Mi hai dimenticato sotto ai salici d'estate.
Il sole, l'ombra, le foglie erano miei compagni.
I tuoi "per sempre" più brevi della storia
come spine di rose avvelenate nel cuore.
Ma io non ti ho odiato mai.
Ti ho immaginato come il vento
scivolare dagli scogli al mare per naufragare
e poi venirti a salvare: il vento non si può afferrare.
Le mani nel cielo vuoto a cercare speranze
hanno raccolto i sorrisi di una stella esplosa.
Ma io davvero non ti ho odiato mai.
Nelle pareti di quella mia stanza
il tuo profilo esile come un fantasma.
La foto sbiadita delle nostre mani unite:
oggetti lontani d'un altro mondo
intrecciati in un unico infinito istante.
E io non ti ho odiato. Non avrei potuto.
L'ho lasciato lì quel quadro vecchio e vissuto.
Note autore:
Questo componimento è risultato un po' più lungo dei precedenti, spero che non spaventi i lettori (in teoria non dovrebbe - se state leggendo queste righe è probabile che abbia funzionato). Io l'ho riletto un po' di volte, ogni volta con un emozione diversa, ma se vale la regola "madre-figlio", il mio giudizio non conta. Come al solito spero di esser riuscita a trasmettere immagini o sensazioni positive. Se vi va, fatemi sapere.
La poesia "(In)differenza" di Monique Namie
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