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Autore: Hotina_Chan    01/05/2015    1 recensioni
Benvenuti Daeva =) Questa storia nasce da due mie passioni: Aion e la scrittura... Poi nel mio piccolo vorrei invogliare sempre più persone ad intraprendere questo viaggio ad Atreia e magari sul server Curatus, lato Asmodiano (siamo in minoranza). In questa storia i protagonisti sono i pg di player della comunity italiana, che si sono gentilmente prestati e vi ringrazio. La storia è incentrata su una visione asmodiana del game, ma ci saranno anche spezzoni di racconti Elisiani per una storia più obiettiva e coinvolgente. Buona lettura, spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Esplosioni.

 
Una tremenda esplosione scosse la piazza di Pandemonium in una grigia mattinata invernale, anche se le stagioni ad Asmodae sembravano trascorrere tutte uguali. Denso fumo violaceo usciva copioso dall’officina del maestro alchimista Honir. Una piccola folla di curiosi corse verso le scale che separavano la piazza dalla zona delle professioni. Lentamente una figura corpulenta si fece largo contro il fumo, seguito da una giovane ragazza, che tossiva vistosamente.
- “Elenna…” -
Una voce maschile e stupefatta si distinse fra la folla di curiosi. Un giovane Incantatore si fece largo fra i passanti, avvicinandosi ai due.
- “Maestro Honir, cosa diavolo è successo?” -
Il ragazzo osservava attentamente la ragazza, il cui sguardo era fisso a terra, mentre le mani stringevano convulsamente l’una contro l’altra. Demand immaginava fin troppo bene cosa fosse successo, sapeva perfettamente quanto Elenna fosse distratta ed immaginava che l’esplosione fosse opera sua. I suoi sospetti furono subito accolti da Honir che, con voce aspra, lanciò una truce occhiata alla ragazza, poco dietro di lui.
- “Quando questa ragazza è venuta da me, due giorni fa, ho accolto con gioia il suo entusiasmo nel voler apprendere la sottile e mistica conoscenza dell’alchimia, ma non sospettavo minimamente che potesse causare tutti questi danni. L’alchimia richiede precisione e concentrazione e lei ne è fatalmente sprovvista.” -
L’anziano asmodiano gesticolava con fare nervoso, un tratto che lo contraddistingueva. Non era una persona paziente.
- “Mi dispiace, ripagherò i danni…Non volevo causare problemi…” -
Elenna alzò il viso e i profondi occhi verdi incontrarono quelli glaciali di Honir. Una folata di vento scosse i capelli rossi della giovane, scoprendo due orecchie a punta che ricordavano quelle degli Elfi. Honir osservò la ragazza e scosse la testa.
- “Non serve, hai fatto fin troppo…Prometti che non varcherai più la soglia della mia stanza e non vi saranno problemi.” -
Senza attendere risposta Honir si voltò per rientrare nel suo laboratorio, ormai non più invaso dal fumo. La folla di curiosi si dissipò a poco a poco, lasciando dietro di se risatine e battute poco carine, rivolte alla giovane. Solo il giovane incantatore rimase in piedi di fronte la ragazza.
- “Mia sorella non deve venire a saperlo…” -
Elenna superò a passo marziale il giovane, stringendo i pugni, umiliata per quella situazione e consapevole che sarebbe stata ancora più grande una volta che la sua adorata sorella maggiore fosse venuta a conoscenza di quel pasticcio.
- “Sai bene quanto Pandemonium sia piccola, probabilmente qualcuno già è andato a riferirle tutto…” -
Un piccolo sorriso comparve sul viso di Demand, non perché volesse prendere in giro la compagna di Legione, ma per l’ironia della sorte. Elenna non poteva essere più diversa dalla sorella maggiore, non solo caratterialmente ma anche fisicamente, senza contare le strade diverse intraprese dalle due. Scese anche lui le scale, seguendo le orme della ragazza che si dirigeva verso la strada del mercato. I loro mantelli bianchi con lo stemma rosso e nero erano mossi dal vento, il nome della loro legione spiccava su tanto candore. Gli Shugo Mafia erano una piccola legione nata da qualche mese, con un clima accogliente e disteso, che cominciava a farsi largo fra le legioni conosciute, grazie alla loro buona volontà e alla pazienza della loro Capo Legione. Demand osservava pensoso la ragazza davanti a lui, deciso nel tenerla d’occhio.
- “Non dovresti essere in Arena ad allenarti? Sei solo un soldatino, non penserai di seguirmi passo passo…” -
La domanda sembrava più un velato invito a togliersi di torno, ma Demand era testardo quasi quanto la rossa e affrettò il passo affiancandola.
- “No, oggi non ho allenamenti, sono tutti a Katalam…” -
Demand non sapeva spiegarsi il perché, ma la vicinanza della ragazza lo rendeva felice. Pur essendo infinitamente più basso di grado di lei, adorava la sua compagnia, anche solo camminarle accanto gli dava gioia. Demand era consapevole di non poterle essere di alcun aiuto e di non poterla accompagnare in missioni esplorative in zone dove ci si scontrava con i temibili Elisiani, era ancora troppo poco esperto e non avere un set decente rendeva tutto più complicato. Elenna si fermò d’improvviso e Demand seguì il suo sguardo. Il ragazzo chinò leggermente la testa in segno di saluto verso la ragazza di fronte a loro, ma lei non rispose, continuando ad osservare la rossa.
- “Prima che inizi a sgridarmi, ti dico solo che lascio la Legione, se ti arreco disturbo!” -
Narvinye ascoltò quelle parole senza proferire parola, sospirando però, fece segno ai due di seguirli. L’arpa sulle spalle della ragazza, davanti a loro, riluceva di luce propria, per l’effetto della pietra della Divinità incastonatavi dentro. Il passo sensuale della giovane era incerto, forse per una ferita riportata ad una caviglia. I capelli neri erano sempre legati in due code che ricordavano vagamente le orecchie di un gatto e dei campanellini colorati seguivano i movimenti del capo. Nessuno l’aveva mai vista con i capelli sciolti. Era Narvinye, la Capo Legione degli Shugo Mafia, di carattere era socievole e comprensiva, tuttavia odiava le cose fatte male e di fretta. C’era stato un periodo in cui la ragazza era stata colta da una strana smania di potere e nessuno sembrava riuscire a farla tornare in se. Era diventata una persona completamente diversa, scontrosa e più simile ad un Balaur che ad una ragazza, ma quel periodo era passato, lasciando dietro di se solo ricordi lontani. Per come la vedeva Demand, tutti commettevano degli sbagli e non stava a lui giudicarla.
Il loro breve cammino si concluse al teleport di Pandemonium.
- “Ci vediamo nel mio appartamento!” -
La voce gentile della ragazza lo risvegliò dai suoi pensieri e il giovane si affrettò a pagare la tassa del servizio. Era sempre strano utilizzare i teleport, erano macchinari che funzionavano ad etere ed utilizzarli lasciava una strana sensazione. Come attraversare una cascata di acqua senza uscirne bagnati, ci si sentiva oppressi e con gli abiti attaccati al corpo, ma durava un battito di ciglia. Niente a che vedere con l’aerotrasporto, volare era la sensazione più bella del mondo e ricordava perfettamente il giorno della sua ascensione. Quando aprì per la prima volta le sue nuove ali, una sensazione di benessere e libertà lo invase e quella sensazione lo accompagnava ancora adesso. Quando il ragazzo riaprì gli occhi si ritrovò a Pernon. Molti Asmodiani abitavano in quella verde zona residenziale e l’appartamento della ragazza era nella Provincia di Sia. Bisognava prendere altri due teleport per la raggiungere Sia da Pernon e Demand seguiva le due ragazze. Fortunatamente dopo poco arrivarono a destinazione ed il leggero senso di nausea del giovane venne scacciato via dal profumo dei fiori che circondavano la zona. La villetta di Narvinye si riconosceva subito per il colore violaceo della facciata esterna, gli altri appartamenti erano sui colori pastello, ma lei doveva distinguersi. Il tragitto fu breve e furono accolti nella villetta da un piccolo Shugo maggiordomo che si premurò di riservare a tutti e tre saluti ed inchini, prima di essere spedito dalla sua padrone a preparare qualcosa da mangiare per intrattenere gli ospiti. Con un cenno della mano Narvinye fece segno ai due di accomodarsi sui pouf in fibra di Xilix che circondavano il tavolo di legno del salotto, mentre la padrona di casa si lasciava sprofondare su una poltrona.
- “Ero appena arrivata a Pandemonium, dopo aver finito il giro a Katalam Nord…Non avevo fatto in tempo ad uscire dal Teleport che Lyah mi avvisava del piccolo incidente nella zona del Tempio degli Artigiani. Chissà perché dove si parla di casini, in mezzo si trovano o gli Shugo Mafia o i Nudisti Anonimi… Elenna, Alchimia era l’ultima professione disponibile… Nella creazioni di Armature hai, per sbaglio, dato una martellata ad un altro apprendista, in Sartoria hai mandato a fuoco un abito che dovevi solo rammendare, perché giustamente le forbici non bastano per tagliare un filo di troppo, serve qualcosa di più aggressivo. In cucina hai avvelenato un intera guarnigione perché al posto dello zucchero hai usato il sale per dei biscotti. Ho provato a mettere una buona parola ad ogni Maestro delle Professioni, ma penso che le mie parole saranno inutili ormai…” -
Il tono di Narvinye non era di rimprovero, era forse di divertimento, ma Elenna mal sopportava i rimproveri e spesso le critiche le prendeva come un’offesa personale e non come una spinta a migliorarsi. La rossa si alzò in piedi e prese ad urlare contro la sorella, spaventando lo Shugo maggiordomo di ritorno dalla cucina.
- “Scusami se non sono Miss perfezione Ufficiale a Tre Stelle…Te l’ho già detto Narvinye, se ti rovino la reputazione posso anche andarmene…Non perché nostro padre ti ha detto di prenderti cura di me sei obbligata a farlo…” -
- “Non lo faccio per questo…” -
Narvinye interruppe l’ira della sorella con quel suo tono di voce calmo e pacato che la contraddistinguevano in molte occasioni. Elenna e Narvinye erano sorellastre, la madre di Narvinye e la madre di Elenna erano diverse ed erano accomunate solo dal legame paterno. La madre di Narvinye morì dopo un attacco da parte dei Balaur quando la ragazza era solo una neonata e venne abbandonata dal padre nel piccolo Villaggio di Aldelle. Il padre scappò ed incontrò la madre di Elenna, una giovane elfa, di cui si innamorò follemente, dimenticandosi di tutto il resto. Elenna era cresciuta con entrambi i genitori, ma quando Veya, sua madre, le rivelò di avere una sorella, scappò di casa. Si ritrovarono per caso, mentre Elenna vagava per Gelkamaros, ferita da un attacco nemico. Sarebbe di certo morta se Narvinye non l’avesse curata in tempo. In quel tempo Narvinye era una giovane ufficiale, troppo inesperta per essere presa in considerazione dalle grandi Legioni e per questo ne aveva fondata una sua, dove accoglieva chiunque volesse imparare. Narvinye non sapeva nulla di suo padre e sua madre, lei era cresciuta con la convinzione di essere solo una delle tante orfani di Aldelle. Scoprire la verità le causò shock e sorpresa e forse fu proprio quello il motivo della sua breve pazzia. Nonostante questo però non riusciva ad odiare Elenna per la vita che aveva avuto e che a lei era stata negata, non riteneva la sorellastra responsabile del suo dolore. Elenna però non le credeva e cercava sempre di farle ammettere verità scomode e inesistenti. Nella sua testa si era creata una diversa visione delle cose, secondo lei, Narvinye la odiava e non lo mostrava solo per mantenere intatta quella sua immagine da santarellina.
- “Elenna…Ormai è un anno che so la verità e sto cercando di dimostrarti in tutti i modi che non ti odio…Sei mia sorella e lo sarai sempre. Smettila di muovermi guerra, il tuo atteggiamento non porterà a nulla…” -
Di tutta risposta la rossa si voltò e usci dalla stanza, sbattendo la porta di entrata dietro di se. Demand sospirò e guardò Narvinye, come in attesa del permesso per seguire la ragazza. Narvinye annuì stancamente e lui la lasciò sola, afflitta da tormenti impossibili da dissipare.
   
 
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