«Cos’hai fatto,
brutto cane bastardo?»
«Io? Mi sono solo
fottuto.»
Kiba tornò molto lentamente nella radura, dove gli altri lo aspettavano
affamati.
Tutti, invece che corrergli subito incontro per avventarsi sul cibo, si
limitarono a guardare intorno a lui dopo aver notato la giacca
nuova.
«Bella giacca.» approvò Shino. «Finalmente ti
copri.»
«Dov’è la signorina Cappuccetto?» domandò Kankuro saltando giù da un
albero.
«A casa…» rispose tetro l’altro.
«Pensavo tornava…» mugolò Naruto.
«Che sarebbe tornata.» lo
corresse Sasuke.
«Sei uno scoiattolo! Cosa te ne frega!»
Gaara tenne d’occhio il lupo, mentre questi si avvicinava per poggiare il
cestino in mezzo a loro.
«Cosa le hai fatto, l’hai mangiata?» domandò
beffardo.
«Non le ho fatto niente…» rispose in un brontolio che voleva dire
esattamente il contrario. E prima di potersene rendere conto, tutto il dolce
peso di Choji lo incollò a terra.
«Cos’hai fatto?» soffiò il gatto.
Gli altri animali lo circondarono con fare accusatorio, persino Sasuke si
avvicinò a controllare.
«Cosa le hai fatto? A quella dolce e delicata fanciulla…» riprese Naruto,
leccandosi i baffi alla vista delle leccornie portate dal lupo.
Kiba ringhiò, e Gaara scosse la testa. «Guardate com’è possessivo, male
non le ha fatto.»
Il lupo si sgonfiò. «Non fisicamente.»
precisò.
«C’era da aspettarselo…» borbottò Shino.
«Cosa vuol dire?» si sorprese Naruto, abbandonando una
pasta.
«Che l’ha ferita psicologicamente.» spiegò per lui una voce femminile e
Temari comparve tra loro in una nuvola di fumo, che scacciò via con una mano
mentre con l’altra aggiustava i codini biondi.
«Temari! Cosa vuol dire pisi…pssi…che l’ha ferita?» chiese Kankuro,
mentre Choji scendeva dall’amico permettendogli di
respirare.
«Psicologicamente, si dice psicologicamente. Vuol dire che ha fatto
qualcosa di stupido, come suo solito. Passavo di qui solo per salutare Sakura e
ho sentito un’innocente piangere proprio nei dintorni, deduco sia la fanciulla
di cui parlate. Stavo giusto andando a vedere cosa potevo fare con i miei
poteri.»
Le occhiatacce di rimprovero si sprecarono alla parola piangere, ma si
dissolsero davanti all’espressione mortificata del
lupo.
«Piangere?» ripeté, mentre un lamento sordo gli partiva dal petto, e si
tratteneva a stento dal guaire.
«Che le hai detto?» chiese ancora una volta Choji, meno
bruscamente.
«Che me ne sarei andato presto,
probabilmente.»
«Beh, ma arriva l’inverno! E poi potresti sempre tornare a trovarla in
primavera, o dirle che ci sarai almeno.» si stupì Naruto e gli altri
dissentirono borbottando.
«Imbecille.» proruppero Temari e Gaara
assieme.
«E’ scontato che lui non voglia mentirle.» continuò Sasuke, «Com’è
scontato che lei ne soffra. E’ molto sola.»
«E tu che ne sai?» indagò sorpreso Kankuro.
«Ho occhi e orecchie, io.»
rispose acidamente.
«Solitudine? Io non penso sia solo quello…» rifletté Choji, poggiandosi
una mano sulla guancia e pensando. «Semplicemente, noi seguiremo Kiba, ma se
fosse un addio, come reagireste?»
«Oh… Oh!» comprese infine anche Naruto. «Anche lei è legata a lui pur
essendo umana? E soffrirà?»
«Ecco.» confermò Temari, annuendo.
Kiba rimase ancora in silenzio, poi parlo: «E se non me ne andassi?»
«Si, ci sono solo il gelo e i cacciatori, che sarà mai.» disse sarcastico
Shino.
«Seriamente, potevi prepararla meglio all’idea, se l’hai addomesticata.»
continuò ignorandolo Naruto.
«Addomesticata lei? Penso sia il contrario. Comunque è vero.» dichiarò
Temari. «Sei stato indelicato.»
«Anche io dico seriamente…» bofonchiò il
lupo.
«Cosa? Non si è capito!» esclamò Naruto, con la voce tornata squillante
come sempre.
«ANCHE IO DICO SERIAMENTE! NON ME NE VOGLIO ANDARE!» urlò, un misto tra i
suoi ringhi e la sua disperazione più umana.
Tutti restarono a bocca aperta.
«Ci rivedremo comunque in primavera.» continuò, guardandosi
attorno.
«Si, e tu sarai un tappeto! O la pelliccia in un giaccone!» lo interruppe
Kankuro furioso, estraendo le unghie di scatto.
«Idiota! Solo perché una femmina piange…» si indignò
Sasuke.
«Che ne vuoi sapere tu! Tu non sei mai stato… stato…» Kiba si bloccò,
sbarrando gli occhi.
«Ki… Kiba?»
«Non sei mai stato
cosa?»
«Non mi dirai che…»
Temari rise, e scintille magiche sprizzarono intorno a
lei.
«Ora capisco tutto. Devo raccontarlo a Sakura questo.» si ripropose,
deliziata.
Kiba fuggì via.
Cappuccetto, se puoi,
perdonalo! Noi vogliamo
dormire!
Dire che Kiba fuggì via fu forse esagerato, poiché i suoi ululati di
rabbia, dolore e paura furono udibili per tutta la notte, costringendo la fauna
locale a starlo a sentire. E poiché il giorno dopo lui non si fece vivo, e
neppure Hinata, anche la notte dopo fu trascorsa in bianco da tutto l’isterico
bosco.
Naturalmente si era posizionato abbastanza lontano dalla casa perché lei
non lo sentisse, ma non si era curato di tutta la valle in cui l’eco dei suoi
ululati risuonava forte e chiaro.
All’ennesimo lamento, Kankuro cadde da un ramo sbattendo su Naruto,
avendo per la frustrazione perso l’equilibrio, e Naruto cominciò ad urlare di
rabbia qualsiasi parolaccia umana ed animale.
Sasuke, silenzioso, sfrecciò via per il bosco; Gaara andò a chiamare
Temari, perché almeno lei collaborasse in qualche
modo.
«Fate qualcosa, dategli un colpo in testa, qualcosa!» implorò Choji,
rotolando sull’erba e coprendosi le orecchie
inutilmente.
Sasuke con un balzo arrivò davanti a casa della ragazza, e annusò l’aria.
Saltò giù dall’albero e si guardò attorno, incredulo. Non sbagliava: l’odore
dell’umana che aveva conosciuto veniva da sotto terra.
Si avvicinò cautamente alla casa e notò una finestrella all’altezza del
suolo, che dava su uno scantinato. Vi picchiettò con una mano e cercò di
guardare dentro. Scorso finalmente Hinata, che lo raggiunse alla finestra,
dovendosi alzare sulle punte dei piedi.
«Sasuke-kun!» esclamò sorpresa.
«E’ camera tua?» domandò l’altro altrettanto
meravigliato.
«No, naturalmente no… purtroppo mio padre ha scoperto che ho fatto
entrare qualcuno in casa. Dice che il mio letto odorava di animale.» ammise,
senza riuscire a trattenere un sorriso. Rischiò di cadere all’indietro però,
quando le sopracciglia di Sasuke si alzarono esageratamente verso l’alto. «No,
no! Deve essersi coricato mentre non c’ero! Non abbiamo fatto nulla!» si
giustificò subito.
«Fingo di crederci. In realtà non mi importa. Perché non vieni
più?»
«Non posso.» mormorò lei.
Sasuke rifletté per un momento. «Ti tiene chiusa qui sotto?» comprese,
sconcertato.
«Così pare… non è che sia malvagio, solo…»
«Non giustificarlo.» la interruppe, «Se ti faccio uscire tu tornerai da
noi?»
Hinata abbassò improvvisamente lo sguardo.
«No.»
«Perché?» si costrinse a chiedere lo scoiattolo, che non amava parlare.
Iniziò a pensare che avrebbe dovuto mandare Naruto, ma chiassoso com’era a
quest’ora lo avrebbero già beccato e impallinato.
«Perché tanto ve ne andrete tutti, e non vi vedrò mai più.» rispose
Hinata abbattuta.
«Ti stai preparando a dirci addio facendolo prima. Beh, e io non ti
libero allora.» concluse, alzandosi in piedi.
«Aspetta!» lo richiamò Hinata, spaventata all’idea che quello diventasse
un vero addio.
«Non ho motivo di aiutarti, a meno che tu non torni.» spiegò
lapidario.
«Ma a te cosa importa?» domandò, sulla via
dell’indecisione.
«A me niente. E’ il tuo cane
che è impazzito e non ci lascia dormire.»
«Ulula tutto il tempo.» spiegò una seconda voce, ed in un attimo anche
Shino fu con loro, «Insopportabile. Abbiamo bisogno che tu lo faccia smettere, a
noi non dà retta.»
«Naruto lo ucciderà. Sul serio. Io non lo fermerò.» aggiunse
Sasuke.
«Kiba-kun…» cominciò Hinata, interrompendosi. “Anche lui sta male per questo? Anche lui,
come me…?”
«Va bene, liberatemi e verrò con voi.» acconsentì, preoccupata per il
lupo sopra ogni cosa.
«Come possiamo liberarti?»
«Aspettate a domani, mio padre e mio cugino andranno a caccia, torneranno
stanchi. La notte mio padre non sentirà nulla se vorrete provare a
liberarmi.»
«Dovremo scardinare la finestra… abbiamo bisogno di aiuto.» osservò
Shino.
«Allora domani.» concordò Sasuke, salutando la ragazza con un
cenno.
Hinata salutò entrambi, poi tornò a sedersi sul vecchio divano su cui
dormiva, sospirando. Erano la sua ultima speranza, e lei avrebbe dato qualunque
cosa pur di rivedere Kiba.
«Cagnaccio.» tuonò Naruto.
Kiba terminò il proprio ululato e lo guardò di
sottecchi.
«Cosa vuoi?» domandò, e ululò nuovamente.
«Basta!» lo pregò Naruto, tappandosi le orecchie. «Cappuccetto Rosso è
nei guai!»
L’ululato si spezzò a metà e Kiba si lanciò addosso a Naruto, facendolo
cadere a terra sotto il suo peso. «Non scherzare.»
ringhiò.
«Non sto scherzando, idiota! La tengono segregata in casa, dobbiamo
salvarla! E portarla con noi!»
«Certo che la salveremo! Come sarebbe portarla con noi?» chiese poi,
confuso.
«Sarebbe che tu senza la tua padrona non vuoi stare, e lei senza il suo
cane si sente sola, quindi cerchiamo un posto adatto a tutti. Magari vicino a
casa di Shikamaru.» propose Choji, gustando un pesce appena pescato dalla cesta
del pescivendolo con l’ausilio delle tenebre.
«Siete dei geni!» esclamò Kiba, saltellando via da
Naruto.
«Sei solo tu che sei più stupido della media.» dissentì Shino. Kiba gli
ringhiò contro.
«Domani però. Ho un piano.» annunciò con fare cospiratorio
Naruto.
«Qualcuno ci salvi…» mormorarono tutti.
Mancano solo tre capitoli alla fine di questa storia… grazie a Yellow_B e Arwen88 che hanno recensito e a tutti coloro che leggono!