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Autore: bangandzelo    13/05/2015    0 recensioni
E' un peccato, non è vero?
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*Fanfiction tradotta---> trovate la ff originale qui: www.asianfanfics.com/story/view/437420/losing-my-religion-humor-daehyun-youngjae-daejae*
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daehyun, Un po' tutti, Youngjae
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Youngjae sospirò leggermente mentre rileggeva la tesina che aveva appena finito di scrivere. Gli ultimi due giorni erano stati relativamente tranquilli, semplicemente perché lui e Daehyun si erano evitati l’un l’altro come la peste. Le rare volte in cui erano entrambi nella stessa stanza contemporaneamente, nessuno dei due diceva niente all’altro, era più facile così.
 
Youngjae sentì irrigidirsi quando la porta del bagno si aprì e Daehyun passò vicino alla sua sedia. Era sempre in tensione, sempre quando il ragazzo più grande era in giro.
 
Onestamente non si aspettava di trascorrere la sua vita da studente universitario in questo modo. Era stato in grado di uscire un po’ di più, aveva partecipato a eventi cristiani ed era andato alla chiesa più vicina con Insoo. Anche stando vicino ad altri cristiani si sentiva strano perché erano molto diversi dal gruppo con cui era cresciuto. A loro andavano bene peccati come l’omosessualità, mentre era una cosa assolutamente inaccettabile al suo paese. Era dura da digerire, da comprendere, ma ci stava provando. Le cose erano proprio diverse qui.
 
Youngjae si sentiva davvero solo. Era stanco di sentirsi come un emarginato e di distinguersi per i motivi sbagliati. Questo, niente di tutto questo, assomigliava alla vita da studente universitario che si era immaginato e tutto quello che voleva era ritornare a casa e appallottolarsi nel suo letto per un po’, solo il tempo necessario a rimettere insieme i suoi pensieri perché davvero si sentiva vicino al crollo mentale. Ma non sarebbe successo. Poteva farcela – aveva solo bisogno di pregare che Dio lo guidasse e gli desse la forza.
 
Youngjae gettò uno alle sue spalle quando un rumore catturò la sua attenzione, e si mise ad osservare il compagno di stanza che apriva un materassino per la yoga sul pavimento. “Cosa stai facendo?”, non poté fare a meno di chiedere.

“Pilates” rispose il maggiore prima di fare dei movimenti di stretching e Youngjae non potè non che guardare con curiosità. I suoi occhi si soffermarono sulle gambe forti di Daehyun e il paio di boxer di lycra che coprivano a malapena il suo sedere. Youngjae si sentiva avvampare sempre di più ogni volta che il ragazzo più grande emetteva un rantolo o un lamento. Era sicuro che il ragazzo più grande stesse facendo quei versi di proposito.
 
Youngjae spinse all’indietro la sedia per alzarsi, e passò con cautela vicino al compagno di stanza sul pavimento. Afferrò le sue chiavi e lasciò la stanza. All'improvviso sentì che poteva respirare di nuovo. Perché con Daehyun gli mancava sempre il fiato? Rantolò internamente; voleva cambiare stanza, con qualcuno che non lo facesse sentire così strano.
 
Lasciò l’edificio del dormitorio e si diresse alla mensa per prendere qualcosa per cena.

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Avanzò con passo lento mentre lasciava con riluttanza la mensa. Si era preso del tempo per mangiare la sua cena, non avendo assolutamente alcuna fretta di tornare alla sua stanza nel dormitorio. Ma quando poi aveva dato un’occhiata al suo orologio, sapeva di essere stato fuori abbastanza a lungo. Stava iniziando a fare tardi e voleva leggere un po’ prima di andare a letto.
 
Continuò a camminare a passo discreto quando improvvisamente, qualcosa davanti a lui gli fece piantare saldamente i piedi per terra. La porta della sua stanza era stata lasciata spalancata. Piegò la testa su un lato, nel tentativo di svelare il mistero da lontano, fino a quando si rese conto che l’unico modo che aveva per andare fino in fondo era osservare da più vicino.
 
Avanzò dietro l’angolo con cautela e istantaneamente, un oggetto messo in un una certa maniera sul pavimento catturò la sua immediata attenzione.
 
La mia Bibbia.
 
La sua Bibbia era stata usata senza riguardo come nient’altro che un fermaporta. Ogni esitazione si placò quando una rabbia immensa gli ribollì dentro, colorando le sue guance pallide di un rosso acceso.
 
Afferrò la sua Bibbia e chiuse sbattendo la porta, pronto a dirne quattro al suo odioso compagno di stanza. Ma poi, il calore che era scorso violentemente dentro di lui si infiammò quando fu completamente dentro la stanza afosa. Un cattivo odore riempiva l’aria che lo circondava e si sentì soffocare.
 
“Ehi, la stavo usando”. Apparve Daehyun, che indicava ripetutamente la Bibbia stretta possessivamente da Youngjae.  
 
Ma le parole che pronunciò erano inconsapevolmente cadute nel vuoto. Qualsiasi suo inveire che aveva rimuginato nella sua mente scomparve nel momento in cui posò gli occhi sul ragazzo di fronte a lui.
 
 Lo colpì, l’odoraccio che persisteva nell’aria trasudava dai pori di Daehyun, e la sua pelle baciata dal sole risplendeva per il sudore che rivestiva il suo corpo.  Goccioline di sudore si stavano accumulando sul suo busto nudo e in quel momento il sudore stava gocciolando sul suo addome. Youngjae spostò forzatamente lo sguardo.
 
“Ehi, pronto?” Daehyun agitò la mano di fronte al viso del ragazzo intontito quando lui trovò il coraggio per voltarsi e tornare a guardarlo. Ad ogni modo, per una qualche ragione, rimase ignorato e roteò gli occhi. Portò le mani ai fianchi e fece schioccare la lingua, attendendo che fuoriuscisse qualcosa dalla bocca del suo compagno di stanza.
 
Stava facendo dello yoga quando aveva deciso che avrebbe potuto fare altri esercizi più impegnativi, volendo sfogare la sua energia in eccesso. L’essere rimasto a letto per un giorno intero per la sua piccola zuffa con Youngjae aveva avuto un effetto negativo su di lui. Non si era mai lamentato di dover rimanere a letto prima d’ora ma adesso, il pensiero non era poi così piacevole.
 
L’inutile libro di finzione di Youngjae era servito a qualcosa per una volta. Daehyun aveva bisogno di un po' d'aria fresca ma ovviamente il ragazzo di Gesù era dovuto tornare e portargli via pure quello.
 
Youngjae si fece coraggio e fulminò con lo sguardo Daehyun, ma si sforzò di mantenere lo sguardo dei suoi occhi sui suoi. Combatté la curiosità meglio che poté, continuando a trattenere la sua attenzione dal vagare più in basso. Almeno il suo compagno di stanza aveva avuto la decenza di tenere coperte alcune sue parti, anche se erano coperte da nient'altro che un paio di boxer di lycra aderentissima, era meglio di niente.
 
“Dovresti rispettare la Bibbia” disse Youngjae. Aveva proteso il libro verso Daehyun, colpendo leggermente la copertina per enfatizzare. “Non è fatta per essere utilizzata come ti pare. E’ fatta per leggerla.” Infilò poi il libro tra le mani ignare del suo compagno di stanza. “Leggila.
 
 Il suo tono non lasciò dubbi nella mente di Daehyun che si trattasse di un ordine. Ma nonostante tutto, rise al comando e si voltò di scatto per gettare bruscamente la Bibbia sulla scrivania del suo proprietario. “Penso che dovresti farlo tu. ”
 
Youngjae assottigliò gli occhi. “Conosco quel libro come le mie tasche. Credo a tutto quello che mi dice e…”le sue mani si irrigidirono ai suoi fianchi e si fece coraggio. “E mi dice che tu sei un peccatore e che devi pentirti.”
 
La schiena di Daehyun si irrigidì visibilmente quando le sue parole rimbombarono tra le pareti e lo colpirono duramente. Girò il volto abbastanza da guardare dritto negli occhi Youngjae con i suoi occhi penetranti.

“Non ti dice che anche tu sei un peccatore? ” Non aspettò una risposta dal suo compagno di stanza o un eventuale silenzio, ce l'aveva scritto chiaro in faccia. “Non leggo quella roba ma si dà proprio il caso che sia la cosa che più al mondo detesto che mi venga imposta."
 
Le labbra di Youngjae si arricciarono alle parole, ma rimase in silenzio tombale, fermo.
 
“Tutti pecchiamo” affermò Daehyun. “Cosa mi rende diverso da te?”
 
“Tutti pecchiamo” ripeté Youngjae “ma tu, cosa sei, è un peccato.” Respirò con un tremito e incrociò lo sguardo in attesa di Daehyun.
 
Tu sei un peccato.”
 
Fu onesto, brutalmente onesto ma a volte la verità è dura da ascoltare. Più volte glielo dirà, più forte ficcherà quelle parole in quella sua capoccia dura e quanto prima capirà.
 
Almeno, è quello che pensava fino a quando la risata improvvisa di Daehyun distrusse quell' idea e ogni speranza che gli era rimasta si frantumò in milioni di pezzi. Forse era una causa persa.
 
“Va bene, d'accordo” si sollevò Daehyun, cercando di riprendere fiato, “sono un peccato vivente, che respira.” Agitò in alto le braccia, le sue parole e i suoi gesti guidati da una drammaticità teatrale. “A chi cazzo importa?”
 
A me.
 
“Devi essere salvato” disse Youngjae, smorzando drasticamente l’atmosfera nella stanza. Daehyun roteò gli occhi, uno sguardo torvo che gli induriva i lineamenti. “Già, da te e le tue prediche, più sante della tua bocca."  
 
Sorpassò Youngjae urtandolo, e raccolse con impazienza il materassino dal pavimento. “Mi vado a fare una doccia”.
 
Un secondo dopo, lo sbattere della porta del bagno scosse il pavimento, facendo sussultare Youngjae. Emise un respiro tremante e diede un’occhiata nella direzione in cui proveniva il suono del suono dell’acqua che scorreva. I suoi occhi rimasero incollati alla porta, quasi a trafiggerla e poter scrutare cosa ci fosse dietro di essa. In quel momento pensieri impuri girarono per la sua testa, la scosse, sperando di liberarsi di quei pensieri. 
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Leggere era sempre stato uno dei passatempi preferiti di Youngjae. Era indescrivibile, la gioia che provava lasciandosi andare nelle scritture del Signore. La sensazione di assoluta beatitudine e pace, era così rilassante che senza rendersene conto quando accadde, si addormentò.

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Il suono della porta che si chiudeva aveva risvegliato Youngjae dal suo torpore. La Bibbia che era aperta al suo fianco volò e precipitò a terra con un forte ‘thud’. Il rumore improvviso lo aveva agitato e sbatté le palpebre rapidamente, aspettando che il suo disorientamento svanisse.
 
Quando ritornò alla realtà, riusciva a sentire altri rumori provenire da qualche parte della stanza. Poi quello che vide di fronte ai propri occhi, gli fece sbattere le palpebre di nuovo. E di nuovo. E di nuovo.
 
“Ehi, tu” gli risuonò una voce familiare, una voce che non poteva essere scambiata con altri che il suo compagno di stanza.
 
Ma la persona che gli stava davanti, o meglio, che si sforzava di rimanere in equilibrio, era una donna.
 
Gli occhi di Youngjae si spalancarono, diventando tanto tondi quanto era umanamente possibile, la sua bocca aperta come non lo era mai stata. Batté le palpebre lentamente, mentre ammirava i lunghi capelli castani che le cascavano fluidamente fino alle spalle, le guance rosse dal fard, il gloss brillante che faceva risaltare ancora di più quelle labbra carnose.  

Si poteva intravedere un po’ di scollatura attraverso una camicetta di pizzo trasparente, molto trasparente, e una gonna di pelle corta, molto corta lasciava poco all’immaginazione. Guardò le sue cosce spesse e le gambe forti prima che il suo viaggio terminasse nell’osservare delle scarpe con tacco da 6 cm. Poteva ancora sentire quei rumori rimbombanti che l’avevano svegliato all’improvviso, risuonando nelle sue orecchie.
 
Ma non poteva ancora credere a quello che stava vedendo.
 
Pregò il buon Dio che non fosse davvero sveglio, che fosse una specie di sogno.
 
 Ma la realtà era sfortunatamente un incubo che avrebbe dato la caccia a Youngjae per il resto dei suoi giorni. O se non altro, tutti i giorni in cui sarebbe stato obbligato a stare a contatto con lei.
 
Stargli a contatto. Lui.
 
“Ti ho svegliato?” ridacchiò Daehyun, con un sorriso pigro che rifletteva i suoi occhi stanchi. “Io, io stavo cercando di essere silenzioso.” Si chinò in avanti e per poco non cadde di faccia a terra quando tentò di togliersi i tacchi.
 
Youngjae deglutì e rimase rigido nel letto. Non riusciva a pensare, non riusciva a muoversi, nessuna delle sue funzioni fisiologiche umane voleva funzionare in quel momento. Guardò in silenzio il suo compagno di stanza che armeggiava con le sue scarpe e poi, desiderò che la vista lo avesse ingannato assieme agli altri sensi.
 
Tutto era successo in un flash, Daehyun era chiaramente troppo ubriaco per rendersi conto che stava pisciando davanti a uno spettatore ignaro.
 
Youngjae strillò e indietreggiò nel letto più che poté, fermandosi solo quando la sua schiena urtò contro la spalliera. Si portò le lenzuola fino alla bocca e osservò il compagno di stanza che lo guardò di sfuggita, le scarpe col tacco in mano.

“Hai l'aspetto di uno che ha visto un fantasma” ridacchiò Daehyun. “Sono solo io, sciocchino” disse con un tono acuto a esagerargli la voce. Il suo tono normale era stridulo a sufficienza per Youngjae e fece una smorfia.
 
Daehyun non se n'era ancora accorto e si avvicinò barcollando al letto. Non fu prima che si fu quasi seduto che realizzò che aveva bisogno di sistemarsi.
 
“Oops” ridacchiò e si voltò dalla parte opposta di Youngjae, prima di portare le mani alla gonna, mettendo palesemente a posto il suo cazzo.
 
Youngjae girò la testa bruscamente e strizzò gli occhi. Strinse i denti quando tornò a guardare apprensivamente il suo compagno di stanza qualche momento dopo. Lasciò elaborare tutto per minuti mentre faceva del suo meglio per capire. Dopo un po’ di tempo che il silenzio pervase l’aria, pensò che fosse meglio chiedere a voce alta invece di tenerlo per se stesso.
 
“Quindi, sei un transessuale o qualcosa del genere?”
 
Aveva sentito parlare di questi tipi di persone ma non le aveva mai viste con i suoi occhi e di certo non era mai stato in una stanza con uno di loro. II disagio che aveva sempre sentito in presenza dell’altro aumentò tremendamente.
 
Daehyun lo guardò lentamente, mentre le sue palpebre semichiuse lo guardavano storto.
 
“No, non lo sono.” La sua risposta fu severa ed enfatizzata dalla profondità del suo tono di voce. Osservò il più giovane che era a disagio per il suo sguardo e scosse la testa.
 
“Mi vesto per divertirmi, divertirmi” disse lentamente, non sicuro se il suo compagno di stanza troppo tutelato conoscesse il termine che aveva usato. “E il fatto che in questo modo attiri più attenzione e più bevande gratis non guasta.” Scrollò le spalle, uno sguardo svampito in volto. “Festa”.
 
Quando non ricevette altro che confusione e smarrimento negli occhi che lo fissavano di rimando, si lasciò sospirare.
 

“Devi smetterla di guardare il mondo in bianco e nero, Youngjae.” Alzò le sopracciglia, e le sue parole fecero ridestare Youngjae. “No, non tutti gli uomini gay si drogano, né scopano a destra e a manca e decisamente non si travestono da donne”. Perso nei suoi pensieri, la sua voce si affievolì e osservò lo spazio della camera attorno a loro per un momento. Guardò le sue lucette che coloravano debolmente la sua parte di stanza.

“Gli arcobaleni esistono per una ragione”.

Un sorriso a metà ornò i suoi tratti quando guardò di nuovo Youngjae. “Non è salutare stare al buio tutto il tempo.” E con quello, spense le sue lucine colorate e il rumore di dei passi  fu tutto quello che Youngjae sentì.

L’oscurità fu tutto quello che Youngjae vide.

   
 
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