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Autore: lovingbooks    03/05/2015    2 recensioni
[Modern!AU Highschool setting | Jarida | Già conclusa]
A Merida non è mai importato nulla di quello che gli altri pensavano di lei, fino a quando Jack Frost, uno tra i ragazzi più popolari della sua scuola, non le dice che tutti la considerano la DUFF (Designated Ugly Fat Friend) di Rapunzel, la sua migliore amica e una tra le ragazze più popolari della scuola. Cosa può succedere quando la persona che odi di più al mondo, è l’unica che può aiutarti?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Merida
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 2. VERITÀ SVELATE, AMICIZIE SALVATE E NUOVI COMPAGNI DI LABORATORIO
 
Dopo tre lunghe ore di lezione, era finalmente arrivata la pausa pranzo e, nonostante definissi il cibo il mio unico amore e il mio stomaco reclamava la sua dose quotidiana di pane e caffeina, non ero pronta per andare in mensa. Avevo cercato di evitare Rapunzel per tutto il giorno, perché non ero ancora pronta per vederla, ma il momento stava per arrivare e non potevo nascondermi in aula, spegnere il cellulare ed evitare qualsiasi ragazza con una lunga chioma bionda per sempre. Avevo, però, preso una decisione ed ero intenzionata a risolvere la questione. Varcai la soglia della mensa e vidi tutti i gruppi di studenti che erano seduti ai loro tavoli, perché c’era una gerarchia non scritta che tutti conoscevano. Sorpassai i tavoli delle persone meno considerate, che nessuno conosceva, che sedevano vicino al bar della scuola. Andai sempre dritto, superando anche quelli di coloro che facevano parte dei gruppi del pomeriggio, che partecipavano a qualche festa, situati nel mezzo della mensa. Infine raggiunsi la mia meta: il tavolo dei più popolari era situato in un angolo a destra, dove il pavimento era rialzato su un gradino. Vidi Rapunzel seduta al posto che preferivo, il tavolo vicino alla finestra: amavo la vista, che dava sul giardino della scuola. Certo, non era nulla di speciale, ma il nostro giardino era ricco di vegetazione, ovviamente controllata dal giardiniere, e si trovava vicino a un piccolo boschetto, dove scappavo nelle giornate più tristi, quando nemmeno Punzie riusciva a rassicurarmi. Una voce mi fece tornare alla realtà e spostai lo sguardo verso la ragazza bionda: stava parlando, ma non sentii nulla.
 
“Cosa?” le chiesi, con un’espressione interrogativa sul volto, sedendomi sulla sedia di fronte alla sua e poggiando i libri davanti a me.
 
“Ho detto: non puoi cercare di evitarmi così, pensando che non me ne accorga! Si può sapere che cosa ti sta succedendo?” disse lei, mentre io tiravo fuori dalla borsa un panino e il mio amato termos, contenente la dose di caffeina di cui avevo bisogno per sopravvivere durante la giornata.
 
Alzai lo sguardo su di lei: i suoi grandi occhi verdi mi fissavano, cercando di capire che cosa mi stesse succedendo. Era incredibilmente onesta e io mi sentivo terribilmente in colpa.
Le parole fluirono fuori dalla mia bocca, senza che io cercassi di bloccarle e in men che non si dica le avevo già detto tutto quello che avevo scoperto alla festa, tutto quello che avevo intenzione di fare, omettendo il mio accordo con Jack.
Purtroppo, lei aveva letto nei miei occhi una tacita domanda: “lo sapevi o no?”.
 
Rapunzel si passò le mani sul viso, ma non sembrava colpevole, poi prese un lungo respiro e disse: “Sì, lo sapevo. Non volevo dirtelo, insomma non è una cosa carina da dire. Ho cercato di zittire le voci, ho litigato con qualcuno, perché tutti insistevano con questa storia. ‘L’hai cercata tu’, dicevano. Ma no, Merida. Non ti sono amica perché così mi rendi più bella. Ti sono amica perché vedi la bellezza che c’è in me, quella interiore: chiariamoci. Ti sono amica perché ci sei sempre, perché sei la prima persona da cui vado se ho un problema. Merida, siamo amiche perché ci vogliamo bene! Non perché desidero la popolarità”.
 
La guardai ed era così onesta che io mi maledissi mentalmente, anche solo per aver pensato che lei potesse tradirmi.
Le sorrisi, uno dei sorrisi più sinceri che potessi fare e le chiesi scusa per aver dubitato di lei.
Allora iniziammo a mangiare, parlando del più e del meno, fino a quando, in un momento di piacevole silenzio durante la nostra conversazione, mi guardai intorno: vidi Frost, che era seduto un tavolo più avanti e ci stava fissando. Colto in flagrante, alzò il mento in segno di saluto e sorrise, forse per la prima volta nella sua vita, con aria imbarazzata nella mia direzione.
Punzie non si fece sfuggire quel piccolo dettaglio e partì con una sfilza di domande riguardo a Frost e facendo anche commenti del tipo: “Merida, ma è bellissimo!” “Gli sbaverei dietro anche io!”.
Grazie ad un’entità mistica, la campanella dell’inizio delle lezioni pomeridiane mi salvò dal rispondere alle domande della bionda, che però se ne andò con un “Ne parliamo dopo”.
Alzando gli occhi al cielo, mi diressi nell’aula di chimica: un piccolo spazio fornito di provette e sostanze altamente pericolose che potrebbero renderti verde per una buona metà della tua vita.
Il mio professore era una persona particolare, molto gentile e fissato con i lavori di coppia. Dall’inizio dell’anno non era ancora riuscito a formare coppie fisse, avevo cambiato, in circa un mese e mezzo di scuola, sei compagni di laboratorio.
Oggi, però, sarebbe stato il fatidico giorno in cui il signor Murphy avrebbe formato coppie durature di studenti, cercando così di incitare le persone ai rapporti sociali. Il problema era che non potevi cambiare la coppia per nulla al mondo.
Nemmeno se il tuo compagno aveva avuto un piccolo incidente con una miscela chimica, che gli aveva bruciato tutti i peli sulla faccia, sopracciglia comprese.
Nemmeno se avresti voluto ucciderlo, il tuo compagno di laboratorio.
 
“Dunbroch con Haddock” disse, facendomi alzare lo sguardo.
 
Mi girai e sorrisi al moro, che era seduto in fondo alla classe, per salutarlo. Lui ricambiò subito e si alzò in fretta, mettendosi a sedere accanto a me. Prima che riuscisse a farlo, però, una voce familiare e fastidiosa rimbombò dal fondo della classe.


“Professore, potrei stare io con Merida?” chiese.
 
“Non credo proprio, Frost. Starai con la signorina Arendelle. E ora, tutti al lavoro!” disse Murphy, provocando così una silenziosa protesta da parte del ragazzo.
 
Non ero nemmeno a conoscenza del fatto che fossimo nella stessa classe di chimica ed ora lui pretende di diventare il mio compagno di laboratorio? Non ha un minimo senso, pensai.
Ero confusa dal comportamento di Jack, ma cercai di mettere questi pensieri in secondo piano, principalmente per il bellissimo ragazzo che mi stava di fronte: aveva un sorriso dolce, una spruzzata di lentiggini sulle guance e sul naso, mentre i suoi occhi erano verde chiaro e mi ci persi subito.
 
“Quindi sei la famosa Merida, eh?” chiese lui, riportandomi alla realtà.
 
Annuii, mio malgrado.
 
“Anche tu mi conosci per la storia di Punzie?” chiesi, con un po’ di risentimento nella voce.
 
Volevo dimenticarmi di tutta questa storia della DUFF.
 
“La storia della DUFF?” chiese e, quando io annuii nuovamente, riprese a parlare, prendendo una provetta e riempiendola con un liquido verdognolo.
 
“Non è che me ne importi più di tanto, alludevo al fatto che sei la più brava della scuola a tirare con l’arco e che sei l’unica, nel giro di qualche migliaio di chilometri, con una chioma rossa e così…scomposta” si girò verso di me, che stavo mettendo gli occhiali da laboratorio e scoppiò in una breve risata, attento a non rovesciare il liquido.
 
Io gli sorrisi, e mentre versavo del cloruro di sodio in un’altra provetta, gli dissi: “Io non mentirò dicendo che non so proprio chi tu sia e credo sia la prima volta, in circa quattro anni che mi trovo in questa scuola, che ti vedo”.
 
Lui fece un ghigno divertito, e poi rispose: “Sono solo un ragazzo che fa equitazione ed odia le feste, non esattamente il tipo di persona che i più popolari conoscono”.
 
Popolare. Mi aveva definito popolare.
 
“Io sarei popolare?”
 
“Direi di sì. Fidati di me, in giro si parla di te” disse, facendo spuntare un piccolo sorriso sul suo viso.
 
Probabilmente parlano di me perché sono l’amica brutta della candidata a reginetta del ballo, pensai, ma tenni i miei pensieri per me.
E passammo il resto dell’ora a lavorare, in un gradevole silenzio: entrambi consapevoli di aver trovato un nuovo amico.
Alla fine dell’ora ci salutammo, con la promessa di rivederci alla prossima lezione.
 
Il resto della giornata fu molto più tranquillo: finii la scuola, tornai a casa, mi allenai con il mio arco.
Solo dopo l’ora di cena le cose diventarono strane.
Il display del mio cellulare s’illuminò, avvisandomi che qualcuno mi aveva mandato un messaggio. Presi subito il mio telefonino e lo lessi.
 
Buonasera, ribelle.
 
Guardai il messaggio con aria confusa –molto confusa-. Non sapevo chi era il mittente, ma potevo immaginarlo.
 
Ribelle? E da dove l’hai tirata fuori questa?
 
Una risposta non tardò ad arrivare.
Pensavo che dovessimo darci dei nomi in codice, sai. Cose che usiamo solo noi. Per il nostro patto, ovviamente.
 
Aggrottai le sopracciglia, mentre leggevo. Quel ragazzo mi confondeva.
 
E il mio sarebbe “ribelle” perché…?
 
Chiesi, mentre sentii il campanello di casa suonare.
 
Per la tua chioma e per il tuo carattere, sai. E tu che nome in codice mi daresti?
 
Mia madre andrò ad aprire, mentre io digitavo velocemente una risposta.
 
Snow ti piace? Sai, per i tuoi capelli bianchi come la neve. Altrimenti potrebbe essere pupazzo di neve con un ego esageratamente largo.
 
Non potevo credere che ci stessi davvero provando. Sentii dei passi salire su per le scale, mentre il mio telefono s’illuminò di nuovo.
 
Ah ah ah. Odio Snow. Facciamo così: chiamami Jack e basta. Ora vado, buonanotte, ribelle.
 
Sentii anche qualcuno che bussava e, mentre digitavo un’ultima risposta, urlai che la porta era aperta.
 
Facciamo Frost. ‘notte.
 
Salvai il contatto con il nome “Snow”, nonostante le sue proteste, e poggiai il telefono sul comodino, cercando di capire il suo strano comportamento.


 

ANGOLO AUTRICE
E quindi eccoci al secondo capitolo! La nostra Rapunzel è davvero una buona amica, non credete?
Merida ora ha un compagno di laboratorio che già la conosce e chissà...Hiccup è Hiccup.
In più Jack è in coppia con la ghiacciata Elsa.
E lui voleva stare con Merida... Eh Jack, sarà per la prossima volta.
Il soprannome di Jack fa schifo, lo so.
Potevo trovare una cosa migliore, lo so.
Solo che la mia fantasia era occupata da altre cose -davvero tante- ed è uscito questo. Non odiatemi.
Spero che vi sia piacuta. So che i capitoli sono un po' corti, ma non vi preoccupate. Ad un certo punto saranno più lunghi.
Volevo ringraziare le tre persone che l'hanno messa nelle seguite, tanti cuori a voi e chi ha recensito. 
E ora basta che ho parlato troppo.
Adieu, lovingbooks.

 
  
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