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Autore: fireslight    06/05/2015    5 recensioni
Pietro la fissa negli occhi verdi, meravigliato di quanto possa essere perfetta nella sua innocenza, immensamente grato del dono che la vita sembra avergli concesso.
La ama troppo − in maniera egoistica, ma è solo un bambino orfano di tutto ciò che aveva imparato ad amare − per lasciarla andare.
[..]
«Non voglio allearmi con nessun’altro.» mormora sulla sua fronte, le dita che scorrono sicure sul corpo del fratello, dalle spalle ampie al torace, carezze che Pietro sembrava aver dimenticato, «Solo con te.»

[Pietro/Wanda♥][Maximoff!Centric − Hints to Max!icest][Pre/Post Avengers: Age Of Ultron| Spoiler!Age of Ultron − What If?][Double-Drabble/Flashfic − Angst, Dramatic, Hurt/Comfort • 3.920 words]
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Pietro Maximoff/Quicksilver, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                      Remains of something
         that once had been beautiful, unspoilt.
 
 
Pietro osserva la sorella disegnare sul retro delle bollette della luce ancora da pagare, osserva la dedizione con la quale Wanda colori all’interno dei bordi da lei stessa prefissati.
Da che ne abbia memoria, sua sorella era sempre stata la più precisa fra i due.
«Cosa disegni?»
Wanda alza lo sguardo su di lui sorridendo, i lunghi capelli scuri come ebano ai lati del viso giovane, gli occhi accesi di infantile curiosità.
«Un cielo, delle nuvole» spiega paziente, mostrandogli il foglio in questione, sperando in un suo cenno di apprezzamento − la silente adorazione per il fratello che non si sarebbe mai spenta negli anni − «.. qui in basso, terra ed erba.»
Pietro la fissa negli occhi verdi, meravigliato di quanto possa essere perfetta nella sua innocenza, immensamente grato del dono che la vita sembra avergli concesso.
Non ha idea dell’effetto che può fare, ed è sicuro che un giorno avrà file di ammiratori ai suoi piedi: sarà lui a preoccuparsi che niente e nessuno la strappi dal suo fianco, la ama troppo − in maniera egoistica, ma è solo un bambino, Pietro, orfano di tutto ciò che aveva imparato ad amare − per lasciarla andare.
«Ti piace?»
«È meraviglioso.»
Wanda sorride, e Pietro non ha bisogno di nient’altro.
 
 
Quando la prima granata esplode, spalancando una voragine due piani sotto il loro appartamento, Pietro scatta all’improvviso afferrando il corpo esile, tremante della sorella, stringendola a sé per non abbandonarla più.
Riesce ad infilarsi sotto il letto prima che la seconda bomba esploda, una cascata di polvere e macerie nel salone, poi nel muro della loro camera.
«Va tutto bene, ci sono io.»
Wanda gli si stringe contro spaventata, rifugiandosi nell’incavo tra il suo collo e la spalla, mentre lui le carezza i capelli lentamente, la schiena dal collo alle costole con movimenti ipnotici, tentando di tranquillizzarla.
«Ho paura, Pietro.»
Le mani di sua sorella artigliano la giacca, la voce le esce in un sussurro impossibile, doloroso da percepire.
«Non devi averne, sono qui.» le mormora fra i capelli lunghi, proteggendola dalle schegge di cemento e legno.
Non vuole lasciarla, non può, non sa di come le sue dita abbiano scavato lievi solchi sulla pelle della sorella, non sa quanto davvero l’abbia stretta in quei momenti.
Più tardi, guardandosi ad uno specchio, Wanda scorge con un sorriso colmo di affetto le dita di Pietro impresse sui fianchi.
Quand’è che l’aveva stretta a tal punto, perché non se ne era accorta?
 
 
Sono seduti in una caffetteria nel centro di Sokovia, Wanda ride quando Pietro le dice di come quel caffè sia davvero pessimo.
D’un tratto, la ragazza vede un uomo alto e vestito di nero che cammina nella loro direzione, una ventiquattrore in mano e l’aria tranquilla di chi sa di star per concludere un importante affare.
«Tranquilla,» le dice suo fratello, «Non fargli capire che lo ritieni ostile.»
Wanda è sorpresa: di norma, sarebbe stato proprio lui a squadrare il nuovo arrivato con sospetto, ma Pietro è tranquillo come se lo conoscesse.
«Miei amici, buongiorno.» saluta l’uomo, e lei ne identifica l’accento immediatamente. Lo vede estrarre alcuni fascicoli dalla valigetta nera, porgendoli a entrambi; senza una parola, Pietro divora il suo scritto e Wanda fa lo stesso, rivolgendo infine una strana occhiata a quell’uomo che non conosce.
«Wanda, lui è Von Strucker. Ci ha proposto di unirci a lui per −»
«No.» Alla sua risposta perentoria Pietro la guarda confuso, e lei non distoglie l’attenzione da Von Strucker, fissandolo negli occhi gelidi, privi di sentimento.
«Wanda, è la nostra occasione.» replica il fratello convinto, eppure lei vorrebbe saperne di più, odia accettare a scatola chiusa.
«Mi permetta, signor Maximoff.» Von Strucker interviene, calmo come se la situazione fosse di suo gradimento, rivolgendosi a lei, «So che hai sofferto, che vorresti fare di più per Sokovia, proteggere i suoi abitanti..» si interrompe, e Wanda sa che è così, è sempre stato così, ma la sua priorità è proteggere Pietro e nient’altro. Non ha bisogno di diventare una cavia da esperimenti per proteggere il fratello.
«D’accordo, ma ad una condizione: non−»
«Si,» interviene Pietro, guardandola intensamente negli occhi, stringendole una mano sotto gli occhi vigili di Von Strucker, «a condizione che non ci separiate.»
Wanda gli sorride, − come quella volta da bambini, Pietro lo ricorda bene.
«Lavoreremo insieme. Prendere o lasciare.»
 
 
La prima volta che il fratello le vede mettere alla prova i poteri, il suo primo pensiero è che potrebbe abbandonarla seduta stante, disgustato di ciò in cui è stata trasformata.
Eppure Pietro è ancora di fronte a lei, Wanda lo conosce abbastanza da poter decifrare la sua espressione, meravigliata e stranita insieme.
«Non dici niente?»
Lui sembra rifletterci un attimo prima di risponderle. «Cavolo, è assolutamente fantastico!»
Wanda rotea gli occhi, sedendosi sulla fredda roccia ai piedi del fratello, poggiando il capo su una sua gamba, «Manipolare il cervello delle persone non è assolutamente fantastico, suppongo.» replica convinta, e Pietro si inginocchia alla sua altezza, guardandola fisso negli occhi verdi.
«Non è qualcosa di cui aver paura, sai?» le spiega paziente, carezzandole distrattamente il viso − «Ricorda della sensazione che provi quando guardi nelle menti altrui, il senso di iniziale smarrimento e poi di sorpresa per qualcosa che diviene parte di te.»
Il sorriso e la breve risata del suo gemello, quella volta, erano stati particolarmente contagiosi.
«Mi fai rivedere?» chiede Wanda dopo qualche secondo, accennando all’impressionante velocità raggiunta dal fratello, emozionata come una bambina il giorno di Natale.
«Tieniti forte.» le rammenta Pietro, prendendola rapidamente fra le braccia e facendole fare un giro entro i confini di Sokovia.
 
 
Collaborare con i Vendicatori è strano, certo, ed il loro senso di apparente e fragile unità lo confondono.
«Tutto bene?»
Pietro si riscuote dai propri pensieri, rivolgendo alla sorella il suo sorriso migliore, indicandole le scarpe disposte in file ordinate nell’armadio.
«Quali pensi che dovrei mettere? Magari quelle con la suola antiscivolo, o queste qui, o magari quelle chiare lì in fondo..»
«Pietro.» Wanda lo interrompe con una smorfia, poggiando un lato del viso sulla sua schiena e abbracciandolo da dietro, le mani sottili sui muscoli definiti del torace, «Non serve che tu finga, so quanto tu sia preoccupato, ma andrà  tutto bene. E quando avremo finito qui, ce ne andremo lontano per un po’, magari dall’altra parte del mondo.» sussurra, gli occhi chiusi e il profumo di suo fratello a confortarla.
«Perfetto.» Pietro si volta, ancora stretto nel suo abbraccio, baciandole la fronte con dolcezza, «Ma scelgo io la destinazione.»
«D’accordo. Ci vediamo giù.»
La sorella lo saluta con un cenno del capo, uscendo dalla stanza. Agguanta una giacca rossa dall’armadio, chiamandola all’improvviso.
«Wanda» Non appena lei si volta, Pietro le lancia l’indumento con aria palesemente divertita − «Il rosso ti dona.»
È abbastanza sicuro di averla vista arrossire.
 
 
«Non ti lascio qui.»
«Posso farcela da sola.»
Pezzi di metallo e vibranio si schiantano a pochi metri dai loro corpi, eppure Wanda sembra non sentirli, la stanchezza sconosciuta nelle ossa, il viso pallido striato di polvere e cenere.
«Ritorna a prendermi quando tutti saranno andati via da qui, non prima. Capito?»
C’è una determinazione tutta nuova sul suo viso, negli occhi che non hanno mai conosciuto altro che paura e smarrimento da quando quelle granate hanno distrutto la loro casa, mettendoli nelle mani di un folle, da quando hanno lasciato il familiare grigiore di Sokovia per le luci sfolgoranti dell’America.
Forse non è decisamente il momento per considerazioni di quel genere, eppure Pietro pensa che sia meravigliosa di un’essenza particolare e straordinaria, di una forza interiore che non le aveva mai visto addosso mentre distrugge i robot creati per eliminarli dalla faccia della Terra.
«Sai, sono dodici minuti più grande di te.»
Wanda si concede di ridere per un istante, inquieta. «Vai.»
Lui la guarda sorridendo ancora una volta e la sorella ricambia prima di vederlo scomparire in uno scatto repentino dall’altra parte della città.
Non può perderlo, deve finire il lavoro lì così da poter combattere al suo fianco, lo deve a se stessa, lo deve a entrambi.
 
 
Wanda percepisce la vita di suo fratello scivolare via di scatto, il filo rosso che sin dalla nascita li ha tenuti insieme, spezzarsi come le foglie in autunno cadono dai rami contorti degli alberi.
È per lei la sensazione più dolorosa che abbia mai provato, come se una parte fondamentale del suo corpo la stesse abbandonando quando più ne ha bisogno.
Scintille di energia scarlatta fuoriescono dal suo corpo in un vortice di distruzione, mentre crolla a terra tra le macerie della chiesa, le ferite a contatto con la roccia ed un urlo di acuta disperazione che nasce dal profondo del cuore, impossibile da fermare.
Sa bene di non dover abbandonare il suo posto sul campo, eppure il richiamo del sangue è più forte di qualunque cosa. Corre fin quando non sente i polmoni implorare pietà e svoltando ad un angolo di un palazzo cadente, vede suo fratello riverso a terra, Barton al suo fianco.
«Fratello» sussurra, crollando in ginocchio al suo fianco, stringendo una mano fra le sue, − mentre l’arciere le rivolge un’occhiata colma di scuse che Wanda non vuole interpretare − «Pietro, torna da me, ti prego.»
«Wanda, dobbiamo andare, salterà tutto.»
La ragazza fissa l’arciere negli occhi, seria come mai lo è stata.
«Ti ha salvato la vita, lo so. Aiutami a portarlo via di qui.»
 
 
«Barton, da quanto è chiusa lì dentro?»
«Mezza giornata.»
Clint sospira sconfitto, facendo cenno a Stark di uscire dalla stanza: c’è troppo dolore nell’aria, non riesce a sopportarlo.
«Fury cosa dice, c’è un modo per..?»
Vede Stark fargli cenno di abbassare la voce, eppure vorrebbe urlare che non gli importa che qualcuno lo senta, Pietro è morto e Wanda è distrutta dal dolore, tutto per colpa sua, − non era stato abbastanza sveglio da notare quel ragazzino prima, e il corpo del ragazzo crivellato di proiettili infesta i suoi incubi come un virus maligno.
«C’è questo siero, il GH.325 che Fury ha nascosto da qualche parte in Asia in un laboratorio super segreto, progettato per riportare un Avenger indietro nel caso in cui venisse.. come dire, irrimediabilmente compromesso.»
«I gemelli si sono uniti a noi, Stark. Dobbiamo usarlo.»
Clint è determinato a fare qualsiasi cosa per salvarlo, perché sa che quei ragazzi non meritano di portare sulle spalle conseguenze di una guerra che non hanno mai voluto. Eppure, avendo letto i fascicoli relativi ai disturbi post-trattamento, qualcosa si smuove nella sua coscienza, suggerendogli di lasciare che la natura faccia il suo corso: a quel punto, però, con quale coraggio guarderebbe Wanda, dicendogli che avrebbero potuto salvare suo fratello se solo non fosse stato così egoista?
Clint ci pensa su, sa che tenere Wanda all’oscuro di tutto sarà dura, che se Pietro dovesse ritornare e non avere memoria di lei, tutti loro dovranno affrontarne l’ira.
«D’accordo, fa preparare il jet.» decide, e Stark per un istante sembra preoccupato quanto lui, «Ma lei non ne saprà niente. Se qualcosa dovesse andare storto, saprà che suo fratello è stato sepolto e−»
«E se dovesse andare bene? Il periodo di convalescenza e recupero delle cognizioni è stimato per circa due anni.» sapere che non è il solo ad essere è scettico è confortante.
«Facciamo in modo che ne valga la pena, Stark.»
«Avviso Fury.»
 
 
Non sa da quanto tempo sia rimasta in quel laboratorio spoglio. Wanda percepisce solo il corpo di Pietro davanti a sé, le mani forti che l’avevano sempre stretta con amore e riverenza tiepide a contatto con le sue, − troppo per i suoi gusti, e presto saranno gelide.
«Wanda, dobbiamo portarlo via.»
«Altri cinque minuti,» mormora, carezzando piano il viso del fratello, gli occhi chiusi in un sonno eterno, il sorriso che non le rivolgerà mai più, «Devo salutarlo, devo−»
«Wanda.» riconoscerebbe quel tono sicuro ovunque, riesce a stento a controllarsi prima che scintille rosse escano dalle sue dita, «È tardi.»
«Tardi per cosa?»
«Deve essere seppellito.»
«Nessuno ha chiesto il tuo parere, Stark
«Hai perfettamente ragione, ma è davvero troppo tardi.»
Wanda scorge con la coda dell’occhio Stark e Clint Barton scambiarsi un’occhiata eloquente, volta a nasconderle qualcosa, eppure è troppo stanca anche per frugare nelle loro menti, non le importa più di tanto delle faccende degli umani, non più.
Fa scorrere lo sguardo sul corpo immobile del gemello, i proiettili estratti dal corpo, i capelli chiari puliti dalla polvere, vestito di azzurro.
Wanda si china lentamente su di lui, baciando la sua fronte, entrambi i lati del visto, infine le labbra, lieve come il battito d’ali di una farfalla; avverte già la mancanza di Pietro nelle ossa e nel cuore, lo avverte da capo a piedi con dolore indescrivibile.
«Amava il mare.» sussurra, voltando appena il viso pallido verso l’arciere, sperando che almeno lui riesca a cogliere le sue preghiere, che Pietro venga sepolto vicino al mare che avevano visto un’unica volta nella loro vita durante un viaggio in Inghilterra.
«Fammi sapere dove potrò andare a trovarlo.» e il suo è un ordine perentorio poco prima di lasciare il laboratorio, sussurrato a Barton con un tono in grado di far tremare anche il figlio di Odino ed il mostro verde, scomparsi dopo la battaglia a Sokovia.
 “Mi dispiace Wanda,” pensa tra sé l’arciere, non appena il jet prende il volo tra cieli di Manhattan verso est in un grigio pomeriggio di gennaio, “Ma per un paio di anni,  ammesso e concesso che tutto funzioni, andrai a trovare una tomba vuota.”
 
 
Quando rientra a casa dal poligono, Clint sente sua moglie parlare con qualcuno in salone; e stranamente, niente bambini in giro.
Sua moglie lo saluta con un sorriso e un «bentornato» abbastanza preoccupati e lui intuisce che qualcosa non va.
«Chi c’è in salone?»
«Fury.»
Attraversa l’ingresso con un macigno sul petto, consapevole del fatto che saranno sicuramente notizie dal laboratorio dall’altra parte del mondo − è quasi passato un anno e mezzo dal trattamento, e tutto quello che Fury gli ha svelato fino ad ora
sono stati indizi frammentari e disordinati.
«Allora?» esordisce, riempiendo due bicchierini di whiskey e offrendone uno all’uomo seduto di fronte a lui nella penombra.
«Tutto bene, per adesso. Maximoff si è svegliato.»
Il whiskey si schianta a terra in un tintinnio di scaglie trasparenti.
«Sta bene?» chiede in un attimo, il tono alterato dall’incredulità. «Ha chiesto di sua sorella, si ricorda di lei?»
Fury annuisce enigmatico e il ricordo dell’ultimo anno trascorso sfreccia sotto gli occhi di Clint come in punto di morte − la disperazione di Wanda, il suo iniziale rifiuto per la vita, gli incubi e i poteri troppo spesso fuori controllo, ogni tipo di distrazione sperimentata per tornare a farla sorridere, il pianoforte, diamine, aveva chiesto a Laura di insegnarle a suonare pur di farla distrarre.
«In effetti, la prima cosa che ha fatto non appena ha aperto gli occhi − a quanto mi hanno riferito i medici, − è stato chiedere di sua sorella.»
Quella sera, tornando a New York, non appena aveva visto Wanda cercare qualcosa di commestibile nel frigorifero di Stark, Clint l’aveva abbracciata forte mentre lei, stranita, aveva scosso la testa ignara, un sorriso impercettibile sulle labbra.
 
 
«Devo vederla, Clint.»
«Non puoi ancora, lo sai. Devi terminare la riabilitazione: non vuoi che tua sorella ti veda come uno squilibrato, no?»
Il ragazzo rotea gli occhi, infastidito. «Non ho mostrato nessuno dei sintomi descritti in quei fascicoli, sto bene, dannazione!»
«Certo,» annuisce Clint, divertito «Ma lascia che siano i medici a stabilirlo, okay?»
«Lei non ne sa niente, vero?»
«No.» tace improvvisamente, consapevole solo in parte delle conseguenze da affrontare, «Non sapevamo si ti saresti risvegliato, era meglio non dare false speranze.»
«Quando potrò vederla?»
«Tra un paio di mesi, adesso smetti di stressarmi.»
Pietro sorride al ricordo sempre vivo della sorella nella sua mente nonostante gli esperimenti, di memorie che dicono cancellate dalla testa − tuttavia, quanto possono essere state importanti, se il volto di Wanda è ancora scolpito a fuoco nel suo cuore?
«Cosa mi sono perso, esattamente?»
«Niente spoiler, Maximoff, non insistere.» Clint crede che alla fine la vitalità di quel ragazzo sia contagiosa, ma non troppo. E Wanda sarà talmente infuriata con lui da non fargli presagire di niente di buono, «D’accordo, dovresti sapere, dopotutto. L’ultima cosa che ricordi?»
Il ragazzo assume un’aria pensierosa, corrugando le sopracciglia.
«La nascita di Visione, credo. Tutto è abbastanza sfuocato da lì in poi.»
«Bene, c’è stata una battaglia contro Ultron a Sokovia. Eravamo riusciti a evacuare la gente in pericolo, ma poi ho visto un bambino per strada, sono corso a prenderlo e nel frattempo Ultron stava sparando nella mia direzione, mi avrebbe ucciso, Pietro.» spiega in tono serio, e il ragazzo è attento alle sue parole come stesse seguendo un documentario particolarmente interessante, «Mi hai salvato la vita, e..»
Perché deve essere così complicato?
«E..?»
«Ti sei preso una bella quantità di proiettili in corpo, altrimenti destinati a me.»
Il silenzio che segue è fatto di parole e ringraziamenti non detti, difficili a pronunciarsi.
«Capisco.» Pietro si alza rapidamente, sorridendogli conciliante, «L’importante è che io sia vivo, no? Dimentichiamo tutto questo casino, anche se forse mi sono perso un paio di passaggi. Chiederò a Wanda.»
«Pietro, non−»
«Lo so, lo so,» ammette, alzando le mani come dichiarandosi innocente, «Devo andarci per gradi.»
«Non sappiamo come tua sorella reagirà, quando verrà a saperlo.»
«Vedrai, la conosco bene. Si sfogherà, vi maledirà ma poi ne sarà felice.»
 
 
Alla fine aveva trovato la lapide di suo fratello chiedendo indicazioni a due ignari vecchietti intenti a passeggiare per il sentiero che conduceva alla strada sterrata.
Il paesaggio è meraviglioso, luci e ombre che Pietro avrebbe apprezzato.
Wanda si sede spesso sugli scogli, scrutando il mare in lontananza e il marmo chiaro con inciso sopra in caratteri argentei il nome del fratello, con un’unica citazione dalla Bibbia che ricorda di aver letto in un depliant a New York.
L’ultimo nemico che sarà distrutto è la morte.
A volte rimane sulla spiaggia per ore prima che Clint Barton si faccia vivo per riportarla a Manhattan. Wanda si riscuote dai propri pensieri avvertendo dei passi sulla sabbia, dietro di lei.
«Dammi un momento.» Si asciuga in fretta il viso, in attesa che il tono dell’arciere le confermi la sua presenza.
«Mi stavo chiedendo cosa si provasse nel ritrovarsi ad osservare la propria lapide.» Non v’è la voce di Barton, alle sue spalle, sinonimo di una normalità monotona ma sicura, ma una musica che aveva amato e adorato sin da bambina in maniera totalizzante, musica che narrava di cieli in tempesta e corse per boschi innevati, qualcosa che era stata l’eterna sinfonia delle loro anime vissute insieme da ere immemori.
«Sai, credevo che dopo due anni ci meritassimo insieme un momento tra noi.» quella voce la conosce, le è familiare come i poteri che le scorrono dentro, «Mi sei mancata, sorella.»
Eppure non vuol girarsi, Wanda sa che ciò che sente è frutto della sua mente, che Pietro non le sta davvero parlando − lo ha perso ventiquattro mesi e diciotto giorni fa, − non è realmente lì.
«Non sei reale.» si stringe nelle braccia quasi alla ricerca di protezione, e in un attimo Pietro è sulla riva, in ginocchio davanti a lei − come la prima volta che aveva sperimentato i suoi poteri, spaventata da ciò che non conosceva − che la attira tra le sue braccia, baciandole la fronte e il viso, passando le mani fra i capelli scuri.
«Ti ho visto morto, il corpo pieno di proiettili, eri immobile, immobile su quel tavolo, io non−»
«Wanda, guardami, sono io.»
Sua sorella alza gli occhi confusi, straniti e meravigliati insieme, sfiorandogli incerta il profilo dagli zigomi alla mascella, guardandolo come fosse il primo miracolo cui abbia mai assistito.
«Tranquilla, sono qui,» mormora lui, trattenendo a stento l’emozione nel rivederla dopo così tanto tempo, più pallida e magra di quanto ricordi, − eppure più forte, vissuta, determinata di quanto potesse immaginare − «Ero morto, è vero, ma avevano un siero, mi hanno fatto ripartire, Wanda. Sono qui adesso, sorella mia, non ho intenzione di lasciarti, ricordalo. Solo−»
Sua sorella si irrigidisce, staccandosi da lui. «Cosa?»
Pietro le sorride con un’alzata si spalle, indifferente. «Credo mi abbiano cancellato qualche ricordo di troppo, non ricordo niente dalla nascita di Visione, non è che mi aggiorneresti?»
Eppure l’espressione della sua gemella è ancora incerta e sospettosa: Pietro le prende le mani sottili fra le sue, facendole poggiare le dita sulle tempie.
«Guarda, Wanda, non sto mentendo.» le dice sorridendo, guardandola fisso negli occhi chiari, e lei vede ogni cosa − il dolore dei proiettili, il freddo da lui provato, una rapida sequenza di immagini raccapriccianti, di esperimenti e strani medicinali, il risveglio confuso e un “Dov’è mia sorella?” colmo di aspettative, la riabilitazione, Barton che dice di aspettare e.. −
D’un tratto abbandona la trama dei suoi ricordi, confusa.
«Loro sapevano. Mi hanno nascosto tutto questo per due anni, due anni di inferno.» Pietro riesce a calmarla a stento, riportandola alla ragione. «Non era sicuro che mi sarei risvegliato, okay? Nessuno voleva darti false speranze, se qualcosa fosse andato storto, mi avresti trovato sempre e solo qui.»
Le indica con un ampio gesto la spiaggia, il mare circostanti, sedendosi sulla sabbia umida e attirandola ancora a sé.
«Pietro..» la sente sussurrare qualche minuto dopo, ripresasi dal probabile shock.
«Cosa c’è?»
La guarda dall’alto, felice come non mai di esserle accanto, di nuovo.
«Torniamo a casa?»
 
 
«Non riesco ancora a crederci.»
«A cosa?» le urla Pietro dalla loro stanza al piano residenziale della torre, mentre lei scuote il capo con fare divertito, raggiungendolo.
Wanda si siede sul letto, accennando un sorriso, nuovamente felice, «Al fatto che tu sia vivo, sciocco.»
«Si, beh, credo che dall’altra parte non fossi gradito.»
Sta per rispondergli a tono, quando vede arrivarsi un cuscino praticamente in faccia, osservandolo ridere come un bambino per l’espressione fintamente scandalizzata e incredula.
«Non te l’aspettavi, eh?»
«Sei un egocentrico!» urla divertita, tentando di bloccarlo contro il materasso ma ottenendone l’effetto opposto: con un colpo ben calibrato della schiena, Pietro le finisce addosso, fissandola con espressione vittoriosa.
Le si avvicina lentamente, sfiorandole il naso con il suo e baciandole la fronte; con delicatezza si scosta da lei, mantenendo il contatto visivo  e poggiandole il capo sul petto, ascoltando il battito del cuore totalmente in sintonia con il proprio.
Wanda gli carezza i capelli chiari con movimenti lenti e calcolati, finchè Pietro non riprende la parola.
«Non sei pentita della nostra alleanza, vero?» le chiede e occorre qualche attimo perché sua sorella si fermi e gli risponda in tono serio.
«Non voglio allearmi con nessun altro.» mormora sulla sua fronte, le dita che scorrono sicure sul corpo del fratello, dalle spalle ampie al torace, carezze che Pietro sembrava aver dimenticato, «Solo con te.»
Questa volta è il suo gemello ad alzare lo sguardo su di lei, l’espressione sicura, «Vale lo stesso per me.» le dice, sfiorandole i capelli scuri, «Niente ci separerà mai, sorella, è una promessa.»
Infine, il fratello crolla dalla stanchezza posando il capo sul suo grembo, circondandola con un braccio e tenendola stretta a sé, rifiutandosi lasciarla andare.
«Wanda?»
Lei sorride, carezzandogli il volto. «Dimmi, ti ascolto. Non ti stanchi mai?»
«Tu ed io,» le dice, il tono invaso dalla stanchezza, tentando di mostrare una parvenza di serietà, «abbiamo bisogno l’uno dell’altra. Lo sai, vero?»
«Certo,» l’ultima cosa che Pietro sente, sono le parole della gemella sature di affetto e infinita consapevolezza, «L’ho sempre saputo.»
 




 
Note delll'autrice.
Mh, e quindi Joss Whedon mi uccide Pietro Maximoff così, senza apparente motivo: io non mi arrendo, e lo faccio tornare inserendolo nel famigerato progetto TAHITI, perchè ho shippato Pietro/Wanda♥ sin dall'inizio e per i miei feelings è stato davvero troppo.
Or dunque, perdonate questo mio sclero, ho amato tanto, tantissimo il rapporto tra i gemelli in AoU, eppure avrei voluto che restassero insieme sino alla fine, com'era giusto che fosse. Spero di essere rimasta abbastanza IC con i personaggi, anche se conoscendoli solo adesso, ho voluto dare una vena un po' più ironica a Quicksilver perchè mi sembrava che lui potesse davvero essere così: se lui è quello impulsivo e avventato, Wanda è  quella più calma e riflessiva.
Volendo scrivere dei momenti più importanti delle loro vite, il sistema delle double-drabble e flashfic mi è sembrato il più appropriato, anche perchè dal punto di vista strettamente narrativo le varie fasi vitali sono narrate in maniera frammentaria.
Oh, la frase "Non voglio allearmi con nessun altro. Solo con te" è presa dal film Catching Fire, chi conosce Hunger Games capirà; il GH. 325 è il farmaco che in Agents of SHIEDL riporta in vita Coulson e la citazione "L'ultimo nemico che sarà distrutto è la morte" è dalla Bibbia, ew. Inoltre, il titolo rimanda ad una frase della ff 'Dreaming of a dragonfly", riferimento che tengo molto ad inserire.
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensaste, - in realtà vorrei anche e soprattutto condividere un po' di feels e dispiaceri vari con voi, sigh - e niente, vorrei sperare che Pietro (aw, il mio bambino, i miei bambini ç___ç) sia ancora vivo.
Alla prossima, un bacio e un grazie enorme
fireslight.

 
  
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