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Autore: Lois Lane 89    07/05/2015    1 recensioni
Tess è una costumista e lavora sul set del film Avengers Age of Ultron. Lei e l'intero cast sono diventati come una famiglia allargata. Sono amici e si divertono. Ma quando gli occhi marroni di Tess incontrano quelli coloro ghiaccio del capitano, qualcosa succede. Questa storia è raccontata sia da Tess che da Chris. Ma bisogna leggere per sapere.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chris Evans, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio, Scarlett Johansson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando finalmente riuscì a tornare a casa, mi accorsi che il mio cuore era sul punto di esplodere: Chris era innamorato di me e mi aveva baciata a lungo.
Credo che nessuno pteva capire come mi sentivo in quel momento; anche perchè non lo sapevo nemmeno io.
Quando tornai al lavoro mi ero completamente rimessa.
"Che ti succede Tess?" domandò Scarlett avvicinandosi a me durante una pausa delle riprese.
"Niente. Mai stata meglio." risposi io.
"Ti brillano gli occhi, non smetti di sorridere e non fai altro che guardare un certo biondino vestito a stelle e strisce." disse Scarlett.
"Non è assolutamente vero. Devo andare a mettere a posto questa roba." risposi io.
Così dicendo, presi in mano una scatola con degli oggetti di scena che non servivano e mi allontanai.
All'improvviso mi trovai un ragazzo davanti: capelli scuri, occhi verdi e indossava dei jeans e una giacca di pelle nera sopra una maglia bianca.
"Ciao. Ti va di venire a fare un giro con me quando mi sarò liberato?" domandò lui.
"No. E ora levati di mezzo; sto lavorando." risposi io.
Mi allontanai da lui, e posai la scatola nel tendone; ma quando uscì, me lo ritrovai accanto.
" Comunque mi chiamo Kyle. Gli Avengers? Lavori sul set con quei palloni gonfiati? Ti tratteranno come una schiava." disse Kyle.
"Mi trattano come una persona normale. E l'unico pallone gonfiato che vedo qui sei tu. Ora sparisci." risposi io.
Tornai sul set e attesi la fine delle riprese.
"Chi era quel tizio?" domandò Chris avvicinandosi a me dopo essersi cambiato.
"Nessuno di importante. Me ne sono liberata." risposi io.
"Vorrei stare con te stanotte, ma devo partire per un paio di settimane. Mi hanno preso per girare uno spot di un profumo." disse Chris.
"Verrà benissimo. E tutti vorranno comprarlo. Ci vediamo quando torni." risposi io.
"Ecco quello che mi piace di te. Hai sempre la battuta pronta. Mi mancherai piccola." disse Chris.
Mi aveva chiamato piccola: nessuno mi aveva mai chiamato così prima d'ora.
"Mi mancherai anche tu." risposi io.
Prima di andare via, gli lasciai il mio numero di telefono e lui mi strinse tra le sue braccia.
Rimasta sola, tornai a casa dopo essere passata al super mercato a fare la spesa.
Mi venne in mente che le riprese stavano per finire e che presto tutti avrebbero preso strade diverse, me compresa.
Mentre era lontano, sentì Chris solo un paio di volte e in fondo lo capivo benissimo: era impegnato e non aveva tempo per me.
Una sera mentre passeggiavo per strada con un frullato in mano, mi ritrovai Kyle davanti.
"Ma guarda chi c'è. Hai cambiato idea e vuoi uscire con me?" domandò Kyle.
"No. Voglio solo che ti togli di mezzo. Addio." risposi io.
Lo aggirai e continuai a camminare; purtroppo teneva il mio passo senza problemi.
Lo ingnorai, così forse se ne sarebbe andato: invece no.
Ad un certo punto, mi prese per il braccio e mi trascinò fino ad uno spiazzo nascosto tra gli alberi del parco (non eravamo lontani).
"Sei impazzito? Mi hai quasi staccato un braccio. Tu hai dei seri problemi mentali. Ti consiglio di farti vedere da un medico." dissi io.
Cercai di allontanarmi, ma Kyle mi tagliò la strada.
"Non sono pazzo. Sono solo innamorato di te. Voglio solo conoscerti meglio." rispose Kyle.
"E tu le ragazze le conosci aggredendole? Ora apri le orecchie perchè non te lo ripeterò un'altra volta: io non voglio uscire con te. Quindi vattene e lasciami in pace." dissi io.
Kyle non se ne andò, ma mi prese per le spalle e mi buttò a terra inginocchiandosi davanti a me.
Mise le ginocchia ai lati delle mie gambe per impedirmi di scappare.
Aveva uno sguardo che mi faceva davvero paura; mi afferrò i polsi e mi stese a terra, impedendomi ogni movimento.
"Ora direi che possiamo amarci." disse Kyle.
"Mai. Io ti odio. Lasciami andare." risposi io.
Cercai di urlare per attirare l'attenzione di qualcuno, sempre che in quel momento ci fosse qualcuno in giro, ma lui mi tappò la bocca.
"Nessuno ti sentirà. E dopo stasera, nessun'altro uomo ti avrà. Sei solamente mia." disse Kyle.
Iniziò a baciarmi sul collo, ma non erano i baci delicati di Chris: lui mi mordeva e faceva male.
Mi strappò la maglia, sbottonò i miei pantaloni e cominciò ad abusare di me.
Le sue mani stringevano e mi toccavano ovunque; la sua bocca continuava a mordere e io sentivo sempre più dolore.
"E' stato bello piccola. Mi mancherai." disse Kyle.
Non lo sentì più su di me, e vidi una figura allontanarsi lasciandomi sola.
Non riuscivo a muovermi e sentì alcune lacrime solcarmi il viso; dopo un tempo che mi sembrò infinito persi i sensi.
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Finalmente le due settimane erano passate e potevo tornare da Tess: mi mancava tantissimo e non vedevo l'ora di rivederla.
Avevo finalmente la possibilità di passare la notte con lei e stringerla a me.
Appena fui a casa la chiamai, ma non rispose; nel giro di un'ora la riprovai a chiamare parecchie volte, ma non rispondeva mai.
Mi stavo davvero preoccupando: dove era finita?
Ad un certo punto, il mio cellulare squillò, ma non era la persona che volevo sentire: era Scarlett.
"Scarlett, scusa ma non ho voglia di parlare. Hai per caso sentito Tess? L'ho chiamata un sacco di volte, ma non mi risponde mai." domandai io.
"E' proprio per questo che ti ho chiamato. Devi venire in ospedale." rispose Scarlett.
"Stai male?" domandai io.
"No. Si tratta di Tess. E' stata aggredita." rispose Scarlett.
"Che cosa?! In quale ospedale siete? Arrivo immediatamente." dissi io.
Scarlett mi disse il nome dell'ospedale prima che chiudessi la chiamata.
Mi precipitai in macchina e guidai più veloce che potevo; una volta arrivato parcheggiai l'auto e corsi dentro l'ospedale.
Quando ebbi raggiunto il piano, trovai il resto del cast e il regista davanti ad una stanza la cui porta era chiusa.
"Ehi. Che è successo? Come sta?" domandai io in preda al panico.
"Non lo sappiamo. L'hanno trovata in un parco priva di sensi e piena di ferite. Hanno trovato il mio numero nel suo cellulare e mi hanno chiamato. Dobbiamo aspettare." rispose il regista.
"I genitori sono stati avvertiti?" domandò Jeremy.
"Non li ha più. Me lo ha detto quando ha fatto il colloquio per ottenere il lavoro, mentre parlavamo." rispose il regista.
"Perchè non ce lo hai detto?" domandò Chris.
"Me lo ha chiesto lei di non rivelarlo. Non voleva essere trattata con compassione e pietà. Ha un fratello maggiore, ma lavora in Cina e non può venire. Ma è stato avvertito." rispose il regista.
"Non l'avremmo mai fatto. Fa parte della squadra e siamo come una famiglia allargata. Dobbiamo starle vicino e aiutarla a superare questo trauma." disse Scarlett.
"Se prendo chi ha osato metterle le mani addosso giuro che fa una brutta fine." risposi io.
"Devi mantenere la calma. Sei innamorato di lei non è vero?" domandò Mark.
"E' così evidente?" domandai io a mia volta.
"Non le levi più gli occhi di dosso. Quindi sì, è molto evidente." rispose Robert.
"E' vero. La amo e non so cosa farei se dovesse succederle qualcosa." dissi io sedendomi su una sedia con la testa tra le mani.
Poco dopo la porta della stanza si aprì e uscirono un medico e un paio di infermiere.
"Come sta?" domandò Scarlett; io ero dietro di lei.
"Le ferite che ha riportato non sono state provocate da una lama. I segni sono circolari, quindi è stata morsa. E' stata violentata." rispose il medico.
"E' sveglia adesso?" domandai io.
"No. Il morso sul collo è quello più grave. Se andava ancora un pelo più giù le recideva la vena e non ce l'avrebbe fatta. E' in coma. E non sappiamo se si sveglierà. Mi dispiace." rispose il medico.
Ad ascoltare quelle parole mi sentì come se mi avessero tirato un masso gigante addosso.
"Possiamo starle accanto?" domandò Jeremy.
"Sì. Sentendo una voce che conosce probabilmente si sveglierà. Ma se lo farà non dovrete starle addosso. Il nome dell'aggressore è nella sua mente, e ve lo dirà quando sarà pronta." rispose il medico.
Ringraziammo il dottore ed entrammo nella stanza: io fui l'ultimo.
Tess era stesa sul letto con gli occhi chiusi; era collegata ad una macchina che controllava il suo battito cardiaco.
Andai accanto a lei e le baciai la fronte, poi a turno le parlammo per aiutarla a svegliarsi.
Gli altri andarono a casa a riposare e poi tornarono, ma io restai: non volevo lasciarla sola nemmeno un minuto.
Passarono due notti e Tess non aveva ancora aperto gli occhi.
I medici cominciavano a perdere le speranze che si potesse svegliare.
La notte del terzo giorno però, accadde qualcosa: sentì la mano di Tess muoversi nella mia e poco dopo aprì lentamente gli occhi.

TO BE CONTINUED...
   
 
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