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Autore: Padmini    06/05/2015    3 recensioni
Una mente che non risposa, mille pensieri che si accavallano e che combattono tra di loro per la vittoria. Sacrificare la propria vita per una nobile causa o seguire i propri intimi sogni?
Charles Xavier si era trovato davanti a quel dilemma più di una volta, ma quella notte, avvolto dalle tenebre e dal silenzio, aveva preso la sua decisione. Avrebbe dato tutto se stesso per il suo sogno, lo avrebbe fatto davvero ... ma era ancora troppo presto. Quella notte, Charles scelse di essere egoista e di tornare dall'unico uomo che aveva mai amato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. La notte porta consiglio


Nessuno dei due avrebbe saputo dire quanto durò il bacio, ma quando si staccarono sembrò che fosse trascorsa un'eternità. Non erano servite parole, la sola presenza di Charles in quel luogo spiegava molte cose e il fatto che avesse rinunciato ai suoi poteri non per fuggire ma per presentarsi disarmato di fronte a Erik confermava i suoi buoni propositi.

Charles aveva l'aria di uno che non mangiava da ore così Erik, senza parlare, lo condusse in cucina e lo fece sedere al tavolo. Non parlarono nemmeno mentre lui gli riscaldava la cena, se ne stettero in silenzio, assaporando quella tranquillità domestica che avevano dimenticato, prima che una bomba esplodesse tra di loro, dilaniando le rispettive vite. In quegli istanti così sereni tutto ciò sembrava far parte di un passato remoto che nemmeno gli apparteneva.

Erik finì di scaldare gli avanzi della sua cena e glieli presentò sul piatto meglio che poté. Era poca cosa, ma Charles era affamato e l'affetto con cui Erik aveva preparato il tutto sopperiva alla carenza del cibo.

Solo quando Charles posò la forchetta e bevve l'ultimo sorso di vino, fu Erik a spezzare il silenzio.

“Credo che tu possa averlo immaginato, ma in questi mesi ho raccolto molte informazioni su di te. Quando ci siamo separati, più di dieci anni fa, non avrei mai creduto che saresti stato in grado di realizzare ciò che hai fatto, soprattutto dopo averti visto … be' … quando mi hai liberato dalla mia cella al Pentagono.”

Charles alzò un sopracciglio, ma Erik continuò.

“Posso capire che ciò che hai dovuto affrontare dopo la missione a Cuba sia stato difficile, ma non eri solo. C'erano Hank, Alex e Sean fino ad un certo punto, eppure ti sei sentito giustificato a lasciarti andare, a essere … debole ...” mormorò, quasi con disgusto.

Charles vide quel sentimento e avvampò. Un sentimento strano lo fece arrossire. Era rabbia, ma soprattutto vergogna perché, nel profondo, era consapevole che Erik aveva ragione.

“Erik, non puoi sapere cosa ho passato!” disse con una decisione fin troppo teatrale, dal momento che nemmeno lui credeva fino in fondo alle sue parole.

“Certo, posso immaginarlo. Posso immaginare come un principino come te abbia dovuto affrontare la realtà. Sei cresciuto nel lusso, la vita ti ha viziato e, quando ti sei visto togliere tutto ciò che ritenevi più prezioso, invece di lottare per riconquistarlo, hai preferito piangerti addosso.”

Charles strinse i pugni, ma non ribatté alle sue parole. In fondo sapeva che era tutto vero.

“Non fraintendermi però” aggiunse Erik, quasi per volersi scusare “In passato eri così, ora sei cambiato. Non eri preparato ad affrontare ciò che ti è capitato e lo posso capire, ma ora ti stai … ti sei rialzato e hai ricominciato a vivere. Io sono più forte perché ho dovuto imparare presto a dover lottare per la mia sopravvivenza, tu no. Ora sei cresciuto, sei davvero forte.”

Il signore del magnetismo fece una piccola pausa, quasi volesse cercare le parole giuste per porre una domanda difficoltosa, sotto lo sguardo incuriosito del telepate. Le parole compirono un lungo viaggio nella sua mente e nel suo cuore, prima di sfuggire dalle sue labbra.

“Perché sei qui, Charles?”

Quattro parole e un punto di domanda, sospeso tra i loro sguardi imbarazzati. Una semplice domanda, che fu capace di far crollare il castello di pensieri che Charles aveva faticosamente costruito. Come la domanda, anche la risposta fece un lungo percorso prima di palesarsi in poche semplici parole.

“Volevo stare con te, Erik. Voglio realizzare ciò che desidero … per me.”

Gli si avvicinò di più e fu sul punto di abbracciarlo, ma si trattenne.

“Per una volta non voglio rinunciare alla mia felicità per gli altri. Hank continua a ripetermi quanto ho sacrificato, quanto mi sono impegnato per la scuola … e ho capito che non è la sola cosa che voglio. Voglio essere positivo, un incoraggiamento per i miei studenti, ma ho capito che non potrei mai esserlo se io, per primo, non sono felice. Sono venuto qui con le mie gambe non tanto per essere indipendente ma per mostrarmi disarmato di fronte a te. Non voglio condizionarti o obbligarti a ospitarmi, se non lo vorrai, ma … te lo chiedo per favore … posso restare?”

Chiese, guardandolo dritto negli occhi per fargli vedere che non stava mentendo.

Erik esitò, da molto tempo si era abituato a dormire da solo, avere qualcuno nella stessa casa sarebbe stato molto strano. Si soffermò sugli occhi di Charles per trovare la risposta. Erano limpidi, puri, onesti, come se li ricordava. Gli bastò immergersi in quelle due pozze d'acqua cristallina per spazzare via tutti i dubbi. Erano gli occhi di un cucciolo, ma non sperduto. Charles era sincero e nei suoi occhi azzurri si rifletteva il bisogno che aveva del suo affetto così come l'affetto che lui stesso avrebbe voluto da lui.

Charles non avrebbe dormito da nessun'altra parte se non al suo fianco. Nella stessa casa, nella stessa stanza … nello stesso letto. Quello sguardo aveva sempre avuto il potere di placare la sua mente e lasciar spazio al cuore e anche quella sera gli permise di vedere ciò che era veramente importante.

Non parlò, non sarebbe stato necessario. Le parole sarebbero state inutili, forse dannose, senza senso. Lo prese per mano e lo costrinse a seguirlo e, spegnendo le luci delle stanze man mano che si avvicinavano alla camera da letto, sentì di non poter più attendere per averlo più vicino.

Charles si lasciò condurre senza obiettare, felice di quell'intimità e di quella decisione che aveva spinto Erik a ospitarlo quasi senza esitazioni, non solo nel suo appartamento ma addirittura nel suo letto.

“Ho un letto matrimoniale, dovresti stare comodo ...” mormorò il signore del magnetismo, accendendo la luce e andando a cercare il suo pigiama e un altro, nell'armadio, per il suo ospite “Probabilmente ti starà un po' largo ...” disse porgendoglielo “ … ma al momento non ho altro da offrirti.”

“Andrà benissimo ...” sussurrò lui, prendendolo e soffermandosi ad apprezzare la consistenza della stoffa.

Si accorse in quel momento di essere molto stanco perciò, imitando Erik, si spogliò lentamente e posati gli abiti su una sedia, indossò il pigiama. Chiuse gli occhi mentre la maglia gli scendeva lungo la testa, inebriato dal profumo della stoffa che, oltre al profumo del detersivo, aveva assorbito quello del sudore di Erik. Era morbido, liscio e delicato e, a suo parere, adatto per il suo proprietario.

Lo raggiunse sotto le coperte e, d'istinto, senza pensarci troppo, si avvicinò a lui, come un gattino in cerca di coccole, che Erik non gli negò.

Erano bastati pochi istanti, uno sguardo sincero, e gli anni e i pensieri che li avevano separati erano svaniti, come le nubi in un cielo che stava rapidamente tornando sereno. Non parlarono nemmeno allora, lasciando che fossero i loro respiri regolari a scandire il tempo e i pensieri, fino a quando entrambi non sfumarono nel buio di un sonno senza sogni.

 

 

Il sole filtrava dalle tende delle finestre avvolgendo i corpi dei due amanti. Erano ancora vestiti, non si erano sfiorati se non con un lungo e profondo abbraccio, ma ormai le loro menti e i loro cuori erano tornati definitivamente ad essere una cosa sola.

Fu Erik a svegliarsi per primo. Charles, spossato dopo il lungo viaggio, dormiva ancora, così poté restare ad osservarlo a lungo. Era bellissimo, assolutamente perfetto. Il sorriso sul suo volto testimoniava quanto si sentisse sereno e felice ed era del tutto diverso da quello, più tirato e timido, che aveva ostentato la sera precedente. Se prima era incerto, insicuro su se stesso e sul sentimento che li univa, in quel momento era ovvio che fosse sicuro e appagato da quell'amore che li aveva avvolti quella notte come una coperta calda e soffice.

Posò un dito sulla sua fronte e lo mosse lentamente in una delicata carezza, fino a scostare la ciocca di capelli che gli ricadevano sugli occhi ancora chiusi. Bastò quel contatto per farlo sorridere e poco dopo aprì gli occhi e lo guardò sorridendo.

“Sonno leggero?” domandò Erik, sorpreso.

“Sono tornati … i pensieri ...” mormorò, sospirando e afferrò la mano di lui per baciarla soavemente “L'effetto del siero è terminato. Ora posso sentire i tuoi pensieri, sono stati quelli a svegliarmi. Perdonami, ma erano piuttosto rumorosi ...” sussurrò, prima di sporgersi per baciarlo sulle labbra.

Era evidente quanto si sentisse bene, rilassato. Quella notte era l'inizio di una lunga vacanza che finalmente si era deciso di concedersi, senza rimorsi o rimpianti. Sarebbe bastata? Non lo sapeva né voleva indagare. In quel momento ad entrambi non sarebbe servito altro se non la presenza reciproca.

“Cosa farai?”

Due parole, una domanda, mille risposte. Charles rimase in silenzio ad affrontare quel quesito, valutandone ogni aspetto. Una domanda può essere come un diamante e avere molte sfaccettature diverse, alle quali corrispondono altrettante risposte. Come scegliere quella giusta, sempre che esista una risposta giusta?

Aveva agito d'impulso andando lì, seguendo principalmente il suo istinto, non un ragionamento, ma quella semplice domanda apriva un mondo in cui cuore e mente avrebbero dovuto imparare ad andare in sincronia. Cuore e mente, un compromesso … un compromesso tra sentimento e ragione … Sbatté gli occhi un paio di volte, fulminato da quella rivelazione.

“Vorrei farti una proposta. Ora ho di nuovo i miei poteri e dovrai fidarti di me, dovrai sapere che non ti condizionerò … o vuoi che mi inietti un'altra dose di siero? C'è l'ho, sai?”

“No, niente siero. Non voglio che usi ancora quella porcheria, Charles” rispose Erik, quasi severamente “Mi fido di te o non ti avrei permesso di dormire al mio fianco. Allora, cosa vuoi propormi?” chiese infine, sinceramente incuriosito.

“Vieni con me. Vieni come a Westchester. Quando ci sei stato la prima volta non hai visto tutte le potenzialità che ha quel luogo, ancora non era una scuola, ma oggi osservare da vicino ciò che sono riuscito a fare forse ti farebbe cambiare idea sugli umani ...” azzardò, mantenendo sempre un tono di voce sicuro.

“Non lo so …” rispose Erik, e sospirò, distogliendo lo sguardo per prendere tempo “Sai che io ...”

“La mia è una sfida, una scommessa.” lo interruppe Charles, sentendosi sempre più certo e sperando di riuscire a coinvolgerlo in quella follia.

“Una … scommessa?”

“Esatto, una scommessa. Dammi due mesi. Due mesi, e cambierai idea sugli umani.”

“Di solito si punta qualcosa, quando si scommette. Immagino che, se dovessi perdere, dovrei restare lì con te, anche se in realtà perdere per me significherebbe in effetti desiderare di rimanere, quindi non sarebbe un vero e proprio sacrificio. Per quanto riguarda te, invece? Perché dovrei accettare e mettermi alla prova? Cosa mi offri in cambio?”

Charles esitò, anche se aveva già la risposta pronta a quella domanda. Esitò perché aveva paura di ciò che stava per dire, di ciò che avrebbe significato una sua eventuale sconfitta, anche se in realtà era certo di poter vincere.

Il suo sguardo e la sua voce non avrebbero potuto essere più fieri e determinati quando infine parlò.

“Mi unirò alla tua confraternita e ti aiuterò, qualsiasi cosa tu voglia fare starò dalla tua parte. Lascerò la scuola per stare con te.”

   
 
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