Ti assicuro che nessuno ha sentito la mancanza di nessuno”
Rolfe era sulla difensiva, il che era normale dato che il suo peggior incubo gli si era materializzato davanti biondo, bello e avvinghiato alla sua ragazza.
“Per favore, smettetela di fare i bambini, soprattutto tu”
Con Rolfe davanti, Pocahontas era riuscita a tranquillizzarsi, ma non le piaceva per niente la vicinanza tra i due John.
“Come la signora desidera”
Smith fece un piccolo inchino.
“Bene, vi lascio alle vostre faccende da innamorati e torno a lavoro. E’ stato un piacere conoscerti John”
Ma, prima di voltare alle spalle alla coppia, scoccò un bacio sulla guancia di Pocahontas e rapido le sussurrò all’orecchio:
“Tanto lo so che ti sono mancato”
Facendo perdere un battito alla fanciulla.
I due fidanzati salirono in macchina e nell’abitacolo si respirava un clima teso. Doveva smetterla di salire in macchina con ragazzi di nome John!
“John …”
Voleva spiegare, scusarsi per la scena che il ragazzo si era trovato davanti, perché lui non se la meritava, perché, nonostante somigliasse tanto a John Smith, non aveva la stessa infantile leggerezza e noncuranza e Pocahontas sapeva che ne era rimasto ferito nell’orgoglio.
“ John io …”
“Se mi devi lasciare fallo adesso”
“Come?”
“Non prendermi in giro, se siamo destinati a separarci voglio che accada prima di diventare un cornuto”
Le parole la spiazzarono, erano l’ultima cosa che si sarebbe aspettata.
“Io non ti voglio lasciare! Ti amo!”
“Lo so …”
Sussurrò John, quasi rassegnato, con la pesante consapevolezza che la ragazza non gli stesse mentendo, ma che presto quelle parole sarebbero state portate via dal vento.
“John guardami, guardami ho detto!”
La macchina era ormai ferma davanti a casa Matoaka, John la guardò.
“Io non ti tradirò mai, né con John Smith né con altri. Io ti ho scelto e tu hai scelto me, non conta altro”
La baciò con triste dolcezza, lentamente, assaporando con cura le labbra della ragazza.
“Ci sentiamo dopo”
Lei scese dall’auto e la guardò andare via.
 
“AAAAAAAAAH!”
Un urlo di terrore echeggiò dal salotto.
Jane allarmata, ancora con le chiavi in mano, corse a raggiungere Esmeralda per vedere cosa fosse successo e la trovò armata di un ombrello, che brandiva minacciosamente contro un ragazzo allibito.
“Jane! Chiama subito la polizia! Devono arrestare questo ladro!”
Nonostante la situazione fosse decisamente comica, Jane si trattenne dal ridere perché l’amica era davvero terrorizzata … e il ragazzo lo era ancora di più.
“Ciao Tarzan”
“Lo … lo conosci?”
Ez abbassò lentamente l’arma ancora diffidente.
“Si e ti sarei grata se non lo picchiassi”
“Lo sarei anche io”
Li guardò confusa e si arrese definitivamente, peccato, sarebbe stato figo catturare un ladro.
“Esmeralda Tarzan, Tarzan Esmeralda. E’ uno studente privato di mio padre”
I due si strinsero la mano e lei lo analizzò meglio di una macchina a raggi X.
“Non mi avevi detto di avere amici sexy!”
“EZ! Scusala”
“Nessun problema”
Il ragazzo sorrise divertito e compiaciuto e Miss Trouillefou fu spedita in camera per evitare altri pasticci.
“Non puoi esiliarmi!”
“Si invece! E’ casa mia”
“Ma … ma …”
“Vai sopra o niente ripasso di chimica”
In tutto questo Tarzan si godeva lo spettacolo ridendo sotto i baffi.
“Tipino simpatico, non volevo spaventarla, ma tuo padre mi ha detto di aspettarlo dentro”
“Non ti preoccupare”
I due rimasero un po’ in silenzio a fissarsi, lo facevano sempre e ogni volta si ritrovavano più vicini del previsto. Jane non sapeva spiegare razionalmente questo comportamento, semplicemente rimaneva senza parole, ma non riusciva a smettere di guardarlo, di studiarne il volto e di spegnere totalmente il cervello quando si perdeva nei suoi occhi. D’un tratto poi si riprendeva, si rendeva conto che il suo respiro caldo le solleticava la pelle e si allontanava balbettando e arrossendo. Non era razionale, ma le piaceva e ormai il suo album da disegno era stracolmo di ritratti abbozzati di quel viso incantevole.
“JAAAANEEEE! SE TI DEVI IMBOSCARE FALLO DOPO! MI HAI PROMESSO RIPETIZIONI!”
Com’è che Esmeralda riusciva ad essere invadente anche quando non era presente?
Ancora una volta le guance di Jane s’imporporarono e lei corse a nascondersi nella sua stanza dove però l’attendeva una Ez avida di dettagli.
“Voglio sapere tutto!”
“Non c’è niente da sapere, anzi si, la lezione di chimica!”
“Oooh andiamo! Non dirmi che è una relazione Platonica!”
“L’equilibrio acido-base …”
“Noiosa!”
 

A.A.
Dico subito che non ho idea di come sia uscito questo capitolo, l'ho dovuto far uscire con le tenaglie e, sfinita, mi sono arresa alla versione nata di getto. Sinceramente non l'ho riletto, non mi va, perchè so che non mi convincerebbe per nulla, ma la storia almeno ha fatto qualche passettino avanti.
Ringrazio quindi chi è arrivato fino in fondo a questo mostriciattolo e chi spenderà qualche secondo per recensirlo e consigliarmi (siate spietate! me lo merito!).
Tanto affetto va, come sempre, a chi ha recensito i capitoli precedenti e a tutti coloro che mi leggono in silenzio (ma vorrei tanto sentire la vostra voce! le vostre opinioni sono fondamentali!)
Ripropongo il sondaggio dello scorso capitolo: vorreste uno spin-off su "Ade/Megara" o su "Frollo/Esmeralda"? 
Devo scriverlo per farmi perdonare!
A presto, Lyss

Curiosità:
-Dun Broch, cognome di Merida, è il nome del clan a cui appartine (Wikipedia docet)
-Brooks, cognome del professor Marlin, è il cognome del doppiatore di Marlin il pesce pagliaccio, papà di Nemo (da cui è tratto il prof)
-Kikker, cognome di Tiana, significa ranocchio in Afrikaans
-La Signora Packard è un personaggio di Atlantis
-Trouillefou, cognome di Esmeralda, è il cognome originale di Clopin protettore e semi-padre adottivo della zingara nell'opera di Hugo(qui sarà il suo vero padre)
  
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