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Autore: Hotina_Chan    02/05/2015    0 recensioni
Benvenuti Daeva =) Questa storia nasce da due mie passioni: Aion e la scrittura... Poi nel mio piccolo vorrei invogliare sempre più persone ad intraprendere questo viaggio ad Atreia e magari sul server Curatus, lato Asmodiano (siamo in minoranza). In questa storia i protagonisti sono i pg di player della comunity italiana, che si sono gentilmente prestati e vi ringrazio. La storia è incentrata su una visione asmodiana del game, ma ci saranno anche spezzoni di racconti Elisiani per una storia più obiettiva e coinvolgente. Buona lettura, spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Tradimento.
 
Il vento soffiava tra le finestre aperte della stanza da letto di Narvinye. Il sole era alto nel cielo e mezzogiorno era passato da un pezzo, ma la ragazza continuava a dormire. Era tornata stremata alle sei del mattino dal giro di guardia notturno nel Katalam, nulla da segnalare, se non piccoli focolai Elisiani tra le guarnigioni 75 e 78. Il Katalam era diviso in zona settentrionale e meridionale, entrambe avevano delle guarnigioni che le due fazioni dovevano difendere costantemente dall’attacco dei Balaur. L’unico problema consisteva nella minoranza numerica degli Asmodiani, il cui compito di difesa e conquista era reso difficile da gruppi compatti di Elisiani. Quella notte però non vi era stato nessuno conflitto che richiedesse l’aiuto di squadre Asmodiane. All’improvviso un rumore al piano di sotto la svegliò. Ancora intontita di sonno Narvinye non riuscì a cogliere i frammenti della conversazione che avvenivano, ma sentì distintamente il rumore di passi su per le scale. La porta della sua stanza si spalancò e due Asmodiani fecero il loro ingresso. Erano due Tribuni della sua Legione: Chase, un valido fattucchiere dotato di prontezza di riflessi e di arguzia e Darthbow un, ranger fra i più veloci e letali fra le file Asmodiane.
- “C’è un problema…” -
Narvinye ancora assonnata riuscì solo a lanciare contro i due uomini dei cuscini.
- “USCITE IMMEDIATAMENTE!” -
Entrare senza permesso nella stanza da letto di una ragazza in intimo non era il massimo della finezza e sicuramente avrebbe fatto pagare loro quella sfrontatezza. Risate soffocate accompagnarono la chiusura della porta, mentre la ragazza si affrettava ad indossare una camicia di notte per essere almeno presentabile. Ancora imbarazzata si infilò le pantofole ed uscì dalla stanza, ritrovandosi i due ad aspettarla nel pianerottolo. Una gelida occhiata da parte sua e le risatine cessarono istantaneamente, fingendo colpi di tosse riuscirono a tornare ragionevoli e presero a raccontare.
- “Dopo qualche ora dal cambio turno nel Katalam accadde qualcosa di inaspettato… Sarebbe filato tutto liscio e l’imboscata avrebbe funzionato ma Demand è spuntato dal nulla, ha mandato in fear le guardie, credendoci in pericolo e ci siamo ritrovati metà Guarnigione addosso, senza contare gli Elisiani pronti a colpire…Un fiasco su tutta la linea…Ci sono provvedimenti da prendere…” -
Cosa stava facendo Demand nel Nord del Katalam? Nessuno gli aveva ordinato di muoversi da Gelkamaros.
- “Ci sono feriti?” -
I due si guardarono ma sembravano titubanti. La cosa cominciava ad allarmarla e non poco. Era assurdo che due persone schiette come loro non trovassero le parole. Un nuovo rumore li colse alla sprovvista, il piccolo Shugo maggiordomo correva su per le scale con una lettera stretta fra le mani.
- “Mia signora…Una lettera dagli Elisiani, jang.” -
Quella insolita notizia la colse alla sprovvista e la spaventò al tempo stesso. Come era possibile che dei piccioni si mettessero in contatto con lei? Un senso di ansia la colse, era rimasta pietrificata, non riusciva a muoversi. Chase prese la lettera dalle piccole mani del maggiordomo e l’aprì. Non ne lesse il contenuto a voce alta, ma fra se e se, mentre Darthbow la osservava preoccupato.
- “Narvy… Forse è meglio se ti siedi…” -
Quella frase sussurrata da Chase le arrivò contro come una doccia gelata. Perché doveva sedersi? Cosa le stavano nascondendo? Facendo appello a tutta la sua buona volontà riuscì a far collaborare il suo corpo e prese la lettera dalle mani del suo giovane Tribuno.
 
Carissima Narvinye,
Davvero un bel tentativo di rivalsa il vostro, peccato per la mancata conclusione. Ci ha stupito ritrovarsi davanti un misero soldato. Pensavo foste organizzati meglio…Oppure peccate di tracotanza credendoci così inferiori? Non verrà mai il giorno in cui la feccia Asmodiana avrà la meglio.  Immaginiamo ti starai chiedendo come mai questo foglio sia scritto in Asmodiano, beh, non stiamo scrivendo noi…Ti saluta la tua cara sorellina…Se vuoi vederla vieni alla 74. Ci sono notizie per te…”
 
Conosceva fin troppo bene la calligrafia di quella missiva. La scrittura minuta e svolazzante, l’inchiostro più scuro sui trattini e le virgole, erano un segno che differenziava Elenna. Narvinye rilesse qualche volte quelle poche righe, ma il suo significato rimaneva ancora oscuro. Passarono dei minuti prima che realizzasse che Elenna era stata rapita dagli Elisiani. Il foglio le cadde dalle mani e le sue ginocchia toccarono il pavimento, poi tutto diventò nero.
 
Quando la ragazza si risvegliò si ritrovò mezza Legione in camera da letto. Qualcuno aveva avuto la gentilezza di vestirla e la camicia da notte giaceva abbandonata su una sedia. Narvinye si mise seduta e subito Miowen le corse incontro stringendole le mani. I profondi e dolcissimi occhi viola della Cantora la scrutavano ansiosi e Narvinye ricordò della lettera. Un nodo alla gola e gli occhi che bruciavano le fecero realizzare che stava piangendo. Con una mano scacciò le lacrime, non poteva e non doveva piangere, non davanti ai suoi legionari. Non doveva mostrarsi debole. Scosse la testa e fece gentilmente da parte Miowen. Quando si rialzò Chase, Tecnologic e Darthbow le si pararono di fronte con una mano sul petto.
- “Faremo di t…” -
Narvinye alzò una mano, fermando le parole di Tecnologic.
- “Vado da sola…Nella lettera cercano me, nessuno di voi verrà messo in pericolo.” -
I suoi compagni di legione cercarono di replicare ma a nulla valsero le loro proteste, le decisioni le prendeva lei ed i no dovevano rimanere tali. Quando la porta si aprì cadde un silenzio tombale nella stanza.
- “Narvinye…Mi dispiace…” -
La ragazza conosceva fin troppo bene quella voce. Si voltò verso il giovane Incantatore di fronte alla porta, con il capo chino si osservava la punta degli stivali. L’armatura in Mithrill del ragazzo era impregnata di sangue ed alcuni pezzi erano saltati via mostrando ferite su braccia e gambe. Improvvisamente Narvinye si sentì stringere le spalle da due braccia vigorose perché senza nemmeno rendersene conto si era lanciata contro il giovane. Demand venne portato fuori e nella stanza rimasero solo i Tribuni. Quando la porta si chiuse Narvinye tornò libera di muoversi e schioccò una malevola occhiataccia a chi l’aveva fermata.
- “Visto che mi avete impedito di farlo fuori gli impongo di portare le reclute a Draupnir e a Tahmes, tutti i giorni fino a data da destinarsi.” -
La sua voce era carica di rabbia e la punizione fin troppo leggera. Draupnir e Tahmes erano i Dungeon più noiosi delle zone di Beluslan e Sarpan e non aveva mai sentito nessuno parlare bene di quei luoghi. Erano le classiche zone dove potevi cavartela facilmente se prestavi attenzione, ma bastava un solo errore di distrazione per ritrovarsi morti, con tutti i mostri della caverna contro. Con un cenno del capo invitò chi era rimasto ad uscire. Doveva cambiarsi, non poteva presentarsi sprovvista di Abyss ad un incontro con dei nemici. Fino a quel giorno era sempre stata clemente e non attaccava mai la fazione nemica se non era per difendersi, ma stava seriamente rivalutando la sua decisione. Infilò i guanti con estrema cattiveria ed uscì dalla stanza.
- “Se osate seguirmi fate prima a chiedere asilo ad un'altra legione.” -
Il suo tono non ammetteva repliche, posò lo sguardo severo su di loro e sospirando accettarono la sua decisione. Una volta accertatosi della loro parola si voltò in cerca del suo zaino. Aveva da poco comprato delle nuove pergamene che ti tele trasportavano dove desideravi, semplicemente scrivendo il nome del luogo da raggiungere. Con scrittura incerta Narvinye segnò sul foglio il Tempio dei Ruhn. Volse uno sguardo di sfuggita ai suoi tribuni, prima che la luce blu della pergamena la spedisse a destinazione.
La prima cosa che si notava appena messo piede nel Tempio dei Ruhn era l’indicibile caos di voci. Guardie che parlavano fra loro, mercanti che esponevano la loro merce e per attirare l’attenzione alzavano la voce, persone che andavano e venivano. Troppe cose in poco spazio. Di fronte a lei si trovava l’obelisco della rianimazione ed in vista di un incontro nemico forse era meglio utilizzarlo. Di fianco il Guaritore le fece un salute di circostanza, ma lei nemmeno vi badò. Gli Asmodiani e gli Elisiani avevano una cosa in comune, l’immortalità. Il Dio Aion aveva regalato alle sue creature quella caratteristica, ma quando Atreia venne devastata dalla guerra e la Torre dell’Eternità venne distrutta anche le loro anime subirono mutamenti. Le creature di Atreia rimanevano immortali, ma le loro anime dovevano essere legate ad un luogo sacro, altrimenti correvano il rischio di diventare pallide ombre spinti solo da odio e rancore.
Una volta assicurata la sua anima al sacro obelisco la ragazza si voltò, stava per raggiungere il piccolo ponte quando venne fermata per un braccio da una Guardia.
- “Lady Narvinye, Lord Bard desidera parlarle.” -
Il primo impulso della ragazza fu quello di mandare al diavolo la Guardia e il mittente della chiamata, ma sapeva che un simile oltraggio sarebbe stato punibile con una tirata di orecchie dal loro Governor ed una punizione da Lord Marchutan. Trattenendo gli imprechi segui la Guardia con il chiaro intento di posticipare quello spiacevole incontro. Lord Bard non le piaceva nemmeno, era il classico soldato che non usciva mai fuori dagli schemi, ligio al dovere e fin troppo prolisso. Sali le scale che li separavano dall’ufficio dell’uomo e chinò il capo in segno di rispetto una volta di fronte Lord Bard. L’uomo non parlò subito, attese qualche secondo.
- “Lady Narvinye, sono a conoscenza della terribile situazione in cui è capitata ed è proprio per questo che le ordino di non presenziare all’appuntamento con i nemici…” -
Narvinye basita osservò l’uomo. Come poteva anche solo pensare che avrebbe lasciato sua sorella in mano nemica? Magari proprio in quel momento la stavano torturando e lei invocava il suo nome.
- “Come potete chiedermi una cosa simile? Non posso semplicemente aspettare che mia sorella torni ferita ad uno qualsiasi degli obelischi di Asmodae… Non ho intenzione di obbedire, potete anche arrestarmi, degradarmi…IO ANDRO’ A QUEL MALEDETTO APPUNTAMENTO!” -
L’uomo sospirò e notando la determinazione nei suoi occhi non poté fare altro che fare un cenno di assenso alle Guardie che lasciarono libera l’uscita.
- “Sappiate che ve ne pentirete…” -
Non le importava di mettere in pericolo la sua vita, lei doveva salvare sua sorella. Si voltò e si diresse correndo verso il teleport che l’avrebbe teletrasportata alla Guarnigione 74. Quando i suoi stivali toccarono la zona protetta Asmodiana Narvinye notò una strana quiete. Con un fischiò chiamo a se il suo Wuff Argentato, in grado di sentire l’odore degli Elisiani a parecchi metri di distanza.  
Narvinye scese dalla torretta e l’incantesimo che la proteggeva si dissolse. Percorse la scalinata che l’avrebbe portata alla Guarnigione. La barriera protettiva Asmodiana era alzata e la Guarnigione era loro. Era tutto stranamente tranquillo e la cosa la spaventava. Doveva proseguire, doveva salvare sua sorella… Passò di fronte la Guarnigione e percorse la salita in cerca di Elisiani nella loro zona, ma anche lì non vi era movimento, a parte quello delle loro guardie. Tornò sui suoi passi e provò a cercare tracce nemiche nella zona neutrale davanti la Guarnigione. I suoi sospetti erano fondati, vi erano cinque Elisiani comodamente sdraiati fra l’erba, ma di sua sorella non vi era traccia. Varcò anche lei la zona protetta e i nemici sembrarono accorgersi di lei. Alcuni presero a ridere, mentre alti parlavano fra loro, indicandola. Non erano a conoscenza che lei poteva capire la loro lingua, aveva passato ore al Tempio della Conoscenza china sui libri della loro complicata grammatica.
- “Posso capirvi, non nascondetevi dietro le vostre parole. Siete voi che mi cercavate? Dov’è mia sorella?” -
Il suo Elisiano non era fluente, ma dato il loro silenzio intuì che era stata compresa. Un ragazzo e una ragazza si staccarono dal gruppo, entrambi con un ghigno stampato in faccia. La ragazza fece un piccolo inchino nella sua direzione e il ragazzo tese la mano, ma Narvinye non ricambiò.
- “Che maleducazione…Allora è vero che voi Asmodiani siete dei rozzi, barbari ed incivili…” -
Narvinye non rispose a quella provocazione e l’Elisiano parve deluso.
- “Io sono Zeyk e lei è Winty…Siamo stati noi a catturare la tua adorabile sorellina…Ma purtroppo ora non è qui… Arriverà presto…” -
Gli altri Elisiani presero a ridere, come se quella frase avesse qualcosa di divertente, o forse erano a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva. Dei fischi accompagnarono l’entrata in scena di due nuove figure e Narvinye si voltò. La vista di fronte a lei le fece gelare il sangue nelle vene ed un senso di vertigine la pervase. Sua sorella era in compagnia di una Elisiana, ed entravano tranquillamente in zona neutrale come se fossero delle alleate. Narvinye si lanciò contro la sorella per abbracciarla ma lei alzò la barriera che la spinse lontana.
- “Elenna andiamo via…Torniamo a casa…” -
Una risatina segui le parole della ragazza ed Elenna la guardò sprezzante. La sua accompagnatrice le posò una mano su una spalla annuendo cordialmente. Quando passò accanto a Narvinye le diede una spallata ridendo. Quella risata la infastidiva ed anche lo stemma sul mantello della Legione della ragazza…
- “Non hai proprio capito, vero? Bene, cercherò di renderti le cose più semplici…” -
Elenna si tolse il mantello della Legione dalle spalle e lo sventolò davanti gli occhi della sorella, prima di buttarlo a terra e calpestarlo.
- “Addio…” -
Narvinye ancora non capiva cosa fosse successo, la sorella le passava accanto e quando si voltò, la vide abbracciare festosa gli Elisiani. Non poteva crederci, sua sorella era passata al nemico…Sua sorella aveva tradito gli Asmodiani e lei…Sua sorella era una traditrice…Lentamente rimase sola, mentre cominciava a piovere. La piaggia cadeva sempre più fitta su di lei, ma Narvinye non sembrava accorgersene. Bisbigliò il nome della sorella un’ultima volta, consapevole che ormai l’aveva persa per sempre.
 
 
   
 
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