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Autore: Mirin    04/05/2015    2 recensioni
tanto non è che la leggerà qualcuno, questa storia, quindi lasciate che la scriva come la voglio io.
1. We were friends [JinSaraDai] Le prime volte in cui Shikadai si era riscoperto a considerare Inojin bello, non si era sorpreso.
2. Just a widow [ShibiYosh] Conosceva il suo nome? Certo che sì, non c’era bisogno di essere così stupefatti.
3. Letter from none to you [NaruSaku] “Sakura” oh no. Non chiamarmi così, ti prego, ti scongiuro, non farlo.
4. If you give me what I want, then I'll give you what you like [TemaShika dystopia!] Mi ameresti per essere una donna? Mi ameresti per essere bella? Mi ameresti per essere un sogno morso a sangue da decine di incubi?
5. Both alike [Boruto&Hinata]
6. Beautiful things [MiraHima]
7. Good lies never die [Super mix]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Più contesti
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  1. We were friends [JinSaraDai]
  2. Just a widow [ShibiYosh]
  3. That used to be fun [NaruSaku]
  4. Yesterday was great, but now is amazing [ShikaTema]
  5. Both alike [Boruto&Hinata]
  6. Beautiful things [MiraHima]
  7. Good lies never die [Super mix]
Ogni goccia di pioggia, volente o nolente, trovava il capo scoperto di Yoshino. Come perle bagnate, queste scivolavano lente o veloci lungo il percorso tracciato dai solchi nella lunga chioma nera, legata in una coda bassa come di consueto.
È tutto normale. Va tutto bene.
Il profumo dei fiori sulla tomba di Shikaku era sciacquato dalle sottili lacrime delle nuvole commosse sopra di lei, che scavavano solchi e percorsi alternativi per nuovi rivi lungo le sue guance pallide, giù dagli occhi slavati.
“Ti ammalerai” fu il commento lapidario proveniente dalle sue spalle, tanto sorprendente da distrarla dal compito ingrato eppure improrogabile di piangere il marito morto in guerra. È questo quello che fanno le mogli, aveva sentito dire a sua madre anni prima, quando la stessa disgrazia aveva colpito la casa di una Yoshino ancora bambina, piangono i mariti ed invecchiano sole.
Ma lei era ancora giovane… o no? Non aveva nemmeno quarant’anni. La malasorte l’aveva privata di tante cose -una casa, un padre, un uomo da amare-, perché allora non veniva a succhiarle via anche quei residui di giovinezza mai come allora così indesiderati?
Si voltò come in trance e la vista, anche se poco concentrata sul proprio compito, individuò i contorni sfocati di una figura che la sovrastava completamente, almeno venti centimetri più alta, che reggeva un ombrello arancione in mano. Indossava un lungo cappotto beige, il cappuccio calato sulla testa caratterizzata da una chioma folta ed apparentemente indomabile.
Le ci vollero un paio di secondi per riconoscere, oltre la cortina di vapore, a chi tale forma appartenesse. “Shibi-san?”
Shibi Aburame era un compagno di suo marito, nonché suo collega. I ricordi di lui appartenevano all’adolescenza di Yoshino, quando questa era ancora arruolata nell’esercito ninja della Foglia: un ragazzo alto, ingrossato dagli ampi abiti che gli piaceva mettersi addosso e con gli occhiali da sole neri perennemente appollaiati sul naso lungo. Ecco perché -san; quel -san era un -sempai mozzato.
“Ti ammalerai” ripeté lui con calma, senza muoversi di un centimetro. Stoico, atono, quasi freddo… tuttavia Yoshino non poteva fare a meno di ritenere quel suo comportamento quasi premuroso. Si stava preoccupando per lei? E per quale motivo un uomo con cui non aveva una conversazione decente da diciotto anni o poco più si dimostrava così cortese nei suoi confronti?
“No” lo contraddisse, alzando di poco gli occhi su di lui per ricercare le iridi dello shinobi dietro le lenti scure -o qualunque cosa gli Aburame si ritrovassero nelle orbite. La donna era stupita dal suo comportamento: quanta veemenza in un semplice monosillabo! Erano mesi che non rispondeva tanto a tono a qualcuno, aveva persino dimenticato il gusto della sfida sulla lingua dopo aver replicato sfacciatamente ad una critica.
Stai cambiando? O stai tornando la stessa?
“Ti ammalerai, Yoshino Nara.”
Conosceva il suo nome? Certo che sì, non c’era bisogno di essere così stupefatti. Ma erano quindici mesi che non lo sentiva schioccare per bene sotto un palato amichevole: nelle bocche di tutti gli altri aveva un suono così serpentino, un sussurro indesiderato gravoso da pronunciare, come se l’intera esistenza di quella persona fosse stata annullata dalla perdita del proprio compagno. A volte, lei stessa si era confusa: il suo nome era Yoshino, non Shikaku. Lei era viva, non era morta. Giusto?
“Farebbe tutta questa differenza?” quelle parole scivolarono via leste dalle labbra screpolate e pallide della vedova Nara, non era un commento vittimistico volto ad ottenere gratuite rassicurazioni, ma una mera constatazione dei fatti. Faticava a comprendere chi si sarebbe accorto della sua assenza. Non aveva più un marito, suo figlio era occupato ventiquattro ore alla magione dell’Hokage, l’unica amica che le era rimasta era bloccata in ospedale per dei controlli alla spalla -maledetta, irruenta, stupida, tenera Tsume.
D’improvviso, il moto delle gocce si arrestò sul suo volto e la prese alla sprovvista. Non le pioveva più addosso.
Shibi aveva abbassato il suo ombrello verso di lei, riparandola dall’acqua fredda e scrosciante. Il ticchettio della pioggia sul tessuto impermeabile sopra la sua testa era appena più veloce del proprio batticuore.
È tutto così diverso. Sei sicura di stare bene?
È tutto così diverso. Sei sicura di essere stata bene?

“Ti ammalerai” fu il commento di Yoshino, impaurita e spaventata dagli eventi che stavano accadendo troppo in fretta per riuscire a rendersi davvero conto di esserne la più vicina partecipante.
Successe infine l’impensabile: un sorriso appena accennato spezzò la linea dritta ed imperturbabile delle labbra di Shibi.
Yoshino capì. Voleva che lo avesse lei. Ma perché? Perché?
“Grazie” mormorò la donna dai capelli neri.
Perché per me farebbe differenza.

ladie’s a gentleman! (author’s corner)
Oh, gioia dei miei occhi. Oh, SHIBIXYOSHINO, SHIBIYOSH, VITA DELLA MIA VITA.
Posso avere l’onore di dire che questa coppia l’ho praticamente inventata io, assieme ad una roleplayer floridiana (non sono certa che questa parola esista, ma comunque diciamo in generale “originaria della Florida”) che ha acconsentito, giusto un anno fa, ad assecondarmi nella mia follia degenerativa di coppie crack [per la cronaca, io gioco Yoshino e lei gioca Shibi]. Inutile dire che siamo cadute in un vortice oscuro e senza fondo, trascinando con noi altre cinque o sei persone; posso affermare con fierezza dunque che esiste una FANBASE per lo ShibiYosh. u.u
Ma visto che a nessuno interessa delle mie prodezze, concludo dicendo che questa è la mia fissa del momento: amo questa coppia alla follia, amo le loro interazioni, amo il fatto che siano personaggi secondari di un’opera che tanto è già andata a puttane da sola, amo il fatto che quelle potenzialità enormi che entrambi hanno come personaggi possano essere sfruttate da altre persone; amo il fatto che siano marginali e che siano la quintessenza del crack da fumare? probabile.
Mi rendo conto che a nessuno possa mai interessare questa coppia, né tantomeno una fanfiction su questa coppia, ma dovevo togliermi lo sfizio di scrivere qualcosa nella mia lingua madre su di loro. Se non siete soddisfatti, vi rimando al titolo della raccolta, e ribadisco: QUESTO È UN ESPERIMENTO.
Ci vediamo alla prossima flash con il NaruSaku, ma prima, rispondiamo alle recensioni:
SolyDea: ma ciao, bellissimo raggio di sole! Che piacere ritrovarti ancora una volta recensorice (???????????? Oggi mi sento di coniare parole nuove) di una mia storia, una raccolta senza pretese come questa per di più! Ti ringrazio tantissimo per i complimenti (rendere Shikamaru sempre IC? mh, lo scopriremo tra due flash!), sei sempre troppo gentile con me, non me lo merito! Anche io ero tentatissima di scrivere la dichiarazione di Shikadai, ma poi Sarada si è infilata in mezzo ed ANGST A MORIRE, non ho saputo resistere! :PPP
Per quanto riguarda la JinDai specchio della ShikaIno, devo dire che più che per il motivo della “soddisfazione da fangirl” (che ci sta, lo ammetto benissimo), mi piace l’idea di Shikadai (figlio del più alto consigliere dell’Hokage, nipote di due Kazekage, erede del trono Nara) che lotta contro la sua natura omosessuale [stiamo pur parlando di Giappone feudale, quindi un ambiente fortemente maschilista e misogino] per soddisfare le aspettative degli altri, prima di rendersi conto che la vita è propria e deve farne ciò che vuole. Poi vabbè io preferisco la JinSara alla BoruSara (me le immagino, Ino e Sakura, che combinano gli appuntamenti tra i due rampolli *ghigno*), ma questi sono gusti! ;*
Grazie ancora per la recensione, sempre gentilissima!
Amore per i lettori e venerazione per i recensori!
Kiss,
la vostra accidiosa e poco in vena di studiare latino classico/letteratura Ladie.
   
 
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