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Autore: HeartRain    07/05/2015    0 recensioni
|IN REVISIONE|
«Ib, sai perché hai gli occhi scarlatti?»
Un incontro tra La Donna in Rosso e Ib, farà aprire gli occhi a quest'ultima su una verità che lei non conosceva di se stessa. Sarà, pur contro la sua volontà, costretta ad accettarla, ma non tutto è come sembra.
Questa é la mia prima Long-Fic, perciò spero tanto che possa piacervi!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garry, Ib, Lady in Red, Mary
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Chiave


 
Bastarono pochi passi per poter leggere quel biglietto: “Le scale lasceranno passare solo in assenza di umani; nel caso un umano entri nel Mondo Fabbricato, il passaggio sarà libero dopo la sua cattura.”
Cattura… Poteva significare molte cose, ma decisamente io non ero stata ‘catturata’. Ero lì a girare per la galleria, e non me lo stavo mica immaginando di esser riuscita a salire almeno sugli scalini. Lasciai perdere, convincendomi che forse si era trattato solo di uno sbaglio.
Salii gli scalini uno ad uno, noncurante degli scricchiolii che si udivano ogni volta che il mio piede ci poggiava sopra.
Udii delle risatine. Le stesse risatine. La stessa voce.
Quando le scale terminarono, mi ritrovai – assieme a Mary che mi raggiunse qualche secondo dopo – in una lunga area dalle pareti e i pavimenti di un colore violaceo alquanto sbiadito. Mi guardai intorno, ma non riuscivo ad orientarmi – aspettavo che la voce tornasse per seguirla.
Detto, fatto. «…Vero?» Più mi avvicinavo, più la voce mi era familiare. Con chi starà parlando?
«Oh, certo. A volte, sì sì.» Diceva ridacchiando tra una parola e l'altra. Mi appoggiai alla parete da cui proveniva il suono, «Ma cosa stai-» mi stava per chiedere Mary, prima che io la zittissi con un brusco «Shhh!».
«Non si vede tutti i giorni, vero?» Più mi avvicinavo e più quella mi pareva la voce di Garry!
«Sono scappato, capisci...».
Almeno sapevo che stava bene; beh, più o meno. Non avrei dovuto esserne tanto convinta finché non l’avrei visto.
«Oh, l'adoro, ma ci vuole un po' di tempo. Ah, anche tu? Io e te andiamo d'accordo, non è così?» Stavo per fiondarmi verso la porta della camera, ma Mary mi fermò. «Che cosa fai?» le domandai, stranita.
«Arriva qualcuno!» rispose lei, allungando il collo verso l’altra parete.
Non ci voleva proprio.
Una donna alta, snella e con un elegante abito rosso stava arrivando da chissà dove e, ridendo fra sé e sé, si avvicinava alla porta.
Dovevo la salvezza della mia rosa – e quindi la mia salvezza a Mary, per avermi avvertito. Non avrei dovuto abbassare la guardia neanche per qualche millisecondo.
Prima che ella, con la sua camminata elegante quasi in punta di piedi su quei tacchi scarlatti, potesse arrivare a toccare la porta Mary si fiondò verso di lei, senza che io potessi fare o dire nulla. Mi sarebbe tanto piaciuto sapere cosa aveva intenzione di fare! Ma la donna non dava segni di aggressività verso la ragazzina, perciò – anche, soprattutto per paura, non avanzai di un passo rimanendo nascosta dietro la parete.
«Cosa stai facendo?», sentii la voce di Mary parlare con sciolta naturalezza e mi voltai per sbirciare. Sembrava così piccola in confronto a lei, ma magari erano solo i centimetri dei tacchi a fare la differenza.
«Non ti riguarda» rispose freddamente l’adulta, «Vattene, mi stai solo intralciando».
«Mi riguarda eccome! Non rovinare tutto così!» si spazientì la bionda, «Senti, se tu vuoi stravolgere tutti i tuoi – i nostri piani, a questo punto fallo e basta! Ma io non lo farò!».
Avrei potuto andare a prepararmi un po’ di popcorn per godermi la scena, ma, ahimè, dovevo cercare di capirci qualcosa anche senza.
«Vuoi uscire oppure no? Se ci tieni davvero a uscire da qui, ora devi lasciarmi fare». Mary restò in silenzio. «Hai capito?».
«Lo voglio. Avrei detto ‘più di ogni altra cosa’… Ma a differenza tua ho capito che esistono altre persone e perciò c’è qualcosa che vale ancora di più» rispose, «Io voglio uscire, è l’unico desiderio che ho sempre avuto, ma ora… In questo preciso istante… Voglio solo che tu ti fermi».
A qualsiasi cosa si riferisse, il discorso di Mary era convincente. Non importava se fino ad allora mi aveva mostrato solamente il suo lato più ‘stravagante’, se la stava cavando bene lì fuori. La donna però non sembrava pensarla allo stesso modo: quasi non stava più ascoltando Mary, «Vai via».
La congedò freddamente e Mary, rivolgendole uno sguardo pieno di disprezzo, si allontanò senza replicare nulla. Silenzio assoluto. Rimbombavano solamente i passi – non più energici e allegri come prima – di Mary.
Quando mi raggiunse, le chiesi cosa ci fosse che non andava. Lei non rispose. Le chiesi spiegazioni; lei non rispose, ancora e ancora.
Certo, poteva essere un po’ fastidiosa quando mi assillava con le sue innumerevoli, invadenti domande, ma ora che era in silenzio era ancora peggio.
Camminava per non-si-sa-dove, e io la seguivo; spiaccicò parola dopo parecchi minuti, che a me parvero secoli, con un: «Hai sentito qualcosa, prima?».
«No…» mentii, «Avrei dovuto?».
Mary scosse delicatamente la testa, e piccoli ciuffetti di capelli dorati si scontrarono contro le sue guance. Ora sembrava un po’ meno ‘assente’ rispetto a prima, così decisi di provare a esporle i miei dubbi; «Dove stiamo andando?».
«Non lo so».
«Non è meglio se torniamo indietro?» domandai, confusa e disorientata. «Non voglio perdermi».
«Fidati di me».
Annuii, «Mi fido».

***
 
Per un secondo ebbi paura, quando sentii qualcosa di spesso e duro sotto i miei piedi, così indietreggiai e mi chinai per vedere cosa avessi pestato. «Ho pestato un album».
Mary si voltò nella mia direzione, e aggrottò la fronte prima di avvicinarsi e chinarsi a sua volta per raccogliere l’oggetto; passò una mano sulla copertina per scacciare via la polvere, dopodiché disse: «Ib, è il mio album dei disegni, questo! L’hai stropicciato tutto!».
«Uhm… Scusami, non volevo. Come mai è qui per terra?».
«Io… Io l’avevo portato con me quando sono venuta alla mostra. Poi… Beh, poi l’ho perso quando sono arrivata qui» rispose indecisa, esitante. «Ho ancora con me i pastelli a cera, magari qualche volta ci disegno ancora» aggiunse, dando qualche colpetto alle tasche della sua gonna.
«Oh… Ok, d’accordo».

***
 
Quando Mary decise di prendere le redini della nostra conversazione, che dopo il ritrovamento del suo album si era interrotta bruscamente, eravamo già sulle scale che portavano da Garry.
«Aspetta, Ib».
«Sì?»
«Forse è meglio se ci fermiamo qui e aspettiamo. Quella donna potrebbe essere ancora lì».
Io annuii e mi sedetti per terra, con le spalle contro il muro scuro e freddo: evidentemente lei ne sapeva molto più di me di questo posto. «Mary, a proposito di quella donna… chi è?».
La bionda evitava il mio sguardo. Evitava di parlare. Evitava di rispondere, ma aveva ceduto: «Lei è la Donna in Rosso».
«E com’è che la conosci?»
«N-non la conosco! Stavo solo… Ecco… Ho letto in quegli strani libri delle cose su di lei...» mentii lei. Io feci finta di niente, sapevo che ciò che stava dicendo non era vero: la donna non avrebbe saputo il nome di Mary se davvero non l’avesse conosciuta. Anche se nella mia mente erano già sorte molte domande, ero certa che Mary fosse un’umana; l’avrà incontrata prima di vedere me e Garry!  Era l’unica spiegazione logica; se facesse parte di questa galleria mi avrebbe già fatto del male da tanto... no?
«Vai avanti» le dissi.
«Beh, ho letto che lei… È lei che comanda sugli altri, qui; e se incontra degli umani, li intrappola»
«Ma con te non l’ha fatto»
«Beh… Lei… Ha detto che lo farà se non usciamo da sole»
«L’ha detto?».
Un’altra bugia. Mary annuì e io continuai a fingermi ignara di tutto, prima che lei mi sorprendesse con un’altra frase: «Ho letto anche che in questo posto c’è una camera che contiene tanti oggetti, tutti utili per scopi differenti: se trovassimo la chiave potremmo trovare cose interessanti»
«Immagino di sì, ma dove dovremmo cercare? Non sappiamo neanche dove sia quella stanza»
Mary poggiò il suo dito indice sulle labbra, e cominciò a pensare. Ma appena cominciò a parlare, delle scritte apparirono sulla parete dietro di noi: le lettere erano di pittura fresca, e gocciolavano fin sul pavimento.
Sussultammo e ci avvicinammo per leggere: “NON RIUSCIRETE NEL VOSTRO INTENTO”.

Okay. Incoraggiante.










Angolo autrice
Ciao a tutti! :3
È passato un po' di tempo dalla pubblicazione di questo secondo capitolo, quindi scusatemi, avevo scritto che l'avrei pubblicato in settimana e non l'ho fatto. ç_ç
Spero che il capitolo vi sia piaciuto in ogni caso! c:
Grazie a chi leggerà o recensirà!
A presto! :3

~HeartRain
  
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