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Autore: _hell_inside_    08/05/2015    2 recensioni
Nessuno si sceglie la sua storia, la vita che gli tocca vivere, la famiglia in cui nascere. Certamente, qualcosa di gradevole c'è, ma non troppo.
Mi chiamano Syd e nessuno sa nulla di me. Forse nemmeno io mi conosco davvero. Mi hanno detto che sono una delusione, una troia, una ribelle, una delinquente, una pazza... Forse è vero, forse no. Come ho detto nemmeno io so la mia storia. Syd è solo un soprannome, un nome che porta con se un'altra storia, una coperture per nascondere il mio insignificante passato. Ma se non fosse davvero così?
Una ragazza che piomba per caso nelle vite comuni ma allo stesso tempo straordinarie di nove ragazzi... Riuscirà a cambiare qualcosa? Cosa comporterà il suo arrivo?
[Frerard] [Syn&Zacky]
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NIGHTMARE
 
È buio attorno a me. Sento delle voci, delle urla. “Mamma dove sei?” riesco a pensare solo a questo. Qualcuno sta piangendo. “Mamma perché piangi?” non ci sono pericoli, staremo insieme noi tre per sempre, non mi importa se papà non c’è più.
-No! I miei bambini!- mamma perché urli?
Mia madre si piazza davanti alla porta della camera, ma viene spintonata via con la forza da un uomo, mentre l’altro entra nella stanza, ma la mamma è più veloce e ci afferra entrambi, anche il mio gemello.
-Signora, siamo dei servizi sociali. In queste condizioni la custodia dei figli le è tolta. Glielo abbiamo già detto. Riteniamo che una tossicodipendente non possa crescere adeguatamente due bambini-  sembrano così buoni, ma io non voglio separarmi da te, mamma.
Quello che l’ha spintonata prima, fa un passo verso di noi e strappa dalle braccia della mamma mio fratello. La mamma urla e tenta di proteggermi. Poi sento anche io due mani estranee prendermi e strapparmi a mia madre.
-Mammaaaaaaaa!- urlo
 
 
-Mammaaa!- mi sveglio urlando e grondante di sudore. Ancora lo stesso incubo, da anni, ormai. Ma non cambia mai di una virgola. E io ho sempre la stessa paura.
La luce del corridoio si accende e compare Alexander, mio padre.
-Kim? Stai bene? Ti ho sentito urlare…- chiede preoccupato. Chissà come doveva essere avere lui come padre anche durante l’infanzia.
-Solo un incubo. Nulla di che- sorrido, ma lui mi guarda storto e si siede accanto a me, sul letto.
-Raccontamelo. Aiuta  a sconfiggere i propri demoni parlare. O almeno dovrebbe funzionare, mi hanno detto-
Gli racconto tutto, ogni minimo particolare. Mi sembra sempre troppo lucido per essere solo un sogno, come se fosse qualcosa di già vissuto. Quando termino il racconto, lui scuote la testa, rassegnato.
-Non è solo un incubo, Kim-
-Cos’è allora?- chiedo
-Sai, quando sei nata tu, io ero in carcere per possesso di droga e tua madre era una tossica. Furono i servizi sociali a portarti via. Potrebbe essere un  ricordo di quel giorno- spiega.
-E l’altro bambino?-
-Non lo so. A me dissero che eri nata solo tu. Il tuo gemello, mi dissero che era nato morto. Mi dispiace.- fa per alzarsi e andarsene.
-Posso chiamarti papà?- chiedo, pronunciando quella parola in modo strano.
-Puoi chiamarmi come vuoi, piccola- poi se ne va, spegnendo la luce.
Chissà, magari, una famiglia alla fine sono riuscita a trovarla anche io…
 
-
Mi avvio in direzione mensa, sbadigliando, dopo due noiosissime ore di estimo con quel fuori di melone del prof. Sottosanti (*) che mi chiedo  chi ci possa aver messo uno del genere a insegnare in una scuola cattolica. Purtroppo, nonostante il professore brillante, non riesco a non addormentarmi immancabilmente a metà della prima ora, perdendomi tutte le imprecazioni in italiano di quel uomo così poco tagliato per fare l’insegnate, quando quella massa di caproni dei miei compagni non capiscono qualcosa. La pazienza non è il suo forte, a quanto pare!
Guardo in giro alla ricerca di Gerard, ma non lo trovo seduto a nessun tavolo. È un tacito accordo tra noi e ormai anche tra me e Jimmy & Co, che a mensa mi siedo sempre con Way Senior. Dopo due settimane, finalmente ho conosciuto pure il fratello più piccolo di Gee e la sua migliore amica, Mikey e Alicia. Eh sì, la stessa Alicia con cui volevano tanto parlare Amy e Max. E devo dire che ormai quelle tre sono inseparabili.
Esco in cortile e qui mi blocco. Un cerchio di ragazzi vicino agli spalti, mi fa scattare le antenne: rissa. Ma tra chi e chi?
Mi avvicino tanto per sentire dei cori di incitamento a Corey Tyler, il bullo della scuola. Me ne ha parlato Frank tempo fa, di lui. È di quinta e se l’è presa con tutta, con una predilezione per i fratelli Way e compagnia, per questo quei due sono sempre lasciati soli. Mi aveva confessato, che anche lui stesso era stato vittima di Tyler e che il soprannome “Pancy” gli era rimasto attaccato. Ma Tyler amava attuare una vera e propria tortura nei suoi confronti: considerata la scarsa altezza di Frank, non c’era nulla di meglio che chiuderlo negli armadietti. Tutto era finito quando il nano aveva incominciato a frequentare Matt, Jimmy, Brian, Johnny e Zacky. Solo di loro, Tyler aveva paura. O per lo meno, li lasciava in pace.
È quando vedo che la vittima di oggi è proprio Gerard che mi incazzo come non so cosa e il mio carattere impulsivo farcisce il tutto. Attraverso la cerchia dei ragazzi e mi ritrovo davanti le spalle di Tyler, che è almeno tre o quattro volte me. Ma al momento non mi importa. Mi alzo in punta di piedi e gli busso su una spalla con un dito, mentre Tyler è impegnato a prendere a calci lo stomaco della sua vittima. Appena sente un contatto, si gira di colpo, guardandomi in cagnesco.
-Tyler immagino… Prenditela con qualcuno che è al tuo livello, non essere vile- lo sfido. Con la coda dell’occhio, vedo Gerard alzarsi e allontanarsi.
-E chi saresti tu, puttanella?- chiede lui
-Si da il caso che sia la migliore amica di Gerard Way.- rispondo sicura, mentre il “pubblico” trattiene un respiro.
Sento uno schiaffo bruciare sulla mia guancia, e capisco che devo contrattaccare, impedendogli la riproduzione per qualche mese. Ora che è in pratica piegato in due dal dolore, gli salto sulla schiena e finiamo a rotolarci a terra e a darcele di santa ragione, finchè due braccia muscolose non mi trascinano via. A breve mi trovo sollevata da terra, mentre continuo a scalciare e a tirare calci al vuoto.
Mi riappoggiano a terra leggermente distante dalla folla e vedo chi è stato il fautore del gesto: Jimmy.
-Dovresti controllarti di più- mi avvisa Jimmy.
-Stava picchiando Gerard!- protesto
-Dovrebbe arrangiarsi un pochino da solo. Non puoi metterti nei guai solo per lui.- mi rimprovera Matt
-Sapete cosa vuol dire?  Sapete cosa voglia dire essere dalla parte del debole e essere fottutamente soli contro tutti? Se non lo sapete, e non lo sapete date le vostre facce, non avete il diritto di dire nulla- detto questo mi allontano via, quasi sull’orlo delle lacrime: perché i ricordi dolorosi devono comparire nei momenti peggiori?





*: si, riesco a mettere il mio prf di estimo pure in una ff... Fattostà che quell'uomo è un fottutissimo genio.
   
 
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