Il sole sorgeva nella sconfinata e selvaggia Australia inondando il cielo terso e adamantino di una calda luce dorata. Maria Dangering si svegliava nella sua stanza illuminata dai suoi raggi. La fanciulla rimase qualche minuto a godere di quella sensazione e della pace che quei luoghi le mettevano nel cuore. Ormai aveva lasciato l'Inghilterra più di tre anni fa ma non sentiva nostalgia per la madrepatria, lì tra quelle verdi e sconfinate praterie aveva finalmente trovato la felicità. Alcuni uccellini volarono cinguettando vicino alla finestra, svegliandola del tutto. Si alzò stiracchiandosi. Il letto accanto a lei era vuoto, suo marito Arthur doveva essersi alzato di buon mattino e, come sempre, aveva fatto piano per non svegliarla. Si alzò e si vestì, quando entrò in cucina vide sul tavolo l'abito che la zia le aveva spedito dall'Inghilterra e che Georgie stava riadattando per renderlo più comodo e adatto alla sua nuova vita.
“Georgie...” Abel Buthman si asciugò il sudore dalla fronte per concedersi una breve pausa dal faticoso lavoro nei campi e pensare alla sua adorata moglie. Anche se ormai erano sposati da più di tre anni, l'amore che provava per lei non si era mai affievolito, anzi era diventato ancora più intenso. Dopo il loro ritorno dall'Inghilterra erano accadute molte cose che lo avevano condotto a decidere di abbandonare la vita di marinaio per rimanere lì con Georgie e suo fratello Arthur ad occuparsi della fattoria. Appoggio la zappa e terra e vi poggiò sopra le mani, lasciando che il vento gli scompigliasse i capelli. Chiuse gli occhi e per un attimo gli parve di essere ancora sulla sua nave.
“Stai pensando al mare.” affermò qualcuno alle sue spalle, con il tono di chi è sicuro di quello che dice. Arthur Buthman si affiancò al fratello maggiore sorridendo. “Sai”, proseguì posandogli una mano sulla spalla, “non ti sarò mai grato abbastanza per quello che hai fatto restando qui”.
“Non devi”, rispose Abel guardandolo negli occhi blu, “il mare è bello vero e io ne sarò sempre innamorato, ma non credi che sia stato fin troppo presente nella nostra vita? Guarda ciò che abbiamo ora” proseguì, indicando i campi davanti a loro e due belle case dal tetto fumante che si vedevano all'orizzonte “non lascerei più questa terra, per nessuna ragione al mondo”.
“Già, neppure io”, rispose Arhur, mentre il suo sguardo spaziava all'orizzonte verso casa Buttman.
Nell'aia della fattoria, una giovane donna dai lunghi capelli biondi stava stendendo la biancheria, mentre un leggero vento sembrava intenzionato a renderle più complicato del previsto questa semplice operazione. “Hei! Georgie! Posso darti una mano? Sembra divertente”. Maria giunse in quel momento aiutando Georgie a trattenere una tovaglia immacolata che aveva tutta l'aria di voler cadere a terra e sporcarsi di nuovo. Quando finalmente il panno fu ben assicurato ai fili, le due ragazze si guardarono esauste scoppiando in una risata.
“Mamma...mamma” in quel momento giunse di corsa un bimbo di neppure tre anni “guarda che bei fiori ho raccolto”.
“Oh...sono meravigliosi Eric J.”, rispose Maria sorridendo dolcemente al piccolo.
“Guarda zia...” disse poi rivolgendosi a Georgie. Lei gli sorrise: “Mhhh... che buon profumo... ma dove sono finiti i tuoi cugini?” “
“Eccoli!” esclamò il piccolo Eric J. Quando dal prato giunsero di corsa un bambino e una bambina. Lui stava inseguendo lei con un bastone e lei si voltava a fargli le linguacce e poi scappava via.
“Skiffens! Sophia! Smettetela immediatamente!!” Gridò Georgie. “Quei due sono proprio delle pesti!”aggiunse.
“Chissà da chi avranno preso” commentò Maria.
I due bimbi arrivarono di corsa chiamando il cuginetto più piccolo “Eric J.! Eric J:! vieni andiamo a portare i fiori al nonno e alla nonna!!”
“Vai pure.” gli disse Maria.
“Sembrano proprio noi tre, Abel, Arthur ed io” commentò Georgie fra sé pensando alla madre che sicuramente sorrideva dal cielo sentendo ancora le risate gioiose di bimbi riecheggiare nella sua fattoria.
Quando i tre bambini giunsero in prossimità del piccolo cimitero, rallentarono e iniziarono a camminare. Giunti alle lapidi di Eric e Mary Buthman vi deposero i fiori e si inginocchiarono a pregare. Uno dei tre portava lo stesso nome del padre del suo papà, l'uomo che aveva costruito la fattoria dove ora vivevano. Era un bambino bello e sano con i capelli castani e boccolosi di Arthur e i dolci occhi, color ametista, di Maria. I suoi due cuginetti, di poco più grandi erano due gemellini dal viso roseo e sorridente. Lui, aveva i capelli biondi e riccioluti come quelli della mamma mentre gli occhi erano di un profondo blu come quelli di Abel. La bimba aveva invece i capelli castani e ondulati del padre e gli occhi verdi di Georgie. I tre bimbi passavano le loro giornate sempre insieme correndo e giocando all'aria aperta tra gli animali e la natura selvaggia e incontaminata della verde Australia, affacciandosi verso un futuro radioso e pieno di gioia.