Film > Disney
Segui la storia  |       
Autore: _Lyss_    08/05/2015    5 recensioni
Immaginate Ariel, Aladdin, Peter Pan, Mulan e tutti gli altri. Fatto? Bene! Adesso rinchiudeteli tutti in un liceo e fateli diventare adolescenti qualsiasi, credete che questa volta riusciranno a vivere una vita "normale"? Certo non ci saranno i cattivi, ma a complicare le cose ci penseranno i primi amori, le crisi adolescenziali e, perchè no, anche i brufoli! Salvare il mondo, in confronto, sarà stato una passeggiata e chissà se riusciranno tutti ad avere il loro lieto fine anche nel mondo reale. Beh... non vi resta che scoprirlo!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7. Ragione e Sentimento … ok, no, solo sentimento.

Il mondo li aveva graziati concedendo un’ultima calda giornata prima di tingersi d’autunno. Il mare splendeva ondoso, accarezzato dal vento marino e vegliato dal sole, e la spiaggia era priva della confusione estiva. Era un momento perfetto.
Jim era passato a prendere Ariel e Melody, che si era autoinvitata con l’appoggio di Lilo e la minaccia di fare la spia al signor Tritone, e adesso sfrecciavano per la strada con l’auto, concessa straordinariamente dalla signora Hawkins, invasa dalle note dei Led Zeppelin.
Arrivarono in spiaggia poco dopo, con grande sollievo di Melody che stava per staccarsi le orecchie, dove trovarono Nani, David e Lilo.
“Aloha!”
“Ciao ragazzi”
Iniziarono subito a sistemare le cose. Jim e David scaricarono le macchine, Lilo e Melody erano state nominate addette alle vivande e le rispettive sorelle maggiori stendevano tovaglie e piantavano ombrelloni.
“Sai, sono davvero felice che tu e Jim vi siate incontrati, ha bisogno di qualcuno che gli stia vicino … più d’un amico …” mormorò Nani quando ancora i ragazzi erano lontani.
Lei ed Ariel si conoscevano da tempo tramite le sorelle, ma avendo già ognuna il loro gruppo non si erano mai frequentate assiduamente.
“E poi è fantastico che non sia più l’unica ragazza della situazione, Lilo esclusa”.
La rossa sorrise imbarazzata, non sapeva bene come rispondere, certo le piaceva Jim e l’atmosfera che si era creata con i ragazzi, ma non voleva pressioni, avrebbe vissuto la cosa passo dopo passo e l’essere già etichettata come ragazza di Jim non le andava proprio.
“Scusa, non volevo metterti a disagio”
 “Non ti preoccupare, devo farci l’abitudine … sto … sperimentando” ammise Ariel, sperando che la ragazza non fraintendesse. La discussione, però, dovette morire là, per il ritorno dei ragazzi.
“Mi sembra tutto pronto … manca solo Eric, perché la cosa non mi sorprende?”
“Ha mandato un messaggio, viene dopo, dice di iniziare pure”
E così iniziarono e tutto fu stupendo.
Le risate, gli scherzi, le cadute di chi la tavola da surf non l’ha mai usata, gli schizzi e le gare d’apnea. Poi fu la volta del sole, della sabbia che si appiccica ovunque, dei giochi scemi e, perché no, di sguardi dolci e mani appena sfiorate. E pregò Jim, pregò che tutto questo non finisse.
Dopo pranzo bastò una frase sussurrata all’orecchio e la nuova coppietta si allontanò passeggiando sulla spiaggia.
“Ti stai divertendo?”
Ariel annuì convinta con lo sguardo perso nell’orizzonte e si rese conto che non era mai rimasta sola con un ragazzo che le piaceva, eppure non era a disagio, tutto era naturale, semplice. Con questi pensieri intrecciò la sua mano a quella di Jim, spostando lo sguardo dall’azzurro del mare all’azzurro degli occhi del ragazzo.
“E’ bello stare con voi … stare con te”
Come spesso in presenza di Ariel, Jim perse la capacità di parlare e forse sarebbe stato inutile, perché il martellare del suo cuore stava comprendo tutti gli altri suoni.          
“Cosa accadrebbe se provassi a baciarti?” chiese con voce rauca. Aveva la gola secca.
Nonostante fossero già cotte dal sole, le guance di Ariel divennero ancora più rosse.
“Dovresti provare per scoprirlo, non credi?”
“Mi sa che hai ragione”
Le loro voci erano diventate un soffio leggero che si perse nel vento, ma non importavano, non servivano, bastavano gli occhi per far capire quello che il cuore stava pretendendo.
Il tempo si fermò.
Si avvicinarono di un passo.
Accostarono i corpi, i volti.
Le mani esploravano, i respiri s’intrecciavano. 
Gli occhi si chiusero …
“Ehy, Jimbo!”
Cazzo!
Come uno specchio che s’infrange a terra, l’atmosfera svanì e i due, più imbarazzati che mai, si sciolsero dall’abbraccio. Da dietro una dunetta era spuntato un ragazzo alto dai capelli corvini, che con un’espressione mortificata si rese conto di aver interrotto qualcosa.
“Oh, scusate. Nani non …” tossicchiò davanti allo sguardo di Jim, che era l’equivalente di un: ringrazia che l’omicidio è perseguibile penalmente.
“Tu devi essere Ariel … Eric, piacere di conoscerti” cambiò discorso e porse la mano alla ragazza, che ricambiò la stretta e sorrise amichevole.
“Mi avevano mandato a dire che i panini sono pronti … ma forse preferite restare da soli”
“Lascia stare” brontolò burbero Jim.
“In effetti sto morendo di fame!”
Ariel provò a smorzare la tensione, afferrò il braccio del ragazzo e lo trascinò verso il piccolo accampamento, dove furono accolti da birra fredda e panini appetitosi.
L’aria, se possibile, era ancora più leggera e piacevole di prima, probabilmente perché era arrivato il capo.
Non era una questione di vera e propria sottomissione, Eric non era “l’ape regina”, ma gli amici non potevano che gravitargli attorno facendo da spalla alle sue battute e dando corda ai suoi discorsi. Carismatico, ma non egocentrico … fu la prima cosa che Ariel pensò di lui. Catalizzava l’attenzione dei presenti senza volerlo, era il solista di un’orchestra perfetta.
Ma a Nani non sfuggiva mai nulla, abituata com’era a dover tener d’occhio una peste come Lilo, e nemmeno quella volta gli sfuggì che qualcosa non andava. Jim s’era fatto ombroso, il motivo era palese, Eric era riuscito ad eclissarlo di nuovo … anche agli occhi di Ariel. In realtà anche la stessa Ariel s’era resa conto della situazione, ma non poteva farci nulla, Eric era il pifferaio magico e lei un topolino incantato.
“Em … Eric, vai a prendere l’acqua in macchina? E’ nella borsa-frigo”
Il ragazzo sbuffò, ma si alzò per affrontare con coraggio la sabbia rovente fuori dall’oasi degli ombrelloni, seguito a ruota dalla rossa e da Melody.
“Noi invece dobbiamo proprio andare, dovrebbe essere arrivato l’autobus” spiegò Ariel.
“Non potete proprio restare fino a cena?”
“No … o nostro padre ci servirà come piatto del giorno ” rispose Melody scocciata.
“A questo punto la prendo io l’acqua, vi accompagno”
Si alzò anche Jim, mentre Eric tornò a sedersi, ancora inconsapevole del cazziatone sussurrato che stava per fargli Nani e che scoppiò non appena Jim, Ariel e Melody furono abbastanza lontani.
“Sicura che non vuoi uno strappo in macchina?”
“Non c’è bisogno che tu perda tempo, guarda … ecco l’autobus”
La grossa vettura gialla si fermò a pochi passi. Melody salì subito, Ariel indugiò.
“E’ stata una bella giornata”
Jim annuì, ma teneva lo sguardo basso, quante … quante cose voleva dirle!
La ragazza gli pose una mano sul viso, lui l’ancorò con la sua e finalmente alzò gli occhi.
“Ti amo”
Si pentì immediatamente di averlo detto, gli era scappato e non poteva più riafferrarlo.
“Jim … io … devo andare”
Ariel fece scivolare le sue dita via da quelle di lui e quasi in lacrime andò via.
Si sentiva pessima, voleva rispondergli, voleva dirgli “Si! Anchio!” e concludere il tutto con una scena da film … ma non l’amava, non ora, non ancora … e questo spezzò il cuore ad entrambi.
L’autobus partì e Jim rimase.
 Solo molte ore dopo trovò il coraggio di mandarle un messaggio.
“Colpa mia. Troppo presto”
“Aspettami”
 
Belle controllò di nuovo il biglietto da visita con su scritto l’indirizzo di casa Roses, no, non s’era persa, ma intorno a lei c’era il nulla. Seguì la strada che era diventata un sentiero e quando s’inoltrò nel bosco perse le speranze, stava proprio per fare retromarcia infatti, quando intravide un grosso cancello nero, scese dalla Vespa ed ebbe la conferma di trovarsi nel posto giusto.
Villa Roses
Il nome della famiglia era incorniciato da splendide rose in ferro battuto, fiore che era onnipresente nel giardino oltre la cancellata, tanto che l’aria era impregnata del loro odore. Poco narcisista, dicevano.
Riuscì ad entrare e si avventurò nella tenuta trascinando il suo motorino.
Il giardino era splendido. Fontane, panchine e rose, rose fino allo sfinimento, non c’erano altre parole se non “splendido”, ma l’estrema bellezza era ammantata dalla decadenza e dalla trascuratezza, così tutto appariva un ricordo dimenticato di giorni gloriosi.
Le vennero i brividi e, senza accorgersene, si ritrovò davanti all’immensa villa, che la stupì oltre ogni modo.
Non c’erano campanelli e si sentì un po’ stupida a battere il batacchio, ma non passarono che pochi secondi prima che il portone si spalancasse. Un uomo magro, dai capelli castano chiaro e il naso buffo l’accolse sorridente.
“Bonjour! Vous dovete esseve mademoiselle Belle, le monsieur Adam la sta aspettando!”
 “Et vous êtes-vous, monsieur?”
Gli occhi dell’uomo s’illuminarono, era da anni che non sentiva parlare un compatriota!
“Ma che maleducato! Je suis Antoine Lumière, il maître della casa, ma pvego! Vi accompagno dal padvone!”
Da vero galantuomo francese le fece strada continuando a chiacchierare animatamente con il buffo accento facendosi scappare, non poi tanto raramente, dei termini nella sua lingua madre. Intanto Belle, continuava a guardarsi intorno costatando che anche l’interno, come il giardino, era tanto bello quanto trascurato.
L’allegra chiacchiera fu interrotta da un omino panciuto dai baffetti improbabili.
“Lumiére! La smetterai mai di rubarmi il lavoro? Scusate signorina, sono David Tockins, il maggiordomo … spero che il mio collega non le abbia portato noia?”
Lumière assunse un’espressione offesa e borbottò qualcosa che suonava come: “ennuyeux nuisance Anglais”*, ma soltanto Belle lo percepì, o lo comprese, e ridacchiò divertita.
In tutto questo trambusto s’erano fermati davanti ad una porta che, al suono delle voci, venne spalancata rivelando un Adam dal volto annoiato … e quando mai!
“Ah, sei arrivata. Entra. Voi due tornate a lavoro”
Il tono antipatico con cui aveva parlato fece perdere tutto il buon umore a Belle, sapeva certo che Adam non era Mr. Simpatia, ma a livello di socievolezza faceva concorrenza ad un generale nazista.
“Allora, ho già fatto la ricerca aggiungendo più dettagli possibili –le passò una cartella stracolma di fogli- ovviamente puoi effettuare le modifiche che più ti aggradano, non vorrei che ti sentissi presa poco in considerazione –sorrisetto bastardo- poi potremmo consegnare tutto al prof”
La ragazza lo fissò sgomenta … no, non l’aveva fatto davvero.
“Vuoi un tè prima d’andare?”
“Quindi secondo te, dopo essermi fatta mezz’ora di strada, prendo le scartoffie e vado via? Mi hai preso per la tua segretaria?”
“No, se fossi stata la mia segretaria non avresti avuto la possibilità di apportare delle modifiche”
Faccia da schiaffi non bastava … faccia da esecuzione capitale rendeva meglio.
“Senti, io non voglio stare con te e tu non vuoi stare con me, facciamo questo lavoro nel modo più indolore possibile, ok? Quindi ora tu te ne vai, fai quello che devi fare e le nostre vite si separeranno per l’eternità … non mi sembra male come cosa”
“Almeno una consolazione”  sbottò Belle mentre si dirigeva verso la porta.
Lui la guardò dalla cima delle scale e le fece ciao, ciao con la mano … la violenza …
“Mademoiselle!”
Lumière corse alla porta.
“Va già via?”
“Così ha deciso sua altezza reale” rispose con tono sarcastico.
“Oh, mi dipiasce tanto, spevo di vincontvalla signorina”
“Non si preoccupi, almeno io non ci devo convivere, spero anch’io di rincontrarla”
I due si scambiarono un’affettuosa stretta di mano. Era davvero un brav’uomo Lumière, che ingiustizia dover lavorare per quel narcisista.
Belle andò via, sperando di non dover rimettere mai più piede in quella casa dimenticata dal cielo.
 
*(fastidioso inglese noioso)

Hans l’amava, con tutto il suo cuore.
 Ogni dettaglio del suo volto, ogni incantevole pregio e ogni dolcissimo difetto, era, ai suoi occhi, la perfezione.
Amava il suo arrossire davanti ad un complimento improvviso, amava il canticchiare distratto quando era sovrappensiero, amava quando sbuffava portando gli occhi al cielo …
Ma se avesse dovuto scegliere cosa amava di più, Hans avrebbe scelto l’ingenuità dei suoi baci, come quelli tra bambini; lo baciava con dolcezza e un po’ di timidezza, era sempre lui a dover approfondire, a cercare la passione in quel cuore puro … e lui l’amava da morire, l’amava anche per questo.
 
The Ring, vi prego, The Ring
Karate Kid!”
“Ma no! Meglio: P.s. I love you!”
I Miserabili?”
Le quattro si scambiarono occhiate degne di una partita a poker, ma alla fine si arresero e si lasciarono cadere sull’enorme letto di Jasmine.
“Non riusciremo mai ad accordarci su un film, vero?” disse Rapunzel con un sorriso a fior di labbra, le piaceva che lei e le sue amiche fossero tanto diverse, tutto si … equilibrava. Ariel era l’alternativa, sempre pronta a far bastian contrario, Mulan la macchietta, senza di lei non avrebbero mai riso tanto, Jas l’affascinante, a volte sembrava appartenesse ad un mondo dorato e lontanissimo, ma non avrebbe abbandonato l amiche per tutti i diamanti dell’universo, e poi c’era lei … la piccola, dolce, ingenua Rapunzel con la testa sempre tra le nuvole e forse era questo il suo ruolo, essere la sognatrice … non suonava tanto male.
“Punzy?” Mulan la riportò alla realtà.
“Come? Che mi sono persa?”
“Stavamo estorcendo con la tortura, dettagli sull’appuntamento di Ariel” chiarì Jas, ammiccando complice.
 “Oh! Si! Com’è andata con il bello ribelle?”
La rossa guardò le sue amiche, aveva sperato che se lo dimenticassero, ma evidentemente il naso rosso l’aveva tradita. Mannaggia!
“Em, è andata” Si mantenne sul vago, ma il pubblico non era soddisfatto, meglio accontentarle e abbreviare le sofferenze.
“Ecco … ho provato a surfare, un disastro, i panini erano ottimi, ha detto di amarmi, abbiamo preso il sol …”
Urla esaltate invasero la stanza, le ragazze iniziarono a saltellare e perfino la gattina Raja miagolò incuriosita.
“Calma, calma” Intervenne Jas, prima che le distruggessero la camera, “Ariel, tesoro, non puoi sganciare una bomba del genere e sorvolarci … ti ha detto che ti ama?”.
Dire che si sentiva osservata era un eufemismo, la rossa era accerchiata da occhioni in attesa di scoop e no, non aveva la minima possibilità di fuggire.
“Si, gli è scappato … credo, si è scusato, ha capito di aver affrettato troppo le cose. Non che questo cambi la situazione”
“E tu???” chiesero in coro.
“Io sono confusa” ammise con vergogna “non so che fare, come comportarmi! Non voglio prenderlo in giro, ma mi piace … solo che … non posso fingere di essere la fidanzatina entusiasta che tutti si aspetterebbero”.
Dopo aver buttato tutto fuori, si rese conto di sentirsi meglio, sollevata. Le amiche la guardavano comprensive e fu ancora una volta Jasmine a pronunciarsi:
“Ma tu vuoi stare con lui? Come sua ragazza intendo, a prescindere da quello che tutti si aspetterebbero”
“Si … No … Forse?”
“Questo devi saperlo tu” Sottolineò Mulan.
“E’ che oggi è arrivato un suo amico, un bel ragazzo, e ho totalmente smesso di dare attenzione al povero Jim. Se mi piacesse … in quel modo, non sarebbe dovuto accadere no?”
Le amiche si scambiarono rapide occhiate, nemmeno loro sapevano che dirle, ma concordavano tutte sul fatto che Ariel aveva ragione, non sarebbe dovuto accadere. Captando le parole delle ragazze, capacità degna solo delle migliori amiche, Ariel nascose il viso in un cuscino.
“Sono una stronza. Faccio schifo. E’ ingiusto! Sono ingiusta!” piagnucolava.
“Ma no, sei solo oggettiva. Saresti ingiusta a fingere che non sia successo niente”
“Davvero?”
“Certo!”
“Ragazze vi amo!” le assalì tutte insieme con un mega abbraccio pigiamoso di gruppo.
La tensione si stemperò e le chiacchiere tornarono leggere, ma Rapunzel dovette togliersi un dubbio:
“Ma com’era questo bell’amico?”
“Rapunzel!”
 
Quasi ogni due mesi, Filippo, passava una settimana a casa di Milo. I loro padri erano grandi amici, così, quando i signori Mountbatten partivano per questioni di lavoro, lasciavano l’amato figliuolo a casa Thatch. Ma quella sera anche i genitori di Milo erano assenti e Filippo era passato a prendere le pizze. Davanti alla porta, si rese conto  di aver dimenticato le chiavi e iniziò a torturare il campanello. Nessuna risposta.
“Milo? Milooooo??? MIIIILOOOOOOO!!!”
Era pronto a sfondare la porta (si, tutto si fa per una pizza), quando quest’ultima si spalancò.
“Ma sei scemo?” Inveì Milo.
“Non rispondevi”
Entrò in casa tranquillamente, ma poi iniziò a rendersi conto della situazione … l’amico era in mutande e con gli occhiali mal’inforcati, diversi libri e documenti erano sparsi attorno al tavolo, in corridoio avvistò anche una scarpa di Milo e una gonna azzurra, una canotta e un reggiseno, che era abbastanza certo non appartenessero all’ amico. Sul volto di Filippo si dipinse la consapevolezza.
“Non ci credo” mormorò guardando incredulo l’altro.
“Non ci credo!” ripeté scoppiando a ridere, ma dovette ricomporsi con l’arrivo di una terza figura. Kida spuntò dalla stanza del ragazzo con indosso una camicia di quest’ultimo, grande classico, afferrò distrattamente i suoi vestiti e si avvicinò ai ragazzi.
“Salve” salutò allegra.
Filippo continuava a guardare prima lei e poi Milo, alternò gli sguardi diverse volte e, infine, alzò un braccio.
“Dammi il cinque fratello. Sei un mito”
Ma lo sguardo del ragazzo gli spense l’entusiasmo e rinunciò abbassando la mano.
“Bene, bellezza che fai? Mangi con noi?” chiese a Kida, di cui non sapeva nemmeno il nome.
“Oh no, devo proprio andare, grazie lo stesso” In tutto questo s’era infilata la gonna, mentre il resto era finito appallottolato in borsa.
“Milo, è stato … un piacere, ci sentiamo presto” gli diede un bacio a stampo “ e grazie anche a te …” si rivolse all’altro.
“Filippo”
“Filippo”
Salutò nuovamente entrambi e sparì dietro la porta.
“Ok, ora possiamo magiare? Sto morendo di fame e sono abbastanza certo che lo stesso vale per te” fece l’occhiolino.
Milo borbottò qualcosa d’incomprensibile, arrossendo fino alla punta delle orecchie, e si sedette a tavola.
“Oh, il mio amichetto cresce”
 

A.A. 
Salve a tutte polpettine fangirlanti! (?)
Come avreste sicuramente notato (*credici*), ho aggiornato con un giorno di ritardo, ma c'è una motivazione! Giuro! Infatti, la vostra cara Lyss, ha assunto una schiava  beta per correggere le bozze, signori e signore ... fate un applauso a Enn! Colei che metterà i puntini sulle i, le virgole al loro posto e si assicurerà che io non scriva boiate! 
Detto ciò ... ringrazio i recensori e i lettori (*ve amo*) e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, avete sempre la possibilità di recensire per farmi sapere cosa ne pensate ;) 
Ho cambiato anche l'impaginazione dei dialoghi, che dite? la preferite così? 
E volevo chiedervi se voleste che corregga anche gli scorsi capitoli.
Per quanto riguarda il sondaggio, ha prevalso la scelta "Ade/Megara", ma non temete! Arriverà anche "Esmeralda/Frollo", solo un pò dopo ... infatti ho intenzione di creare una raccolta di shot, da aggiornare in maniera del tutto irregolare, per raccogliere dei momenti non raccontati qua nei capitoli :) 
Ok ... il mio A.A. è infinito ... fatemi sapere cosa ne pensate di tutte queste piccole news e del capitolo ovviamente! 
A presto, *abbraccio di gruppo*
Lyss

Curiosità:
- Il nome di Lumière, Antoine, è ispirato da Antoine Lumière  (appunto) artista e fotografo francese ... mi piaceva come suonava e gli ho rubato il nome.
- Il nome di Tockins, David, è preso dal suo doppiatore originale
- Mountbatten, cognome di Filippo, è il vero cognome del principe Filippo ... duca di Edimburgo, marito della regina Elisabetta II ... qua si scherza poco!

Ps: per qualsiasi domanda, dubbio, curiosità, richiesta, quello-che-ve-pare... non esitate a contattarmi!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Disney / Vai alla pagina dell'autore: _Lyss_