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Autore: Val    31/12/2008    1 recensioni
"Lei era una strega...
No, niente cappello a punta o naso adunco...la scopa sì, ma per pulire in terra e...beh il calderone è una cosa che stregoneria o non stregoneria, bolle comunque, a prescindere dal colore del liquido che contiene e indipendentemente da quanto inquietante e denso siano l’odore e il fumo che ne fuoriescono.
Insomma Sìle, anche se a prima vista non si vedeva, era una strega."
Niente a che vedere con la wicca o con qualcosa di Potteriano, senza nulla togliere loro, è ovvio. L'ispirazione per me è nata tutta da Brian Froud e le sue splendide illustrazioni che aiutano a capire meglio il mondo affascinantissimo delle fate e...più "bassamente", da un sacco di pensierini fatti su quel bel figliolo di Gerard Butler(fisicamente il protagonista maschile è lui ;p).
Grazie di cuore a coloro che,seguendo la mia storia, consigliandomi e incoraggiandomi, mi hanno portato a concludere per la prima volta un racconto.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Capitolo 12 – “Sìle” Part I

solite ndr, scusate! La prima è relativa alle due frasi in Scots che pronuncia Liam scherzando con Sìle, lì sono ovviamente tradotte in italiano, realmente "suonano" circa così:"Haud up yer heid like a thistle"(ovvero "Hold up your head like a Thistle") "Auld claes and cauld porritch"(ovvero "Old clothes and cold porridge").
La seconda nota riguarda quel quasi impronunciabile nome di cinquantasei lettere che troverete. Si tratta di un piccolo villaggio del Galles che vanta il toponimo più lungo del mondo.
Non è un capitolo particolarmente pregno di significato credo, ma mi piaceva inserire un piccolo intermezzo.



Liam l’aveva chiamata appena tornato come promesso, avevano scambiato due chiacchiere non impegnative su come stesse l’uno, come stesse l’altro, come fosse andata a lui a Londra, se fosse stato tutto tranquillo al bed and breakfast...poi lei gli aveva chiesto se fosse ancora dell’idea di accompagnarla a Dumfries l‘indomani, promettendogli che non l’avrebbe trattenuto fuori oltre il pomeriggio.
“Certo che sono dell’idea...” le rispose tranquillamente e con un tono più confidenziale del solito.
Sìle sorrise tra sé e annuì portandosi i capelli dietro la nuca...le piacque scoprire che quella sensazione di risveglio che sentiva da due sera prima, non aumentò quando sentì la voce di lui, il che non significava che lui non le interessasse più, anzi!
Però voleva dire che ora era recettiva in modo più completo.
Da una parte sentiva che l’idea di rivedere lui, la eccitava, le piaceva, la faceva andare in leggera fibrillazione, ma dall’altra era ancora prepotente quella sensazione di forza che le derivava da quel risveglio: aveva ragione Dorcas, era guarita! Qualunque cosa fosse successa da lì in poi, lei sarebbe stata di nuovo sé stessa in modo assoluto e totale e non dipendeva da Liam, benché la sua presenza la facesse stare bene e potesse con molta facilità farla stare malissimo, non erano legate le due cose, pur scaturendo da un fattore comune.
Fu comunque un pensiero abbastanza poco discorsivo nella sua mente, fu più una serie di segnali...come una specie di mappa concettuale tracciata dal suo cervello.
- Va bene...- sussurrò – allora...ci vediamo...- rifletté per poi sbuffare un poco – io devo andare da Miss Curl a portarle un certo impacco che le ha preparato Dorcas prima di andare via, abbiamo appuntamento per le otto e trenta, tu puoi venire qui quando torno e poi...-
“Perché non facciamo che ti porto da Miss Curl e poi partiamo per Dumfries e tu la pianti di inventarti problemi che non sento di avere?”
- Lo dicevo per non farti fare levatacce...-
“Uno che pubblica per il National Geographic secondo te è uno che ha problemi di sveglia?”
E così...eccola davanti a Miss Curl che, Sìle se lo sentiva che non era una mattinata fortunata per evitare pettegolezzi, aveva in visita Miss Dawn e Miss White...erano tutte e tre sulla porta a fissarli, anche se Miss Curl lo faceva in modo decisamente più affettuoso, e non smisero fino a che non videro lei rientrare in auto.
Liam tanto per gradire fece loro un gesto di saluto con la mano.
- Ora capisci perché non volevo farti venire?- gli chiese lei quando furono ripartiti.
- L’avevo capito da un bel pezzo...- le rispose lui attento alla guida, tenendo una sigaretta tra le labbra – ma, escludendo l’antipatia del pettegolezzo come idea, dov’è il problema se lo fanno su una cosa vera?-
Lei lo guardò un attimo tenendosi la testa con la mano, il gomito appoggiato allo spessore del finestrino.
- Quale cosa vera esattamente?-
Lui fece un risolino...perché lei era sempre così sicura, non era cambiata di una virgola da quando si erano lasciati, era esattamente quella che aveva visto comparirgli davanti dopo averla baciata...era...come se si fossero date il cambio la Sìle timida e un po’ spaurita e la Sìle forse sempre un po’ timida, ma molto padrona di sé, consapevole e rilassata...assai più simile a com’era stata quel pomeriggio a casa sua, mentre parlavano del mondo cui lei era più vicina di lui.
- Come posso spiegarlo quello che succede tra me e te senza dare adito a un milione e mezzo di dietrologie su quello che posso o non posso pensare?-
Sìle lo guardò di nuovo chiedendosi come facesse Liam, che non la rassicurava affatto se pensava a come viveva diversamente da lei, a tutti quelli che, molto più “inquadrabili” di lui aveva conosciuto, erano riusciti a farle del male, a riuscire a darle tanta tranquillità con una mezza parola.
Molte sicurezze le erano tornate, certo, ma questo non significava che lui non la confondesse...quanto aveva detto a Ceday sullo sbagliarsi riguardo ciò che le premeva di più, era sempre più concreto come rischio.
Comunque fissò di nuovo gli occhi su di lui.
- Sei tremendamente sexy con la sigaretta in bocca, ma lo sai che ormai è illegale nel Regno? -
- Sono scozzese, si fottano le leggi inglesi! -
- Mi permetto di ricordarvi Sir William Kerr, del clan dei Kerr di Paisley, che sulle leggi inglesi al momento incide molto uno scozzese...-
- Chi l’ha detto che tutti gli scozzesi sono patrioti?-
- Secondo me tu ti senti un pochino Covenanter in fondo...-
-...beh...- fece per ribattere lui mettendosi a ridere – senti ma perché mi stai costringendo a fare il campanilista che non perde occasione di ricordare da dove viene? E comunque no, niente Covenanters, troppo bacchettoni per i miei gusti, diciamo che potrei scendere a più miti consigli, se non venissero a rompermi i coglioni su quello che faccio nell’abitacolo della mia auto da solo...-
- Ma oggi non sei da solo...-
- E’ spenta...- rivelò lui facendole notare di non aver ancora acceso la sigaretta incriminata - è solo per farmi trovare tremendamente sexy...ha funzionato, quindi posso anche lasciarla così...-
Sìle rise appena e lo guardò...seguì con lo sguardo il suo profilo...quel giorno le piaceva in modo particolare, forse perché gli donavano i colori scuri e quel maglione blu indaco di foggia vagamente militaresca, valorizzava molto la sua figura.
Era una giornata freddissima e splendida, con un sole di una limpidezza abbagliante, una giornata più da gennaio inoltrato che non da primi di dicembre e era tutto così vivido nei colori e negli odori e nei suoni da sembrare finto in certi momenti; probabilmente quella pulizia dell’aria era dovuta alle bufere di neve avvenute al nord e all’ovest, dicevano nell’Aberdeenshire e su Snowdonia, in Galles, che avevano causato un raffreddamento intenso chiudendo Cumbria e conseguentemente Lake District in una morsa di gelo e di sereno.
Aveva nevicato anche sulle loro di montagne.
Era elettrica, era di quelle giornate in cui sentiva un acuirsi speciale della sua recettività e poi, era una cosa stupida, ma era curiosa di vedere se in lui sarebbe cambiato qualcosa, una volta oltrepassato il confine tra Inghilterra e Scozia.
In tutto questo le era venuta una gran voglia di toccarlo in un modo qualunque.
- Posso disturbare il conducente?- gli chiese dopo un po’ che lo guardava, ma lui non se ne accorgeva perché era distratto dal controllare nello specchietto per un paio di sorpassi.
- Dipende da cosa vuoi fare...- le rispose.
- Una cosa quasi indecente...- mormorò lei slacciandosi la cintura di sicurezza per un attimo, aspettando che l’auto arrivasse in un punto di traffico meno denso, cosa nient’affatto difficile in quelle zone, e avvicinandosi a lui per dargli un bacetto e poi un morsetto sul collo facendolo ridere leggermente –te l’hanno mai detto che sei bellissimo?- gli chiese in un sussurro, ritornando a sedersi compostamente sul suo sedile mentre lasciava sedimentare il complimento.
Lui sorrise di nuovo imbarazzato infatti...
- Non lo so...non mi ricordo...- riuscì a rispondere quasi irritato da quella timidezza che lo bloccava.
- Stavolta te ne ricorderai?- gli domandò lei.
- Ehi non era abbastanza indecente, continua...- le disse lui per scherzo, abbandonando un terreno per lui troppo impervio, agitando appena l’indice ad indicarsi il punto dove si erano posate le labbra di lei dopo aver annaspato per un altro momento.
Sìle si mise a ridere leggermente e poi annuì.
- Dopo...-
- Dopo quando, se devi tornare a casa?- protestò con educazione lui facendola sorridere di nuovo, ma in modo più...elusivo, più “felino” quasi.
- Cosa dovrei leggerci in questo? Una protesta?-
- No un “Quando possiamo stare un po’ tranquilli?”- ribatté ancora Liam rinunciando ai giochi di parole.
Le diede uno sguardo veloce per non rubare attenzione alla guida, poi allungò la mano sinistra a posarsi su quella di lei per intrecciarci insieme le dita quando la sentì farlo lei per prima.
Lui aveva una mano enorme rispetto a quella filiforme di Sìle, ma era bella anche quella, era forte e quel bracciale d’argento che lui portava al polso, un po’ pesante e massiccio, gliela faceva piacere anche di più.
- Non sei tranquillo ora?- gli chiese prendendo delicatamente tra indice e medio della mano libera il bracciale e studiandolo un po’...era la prima volta che lo notava davvero, si rese conto solo in quel momento d’averglielo sempre visto.
- Sto guidando, ora...ti sto portando a Dumfries, ora...non prendiamoci in giro Madama Mim, hai capito a cosa mi riferisco...- le disse lui ironicamente.
- Questo vuol dire che ci hai ripensato su mentre eri a Londra?-
Lui annuì.
- Ora me lo dici a cosa dovevi pensare?-
- Charlie mi ha detto di John...- rispose lui a bruciapelo, tanto non esisteva un modo migliore per dirlo e il silenzio di Sìle, ma il suo rimanere tranquillamente con la mano nella sua, lo incoraggiarono a continuare – e io l’altra sera mi sono lasciato andare a qualcosa che mi andava immensamente di fare da quella volta in cui sei stata da me, ma avevo bisogno di guardarti di nuovo in faccia per essere sicuro di volerlo fare ancora...-
- Perché? Cosa dovevi leggerci sulla mia faccia per volerlo?-
- Che fossi davvero tranquilla come mi eri sembrata quando ci siamo salutati...che non ti aspettassi niente e che avessi davvero solo fatto qualcosa di cui avevi voglia in quel momento...-
A quel “Che non ti aspettassi niente” però, Sìle si irrigidì e tentò di ritrarre la mano.
- Aspetta...- la trattenne lui, stringendo la presa – voglio dire...che non ti aspettassi di dovermi tranquillizzare ancora, di dovermi spiegare, di dovermi rassicurare sul fatto che non c’era niente che mi obbligava nei tuoi confronti...e che non dovevo aver paura di mollare tutto se non me la sentivo, perché se ti avessi sentito dire un’altra volta quelle cose, mi sarei incazzato...-
- E perché?-
- Perché sono stufo di trovarmi tra chi mi “Avverte” su quanto puoi essere pericolosa e te che mi ripeti che“Forse potresti crearmi dei problemi, meglio di no”; io lo voglio un problema ogni tanto, sono un caprone dello Strathclyde...-
- Paisley non è nel Renfrewshire?-
- Io sono nato e cresciuto nei bassi di Glasgow e avevo un nonno di Ayr dolcezza, punto primo, punto secondo, Ayr, Paisley e Glasgow, sono una nell'Ayrshire, una nel Renfrewshire e una nel Lanarkshire che sono tutte poste sotto lo stesso governo regionale, quindi io sono, per tornare a noi e piantarla con le lezioni di geografia perché mi sto annoiando da solo, a tutti gli effetti un caprone dello Strathclyde che adora avere problemi con le streghe...pensa un po’! E se ora, dopo questa distinzione di capronaggine, contee e governi regionali scozzesi stai pensando che sono molto più campanilista di quanto non ti saresti mai aspettata...- si interruppe trovandosi costretto ad un'ammissione - hai ragione...ma mio padre era di Aberdeen...- precisò alla fine come a voler sottolineare una piccola impurità.
Sìle si mise a ridere, ma dopo qualche attimo che il sorriso le si era affievolito sulle labbra, gli chiese ancora spiegazioni.
- Che problemi ti crea la faccenda di John?-
Liam si fece più serio, ma non era teso, anzi...si tolse la sigaretta di bocca trattenendola tra le dita della mano destra, con la sinistra allentò la presa sulla mano di Sìle e cambiò marcia con un gesto rilassato, la tranquillità e la scioltezza dell’esperienza.
- Charlie mi ha detto che non hai più avuto nessuno dopo di lui...e che...-
- Lo so...- lo fermò lei intuendo quale fosse il seguito – ti ha detto che mi vuole bene e che non vuole che io stia di nuovo male...-
Liam annuì e Sìle sbuffò un po’ imbarazzata.
- Anche io voglio bene a Charlie, nessuno a parte Dorcas sa quanto siamo legati...- mormorò – però vorrei che evitasse di arrogarsi questo ruolo quasi paterno con me...magari a fin di bene, ma è sulla mia vita che rischia di influire...-
- Se può tranquillizzarti, non ha influito per quanto mi riguarda...- rispose lui per poi sospirare guardando fuori.
Sìle girò di nuovo gli occhi verso di lui e si appoggiò col capo al sedile.
- Vuoi dire che non hai istinti di fuga di nessun tipo?-
Non la guardava in faccia perché fissava la strada, ma Sìle sentiva che non era per evitarla...proprio perché lo faceva come se stessero parlando di qualcosa di assai meno spinoso e le dava a vedere perfettamente che non lo spaventava l’argomento.
- Non sono uno che scappa in genere...- rispose - anche perché ho l’abitudine d’essere abbastanza chiaro su quello che sento e quelle che sono le mie intenzioni...non mi piace andare avanti per sottintesi...- spiegò accompagnando con un leggero movimento del capo la negazione – ...forse avrei tagliato corto se mi avessi detto”Promettimi di non farmi male”, ad esempio...-
Sìle aggrottò un po’ le sopracciglia.
- A te non piace andare avanti per sottintesi, a me non piace andare avanti per pietà o per ricatto...- ribatté in modo quasi granitico e Liam annuì.
- Infatti sono qui...- rispose molto tranquillamente.
- Il che significa?-
Lui la guardò un attimo e poi fece un sorriso sotto i baffi, scoraggiandola dall’iniziare a lambiccarsi su qualcosa di troppo complicato in quel momento.
- Ripetimi dov’è che dobbiamo andare di preciso...- le disse mentre si avvicinavano ad un cartello che avvisava di un’interruzione della strada qualche miglio più a nord, poco dopo Dumfries.
- Sul Loch Ken...a Drumrash...-
Liam fece un risolino.
- Prendila per una pignoleria da indigeno, ma c’è una differenza tra Dumfries e Castle Douglas e se proprio vogliamo anche tra Dumfries e New Galloway...-
Sìle sbuffò ridendo.
- E quale sarebbe questa differenza tanto sostanziale?-
Lui le indicò il cartello che indicava una possibile interruzione della strada principale tra Dumfries e Castle Douglas per l’appunto, e di quella immediatamente secondaria che portava a Dalbeattie.
- Drumrash è a Castle Douglas. Il che significa, data l’interruzione, metà delle Southern Uplands da attraversare...il panorama è bellissimo, ma ci vuole almeno un’ora di più...-
- Hai molta fretta?- gli chiese lei e lui sorridendo scosse la testa.
- Non direi...- rispose.


Il rifornimento per Dorcas in sé fu rapidissimo, perché Sìle aveva telefonato e avvisato che avrebbero tardato e la signora Graham aveva provveduto a preparare tutto in modo che dovessero solo caricarlo in auto.
In questo modo, riuscirono a percorrere con più tranquillità quel tratto di Southern Uplands cui alludeva Liam, che erano bellissime col sole di quel giorno: erano delle vallate verdi d’erba, piene di pascoli, di piccole gole percorse da ruscelli in cui solo il fondo valle, pur non essendo sovrastato da cime particolarmente imponenti, rimaneva imbiancato di brina...e lì in mezzo dozzine e dozzine di pecore si adoperavano alacremente a mantenere il taglio dell’erba.
La strada correva a mezza costa, di quando in quando, dove si apriva qualche spazio piano, comparivano piccoli laghi o impaludamenti.
C’era qualche foresta qua e là, ma non certo di quella magnificenza propria delle zone più settentrionali: l’Ayrshire meridionale era una zona più simile all’Inghilterra.
Non c’era qualcosa di mancante, semplicemente era una differenza di paesaggio...anche quelle pianure o quei declivi ripidi, ma dal profilo morbido e reso liscio dall’erba, erano di una bellezza sorprendente e tutto considerato, anche questo, non solo l’asprezza e la drammaticità delle Highlands, facevano pensare a quella “Terribile Bellezza” posta e titolo di un certo pezzo musicale della tradizione.
- Com’è che li chiamano da voi?- chiede Sìle passando accanto a uno dei piccoli, minuscoli specchi d’acqua che di quando in quando si aprivano tra l’erba, a volte ingraziositi dalla presenza leggiadra di un cigno bianco.
- Cosa?- domandò Liam guardando a sua volta – ah...lochan...- rispose distrattamente.
- Bog on Lochan…- disse allora Sìle ricordando qualcosa.
- Dovrebbe voler dire...zuppo come un piccolo lago...-
- E’ l’unica cosa che so in scozzese oltre Mise Mi-Fhèin ...-
- Che significa...Io Me...beh le basi per una conversazione quasi ci sono...- scherzò lui.
- Perché tu saresti di quelli che parlano scozzese?-
- Ancora?- chiese lui sbuffando perché a quanto pareva, lei era determinata a fargli fare a tutti i costi sfoggio del suo nazionalismo - va bene, intendi scozzese tipo...- strizzò appena un occhio con fare pensoso – Hallò, a Sìle! Ciamar a tha thu? o tipo “Leva il capo come un cardo” , “Vestiti vecchi e porridge freddo”? (ndr)- le chiese pronunciando quell’ultima frase in un qualcosa di inglese, ma che a Sìle risultò quasi più incomprensibile del gaelico, cosa cui invece lei, conoscendo il Manx, era più abituata.
Era quella parlata assolutamente stretta e sgradevole ma al contempo irresistibile degli scozzesi.
- Ho come idea che ti venga meglio lo Scots...- gli disse ridendo.
- E’ che lo scozzese non me lo ricordo più, mio padre ci provava ad insegnarmelo, ma sulla sua nave mi confondevo...avevo quasi imparato il gallese da uno di Blaenau Ffestiniog...-
- Ah sì? Io già non saprei pronunciarlo...-
Lui annuì con un sorriso.
- Avevo imparato a dire perfino il nome di quel posto terribile su Anglesey...- disse e Sìle infatti capì al volo – quello che, bontà di qualche pia anima cambriana, abbreviano “Llanfair”...-
- Sì quel...Llanfairpwl...- tentò di dire lei.
- Aspetta...Llanfairpwll...gwyn-qualcosa...c’è qualcosa di bianco...-
- Nocciolo...nocciolo bianco - suggerì Sìle.
- Ah sì...-
- Dunque, tradotto significa ”Chiesa di Santa Maria nella cavità del nocciolo bianco, vicino al vortice di Sant’Ysilio della caverna rossa”!-
Liam la guardò sgranando gli occhi.
- Sì...grazie del’informazione...- rispose un po’ allibito, poi vedendo che lei continuava a fissarlo con la faccia di quella che aspettava un seguito, si schiarì la voce, prese un po’ di tempo per vedere se lei smetteva di piantonarlo con lo sguardo, poi visto che non pareva averne l’intenzione, si girò verso di lei e sembrò non sapere cosa dire per un attimo, ma poi si riprese – tu non puoi davvero volere che io lo dica in gallese...- le disse.
Lei gli disse che no, certo che non si aspettava che glielo dicesse in gallese...ciò nonostante quando arrivarono di fronte alla fattoria della signora Graham, circa un’ora dopo per l’appunto, Sìle uscì dall’auto, lui con lei, però poi la fermò:
- “Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch”!(ndr)- esclamò trionfalmente, puntandole contro il dito, con gli occhi accesi da un’eccitazione quasi infantile, poi però si lasciò andare allo sconforto – ah che ho detto...- mugugnò come vergognandosi, e mentre vedeva Sìle che gli andava incontro si risollevò –...però voglio un applauso – intimò - e al ritorno guidi tu! -
Lei gli andò vicino e lo fece abbassare per baciarlo su una guancia, ma con una totale noncuranza, quasi fosse una cosa che avveniva abitualmente.
- Un applauso perché sei completamente pazzo? – gli chiese soffermandosi sulla sua pelle con le labbra.
- No, perché pazzo ci sono diventato a forza di scervellarmi su una cosa così cretina, e solo per un bacio, è come la sigaretta per farmi trovare sexy...-
- Ma hai in programma di crescere tu prima o poi?- domandò lei ridendo e abbracciandolo attorno alla vita.
- Naa...sono altino ormai, mi accontento...- rispose cingendole il collo e abbassandosi a darle un bacetto appena sotto l’orecchio.
Non si stavano scambiando effusioni diverse da quelle che ci sarebbero state tra due amici molto affettuosi, erano in quella fase di studio reciproco che a volte capita al primo incontro dopo una forte intimità, cercavano un contatto tra loro, si stuzzicavano anche, ma per lo più a parole o a sguardi, limitando il resto e pochi gesti scherzosi: se lei di fronte a una battuta pungente, gli dava un buffetto su un braccio, lui le rispondeva pizzicandole leggermente il fianco, ma andando a cercare la pelle sotto il maglione più accarezzandola, che pizzicandola; se lui le faceva un dispetto, lei tentava di ribellarsi ma si lasciava bloccare le mani dietro la schiena e mentre lui le sussurrava qualcosa all’orecchio, lei gli dava un bacetto sulla guancia...
Andarono avanti così per quasi tutto il tempo, dopo aver lasciato la fattoria.
Al ritorno fecero il giro che avrebbero dovuto fare all’andata e questo li portò fino al Castello di Caerlaverock.
Anzi...Sìle gli propose di andarci e Liam ce la portò, ma passando da una strada diversa da quella canonica.
Parcheggiò lungo Shore Road e la fece scendere, poi si avviò tranquillamente lungo la riva sabbiosa e compatta.
Stranamente non c’era molto vento, c’era il solito sole limpidissimo che ogni tanto veniva coperto da una nuvola di passaggio e provocava un immediato raggelarsi dell’aria, ancora maggiore se possibile, ma poi tornava e allora era più piacevole stare fuori.
- Il castello è in fondo a questa strada, dove andiamo?- chiese lei afferrando la mano che lui allungava dietro di sé per invitarla a stargli vicino.
- Vedrai...- le disse portandosi il braccio di lei attorno alla vita e strizzandole l’occhio quando se la trovò vicina –...non mi sono perso in Africa, vuoi che mi perda qui? Dammi un briciolo di fiducia no?-
Era la prima volta che si vedevano in un giorno di sole tanto pieno e gli occhi di Liam erano di un verde splendido sulla pelle vagamente abbronzata, cosa non strana considerando che quando lui era tornato a Londra e poi era rientrato in Cumbria, era reduce da un viaggio tra i monti della Cappadocia con George che gli era valso una bella coloratina anche se non era estate.
A pensarci bene, lui era uno dei classici “Britanni”, di quelli che precedevano sia l’arrivo dei romani, che dei sassoni, che degli scandinavi: moro di capelli e pelle ambrata...anche la robustezza e l’armonia di proporzioni della struttura fisica, non erano un caso.
Detto questo, la riprese per mano e la portò dritta dritta al castello passando dalla parte della palude.
Sìle si accorse del giro solo quando, mentre percorrevano un sentiero che passava nella foresta, si ritrovarono nella radura in cui ci si imbatteva nelle rovine più antiche, quelle del castello originario...in quel momento il sole se n’era andato e c’era qualcosa di un po’ inquietante in quel posto, almeno agli occhi della ragazza.
Le piaceva, ma al contempo quel giorno non la rassicurava affatto, come un eco di paura che le rimbalzava dentro...non sapeva perché.
Sotto il camminamento che portava alle fondamenta del castello, correva quello che una volta era stato un fossato con l’acqua che lo riempiva, ora era solo un avvallamento coperto di alghe e lunghi steli di piante acquatiche...gli alberi intorno non avevano più foglie e c’era silenzio, troppo...l’unica cosa che sentiva “muoversi”, era qualcosa sotto quelle foglie...o almeno a lei così sembrava.
Ebbe la sensazione tremenda di qualcosa che le avvinghiasse le caviglie, fortemente, che le impediva di muoversi, che la tratteneva, che la soffocava, ma era una sensazione confusa e troppo lontana, non le diede ascolto, ma chiese a Liam di evitare la palude che portava al castello meglio conservato.
- C’è il passaggio, la palude è intorno, non c’è da aver paura...- le disse lui invitandola ad andare a vedere, tendendole la mano – guarda...- la incoraggiò.
Lei con le sopracciglia un po’ aggrottate afferrò la sua mano e accettò di seguirlo un po’ in avanti...ed era vero, non c’era da aver paura, il passaggio correva a pelo dell’acqua, era asciutto e solido, così lei si tranquillizzò, si convinse che forse era solo quel silenzio di poco prima...quella fossa che le aveva dato quella sensazione di inquietudine ad averla suggestionata.
Avanzò per un po’ con Liam...stringendogli forte la mano e aggrappandosi al suo braccio.
- Hai paura?- le chiese lui.
Gli sorrise e scosse la testa.
- Non lo so...- gli rispose guardandosi attorno.
Non c’era niente di cui aver paura, solo una palude...acque stagnanti, uccellini che coraggiosamente ogni anno affrontavano anche i mesi invernali...niente di strano, solo troppo fermo e silenzioso.
- E’ che...- disse Sìle ammettendo in quel momento per la prima volta una cosa che spesso nascondeva anche a sé stessa – dalla notte in cui ho trovato Lily...l’acqua ferma, ma attraverso cui non riesco a vedere...- gli spiegò indicandogli un punto in alcuni alberi affondavano le radici nell’acqua della palude senza permettere di vedere sotto la superficie liquida – non lo so...mi da un senso di angoscia... -
Liam guardò dove lei gli indicava e annuì.
- E poi qui c’ero sempre stata solo di primavera o d’estate, quando qui intorno è tutto fiorito e pieno di movimento...- aggiunse lei.
- D’accordo...- rispose seriamente, poi allargò le braccia quasi in segno di scusa – il problema è che siamo in inverno, fiori non ce ne sono e qui ovunque ti giri c’è acqua...-
Sìle lo prese sotto braccio e scosse la testa.
- Non importa, è una cosa del tutto irrazionale... ma se parliamo mi passa...- gli disse rimettendosi in cammino lei per prima.
Appena possibile poi, Liam la fece tornare sulla strada battuta, le spiegò che conosceva quella via per arrivare al castello perché lì intorno c’era una riserva naturale e qualche volta gli era capitato di fermarcisi a fare delle foto.
- Certo a quelli della biglietteria non fai un gran favore...ma il vantaggio è che quel sentiero lo conoscono solo i cacciatori e pochi altri addetti ai lavori; tutta gente che dell’assedio del castello se ne interessa molto relativamente...- le disse indicandole la foresta davanti a loro, mentre si dirigevano di nuovo verso il sentiero che li aveva portati lì.
Quando la vide più tranquilla, dopo un sospiro, guardando in avanti, decise di seguire il consiglio di George e di cercare di farsi dire lui qualcosa.
- Cosa sentivi che ti ha spaventata?- domandò iniziando dalla cosa più immediata.
Sìle levò lo sguardo su di lui mentre si sistemava la fascia di lana che le tratteneva i capelli all’indietro, esitò un momento, poi si strinse nelle spalle.
- E’ un po’ complicato da spiegare...è...una sensazione di freddo e di silenzio che mi prende dentro...come se ingollassi improvvisamente una gran quantità d’acqua gelida e vischiosa...-
Liam fece una faccia strana, ma mentre camminava con le mani in tasca del giaccone, i passi lenti e il viso rivolto al vento, che anche se soffiava solo a sporadiche folate, era davvero gelido, aveva sempre quel suo incedere tranquillo e rilassante, di quello cui non c’era da aver paura di raccontare cose insolite che la rasserenò e non le fece venire voglia di scappare.
- Non li guardare gli horror...- le disse strappandole un sorriso, ma poi smettendo di scherzare – perché mi hai detto che lo senti dalla notte in cui hai trovato Lily?- le domandò poi.
Lei annuì di nuovo, come a riprendere il capo del discorso.
- E’ una cosa che mi imbarazza un po’...- prese a dire.
- Io potrei raccontartene un milione di cose che mi imbarazzano se me le ricordo...vinco io senz’altro...-
Gli sorrise di nuovo, si massaggiò il naso gelato con la punta della mano e dopo un bel sospirone prese coraggio per parlare.
- Se sai di John...potrai ben immaginare che non fu un periodo facile quello per me...- iniziò, e come era sicura che avvenisse, Liam le diede un cenno di assenso che la spinse a proseguire – io trovai Lily non molto tempo dopo la sua morte...era un momento tremendo...avevo superato quella sensazione di astrazione dalla realtà, quella in cui non prendevo davvero atto della cosa, e ero piombata nei sensi di colpa...e non riuscivo a uscirne, mi sentivo sbagliata e siccome non potevo farci niente, mi era venuto in mente che forse...- si fermò un momento per trovare coraggio e poi riprese – forse non avrei mai potuto stare accanto a qualcuno senza fargli del male, e poi sentivo anche la gente dirlo, sentivo alcuni che addirittura pensavano “Magari non è cattiva...magari non lo fa apposta...” come se fosse qualcosa di inevitabile, la mia pericolosità...-
- Che stronzate...- commentò lui quasi annoiato, ma non riguardo lei, riguardo quei commenti idioti fatti da altri – vai avanti, scusami...- le disse poi temendo che lei si fosse interrotta per lui.
- Figurati...- rispose lei – comunque, per farla poco lunga, una sera uscii di casa...uscii senza sapere dove stavo andando, ero quasi in stato catatonico, avevo una coscienza di quello che facevo molto labile...sentivo solo che volevo trovare un posto silenzioso e immobile e...pensavo solo che senza John non sarei andata avanti, che avrei dovuto tenermi tutto dentro e forse lui sarebbe stato vivo e lì accanto a me...-
- Tutto cosa?-
Liam la guardava con aria curiosa...e lei non rispose perché sentì che aveva capito.
- Vuoi dire di te? Di come sei?- le chiese molto seriamente.
- Sì...-
Lui annuì e lei continuò.
Gli raccontò di quella sensazione di attrazione per il fondo di quel lago, dell’inconsapevolezza di come sarebbe finita se non avesse sentito la bambina piangere, tutto...compreso il sentire la voce di John.
Liam, di nuovo come Sìle non dubitava che sarebbe avvenuto, non batté ciglio e di questo lei gli fu più che grata.
- Probabilmente l’angoscia che sento in situazioni come quella di prima, è dovuta al ricordo di un momento della mia vita in cui ho perso il controllo in modo assoluto su me stessa...e...- un’altra esitazione per paura di come lui avrebbe preso la frase successiva – io non avevo mai...provato una sensazione che mi desse l’idea di come sarebbe stato morire...né per me stessa, né tramite altri...eppure sono percezioni che ho da una vita, ma non è mai così...e magari ora la rifiuto ancor più decisamente perché se l’avessi seguita quell’ispirazione avrei fatto del male a me, a Dorcas...a Lily più di tutti forse...-
Liam a quel punto preferì cambiare un po’ argomento e concentrarsi sulla bambina.
- Non hai mai saputo chi fossero i suoi genitori?- le chiese.
Sìle a quel punto lo fissò per qualche istante negli occhi, studiandolo appena un po’, capendo che forse era il momento di dargli un indizio in più sulla piccola.
- No...- disse – non so chi fossero i suoi genitori, nessuno l’ha mai cercata e...io non ho mai più ritrovato il posto in cui l’ho trovata...e ti giuro non è perché ero fuori di me, perché quando ho capito che era una bambina appena nata, che piangeva in mezzo all’erba, da sola, con quel freddo siberiano, sono tornata quella di sempre, io mi ricordo lucidamente di tutta quella notte da quando l’ho presa in braccio in poi, mi ricordo il sentiero che ho percorso, mi ricordo perfino gli aberi che ho incrociato e potrei portartici anche ora...quel lago non c’è più...-
- Potrebbe essersi asciugato...capita...-
- In una notte sola? Ci vorrebbe un’idrovora...-
Liam prese atto.
- E presumo non abbiate sentito rumore di idrovore quella notte vero?-
Sìle gli rispose con un’occhiata di traverso e gli assestò una sculacciata su una coscia, senza risparmiare molto la forza.
- Ahi!- protestò lui scostandosi un po’ di lato, ma ovviamente senza sognarsi neanche da lontano di togliere le mani dalle tasche - va bene, va bene, scusa, niente sarcasmo...- le disse ricevendo in risposta un cenno di assenso da parte di lei...rimase un attimo in silenzio, un attimo in cui Sìle non avrebbe saputo dire bene a cosa pensasse, ma poco dopo lui sollevò la testa guardando verso la riva sabbiosa dell’estuario che iniziava a rivedersi – torniamo verso casa?- le propose.
Lei annuì e lo riprese sotto braccio.
- Intanto raccontami qualcosa di imbarazzante...- gli disse alludendo alla sua battuta di poco prima.
Liam rimase un momento interdetto, poi però sorrise e annuì.
- D’accordo...allora potrei cominciare da un paio di belle figurette fatte indossando il kilt...-
- Mh...mica male...-
- Quando ho rischiato di offendere mortalmente un capo tribù del Borneo che voleva pagarmi perché...”soddisfacessi” un paio delle sue mogli...- spiegò lui “virgolettando” la frase con indice e medio di ciascuna mano.
Sìle sgranò gli occhi.
- Ma non ci credo!- esclamò.
- Che vuoi farci? Gioie e dolori della poligamia...le signore sono esigenti e i mariti hanno delle carenze di energie fisiche alla fine, così…-
- Pagano gli ospiti perché rabboniscano i bollenti spiriti delle loro mogli…-
- Solo se gli sono abbastanza simpatici o se li trovano sufficientemente attraenti, con buona pace di chi dice che la poligamia va sempre e solo a discapito delle donne - scherzò lui in risposta.
Lei lo guardava un po’ sconcertata e lui rideva sotto i baffi.
- D’accordo ce n’è un’altra che accarezza molto meno il mio orgoglio virile- le disse arrendendosi a dover dire qualcosa di poco edificante – ero sempre in Africa, uno dei milioni di volte che ci sono stato; io e un mio collega francese, eravamo ospiti di un villaggio Hamer, in Etiopia, e per onorare il rituale di passaggio dall’adolesenza all’età adulta di un ragazzo, ho rischiato di dover correre nudo come un verme sulla schiena di una mandria di vacche, ricoperto di sterco…-
Sìle strizzò gli occhi mettendosi a ridere.
- Che cosa?-
- In realtà io sono stato solo marchiato con lo sterco e adornato con un laccio incrociato sul petto, la corsa sul dorso delle vacche l’ha fatta il mio collega...lui ora può sposarsi in quel villaggio...-
- E tu?-
- Io riprendevo, non posso fare da cameraman e cercare una moglie nello stesso tempo...e poi lo sterco di vacca si lava via, ma cadere di peso a cavallo di un animale senza un briciolo di protezione per i gioielli di famiglia, è qualcosa di assai più vincolante e mi fa essere ancora più fedele all’idea del celibato-
Sìle lo guardò fingendosi sospettosa.
- A volte ho come idea che mi racconti certe cose solo per impressionarmi…-
- Tu non puoi davvero pensare che io ti racconti di essermi lasciato ricoprire di letame solo per fare colpo su di te andiamo!-
Lei rispose con una faccia che lasciava sottintendere abbastanza chiaramente che non escludeva nessuna possibilità, allora Liam allungò una mano a strizzarle il naso con due dita.
- Scimmia…- le disse facendola ridere mentre si portava le mani a coprirsi il naso.
- Va bene…ma delle mogli del capo tribù perché non hai approfittato?-
Liam sospirò come fosse una risposta difficile da dare.
- Non ero in vena di pensarci, ero appena reduce da una delle poche fughe sentimentali cui mi sia mai dato...mi sarei sentito patetico se avessi approfittato di qualcosa che per me non aveva senso - ammise guardando avanti a sé, la riva sabbiosa costellata di gabbiani.
Sìle gli diede un’occhiata di sottecchi.
- Una che ti aveva chiesto di non farle male?- domandò.
Lui annuì.
- E non ne aveva il diritto, non ancora almeno e non con me visto che ero stato molto chiaro in merito fin dal primo momento…-
- Ma ti piaceva un sacco vero?-
- Non mi psicanalizzare streghetta…- le disse lui senza guardarla.
- Non ti psicanalizzo, ti studio – precisò Sìle – perché dici di no?- gli chiese vedendolo scuotere la testa.
- Non ho bisogno di uno vetro riflettente, Sìle, lo so da me come sono fatto, io voglio sapere come sei tu… -
La ragazza portò lo sguardo più o meno dove lo teneva anche lui, un po’ immusonita e scossa da quella frase. Ammutolì di colpo, a Liam parve di sentirlo cadere quel silenzio e capì d’averla spaventata così non insistè.


Sìle lo tenne a distanza per tutto il viaggio di ritorno, non parlò, teneva lo sguardo fisso sull’esterno, seguendo il paesaggio che scorreva a variava fuori e man mano ritornava quello di casa.
Liam la guardava, seduta alla sua sinistra, i lunghi capelli scuri che le ricadevano attorno al capo fuoriuscendo alla fascia di lana, morbidi e lucenti.
Aveva gli occhi malinconici in quel momento e forse un po’ smarriti, ma non poteva immaginare cosa le passasse per la testa, sembrava anzi che lei lo volesse escludere per un po’ da sé, che avesse bisogno di riordinare qualcosa dentro sé stessa.
Capì che non gli era davvero così lontana solo quando provò a sfiorarle la mano, perché lei gli prese la sua e la strinse forte, poi si girò e gli sorrise appena, ma poi continuò a tacere.
Rimase in silenzio fino a che non arrivarono a casa: la splendida giornata che era sorta, si andava concludendo con un lento susseguirsi di pesanti nuvole cariche di pioggia che oscuravano il sole.
Liam rimase vicino all’auto iniziando a scaricare e Sìle ne approfittò per correre in casa in cerca di Dorcas.
La cercava anche solo per incrociare lo sguardo col suo, per avere un sostegno morale perché quell’osservazione di Liam le aveva fatto capire una volta di più che in quegli anni aveva sì sofferto la mancanza di una persona vicina, ma che quella stessa mancanza e la paura del rifiuto per quello che era le avevano sempre fornito un solido scudo…solo che Liam lo stava infrangendo pezzo per pezzo e forse neanche se ne accorgeva.
Dorcas però non c’era e proprio mentre la stava ancora cercando suonò il telefono.

“Eccomi…” le disse l’amica “sono al vecchio cottage con la bambina!”
Sìle aggrottò un po’ le sopracciglia mentre ascoltandola si liberava del giaccone e della fascia di lana.
- Perché siete lì?- chiese.
“I nuovi clienti hanno dato forfait e Lily stava diventando inquieta”
- Inquieta?- domandò Sìle mentre vedeva Liam sulla porta della cucina con due delle casse che avevano portato in braccio; gli indicò il tavolo davanti a sé – lasciale lì, arrivo ad aiutarti…- gli disse sottovoce.
Liam però le fece cenno di non preoccuparsi, che ne rimanevano solo altre tre e poteva portarle bene anche da solo.
“Si era appisolata davanti al camino appena dopo mangiato, ma si è svegliata spaventatissima da un incubo e non voleva assolutamente rimanere vicina al lago” le spiegò intanto Dorcas richiamandola a sé.
Sìle pensò che era facile che quel senso di panico avuto alla palude potesse essere un sentore di ciò che aveva vissuto Lily, non sarebbe stata la prima volta.
- Vengo lì…- disse con risolutezza.
“No tesoro non serve…adesso sembra tranquilla e tu hai bisogno di stare un po’ con il tuo ragazzo”
- Non è il mio ragazzo! – protestò Sìle quasi scandalizzata.
- Ma non pensarci neanche!- esclamò scherzosamente Liam intuendo che si parlava di lui mentre rientrava col secondo carico.
Sìle gli sorrise imbarazzata.
“Streghetta io voglio dare un’occhiata a Lily da sola, forse riuscirò a capire cosa la turba tanto, lo sai che se ti sa nei paraggi diventa come tutti i cuccioli che cercano la madre per ripararsi”
Sìle a quel punto assunse un’espressione decisamente preoccupata, tanto che Liam vedendola si fermò, molto attento.
- Dorcas per favore smettila di dirmi le cose metà per volta: perché hai portato Lily nell’altro cottage?-
Dall’altra parte di fu un lungo silenzio, lungo ma fin troppo eloquente tanto che Sìle la richiamò con una severità che non era propria del loro rapporto, non parte sua per lo meno.
“Qualcosa è entrato tesoro…la bambina si è svegliata perché qualcosa ha tentato di prenderla, qualcosa di orribile…di simile a quello che hai visto quella notte, l’ho visto anche io stavolta…”
A ripensare a quella visione terribile, Sìle si portò una mano alle labbra.
- Le ha fatto del male?-
“No, no tesoro, nulla più di un graffio su un braccino e tanta paura, davvero, solo che lei era lì, è arrivata oltre la porta, c’erano foglie e fango e terra sparsi sul pavimento”
- Non siete al sicuro lì, se quella cosa la cerca, le siete ancora più vicine!- esclamò Sìle carpendo maggiormente l’attenzione di Liam che le andò vicino, anche se prudentemente.
“Sìle qualunque cosa fosse quella creatura, veniva dall’acqua, quel limo che ho trovato sul pavimento era quello del lago, fidati di me…per favore”

Sìle non rispose a parole, ma Dorcas sapeva che aveva accettato di lasciarle fare come credeva, così riattaccò dicendole di salutarle Liam.
Sìle annuì e riferì, ma era tremendamente scura in volto.
- Ringraziala…- le disse Liam parlando di Dorcas, poi la guardò bene e la chiamò – tu stai bene?-
- Benissimo grazie…- rispose lei fin troppo prontamente.
- Allora io vado…-
- Sì…- disse lei – forse è meglio…-
- Non ne sono tanto sicuro, ma non insisto -
No infatti, non era meglio, lo sentì nel momento stesso in cui glielo diceva, ma era preoccupata e lui la distraeva troppo così lo accompagnò alla porta.
- Non insistere infatti, non è una cosa che…-
Neanche il tempo di finire la frase che lo sentì cambiare d’umore con la stessa sensibilità con cui avrebbe percepito l’odore di temporale nell’aria.
- Non dirmi che non è una cosa che posso capire, lascia perdere, non sei l’unica che non ama elemosinare coinvolgimenti…- le disse voltandole le spalle e uscendo sotto la pioggia che aveva preso a cadere fitta – stammi bene…-
Lei si rese conto nel momento in cui lo guardava allontanarsi che non voleva assolutamente stargli lontana o che lui stesse lontano da lei, allora lo richiamò.
- Aspetta!- insisté quando vide che lui non si voltava – ti prego Liam!-
Siccome tanto doveva fermarsi per cercare le chiavi dell’auto in tasca, si girò.
- Senti Sìle, se c’è una cosa che mi manda in bestia è essere trattato come uno incapace di farsi gli affari propri, quindi è davvero meglio se me ne vado…prima di iniziare a pensare che non è perché fai paura che ti stanno tutti lontani, ma perché troppo complicato starti dietro- aggiunse un po’ a bocca storta
- No, non è meglio se te ne vai!- esclamò lei uscendo a sua volta sotto la pioggia dopo essersi coperta con un cardigan appeso dietro la porta – che significa? Che ti sei stufato? Beh scusa tanto se è una vita che mi trovo a cercare di dare spiegazioni e a vedermi sbattere la porta in faccia appena ho finito di darle!- gli disse strattonandolo per la giacca e costringendolo a guardarla – l’ultima volta che ho provato a spiegare qualcosa è stato con John, possibile che non capisci? Sono io ad aver paura! Perché mi piaci e non riesco a tenere in piedi uno straccio di barriera che mi faccia sentire meno scoperta davanti a te, stai…tu stai distruggendo tutto e neanche te ne accorgi! Con questo tuo non chiedere, non biasimare, non trovare strano mi stai sgretolando sotto gli occhi tutto quello che per me era una certezza ormai! Tutto quello da cui credevo di dovermi difendere! Non puoi pretendere che io sia immediatamente così disposta a coinvolgerti in tutto! Ti conosco da un mese scarso! -
Era arrabbiata, davvero arrabbiata, erano anni che non era così arrabbiata con qualcuno e oltretutto non era per via del nervosismo che le aveva causato sapere di Lily, era proprio una lite tra “innamorati”…e quel pensiero la fece fermare un momento.
Allora fu Liam a sbottare un po’ bruscamente mentre trovava la chiave in tasca, sbloccava l’auto e apriva lo sportello.
- Non lo pretendo infatti, ma preferisco che tu mi dica “Non voglio dirtelo” piuttosto che dirmi “Non puoi capire”, perché mi pare d’averti dato già dimostrazione che qualcosa che chiunque intorno ha rifiutato, almeno la curiosità di conoscerlo l’ho avuta!- si interruppe perché si ritrovò lo sportello aperto davanti e si rese conto d’averlo allargato senza volere, allora lo sbatté richiudendolo come fosse un inutile intruglio che gli occupava indebitamente le mani - E cazzo se ho rinunciato a partire di nuovo tra una settimana perché credi che sia stato? Perché mi piace solleticare le smanie di pettegolezzo di tutti i Laghi Centrali? O perché mi diverto ad andarmene in giro a dire che mi scopo la strega di Loughrigg e non ci rimetto neanche la pelle? Ti piaccio? Bene, mi fa piacere, è tutto il giorno che sto cercando di capire se sono tornato a vuoto! -
Sìle allora fece per ribattere, ma non le uscì nessuna parola dalle labbra, era smarrita e aveva solo, e di nuovo, una gran voglia di baciarlo…
Afferrò al volo la prima cosa di senso compiuto che le capitò in mente.
- Partire?- gli chiese, però evidentemente avevano una particolare intesa in quel momento perché lui, mentre annuiva, la prese per la vita e si abbassò su di lei per baciarla.
- Sì…- bisbigliò sulle sue labbra, un istante prima di posarci sopra le proprie, bagnate di pioggia.
La baciò con una tale morbidezza, una tale involontaria sensualità, che a Sìle per poco non mancarono le ginocchia; la rabbia le passò del tutto in un attimo solo, gli si aggrappò letteralmente al collo e con un mugolìo beato e liberatorio, rispose al bacio invece che subirlo.
- E per dove?- gli domandò staccandosi dalla sua bocca neanche completamente per quanto le piaceva in quel momento, imprigionandolo di nuovo un attimo dopo con le mani che gli stringevano i capelli cortissimi, circa imprendibili in verità perché erano davvero quasi rasati, dietro la nuca.
- Isole Marchesi…- le rispose lui chiudendo di nuovo l’auto e appoggiandocisi contro per abbassarsi un po’ meglio all’altezza di Sìle, senza curarsi della pioggia o di altro.
Allora lei si staccò, ma gli rimase stretta contro, sgranando gli occhi rise appena.
- Sei tornato qui invece di andare alle Marchesi?- gli chiese e lui annuì – per me?- domandò lei sempre più stupita e lui disse di nuovo di sì.
- Mi pareva un’idea carina…- sussurrò prima di tentare di baciarla di nuovo.
Lei invece lo fermò e si slacciò dall’abbraccio sorridendogli…improvvisamente nei suoi occhi tornò quell’espressione morbida e vellutata, avvolgente e un po’ imperscrutabile…e anche una parvenza di quel riflesso felino nei suoi occhi, lampeggiò sotto lo sguardo di Liam.
Con un cenno del capo lo invitò a seguirla…
- Andiamo…- gli disse – uno che rinuncia alle Marchesi per tornare da una stronza come me, si merita un po’ di coccole all’asciutto…-
- Guarda che dopo aver litigato divento esigentissimo - la avvertì lui.
- Che paura...- ribatté lei nient'affatto impressionata.
Si avviò decisa verso casa e si fermò quando fu sulla porta, sapendo perfettamente che lui era rimasto lì a guardarla.
Era bagnata fradicia anche lei e aveva freddo, perciò si stringeva le braccia attorno al corpo e quando lo guardò gli sorrise di nuovo e gli rinnovò l’invito accompagnando un cenno del capo verso l’interno della casa con un grazioso ondeggiare dei fianchi.
- Cammina…- gli disse – non dare retta a quella strega di prima…-


   
 
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