Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: Atlantislux    31/12/2008    5 recensioni
Gli universi di Earl ed Earth collidono, mentre qualcosa di oscuro li minaccia entrambi.
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Earth' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Sisma


Yokho aveva imparato una cosa, in quelle concitate ore, che i loro omonimi erano odiosi, ma che, effettivamente, senza il loro aiuto Windbloom sarebbe probabilmente già caduta. Avevano assolutamente ragione quando affermavano che le Otome non erano impiegabili come armi di distruzione su vasta scala, ma quello lei lo sapeva già, e nel sistema di valori di Earl non era nemmeno un difetto. Però nemmeno dislocando tutte le Otome a disposizione per le strade il Garderobe avrebbe potuto contenere gli Heartless, come stava accadendo; in effetti, e Yokho lo poteva vedere benissimo sugli schermi, erano le truppe regolari di Aries e Windbloom, supportati dalle unità di Earth, che stavano reggendo maggiormente l'urto delle legioni di Ombre.
'Più o meno' ammise, quando sugli schermi una barricata improvvisamente cedette, e gli Heartless dilagarono tra i difensori. Dall'alto, agli RX di Earth non restò altro da fare che bombardare la massa brulicante di esseri con bombe al fosforo e fasci di energia incenerente.
Yokho si strinse le braccia attorno al corpo. La bianca, bella città che conosceva non esisteva più. Era stata cancellata in poche ore, sfigurata dagli incendi, sventrata dai colpi dell'artiglieria, mentre orde nere si muovevano tra i palazzi senza che nessuno ne potesse bloccare la replicazione geometrica.
Diede uno sguardo al grande monitor dove erano segnalate le Otome che in quel momento stavano combattendo. Tutte quelle che avevano materializzato una veste era impegnate, comprese Natsuki, Shizuru, e la giovane Arika.
Il Professor Gal, interpretando il suo sguardo preoccupato, cercò di rassicurarla. “Tutti i parametri biometrici rientrano negli standard, e non si registra sofferenza nel livelli di materializzazione. Le loro armature stanno perfettamente sopportando lo stress” annunciò la sua voce, lievemente distorta dal sintetizzatore vocale.
Yokho gli scoccò un'occhiata grata. Poteva vedere, dagli schermi di quelli di Earth, che le tre Otome erano impegnate contro esseri particolarmente resistenti, contro i quali non bastava un pugno per farli dissolvere. Inaspettatamente, senza che nessuna delle ragazze li avesse toccati, alcuni Heartless saltarono in aria.
Yokho vide il blindato che chiudeva la colonna finire fuori strada, mentre gli altri due proseguirono apparentemente senza danni; le deflagrazioni avevano tuttavia costretto le Otome a riprendere leggermente quota.
“Yokho, guarda questo valore...”
La Dottoressa del Garderobe si girò verso la propria omonima, seduta davanti ai monitor, accanto al Professor Gal ed ad Irina.
Yokho li raggiunse, mentre proprio Irina soffocava un singulto.
“Dottoressa!” le disse la giovane assistente. “Il ritmo dei battiti cardiaci di Mashiro è improvvisamente aumentato, così come i livelli di adrenalina. Sta andando in iperventilazione.”
“Cosa sta succedendo?” si chiese Yokho, senza comprendere. L'ipotesi che la giovane fosse estremamente spaventata, cosa non impossibile visto che erano nel bel mezzo di un attacco, ma gli Heartless non sembravano essere ancora riusciti a penetrare nei blindati.
Si girò di scatto verso lo staff di Earth. La Yukino di quel mondo stava fissando gli schermi con una curiosa espressione in volto, come se anche lei stentasse a capire quello che stava accadendo. La vide portarsi due dita all'auricolare.
“Generale De Windbloom, rapporto” urlò, senza che nessuno le rispondesse.
Yokho afferrò il microfono, per mettersi in contatto con Natsuki, ma la vide in quel momento far fuoco con il suo cannone verso il primo blindato. Le pallottole al cromo generarono una luce abbagliante che, in qualche modo, riuscì a dissolvere gli Heartless, poi la Direttrice del Garderobe planò come una saetta sul mezzo. Con un attimo di ritardo, anche Arika fece lo stesso sul secondo veicolo, supportata da Shizuru.
Sul monitor di controllo del Garderobe, tutti i dati biometrici rivelavano ormai che Mashiro stava letteralmente morendo di paura.
Poi, repentinamente, proprio quei valori crollarono.
Yokho sbarrò gli occhi. Vide sull'altro schermo che Arika era intanto riuscita a svellere il portellone dai cardini, ma i movimenti della ragazza avevano perso coordinazione, e l'Otome cadde dentro l'apertura piuttosto che attraversarla elegantemente.
“È stata colpita, vero?” le chiese la sua omonima di Earth, e Yokho non poté fare altro che annuire.
Sfiorò la superficie della tastiera, mettendo in parallelo i dati della Regina di Windbloom con quelli della sua Meister. Il quadro non poteva essere più sconsolante. La Dottoressa scoprì di avere la gola secca, e fu grata che la sua omonima si prese la briga di spiegare la situazione. La voce spassionata e professionale di Shinigami Helene calò sui presenti, ammutoliti.
“La Regina di Windbloom ha subito una ferita mortale, con ingente perdita di sangue. Il sistema cardiocircolatorio è compromesso, e uno dei polmoni è già collassato... fortunatamente è incosciente” aggiunse con una lieve traccia di empatia nella voce.
“Mando immediatamente un'unità medica” propose il Maggiore Chrysant, ma Shinigami Helene scosse la testa.
“Nemmeno se fosse intubata immediatamente potrebbe sopravvivere. E le nanomacchine che ha in circolo tra pochi secondi cominceranno a lavorare contro di lei, non è vero, Dottoressa Yokho?”
La scienziata del Garderobe chiuse gli occhi e si premette le dita della mano destra sugli occhi. “Sì” rispose dolorosamente. “Il circuito energetico si interromperà ben prima della morte cerebrale. Tra qualche secondo l'onda di rimbalzo comincerà a disgregare i tessuti.”
“E non c'è proprio niente che possiamo fare?” sussurrò Irina, la cui domanda fu totalmente lapalissiana.
“Guardate, stanno uscendo” fece il Maggiore Chrysant, e Yokho si fece forza per strappare lo sguardo dai dati in caduta libera.
Sullo schermo, Natsuki stava trascinando Arika fuori dal blindato distrutto, mentre la Mashiro di Earth faceva lo stesso con l'omonima, niente più che un corpicino lacerato tra le braccia della ragazza più grande.
Proprio l'atroce scena fece sorgere in Yokho un'idea che in altri momenti non avrebbe esitato a definire folle. Sentì, accanto a lei, Shinigami Helene che sussultava. Evidentemente doveva aver avuto la sua stessa intuizione. Yokho si voltò verso di lei.
“È l'unica nostra speranza...” l'altra le disse, frettolosamente.
“Ma non è mai stato fatto.”
La scienziata di Earth socchiuse gli occhi. “Qual è il range di tolleranza?”
“Molto stretto, proprio per evitare che i contratti vengano scambiati tra membri della stessa famiglia.”
“Eppure qui non ci dovrebbero essere problemi, il loro DNA è identico. Possibile che non abbiate mai fatto esperimenti? Nemmeno tra gemelli?” insistette Shinigami Helene.
Yokho scosse la testa, indicando con un dito i parametri vitali monitorati. “No di certo. Non siamo come voi. E poi non è quello il problema principale, ma il fatto che lo scambio di energia tra Master e Meister è aperto. Le due Mashiro saranno pure compatibili, ma se interrompiamo il contatto Arika se ne andrà comunque.”
“Forse no, se il passaggio sarà abbastanza veloce. Non hai detto anche tu che le nanomacchine si diffondono nell'organismo in picosecondi?”
“E hai pensato a cosa succederebbe se ci sbagliassimo? O se le nanomacchine non trasmettessero abbastanza in fretta i dati?”
“Non ci vuoi nemmeno provare? Vuoi rifiutare la nostra unica possibilità? Al massimo ne perderemo una in più.”
“Ti sembra poco?”
Shinigami Helene non fece una piega. “Il Generale sa i rischi che correva venendo qui. Morire per la causa fa parte delle sue regole d'ingaggio.”
“Scusate” si frammise il Professor Gal. “Ho capito quello che volete fare. E ci possiamo provare. Irina e Takeda controlleranno il flusso di dati, mentre io mi interfaccerò direttamente con lo Shinso mano a mano che vengono sovrascritti, correggendoli se è il caso.”
“Ma sono milioni di dati” gli fece scettica Yokho, al che l'Asward si toccò la buffa testa bulbosa.
“Il mio cervello positronico non ha nulla da invidiare a questo computer, gli posso certamente stare dietro.”
Senza ulteriori esitazioni, convinta oramai che non avessero nulla da perdere, Yokho afferrò un auricolare e se lo agganciò all'orecchio. “Proviamo.”
“Generale De Windbloom” esclamò, decisa. “C'è un unico modo di salvare Arika, lei deve subentrare alla Regina nel contratto.”
Accanto a lei, Shinigami Helene sorrise di sbieco. “Allora è vero. Le nanomacchine sono nascoste nei castoni...”

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Il Generale aveva visto molte persone morire sotto i suoi occhi, alcune molto care. Altre addirittura per sua mano. Lo shock per la perdita di Arika non era ancora esploso, che già tra le sue braccia la sua più giovane omonima stava esalando l'ultimo respiro, con gli occhi chiusi, il torace aperto come se l'Heartless avesse cercato di strapparle il cuore, e la mano destra mollemente intrecciata a quella della sua Meister. La quale stava riversa a fianco della Regina, fisicamente intatta, ma ugualmente rotta. Proprio come una marionetta alla quale fossero stati tagliati i fili.
Mashiro si era già convinta della deprecabile pericolosità del sistema delle Otome, ma adesso che la sua inumanità gli si rovesciava addosso, la donna si scopriva ad essere anche assolutamente raggelata dalla sua inutilità.
Allungò una mano per scostare una ciocca di capelli insanguinati dalla fronte della Regina. E poi, doveva ammettere che mai avrebbe augurato a qualcuno di dover assistere alla propria morte.
Né trovava una qualche consolazione nello sguardo di Natsuki. Che fissava la scena impietrita, rigida nella sua splendida e potentissima armatura, in quel momento inutile ad impedire la morte della giovane come qualunque ritrovato tecnologico che Mashiro si era portata dal suo pianeta natale.
'Vano' si ritrovò a pensare. 'Non c'è nulla che noi possiamo fare a questo punto... niente di quello che abbiamo inventato può riparare un corpo ridotto in questo stato. Tutta la nostra scienza non può sconfiggere la morte.'
Come per risponderle, il suo auricolare crepitò; si era anche dimenticata di averlo.
“Generale De Windbloom” una voce dall'altra parte esclamò decisa. “C'è un unico modo di salvare Arika, lei deve subentrare alla Regina nel contratto.”
Mashiro aggrottò le sopracciglia, alzando la testa verso Natsuki. La Direttrice aveva evidentemente sentito anche lei. “Yokho, che stai dicendo?” chiese, ma la scienziata insistette.
“Fate in fretta. Generale, indossi gli anelli di Mashiro. Il suo DNA è identico, molto probabilmente può subentrare nel contratto prima che il circuito vada in crisi.”
“Probabilmente?”
Dall'altro capo ci fu un attimo di silenzio. “La cosa non è esente da rischi, ma siamo pronti a monitorare il passaggio.”
Natsuki scosse la testa ma Mashiro aveva già deciso. In parte quel disastro era colpa sua, e se c'era un modo di limitare i danni l'avrebbe fatto.
“Generale” fece una voce sottilmente diversa dalla prima, che Mashiro seppe appartenere a Shinigami Helene. “Ti consiglio di farlo. Io stessa e Takeda assisteremo i nostri colleghi. È l'unico modo per uscire da questa situazione.”
Mashiro chiuse gli occhi, sorridendo leggermente. 'Certo. Comunque vada la cosa, quei due avranno accesso proprio ai dati che abbiamo così tanto cercato. È un'occasione d'oro per noi. Questo, insieme a quello che ricaveremo quando Sara materializzerà la sua armatura, ci garantirà il successo della missione.'
Afferrò la mano inerte della Regina di Windbloom sfilandole gli anelli mentre Natsuki, che doveva aver intuito qualcosa, si muoveva per bloccarla.
“Aspetta” urlò, ma Mashiro aveva già indossato quello con incastonato lo Zaffiro del Cielo Blu; la donna di Earth mormorò delle veloci scuse a bassa voce, tanto il gesto le era sembrato simile allo spogliare un cadavere.
“Resisti ancora un po'” mormorò all'indirizzo della Regina.
Poi, attese con trepidazione che qualcosa succedesse.

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Yokho e tutti i componenti del suo staff trattennero il fiato, mentre le dita di Irina e Takeda scivolavano veloci sul piano della tastiera. Gal teneva invece le sue allargate sulle ginocchia metalliche, fissando il sistema surrogato che incombeva su di loro. Un cavo collegava la base del suo capo al computer principale.
La scienziata sapeva che in quel momento l'Asward stava filtrando i dati in arrivo, ma in quella posizione sembrava che stesse invece pregando la Fondatrice perché tutto andasse bene, e anche Yokho non poté trattenersi dall'inviare una veloce supplica alla Master di tutte le Otome. La donna strinse i denti. Le nanomacchine avevano già cominciato a replicarsi, e i dati ad arrivare. Sembrava che stesse andando tutto bene, ma era essenziale che la Regina di Windbloom resistesse fino alla fine del procedimento.
“Solo qualche secondo ancora...” sussurrò.
Cercava di mantenersi concentrata su quello che vedeva sullo schermo, facendo finta che solo quello esistesse, sforzandosi di non sentire quello che stava succedendo dall'altra parte della sala, dove il Maggiore Chrysant, Nagi e Nina stavano coordinando forze che sembravano sempre più in difficoltà. Guardò le stringhe di dati, quelle almeno sembravano dispiegarsi in un modo che le suggeriva che tutto non fosse ancora perduto.
“Arika si sta stabilizzando” esalò Irina, con il capo che oramai quasi toccava la tastiera.
Yokho sospirò, leggermente sollevata, non riuscendo però a non notare come invece i parametri vitali della Regina Mashiro fossero quasi azzerati.
'Non abbiamo nemmeno tentato di fare nulla per lei... era solo una bambina' pensò serrando i pugni, rammaricandosi di come lei stessa fosse cambiata nel corso di quelle poche ore. 'Sono diventata più attenta al risultato che alle singole persone. Midori approverebbe di certo.'
“La sostituzione è completata. Tutti i valori normali sia nel Master che nella Meister. Direi che è stato un successo” finalmente sentenziò Shinigami Helene, tra il sollievo generale. Turbato, dopo solo qualche attimo, da un basso sibilo.
Irina, accanto a Yokho, scoppiò a piangere.
“È morta, non è vero?”
Yokho si girò di sbieco verso Nina. La ragazza era più pallida del solito, e si teneva le mani conserte in grembo.
“Sì, ma ha resistito fino all'ultimo. L'ha fatto per Arika, e per te.”
Nina scosse la testa. “A me non sarebbe comunque successo nulla, noi non eravamo connesse.”
“Ma scomparso l'anello con Mashiro la tua GEM sarebbe divenuta inutilizzabile. E non ci sarebbe stato tempo per assegnartene un'altra.”
“Certo, capisco. Sarei stata più inutile di come sono ora.” L'espressione di Nina non tradiva solo tristezza, ma una rabbia incontenibile, che spaventò Yokho.
“Non dire così, stai facendo un ottimo lavoro nell'assistere Nagi.”
Era una terribile gaffe, e Yokho se ne rese conto, pentendosene, immediatamente. Cercò con gli occhi le altre Otome, ma notò rattristata che si tenevano tutte ben lontane da Nina, sola in mezzo alla stanza. Sola ancora una volta.
Cercò di sorriderle, ma il gesto le uscì terribilmente forzato. “Aspetta che Natsuki e... la tua nuova Master ritornino, poi potrai buttarti nella mischia anche tu. Se è questo che vuoi.”
Nina, che non aveva smesso di guardarla, annuì rigidamente, come un automa. Poi la giovane Otome girò leggermente la testa, per lanciare proprio a Nagi uno sguardo di pura supplica. Allo spettacolo, Yokho non poté che rabbrividire profondamente.
'Quanto sbagliato è diventato il nostro mondo, se l'unica persona nella quale Nina può trovare un po' di consolazione è quella che l'ha spinta sulla via del male?'

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Non aveva sentito nulla. Se non una decisa diminuzione del dolore al polso e al costato. Ma fu solo quando vide Arika aprire gli occhi che il Generale poté permettersi di tornare a respirare normalmente.
Natsuki si inginocchiò accanto alla ragazza aiutandola ad alzarsi a sedere. Arika fissò vacua il corpo di Mashiro accanto a lei, immobile ma non ancora morto.
Le prese la mano che già stava svanendo, portandosela al volto, aprendo le labbra sbiancate dalle quali non uscì però nessun suono.
Natsuki le circondò le spalle con un braccio, attirandola a sé.
“Arika. Non morirai. Il Generale De Windbloom ha preso il posto di Mashiro come tua Master. Il loro DNA era identico, per questo ti sei salvata.”
“... il suo... corpo...” balbettò la ragazza, incoerentemente.
“Non guardare, Arika” le sussurrò la Direttrice. Anche Shizuru le aveve raggiunte, e adesso osservava la scena con infinita pena negli occhi.
Il Generale spalancò gli occhi, perché le labbra di Mashiro si stavano leggermente muovendo.
'Non è un riflesso. È ancora viva, ma quelle cose stanno già distruggendo il suo corpo.'
Paralizzata dall'orrore, vide il corpo della sua omonima smaterializzarsi in una costellazione di lucciole smeraldo. Deglutì. Non aveva mai visto una morte così asettica e coreografica, e si trovò incongruamente a pensare che era perfettamente adeguata per un pianeta dove la gente combatteva in abiti da sera. Erano riusciti a rendere anche la morte assurdamente elegante.
Il tutto durò pochi secondi e, nonostante la raccomandazione di Natsuki, Arika non distolse lo sguardo. Svanita nel nulla l'ultima scintilla, i suoi occhi azzurri si fissarono su Mashiro.
La donna si preparò, sapeva quello che sarebbe successo e, infatti, nello spazio di un battito di ciglia Arika le si scagliò addosso.
L'afferrò per le spalle gettandola a terra.
Mashiro strizzò gli occhi per il colpo alla testa, e Arika fece lo stesso di rimando.
“Beh, che fai? Vuoi strangolarmi e morire con me?” le sibilò il Generale, consapevole che la ragazza non era in sé.
Natsuki prese Arika per le spalle, ma Mashiro sentì solo di poco la pressione sulle sue clavicole diminuire.
“Perché tu? Perché sei dovuta sopravvivere tu? Lei era molto più dolce e buona di te. Dovresti essere tu al suo posto” Arika urlò, al che Mashiro sollevò con fatica le mani.
La voglia di replicare a tono a quella stupida ragazzina era fortissima, ma non poteva dimenticarsi qual era il suo ruolo. Cercò di controbattere nel modo più diplomatico possibile.
“Potrei dire lo stesso di te. Vedi questo sangue? É quello della mia Arika. Non farmi ricordare tutte le ragioni per le quali preferirei avere lei qui al posto tuo.”
Shizuru raggiunse Natsuki, ed insieme riuscirono a staccare Arika dal corpo di Mashiro e a buttarla da parte.
La Direttrice sollevò la giovane Otome di peso. “Basta adesso! Questi sono discorsi senza senso. Il Generale qui ha rischiato la sua vita per salvare almeno te, e non è colpa sua se Mashiro è morta. Se ti vuoi sfogare, riprenditi e vai a raggiungere Haruka. Renditi utile come voleva la tua Regina.”
Quando Natsuki la lasciò andare Arika crollò sulle proprie ginocchia. Si girò verso il Generale, e nel suo sguardo l'odio si andò lentamente stemperando nel dolore.
Mashiro conosceva la storia della ragazza, ma reputò di non dover infierire oltre, tenendo per sé quello a cui stava pensando. 'Ci sono cose nella vita che non possono essere rettificate o rimesse insieme. E addii più penosi del salutare per sempre una madre morta da anni. Benvenuta nel mondo dei grandi, bambina.'
Arika aveva detto che la Regina era più dolce e buona di lei, e Mashiro sapeva che era verissimo, ma tentò comunque un sorriso che fosse entrambe le cose. Poi si allungò per stringerle una spalla. “Vai a fargliela pagare, Arika, per tutte e due.”
L'Otome annuì, prima lentamente, poi sempre più convinta. Chiuse gli occhi e li riaprì.
“Yes, Master” sussurrò, abbastanza determinata. Poi si alzò in piedi, aiutando Mashiro a fare lo stesso. Il suo sguardo danzò da Natsuki alla sua nuova padrona. “La vendicherò.”
“E cerca di non farti ammazzare...” si raccomandò Mashiro, conscia che anche per lei sarebbe stato come essere in prima fila.
Guardò l'Otome, che adesso era la sua Meister, alzarsi in volo e schizzare verso il settore della città più colpito. E si ripromise, nel caso in cui fosse stata ancora viva al termine di quella battaglia, cosa di cui non era per niente certa, di sganciarsi da quell'immondo legame prima possibile.
Il pensiero le fece ricordare una cosa importante. Si infilò una mano in tasca, estraendone un anello. Lo smeraldo incastonato sembrò nero sotto la debole luce lunare.
Sia Natsuki che Shizuru la stavano fissando, ma a Mashiro non importava. Niente l'avrebbe costretta a rifare quella cosa una seconda volta.
Si portò una mano all'auricolare, attivando. “Dottoressa Yokho. Stiamo tornando al Garderobe. Mi ascolti bene, prima che io sia lì, deve fare una cosa per me...”

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Aveva la gola secca e le labbra spaccate, ma Nina si rifiutava fermamente di andare a prendere un po' d'acqua o di chiederla.
Avrebbe potuto farlo. Nao dopotutto non stava facendo niente se non osservare Sara che girava ad Haruka, e ai suoi sottoposti, le informazioni sull'andamento della battaglia. Era totalmente sfaccendata, ma Nina aveva deciso che piuttosto che chiedere qualcosa a lei sarebbe morta di sete.
Guardò i monitor ma, colta da un'improvvisa vertigine, dovette appoggiarsi allo schienale di una sedia per non cadere.
Sussultò quando qualcuno la prese per un braccio e, girandosi, si trovò a faccia a faccia con Nagi. “Vieni” le disse, ma lei resistette.
“Non posso abbandonare la mia postazione.”
“Conciata così sei solo d'intralcio. Ti concedo cinque minuti di pausa.” Il Colonnello le sorrise. “È un ordine.”
Nina non resistette a guardarsi attorno. Lo staff di Yokho e quello del Maggiore Chrysant erano impegnati nel loro lavoro, ma le Otome la stavano fissando come se le fosse appena cresciuta un'ulteriore testa. L'unica con un'espressione diversa in viso era proprio Nao. La rossa sorrideva apertamente, maliziosa come solo lei sapeva essere. Ci mancò poco che Nina le facesse una boccaccia.

Si lasciò trascinare fuori dalla stanza e, appena nel corridoio, si appoggiò pesantemente alla parete, non lasciando comunque che il dolore che provava filtrasse dalla sua solita, impassibile espressione. Negli anni l'aveva rifinita, imparando a mostrare solo una fredda facciata di cortesia al mondo che l'odiava, ma anche a quelli che l'amavano. Solo con Arika e Mashiro era stata capace di aprirsi, e adesso una delle due era morta, anche perché lei non era stata là ad aiutarla. Come anni prima era morta Erstin, perché lei non aveva saputo dominare le sue emozioni.
'Manteni. Il. Controllo.'
Afferrò senza dire una parola la bottiglietta d'acqua che Nagi le stava porgendo, scolandola in pochi sorsi, e solo allora alzò la testa verso di lui.
Perché aveva quell'espressione soddisfatta in viso lei non riusciva ad immaginarselo.
“Stiamo perdendo” gli disse con durezza. “Manterrai quel sorrisetto fino alla fine, com'è successo l'altra volta?”
“Chissà... a ben vedere le cose non stanno proprio andando malissimo. Stiamo resistendo da più ore di quelle che i nostri analisti si erano aspettati.”
Il contenitore dell'acqua si accartocciò nella stretta di Nina. “Nel caso tu non te ne fossi accorto, Mashiro è morta.”
Lo vide per un attimo distogliere lo sguardo, per poi riportarlo su di lei adocchiandola come se l'Otome avesse parlato di una torta che le era venuta male.
“E quindi? Arika è viva, tu sei viva. E il Generale è una Master molto più competente di Mashiro. In un certo senso, la sua morte ci ha risolto un problema.”
Nina non fu affatto stupita della risposta. Quando Sergay gliel'aveva presentato, tanti anni prima, le erano bastati cinque minuti per capire che, malgrado l'apparenza gioviale, l'Arciduca di Artai era totalmente insensibile alle sofferenze altrui, a meno che non avesse qualcosa da guadagnarci a mostrarsi affranto. Crescendo era solo peggiorato, e adesso le sembrava che non avesse nemmeno più tante remore a mostrarsi come il cinico manipolatore che realmente era.
Nina abbassò la testa, trovando perfettamente calzante che si fosse innamorata di un personaggio del genere. La crudele indifferenza di Nagi completava perfettamente il suo vittimismo stoico; mentre la vena sadica dell'albino si sposava squisitamente con il suo perfezionismo masochista. Infatti, a Nina non sembrò nemmeno il caso di ricordare all'ex Arciduca come lui stesso avesse affermato in più di un'occasione, anni prima, di amare la piccola Mashiro. Se mai Nina avesse avuto qualche dubbio a proposito, in quel momento seppe che lui aveva solo mentito.
“Adesso basta” sibilò la ragazza, fissandolo. “Sono stanca di tutte queste morti. E non voglio attendere che quella ritorni. Dopotutto non ho bisogno dell'armatura per attivare l'Harmonium. Qui fuori c'è ancora il jet con il quale la scienziata di Earth è arrivata; prendilo e accompagnami a Chartago.”
Nagi alzò entrambe le mani, esplodendo in una leggera, nervosa, risatina. “Pensi che io lo sappia usare? L'ultima volta che è successo ho quasi ammazzato un centinaio di persone.”
Nonostante il momento, Nina si permise di sorridere. Sapeva che, se messo alle strette, l'albino avrebbe cercato di svincolarsi, era nel suo carattere.
“Immagino che esista un pilota automatico, no? E comunque non puoi dire di no. Tu hai promesso che mi avresti aiutato a fare una certa cosa, vero? In cambio ti avrei dato tutto ciò che desideravi dalla Biblioteca Proibita. Ecco i termini del nostro accordo. Ti vuoi rimangiare la tua parte? Così farò io” lo sfidò Nina, sapendo benissimo che, a quel punto, nessuno dei due avrebbe più potuto tirarsi indietro.
Nagi la guardò in tralice, scuotendo leggermente la testa. “E perché ti serve la mia compagnia mentre... uhm... fai visita all'Harmonium?”
Lei distolse nuovamente gli occhi da lui, sentendo la paura srotolarsi pigra dentro di lei.
'“Non ce la posso fare da sola. Salire di nuovo quei gradini e farmi... farmi... possedere da quella cosa.”
Nina realizzò di stare mettendosi a nudo molto più di quello che avrebbe desiderato, e che sarebbe stato opportuno davanti a Nagi. Ma non riusciva a impedirselo. Sentì il controllo sfuggire alla sua presa come una fune insaponata. “Tu eri con me l'altra volta. Tu solo tra questa gente può capire quello che provo. Hai ragione quando dici che la perdita di Mashiro ha risolto qualche problema. Che io sia maledetta per il solo fatto di stare pensando questa cosa, ma lei probabilmente non avrebbe voluto che tu venissi con me. Mentre io...”
Sentì le braccia di Nagi attorno al corpo e alzò le proprie per stringerlo a sé, nascondendo la testa nell'incavo del collo dell'uomo. Prese un respiro profondo, tentando di dominare il tono isterico che aveva sentito crepitare nella sua stessa voce, e trovando consolazione nella sensazione nostalgica che le dava la mano di Nagi sulla testa.
“... io ho bisogno di te” riprese con più calma. “Non mi importa quante bugie mi hai raccontato, sono consapevole di non essere altro che un pezzo sulla tua scacchiera, ma ti prego, non abbandonarmi.”
Era una cosa, quella, alla quale aveva pensato fin dalla prima volta che aveva scoperto l'esistenza del prototipo. Se l'avessero costretta ad usarlo, avrebbe fatto di tutto per avere al suo fianco il suo ex Master. Anche questa volta avrebbero condiviso la stessa sorte, ma volta al bene. Era il modo che Nina aveva escogitato per tacitare per sempre la sua coscienza. Sarebbe stato pericoloso, forse fatale; avrebbero potuto morire entrambi, ma almeno sarebbero stati ricordati come eroi.
Le labbra di Nagi le accarezzarono una tempia, dandole un leggero bacio che interruppe l'accorata supplica della ragazza. “Ni-na, smettila. Credi che io sia come il tuo paparino? Che hai dovuto supplicare perché si infilasse nel tuo letto? È ovvio che ti accompagnerò. Anch'io ho bisogno di te, e non posso permetterti di fare niente di pericoloso” le sussurrò, sorridendole in quel modo falsamente amabile che gli era così tipico.
“Lo spero davvero.”
La voce, fredda e autoritaria, calò come una doccia fredda su Nina. Si staccò velocemente da Nagi, girandosi verso la donna che aveva parlato.
“Mashiro” esclamò, prima di rendersi contro che quella che aveva davanti non era la sua Regina.

Il Generale aveva l'aria decisa, nonostante la vasta ecchimosi che le decorava un lato del viso, e le macchie di sangue sulle mani. Nina immaginò che anche la sua divisa nera dovesse esserne zuppa, anche se la donna non sembrava ferita.
Natsuki, a fianco di Mashiro, fece un passo avanti. Se la Direttrice era rimasta stupita per averla vista insieme a Nagi, sul volto non ne portava traccia. Nei suoi occhi verdi risiedeva solo una rabbia sconfinata.
“Nina” le disse gravemente. “Il Generale non desidera essere il tuo nuovo Master.”
La giovane Otome boccheggiò dallo sdegno. “Perché? Se ho fatto qualcosa che vi ha...”
“Basta con queste stupidaggini cavalleresche!” esplose la donna di Earth. “Per poco lo Shinso non ammazzava la vostra migliore guerriera, non ripeterò l'errore di avere due Otome legate a me sola.”
Lanciò qualcosa a Nagi, che lo prese al volo. “Prendi. Sei tu il suo nuovo padrone. L'hai già fatto in passato, quindi sai benissimo quello a cui andrai incontro.”
Sempre più stupita, Nina fissò Natsuki, la quale inalberava un'espressione che avrebbe fatto onore a Miss Maria.
“Non approvo, se lo volete sapere. Ma è la volontà... la volontà dell'attuale Master, e io non posso che obbedire. Non quando anche la Fondatrice ha accettato che il contratto con il Generale venisse sciolto” terminò la Direttrice quasi ringhiando.
Strati di emozioni contrastanti si depositarono in Nina. Poteva anche averne paura e disgusto, ma il caso sembrava cospirare per renderle sempre più facile quello che aveva in mente. Le successive parole di Natsuki glielo confermarono.
“Nina, vai e compi il tuo destino. E, nel modo che reputi più giusto, libera questo mondo da quegli esseri.”
Debolmente, la giovane Otome sorrise. Evidentemente Natsuki non ci teneva a far sapere al Generale qual era la sua missione. In effetti, non sarebbe stato necessario.
La Direttrice si girò poi verso Nagi, che aveva osservato tutta la scena con l'espressione più distaccata del mondo dipinta in faccia. “E tu, non cantare troppo vittoria per avere ottenuto quello che volevi fin dal principio.”
“Non so di cosa tu stia parlando, Na-tsu-ki” fu la cantilenante risposta dell'ex Arciduca, che però non scatenò nella Direttrice la solita ira furibonda ma solo una serafica alzata di spalle.
“Sappi solo che questa volta lei non sarà il tuo burattino.”
Sorridendo beffardo, Nagi mise un braccio attorno alle spalle di Nina, trascinandola via. “Lei non lo è mai stata. Sapeva benissimo quello che stava facendo, e anche voi ne eravate consapevoli, altrimenti perché il popolo di Earl avrebbe continuato ad odiarla per tutti questi anni? Ma Nina è pur sempre migliore di tutte voi, Direttrice.”
“Nagi” lo interruppe Mashiro.
L'uomo, già in procinto di andarsene, si girò incuriosito verso il suo comandante.
“Ricordati di Parigi, Colonnello. Non commettiamo lo stesso errore.”
Nina lo vide annuire leggermente, mormorando qualcosa all'indirizzo del Generale che le suonò come un 'sieg heil'(1). Lei stessa si attardò solo un attimo per fare un imbarazzato, breve inchino alla Direttrice e alla Mashiro di Earth. Sicura che non le avrebbe mai più riviste.

Fuori dal Mausoleo la situazione sembrava ancora peggiore che dentro, vista attraverso degli schermi asettici. La capitale di Windbloom brillava dei fuochi degli incendi ed era scossa dalle deflagrazioni. Nina poteva sentire il terreno tremare sotto di lei. Ma, la cosa peggiore, era che alle sue narici non giungeva più il profumo dei fiori dei mille giardini che decoravano la città, ma quello della morte. Un afrore dolciastro, un misto di ozono, esplosivo, e carne bruciata. Anche i giardini del Garderobe erano stati dissacrati, rovinati dai tank e dalle batterie di missili installati un po' ovunque, mentre le studentesse correvano qua e là a rinforzare le difese sotto le direttive di Shizuru e Miss Maria.
Nina si premette la mano sulla bocca. Era tutto inutile, lo sapeva. Solo lei poteva davvero fare la differenza. Combattendo la nausea, si inginocchiò davanti ad un Nagi stranamente serio.
“Recita la formula, per favore.”
“Dunque, com'era? Ah, sì... Nina Wang, Otome dello Smeraldo di Nettuno, mi accetti come tuo padrone?”
“Sì.”
La consueta spirale di energia si dispiegò al centro del suo petto, caricandosi nel momento in cui il suo nuovo Master certificò il contratto, fino ad esplodere quando materializzò la veste.
Quando finalmente riuscì a guardare di nuovo in faccia Nagi, scoprì che la sua aria sorniona era tornata.
Si avvicinò, mettendogli un braccio saldamente attorno alla vita.
“Quella cosa che ti ha detto prima il Generale...”
“Non è importante. Quella donna è solo ossessionata da un particolare periodo storico, che nemmeno appartiene ai nostri due mondi.”
Nagi scrollò le spalle. “Parigi era una bellissima città. I difensori ricevettero l'ordine di non permettere che venisse presa dalle armate nemiche. Ad ogni costo.”
“E come andò a finire?”
Il sorriso di Nagi si fece smagliante. “Ovviamente bene. La città è ancora in piedi.”
'Ovviamente' si ripeté silenziosamente la ragazza, mentre lui le faceva scivolare un braccio attorno alle spalle. 'E allora perché Mashiro ha parlato di errori?'
Aveva un brutto presentimento, ma si guardò bene dall'esternarlo. D'altronde, niente sarebbe stato peggio di quello di cui lei aveva paura.
'Assolutamente niente' pensò attivando gli annullatori di gravità che l'avrebbero portata con il suo Master a Chartago.

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“Axel, i tuoi Assassin hanno fatto il lavoro a metà.”
Il Nobody interpellato alzò un sopracciglio all'indirizzo del compagno Marluxia, liquidando la sua critica con una leggera alzata di spalle.
“Le Otome sono degli ossi duri, se affrontate allo scoperto, e poi sono state fortunate. La donna di Earth è riuscita a sottrarsi agli artigli dell'Heartless abbastanza a lungo per essere salvata, all'altra non è andata altrettanto bene. Comunque, anche qui non è che state facendo dei progressi, non è vero, Zexion?”
Lo stratega, che sembrava stare fissando il cielo in lontananza, si riscosse.
“Stiamo procedendo con calma; ti renderai conto anche tu che le contromisure adottate dall'altra parte stanno diventando decisamente drastiche.” gli rispose. “Non deve venirgli in mente di compiere passi azzardati prima che siamo riusciti a disabilitare lo Shinso. Ottenuto quel risultato, potremo finire di liquidare le restanti forze convenzionali, e passare attraverso le porte sicuri che niente in questo mondo ci attaccherà mai alle spalle.”
L'espressione di Zexion si fece annoiata, mentre scoccava al compagno un'occhiata. “Ti è più chiaro, adesso? Quante volte ti devo ancora ripetere quello che dobbiamo fare?”
L'altro alzò entrambe le mani. “Ci ero già arrivato, grazie. Ma mi riferivo al fatto che i tuoi poteri non ci stanno dando affatto una mano.”
Zexion, irritato anche da un leggero sorriso allusivo sbocciato sulle labbra di Marluxia, diede le spalle ad entrambi. I suoi compagni cominciavano a diventare davvero insostenibili.
“Faccio quello che posso” replicò piccato. “Forse non vi siete accorti che i stavolta i tripodi di Earth sono dei droni radiocomandati, sui quali i miei poteri non hanno nessun effetto. Si sono fatti furbi, c'era da aspettarselo.”
“E quindi?”
“Tocca a te.”
Lo stratega si risolse a guardare in faccia Axel. “Cambiamo configurazione. Darò io supporto a Marluxia al Garderobe, tu occupati delle Otome e dei loro alleati.”
Un sguardo ferino illuminò gli occhi verdi di Axel. “Mi posso finalmente divertire?”
“Come e quanto vuoi. Ma ricordati che questa gente non ha nulla da perdere, non sottovalutarli. Se non altro però, abbiamo appurato che, disgregandosi completamente il loro corpo e dissolvendosi in fotoni la loro forza vitale, sia i Master che le Otome non possono trasformarsi né in Heartless né, tanto meno, in Nobody superiori.”
Axel venne scosso da una sgraziata risata. “Vedi che ti preoccupavi troppo...”
E, con quel breve commiato, il Soffio di Fiamme Danzanti scomparve.
Con gli occhi fissi sulla battaglia sotto di loro Marluxia si rivolse a Zexion. “Pensi davvero che la nostra vittoria possa in qualche modo essere messa in discussione?”
L'altro scosse la testa. “Non ne abbiamo mai avuta la certezza matematica. Come vi ho detto, questi stanno adottando l'unica tattica utile per fermarci: fare terra bruciata dove gli Heartless appaiono. E gli viene facile, perché non è il loro mondo. Per questo dobbiamo sbrigarci, e liquidarli prima che portino la loro tattica ad un ulteriore livello.”
“Non sarà facile, quel complesso è bel protetto. Ma ho già approntato qualche sorpresa per le Otome.”
Un pallido sorriso incrinò le labbra di Zexion. “Allora non facciamole aspettare.”
Le due figure nere scomparvero dalla cima del palazzo per teletrasportarsi alla volta del Garderobe.


Note:
(1) Sieg Heil: saluto nazista coniato da Joseph Goebbels. In lingua tedesca significa, letteralmente, "Saluto alla Vittoria".



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Per la gioia di tutti i Grinch assetati di sangue che ci sono tra voi, e dai commenti vedo che sono parecchi, eccovi il massacr... l'aggiornamento di Capodanno. Comunque no, non odio né Mashiro né la povera Arika, ma purtroppo era necessario, non possono mica sempre morire le comparse. ;-)
Bene, quanto al resto, auguro un buon 2009 a tutti, in particolare alle mie lettrici beta, correttrici di bozze e consulenti scientifiche e sentimentali (!??!) Shainareth e Solitaire; agli altri assidui commentatori e lettori: mia moglie Hinata-chan, FrozenOpera, NicoDevil, Gufo_Tave Chiarucciapuccia. E a tutti quelli che passano da queste pagine!

  
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