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Autore: Kira Kinohari    08/05/2015    1 recensioni
Nell'epoca Sengoku sembra non esserci spazio per l'amore, ma solo per la guerra contro i demoni. Solo in pochi casi, forse ...
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Sesshoumaru
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nyoko era felice di essere tornata a casa, ma soprattutto di aver riportato a casa la sua piccola nipote salva. Eppure non capiva quella bambina, perché scegliere un demone, anzi un trio di demoni con cui vivere? Che cosa le era successo? Aveva perso i genitori, o era semplicemente sotto qualche sorta di incantesimo o ricatto?
Non riusciva a trovare risposta a quelle domande.
<< Zia, stai bene? >> chiese Tsui
<< Sì. Hai avuto molta paura? >>
<< No, zia. C’eri tu con me. >>
La sacerdotessa sorrise e la strinse in un abbraccio.
Più tardi, quel giorno, quando il sole aveva lasciato il posto alla luna, la donna sedeva sui grandini della sua casa, guardando le stelle sporadiche nel cielo, un cielo nero e profondo. Ripensava a quell’essere. Sesshomaru. Aveva lunghissimi capelli argentei, e occhi di un ipnotizzante color dell’ambra. Eppure era chiaramente un demone, chiaramente un demone cane. Anche se non avesse saputo che era il fratello di Inuyasha – figlio di Inu no Taishō– avrebbe capito che si trattava di un demone cane, perché la sua coda – probabilmente – pendeva dalla sua spalla destra mentre su quella sinistra portava un’armatura che copriva anche tutto il petto indossata sopra il kimono. Ciò che le sembrava molto strano era il fatto che non portasse i sandali come tutti. Era strano anche che a quella vicinanza non avesse avuto l’abilità di percepire la sua aura e la sua presenza. Era arrivato all’improvviso e lei non se n’era resa conto finché non aveva parlato. Stava forse perdendo i suoi poteri?
Aveva bisogno di chiarirsi le idee, aveva bisogno di provare le sue forze e le sue abilità.

Rin lo stava guardando raccontandogli per l’ennesima volta di come lei e l’altra piccola umana, che lui non aveva nemmeno notato, avevano raccolto fiori e poi creato delle corone da indossare come delle principesse. Sembrava davvero felice e ancora una volta si rese conto che forse sarebbe stato meglio lasciarla nel suo mondo umano. Ma come poteva quando era tornata dal mondo dei morti per ben due volte?
Avrebbe potuto vivere senza quella bambina? L’unica persona che gli facesse apprezzare la vita?
No, non avrebbe potuto. Era proprio per lei che voleva distruggere quell’albero, per salvarla e per aiutare la sua razza che in rare sporadiche persone si era dimostrata ancora degna di essere aiutata, ma ancor di più, per molte altre occasioni, avevano dimostrato di essere incredibilmente pericolosi perché le loro ambizioni non facevano altro che sfamare le ambizioni di piccoli demoni in cerca di grande potere. Un essere formato da un demone e un umano è uno degli esseri più pericolosi come aveva dimostrato Naraku.
<< E poi la signorina Nyoko ha cucinato una zuppa buonissima. C’erano delle verdure fantastiche e un pesce enorme che abbiamo pescato tutte e tre insieme. >> finì Rin.
Sesshomaru rimase in silenzio.
Avrebbe voluto risponderle, ma improvvisamente un brivido gli attraversò la schiena. C’era un’orda di demoni che si avvicinava velocemente. Erano ancora molto lontani, ma lui poteva percepirli benissimo grazie ai suoi sensi molto sviluppati. Dunque era arrivato il momento che temeva, altri demoni avevano scoperto l’esistenza del frutto ipnotico.
<< Jaken, tu Ah-Un e Rin dovete andare via. Portala al sicuro, il più lontano possibile da qui. >>
<< Che cosa succede signor Sesshomaru? >> disse Rin.
<< Si stanno avvicinando molti demoni. >>
<< Qui? In questo luogo? >> chiese preoccupata. Anche se si erano allontanati dal villaggio della sua nuova amica, sapeva che potevano essere in pericolo anche loro. << Dobbiamo avvertire Nyoko. >> disse, ferma.
<< Perché? >>
<< Perché sono persone buone e non voglio che accada loro niente. >>
<< Ti sei affezionata, quindi? >> domandò il demone senza riuscire a trattenere un tono acido.
Rin non rispose a voce, ma chinò il capo in segno positivo.
<< Ora andate. Ci penserò io. >> rispose non ammettendo repliche.
Doveva salvare quel luogo e quelle persone, anche se potevano essere le persone che gli avrebbero portato via la sua Rin?

Era stata una settimana molto dura, ma nulla era come quella notte. Erano stati sotto attacco per sette giorni e sette notti, i demoni erano così numerosi che non avevano paura di mostrarsi durante il giorno perché sapevano che in quel modo, uniti come un unico elemento, non potevano essere sconfitti, e di fatti non era riuscita ad eliminarli, ma solo ad arrestarli. Aveva creato una barriera attorno al suo villaggio. I bambini erano stati portati in un luogo sicuro, sotto terra, in una grotta di cui solo pochi conoscevano l’ubicazione, Le mamme erano andate insieme a loro, non tutte, solo alcune. Perché altre non avevano potuto lasciare la loro casa e soprattutto la persona che amavano. D’altronde si erano dichiarati di esserci per sempre, anche in casi pericolosi, fino alla morte.
Il muro aveva retto bene, indebolendola sempre di più, ma senza mai spezzarla. Aveva una potenza smisurata, solo che nessuno se n’era mai accorto. Nemmeno lei. Sapeva di essere una brava sacerdotessa, una con dei poteri speciali. Ciò che non si sarebbe mai aspettata era che fosse capace di resistere ad un’orda. Eppure c’era riuscita ancora per altri sette giorni. Finché era arrivata la notte in cui le sue forze l’avevano abbandonata. Riusciva a malapena a reggersi in piedi.
<< Scappate. Andate insieme ai bambini e rimanete lì finché non sarete sicuri che il peggio sia passato. >> disse a coloro che erano rimasti a proteggere la città.
<< Moriremo per difendere i nostri cari. >> rispose Goro.
<< No, non sprecate il vostro avvenire. >>
<< Ti staremo accanto, fino all’ultimo, nostra signora. >> replicò Jiro.
Lei non disse nulla. Faceva fatica persino a parlare e non avrebbe avuto le forze di discutere con loro. Sentiva che tutto era finito, l’ultimo pensiero andò a sua nipote, la sua piccola Tsui a cui non avrebbe potuto dare neppure un ultimo bacio.

  
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