# 9
Il
profumo del caffè era inebriante e la
visione di quei croissants paradisiaca.
Un
tripudio di marmellate da assaggiare e
bacon croccante da gustare, davanti ai loro occhi.
La
colazione sembrava ottima eppure
Michael aveva lo stomaco chiuso.
Dopo
la grande rivelazione di Nathan, il
giorno prima, si era scusato di continuo e anche se era stato perdonato
dall’amico, si sentiva ancora in colpa.
Sandra
invece mangiava tranquilla,
chiacchierando con Nate.
Anche
lei aveva completamente frainteso la
situazione, perché non si sentiva male come lui?
“Ma
come fate ad essere così tranquilli?
Io mi sento uno schifo e voi ve la ridete come se niente
fosse!”, non
resistette Mike “E tu, sei mia moglie! Dovresti farmi
compagnia nel mio
malessere!”.
Sandra
rise scompigliandogli i capelli
“Tesoro andiamo, è tutto passato. Abbiamo
sbagliato in buona fede e Nate ci ha
perdonato. Voltiamo pagina e godiamoci il nostro ultimo giorno
qui”, rispose
raggiante “Domani lui parte per il Canada e tu che fai?
Sprechi la giornata con
i sensi di colpa?”.
Nate
annuì “Sono d’accordo. Davvero Mike,
stai sereno. Troverò il momento adatto per vendicarmi ma ora
metti via quel
muso lungo. Sono contento di come sono andate le cose. Mi sento
sollevato e se
tu non mi avessi invitato qui non sarebbe successo. Quindi
grazie”.
Quel
ringraziamento non lo rincuorò
affatto, perché a breve si sarebbe incazzato da morire con
lui.
“Aspetta
a ringraziarmi”, Mike si passò le
mani sul volto “Credevo di aiutarti, così ti ho
nasc…”, un potente calcio alle
caviglie lo colpì zittendolo.
Riuscì
a non urlare ma l’ammutolimento
fulmineo insospettì Nathan.
“Cosa
stavi dicendo?”, domandò curioso.
Sandra
sventolò davanti a lui la mano,
cercando di minimizzare “Ma nulla di che… Mike ha
nascosto tutte le riviste dell’hotel…
sai, quelle con Matthew McConaughey che viene considerato il nuovo
Space
Cowboy… volevamo evitare che le vedessi ancora in
giro…”, inventò sul momento.
Mike
la guardò come se fosse un alieno
dalla pelle verde e con centinaia di occhi.
Nathan
scosse la testa sorridendo
“Addirittura! Sei esagerato Mike, bastava girarle a faccia in
giù o
scarabocchiarle un po’!”scherzò.
Sandra
sentì vibrare il suo telefono nella
tasca dei jeans, controllò il messaggio e poi propose
“Dovresti chiamare
l’aeroporto e controllare il tuo volo. Durante le feste fanno
sempre casino con
le prenotazioni”.
“Non
ci avevo pensato ma hai dannatamente
ragione!”, constatò Nate, alzandosi subito.
“Alla
reception ti fanno telefonare se lo
chiedi”, aggiunse Sandra, poi aspettò che Nate
fosse uscito dalla sala
ristorante per seguire il suo consiglio e diede uno schiaffo al braccio
di Mike
“Ma sei impazzito! Stavi per rovinare tutto!”, lo
ammonì appoggiando con forza
i gomiti sul tavolo per sorreggersi la testa “Quando lo
imploravo di parlare
non c’è stato verso di fargli dire la
verità, ora che deve tenere il becco
chiuso vuole spifferare tutto!” borbottò tra
sè, ignorando suo marito.
“Ti
prego, amore, dimmi che sei bipolare!
È l’unica spiegazione plausibile!!”,
urlò “Sono giorni che mi supplichi di
dirgli tutto e adesso invece me lo impedisci?!”.
Sandra
scosse la testa sconsolata e mostrò
al marito il messaggino appena ricevuto.
“Ora
capisci? Prima... tutte quelle
innumerevoli volte che ti ho pregato di raccontargli tutto, ecco quello
era il
momento giusto. Ma ora… lasciamo che le cose si aggiustino
da sole”, gli spiegò
alzandosi e continuando a spintonarlo verso la reception
“Cosa che comunque
avresti dovuto fare fin dall’inizio”, gli
ricordò nuovamente “Fermo qui, non
possiamo andare troppo vicino”, Sandra lo trattenne per la
camicia bloccandolo
ad una decina di metri da Nathan.
“Mi
stai sballottando qua e la, Sandra!”,
protestò lui.
***
Nathan
premette il piccolo campanellino
sulla scrivania della reception.
Si
appoggiò con il gomito al bancone e
attese l’arrivo del consierge.
Spazientito,
suonò un’altra volta,
guardandosi intorno in cerca dell’omino basso e pelato che da
giorni vedeva
sempre alla sua postazione di lavoro, impettito in un completo bordeaux.
Un
altro colpetto al campanello.
Era
divertente quel suono.
Ne
diede un altro. E un altro. E un altro
ancora, sorridendo ad ogni ‘ding’.
Ne
avrebbe assestato ancora uno se una
mano non l’avesse afferrato per il polso.
“Mi
scuso per averla fatta attendere, posso
esserle utile?”, domandò l’omino
cercando di non sembrare infastidito.
“Mi
potrebbe controllare la prenotazione
di un volo?”, domandò Nathan mentre fissava il
consierge pulire con un
fazzoletto di tela le sue impronte digitali da quel piccolo
campanellino
“Ehm…per favore”, aggiunse sperando di
ritornare velocemente nelle sue grazie.
“Ma
certo, signore”, cinguettò una volta
compiuta la minuziosa pulizia “Mi scriva nome, cognome e i
dati del suo volo e
mi aspetti pure su una di quelle poltroncine”, disse
allungandogli penna e
taccuino.
Quando
si diresse verso la piccola saletta
d’attesa vicino all’ingresso, fu attirato dalla
rivista posata sul sedile di
una delle poltrone.
Uno
scatto rubato di Nathan mentre cammina
per Atlantic City. La sua figura era accompagnata dalle foto di Sasha,
Kami,
Sandra, Esther e Maggie, ognuna in un tondo e disposte circolarmente
attorno a
lui.
Le
sue spalle si abbassarono
istintivamente.
“Nemmeno
fossi andato in giro con un
insegna addosso…”, mormorò tra
sé.
“Dovresti
essere più discreto, Nate”,
disse una voce alle sue spalle.
Una
voce inconfondibile.
Lui
si voltò come in quei film con le
scene al rallentatore, come se temesse che voltarsi di scatto la
facesse
scomparire improvvisamente.
Quando
fu completamente di fronte a lei, ancora
incredulo “S-Stana”, balbettò
“Sei qui?”.
Lei
gli sorrise e annuì, poi Nate si fece
serio “Perchè sei qui?”,
domandò non riuscendo proprio a capire. Dovrebbe
essere con Kris e la sua famiglia invece di essere lì
davanti a lui con un
trolley.
“Io…”,
Stana era tesa come una corda di
violino “Nate…”, si interrompe di nuovo
“Ti dovevo assolutamente parlare. Ti
devo parlare, Nate. Lo so che sembra tutto così improvviso
ma finalmente ho
capito...”.
Ancora
del tutto spiazzato, Nathan cercava
di seguire il suo discorso quando gli cadde l’occhio sulla
sua borsetta e più
precisamente sul suo contenuto.
Una
rivista arrotolata spuntava dalla
cerniera semi chiusa della sua Rebecca Minkoff. La riconobbe
immediatamente e
capì cosa lei cercasse di dirgli.
“Lo
so cosa pensi”, la interruppe quindi.
“No,
Nate, io…”, Stana cercò di riprendere
il discorso ma fu interrotta nuovamente
“So
cosa dice quella rivista o i blog di
gossip, in questi giorni. E so benissimo che pensi che io sia
inaffidabile,
immaturo, superficiale... che non prendo nulla sul serio e che non
saprei darti
stabilità. E sono sicuro che quelle foto non abbiano fatto
altro che cementare
le tue convinzioni ma, Stana… sono giorni che cerco di
andare in profondità
circa quello che provo per te e da quando mi hai detto di essere
incinta io…
l’unica cosa che riesco a pensare sei tu. Con il pancione. E
non mi importa se
non è il nostro bambino. Lo amo. Lo amo perchè
amo la sua mamma”, le parole
continuavano ad uscire dalla sua bocca come un fiume in piena
“E in quelle
foto…”, indicò la rivista nella sua
borsetta “Ci sono solo io che ripeto
all’infinito tutte queste cose a quelle povere ragazze che si
sono offerte di
ascoltare i miei sfoghi. Perchè fare finta di nulla e amarti
in silenzio non mi
sta più bene”.
Un
sospiro di sollievo uscì dalla sua
bocca, dopo aver terminato la frase.
Stana
era completamente rapita da quelle
parole. Così ipnotizzata dai quegli occhi blu da non
accorgersi di stare
trattenendo il respiro.
“Crescerò
il tuo bambino, Stana. Possiamo
farlo insieme. Ma se non vorrai... questa volta volterò
pagina sul serio”, si
avvicinò a lei e le prese le mani “Dovevo almeno
dirtelo o l’avrei rimpianto
per sempre”.
Stana
si accorse di aver ripreso a
respirare quando percepì il battito del suo cuore
così forte da sentirlo nelle
orecchie.
Solo
in quel momento capì quanto bisogno
avesse di sentire quelle parole.
Anche
se quello di Nathan era un discorso
ipotetico, ovviamente. Lei non era incinta e Mike sicuramente glielo
aveva
detto. Nonostante questo, sapere che lui avrebbe amato e cresciuto il
suo
bambino le aveva scaldato il cuore e fatta innamorare ancora di
più.
Si
liberò dalla presa delle sue mani e lo
abbracciò con impeto, lasciandosi sfuggire un gemito liberatorio.
***
Sandra
si portò le mani alla bocca
accompagnando il gesto con un piccolo saltello di felicità.
“Sì!”,
esclamò Mike battendo poi il cinque
a sua moglie.
“Per
questo ti ho impedito di dirgli la
verità, a colazione”, iniziò Sandra
“Ormai lei stava arrivando e insomma…
doveva sentire queste parole. Ogni donna dovrebbe”,
sospirò con gli occhi
lucidi ancora incollati su di loro “So che Nate glielo
avrebbe detto anche dopo
aver saputo che Stana non era incinta ma una parte di lei si sarebbe
sempre
chiesta quanto veritiere fossero quelle parole o se fossero dovute solo
alle
circostanze, capisci? Ora lei sa quanto lui la ama e cosa è
disposto a fare per
lei”.
Mike
baciò teneramente sua moglie sulla
fronte “Ora tocca a lei, però”, disse
tornando anche lui a rivolgere lo sguardo
sulle due figure ancora abbracciate, poco distanti da loro.
***
Stana
sembrava non voler mollare la presa
ora che finalmente era tra le sue braccia.
Se
ne accorse solo dopo averlo sentito
ridacchiare, felice di essere in quella morsa castana dagli occhi verdi.
Allentò
lievemente le braccia slegandole
da dietro il collo di Nate e lasciandole morbide sulle sue spalle
“Quello che
hai detto è bellissimo”, gli sussurrò
all’orecchio.
“È
solo la verità”, le rispose senza
spostarsi di un millimetro; gli piaceva troppo sentire il suo respiro
sul collo
e trovava quel parlarsi sottovoce all’orecchio molto intimo e
sensuale.
Rimasero
qualche altro secondo in silenzio
poi fu Stana quella a cui scappò una leggera risata
“Seriamente hai pensato che
mi fossi precipitata qui, mollando la mia famiglia, per dirti che avevo
visto
le foto e che non approvavo?”, chiese spostando di poco il
volto in modo da
guardarlo negli occhi.
“In
effetti un ‘Sei il solito stronzo’ via sms sarebbe stato
più verosimile”,
scherzò lui anche se dietro quella battuta c’era
un fondo di verità.
“Non
mi sembra di averti mai detto nulla
di simile. Non che mi faccia piacere sapere che hai mille ragazze, sia
chiaro,
ma fintanto che non stiamo insieme sei un uomo libero di fare quello
che
vuole”, spiegò Stana.
Un
sorriso forzato comparve sul volto di
Nathan.
“Bellissime
parole”, disse serio “Sono una
stronzata, ma comunque bellissime parole”aggiunse poi, con un
pizzico di
sarcasmo.
Stana
raddrizzò la schiena sorpresa, senza
però sciogliere l’abbraccio.
“Non
sono un uomo libero Stana. È vero,
non stiamo insieme, ma non sono affatto un uomo libero. Qualunque cosa
faccio,
lo vedo dal tuo sguardo se ti deludo o se ti ferisco. Se ti aspetto sto
male,
se cerco di andare avanti e vivere la mia vita mi sembra di tradirti.
Non
stiamo insieme, ma ogni nostra azione si riflette continuamente sulla
vita
dell’altro”, le
disse senza astio o
rancore “E fa schifo”.
Stana
sospirò profondamente appoggiando la
fronte contro la sua “Hai ragione, ho detto una
stronzata”, sorrise sfregando i
loro nasi per poi allontanarsi.
“Dov’è
il tuo ragazzo, Stana? Perché sei
qui?”, domandò infine.
“Ero
con la mia famiglia ma non riuscivo a
godermi la loro compagnia. Continuavo a pensare a come ci eravamo
lasciati e
alla tua faccia quando ti ho detto del bambino. Il pensiero che una
volta avuto
il bambino avrei dovuto rinunciare davvero a te, a noi...era un
pensiero
costante che mi ha fatto riflettere”, iniziò a
spiegare “Kris ha capito che
avevo la testa altrove... dove ce l’ho quasi sempre, ormai.
Abbiamo litigato e
mi ha mostrato le tue famose
foto con
quelle modelle. Mi ha ricordato che non mi posso fidare di te e che sei
immaturo”, Stana si strinse nelle spalle alzando lo sguardo e
puntando lo nei
suoi occhi “Tutte cose già sentite e che mi sono
raccontata io stessa per
anni”.
“Cosa
è cambiato, allora?”.
“Io.
Io
sono cambiata. Mi sono accorta di non essere innamorata di Kris, ma del
nostro
passato insieme. Lui è praticamente metà della
mia vita. Un porto sicuro. So
cosa aspettarmi da lui . Le cose tra noi sono semplici e lineari.
Nessun
intoppo, nessun sconvolgimento”, si fermò per
deglutire faticosamente, la gola
secca dall’emozione e dal timore di raccontare finalmente
tutto quello che
provava.
“Sono
una che non ha paura di sporcarsi,
di sperimentare nuove pietanze, toccare animali
pericolosi...” rise al pensiero
dei serpenti e dei ragni che aveva accarezzato sia sul set di Castle,
sia nei
suoi vari viaggi esotici “Ma se si tratta di rischiare in
amore? Sono una
codarda, cerco la strada più semplice e sicura”,
ammise, ormai senza più
vergogna.
“Ma
tu, tu mi sconvolgi Nate, mi metti in
discussione, mi sproni e mi spaventi, sì.. con te corro il
rischio di farmi
seriamente male... me ne sono resa conto immediatamente, per questo ti
ho
lasciato per tornare da Kris. Ma ora... sono stanca di sopravvivere. Di
accontentarmi. Ho capito che voglio vivere.
Voglio correre ogni rischio, perché ne vali la pena. Tu,
Nathan Fillion, sei
una meravigliosa incognita che non vedo l’ora di scoprire
giorno per giorno e
mi dispiace da morire di averci messo così tanto per
capirlo”, concluse tra le
lacrime.
Nate
era completamente ammutolito.
Riusciva solo a sorridere come un ebete.
“Mi
stai dicendo che hai lasciato Kris da
solo con la tua famiglia e per di più a pochi giorni da
Natale...per me?”, le
domandò commosso, continuando a sorridere poiché
del tutto incapace di
smettere.
“Sono
una perfida stronza, lo so”, rise a
sua volta Stana, finalmente sollevata.
Lui
la abbracciò forte “Sì, ma sei la mia
perfida stronza e non ti cambierei con
nessun’altra”, la rassicurò baciandole
una tempia “E ti prometto che il bambino sarà
felicissimo. Sarà il più felice
del mondo anche con due papà” aggiunse poi,
volendole ribadire il suo totale
impegno.
Stana
rise più forte “Ho capito, Nate. Sei
un uomo meraviglioso, ora smettila di ostentare il tuo adorabile buon
cuore”,
disse credendo che la sua fosse una battuta per alleggerire la
situazione.
Nathan
fu sorpreso da quell’uscita “Dico
sul serio, Stana”, ripetè, appoggiando una mano
sul suo grembo e accarezzandolo
dolcemente.
Il
sorriso le si congelò sul volto “Lo sai
che non sono incinta...vero?”.
Nate
la allontanò bruscamente per
guardarla bene in volto “Un momento. NON SEI
INCINTA?”.
***
“Oh
cazzo!”, sussultò Mike, cercando
istintivamente di svignarsela
Sandra
lo afferrò per la maglia
trattenendolo.
***
Stana
corrugò la fronte “Certo che no! Ho
avuto un grosso ritardo e ne ero davvero convinta, ma il giorno dopo
aver parlato
con te la mia dottoressa mi ha confermato invece che non aspettavo
nessun
bambino”, spiegò brevemente “Mike non te
l’ha detto?”, domandò sinceramente
stupita.
“MIKE
LO SAPEVA??!!”.
***
“Merda,
merda, merda”, continuava a
ripetere con i nervi
a fior di pelle.
“Sapevi che
sarebbe arrivato questo
momento, amore”, Sandra lasciò la presa dalla sua
maglietta e gli prese la mano
“Coraggio, andiamo da loro.
Ivi’s
Corner:
Mike corriiiiiiii, ti
ospito io nel
bunkeeerrr *-*-*-*
Aahahahahah no,
seriamente, resta e chiarisci
una volta per tutte u.u
Quanto sono pucci
pucci Nathan e Stana
*__________*
Adoro Sandra
bipolare. ADORO.
Sono indietrissimo
con le risposte alle
recensioni, chiedo perdono!
Prometto che
rimedierò al più presto!
A
mercoledì prossimo con il finale!