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COLAZIONE IN SALA GRANDE
Quel lunedì mattina fu
ricordato anche a distanza di molti anni dai pochi Serpeverde presenti nella
Sala Grande, proprio come i ragazzi di Grifondoro rammentavano come fosse ieri
il giorno in cui Hermione Granger aveva dato un pugno a Draco Malfoy, il terzo
anno.
Comunque, stavo dicendo
che quel mattino erano ben pochi gli studenti presenti in Sala grande per la
colazione: infatti si potevano contare sulle dita i
pochi mattinieri. Tassorosso era quasi deserta, a parte qualche ragazzino che
dormiva sulla sua fetta di toast e Hannah Abbott e Susan Bones che
chiacchieravano serenamente, sveglie come non mai. A Corvonero la situazione
era leggermente diversa: Anthony Goldstein e il suo migliore
amico Terry Steeval leggevano eccitati i risultati delle partite di
Quiddich tenutesi durante quel week end, sotto lo sguardo di una stanchissima Padma
Patil che scoccava loro occhiatacce e scuoteva il capo mormorando: “Maschi!”.
Serpeverde non era di certo conosciuta per avere studenti mattinieri: il tavolo
verde-argento sarebbe infatti stato completamente deserto
se quella mattina non ci fossero stati alcuni studenti del Settimo. E proprio
la loro presenza lasciava sbalorditi tutti gli studenti delle altre case che
entravano per la colazione.
Che diavolo ci facevano Theodore Nott, Blaise Zabini, Daphne Greengrass e
Gregory Goyle in Sala Grande a quell’ora?
La risposta era molto
semplice. A quanto pareva, e per cause ancora ignote, Draco Malfoy aveva dato i
numeri, quella notte.
Definirlo “incazzato” era troppo poco, pensò Theodore Nott, girando lentamente
il cucchiaino nel suo terzo caffè.
E non sapeva dire il perché
di questa rabbia, ma sospettava qualcosa, o meglio, sospettava
di qualcuna…
Fatto sta che il
Caposcuola, livido come poche volte i compagni l’avevano visto, era piombato in
piena notte nella camera da letto dei compagni del
settimo e gli aveva tenuti svegli con discorsi senza senso, bestemmie e
imprecazioni varie, ma senza mai arrivare al dunque. Alle cinque, quando finalmente
si era sfogato, aveva preso il pacchetto di sigarette di Zabini e era uscito in cortile. E se Vincent Tiger era riuscito a
riaddormentarsi, lo stesso non era accaduto ai compagni che, maledicendo a
destra e a manca, erano saliti in Sala Grande e da allora erano seduti lì, a
scolarsi un caffè dietro l’altro. Il fatto che fosse presente anche la
Greengrass era per un inconveniente sul percorso. Blaise Zabini si era
scontrato con lei quando avevano attraversato la Sala Comune immersa
nell’oscurità e da quel momento quei due avevano iniziato a litigare, facendo
ingigantire il mal di testa di Nott che di certo, un giorno o l’altro, gli
avrebbe uccisi, se non la smettevano con quegli
stupidi battibecchi.
-Daphne, mi passi lo zucchero?- chiese Goyle, seduto di
fronte a Nott.
-Perché non lo chiedi a
Blaise?Lui è più intelligente di me…-frecciò la
ragazza, guardando Zabini con gli occhi ridotti in due fessure.
-Si, Goyle, chiedilo a me,
altrimenti alla signorina fuma il cervello se si sforza di capire che cosa è,
lo zucchero- ribatté freddo il compagno, guardandola con antipatia.
-Brutto imbecille, come ti
permetti!- urlò la Greengrass, alzandosi in piedi e con i pugni alzati al
petto, come per prendere a cazzotti il ragazzo.
-Ehi, ehi, ehi…- cercò di calmarli Theodore Nott esausto, alzando le
mani in segno di resa: si era seduto tra di loro proprio per evitare che
litigassero, cosa che a quanto pareva non funzionava visto
che i due Serpeverde continuavano lo stesso, anche se separati. -Finiamola,
e subito, ok?- disse serio.
-Ma lui…-
cominciò la Greengrass, mentre Zabini, nello stesso istante, diceva: -Ma lei…-.
-Sapete una cosa? Non me
ne frega un emerito cazzo di chi ha iniziato: l’importante è che finite alla
svelta. C’è già Malfoy che ha rotto le palle tutta la notte quindi non
cominciate anche voi, altrimenti non sono responsabile delle mie azioni- li
minacciò, ammonendoli con uno sguardo assassino.
La Greengrass mollò
un’ultima occhiataccia a Zabini e poi gli voltò le spalle. Dal canto suo,
Blaise la imitò, voltandosi dalla parte opposta, verso l’ingresso della Sala.
Fu allora che la vide entrare e fu in quel momento che tutto cominciò.
Pansy Parkinson varcò la
soglia della Sala Grande con innaturale calma e
eleganza.
-Oh, guarda, finalmente
arriva una persona intelligente…-frecciò Zabini,
sorridendo alla vista della compagna e facendole segno di venire a sedersi
accanto a lui.
Ma lei neanche lo degnò, anzi, il suo sguardo non si
posò sul tavolo verde-argento ma vagò su quello rosso-oro, come fosse alla
ricerca di qualcuno.
E quando individuò quel
qualcuno, un sorriso maligno si dipinse sul volto della ragazza.
Anche la tavolata di
Grifondoro quella mattina era semideserta. I pochi studenti erano soprattutto
dei primi anni e sedevano in silenzio, sotto lo sguardo non del tutto vigile
dei loro Capiscuola.
È, già, perché sia Ronald
Weasley che Hermione Granger, quella mattina e
soprattutto a quell’ora, erano già scesi per la colazione. O meglio: la Granger
faceva colazione. Ron Weasley e Harry Potter avevano di meglio da fare: finire
il compito di Trasfigurazione, o la McGranitt li avrebbe seriamente trasformati
in pesci rossi.
-Certo, Herm, che sei la
ragazza più cattiva in tutto il Mondo Magico…- boforchiò Ron, intingendo la punta della sua piuma
nell’inchiostro.
-Questa è vecchia, Ronald,
cambia disco…- rispose la vera Pansy Parkinson,
mentre sbocconcellava un biscotto, -Prendi esempio da Harry: si lamenta poco e
scrive tanto. A proposito, a che punto sei?- chiese al bambino sopravvissuto,
facendogli un gran sorriso.
Il moro
le sorrise a sua volta, guardandola da sopra gli occhiali con i suoi occhi
verdi.
-Quasi finito!-.
-Visto?Che ti stavo dicendo?-, disse la ragazza girandosi verso il
rossino, -Se tu la smettessi di lamentarti e andassi avanti a scrivere, a quest’ora
avresti già finito!-.
Ron sbuffò sonoramente.
-Non è di certo colpa mia,
se non gli ho potuti fare ieri…-disse,
guardano intensamente la ragazza negli occhi.
-E’ no, proprio no! Ora
non provare a incolparmi solo perché sono stata con te fino a tardi in sala comune-.
-Non ti sto incolpando:
sto solo dicendo che, siccome mi hai trattenuto te, dovresti aiutarmi, adesso-.
La riccia lo guardò per un
lungo istante.
-Mi stai dando la colpa-.
-No!-.
-E invece si-.
-E invece no-.
Harry Potter ridacchiò:
oddio, se andavano avanti così si sarebbe dovuto far
ricoverare al reparto per malattie mentali del San Mugo, a fine anno.
-Harry, diglielo anche tu che mi sta dando la colpa- disse la Parkinson, cercando sostegno nel nuovo
amico.
-Non ci sento- ribatté
Potter, tappandosi le orecchie.
Da oltre una settimana
aveva capito che era meglio non mettersi in mezzo, quando c’erano quei
battibecchi.
Serpeverde, quasi nello
stesso istante.
-Ma cosa diavolo…-.
L’affermazione di Blaise
Zabini attirò l’attenzione di Theodore Nott, che volse lo sguardo nella stessa
direzione dell’amico. Per poi rimanere a sua volta senza
parole.
-Che cazzo fa?-.
Hermione Granger, la vera
e unica Grifondoro per smistamento, quella mattina aveva varcato la soglia
della Sala Grande con un unico pensiero per la testa: dirgliene quattro a Pansy
Parkinson. Non l’aveva ancora mandato giù, quello che era successo
la sera prima con Malfoy. E per colpa di questo non era riuscita a chiudere
occhio, quella notte.
Ma ora qualcuno la sentiva, oh se la sentiva!
Eccola là, la stronza:
seduta alla sua tavola, con i suoi compagni, con addosso la sua divisa. Maledetta Serpeverde!
Con sicurezza marciò verso
il tavolo rosso-oro, le braccia tese lungo il corpo, le mani chiuse in due
pugni tanto stretti che le dita erano bianche. Una Serpeverde, ecco cosa
sembrava: una Serpeverde perfetta. Nessuno, neanche Silente, nemmeno Salazar
Serpeverde in persona e neppure la signora Parkinson avrebbe
potuto anche pensare che quella ragazza, che ora camminava verso Grifondoro,
non fosse la vera Pansy Parkinson o, meglio, che non fosse una vera Serpeverde.
Non fu certo il motivo per
cui il basso chiacchierio di Grifondoro si zittì di colpo e centinaia di occhi
si puntarono su di lei, da tutti i tavoli. Forse fu per quell’aria di guerra che
aveva dipinta sulla faccia, forse perché era Pansy
Parkinson, forse per quella camminata fiera o, forse, per quell’aria che non
prometteva niente di buono. Fatto sta che ora l’attenzione di tutti i presenti
era rivolta verso quella scena.
Beh, non proprio quella di
tutti.
-Granger!-.
La voce sicura di Hermione
risuonò nella Sala.
Nessuna risposta.
Pansy Parkinson, con le
sembianze della Caposcuola di Grifondoro, se ne stava comodamente sdraiata
sulla panca del tavolo, la testa sulle gambe di Ron e gli occhi chiusi.
-Granger!!- ripeté la finta Pansy, incrociando le braccia al
petto e arrabbiandosi più di quanto lo fosse già.
L’altra ragazza se ne
fregò altamente per la seconda volta.
Harry Potter e Ron
Weasley, come tutti, guardavano allibiti la scena.
-Ehm…Herm?- la chiamò Ron, passandole una mano tra i capelli,
come per svegliarla nel caso fosse addormentata.
-Che c’è?- mormorò lei, tenendo
gli occhi chiusi.
-Ecco…vedi…c’è qui la Parkinson, penso…non
so…credo voglia parlarti…ma
non ne sono molto sicuro, visto la faccia che ha…-
rispose Ron balbettando di fronte alla faccia incazzata della Serpeverde, in
piedi e a due metri da loro.
La caposcuola del
Grifondoro non si scompose e, rimanendo in quella posizione, alzò lievemente le
spalle.
-Mandala via e dille che
ho da fare-.
Questa fu la goccia che
fece traboccare il vaso.
-Granger!Fuori di qui!E subito!- ringhiò livida la mora
Serpeverde.
La finta Hermione sbuffò e
finalmente si alzò, mettendosi a sedere.
-Che succede, tesoro?-
disse, con noncuranza.
-Devo parlarti,
tesoro- rispose l’altra, di rimando.
-Ah, si?E di cosa, se
posso saperlo?- chiese, imitando alla perfezione la vera Granger.
-Oh, lo scoprirai appena
siamo fuori- disse la falsa Serpeverde, -E sbrigati, o
ci ripenso subito su, per tu-sai-cosa…-.
Le parole magiche.
La finta Hermione Granger
saltò in piedi.
-Ok, ok,
come vuoi tu- disse avvicinandosi alla ragazza, che si stava già dirigendo
verso l’uscita.
-Herm…Scusa, ma dove vai?- le urlò dietro Ron, un poco
preoccupato.
La Parkinson si fermò di
colpo, girandosi verso il compagno contenta di vederlo preoccupato per lei e
sorridendogli.
-Tranquillo- lo rassicurò, -vado fuori a vedere cos’ha questa
scema e poi torno-.
-Ah, ok, questo l’avevo
capito da solo, ma torni…viva?-
disse il rossino.
-Ma certo…-
cominciò la Parkinson, ma la vera Hermione Granger la interruppe.
-Questo non ve lo
assicuro- disse agli ex compagni, lanciando un’occhiata assassina alla ragazza
con le sue sembianze e trascinandola per un braccio fino alla porta.
Intanto tutti tacevano,
nella Sala, increduli di quello che era appena successo. Ma
i più sbalorditi erano i ragazzi del settimo di Serpeverde.
Hermione Granger spinse la
ragazza che aveva trascinato per tutti i corridoi della scuola sotto lo sguardo
sconvolto di chi si era appena svegliato e stava andando in Sala Grande per la
colazione nel bagno in disuso di Mirtilla Malcontenta.
-Ehi, Granger, che modi!- ringhiò
la Parkinson, massaggiandosi il fianco appena battuto contro un lavandino, -Il
corpo è tuo, non ricordi?-.
-Non me ne frega un bel
cazzo!- rispose quella, furente.
-Ehi, Ehi! Ma che parolone! Stare troppo con Draco, Theodore e Blaise
ti hanno rovinata, sai?-.
La Granger neanche le
rispose.
-Allora, che succede?-.
-Lo sai-.
-Non che non lo so-.
Nessuna spiegazione.
-Ascolta, Granger, se mi
hai scarrozzato per tutta la scuola fin qui e dopo quella scenata per niente, sappi
che è la volta buona che ti annego in un lavandino- la minacciò la Parkinson,
sedendosi su un lavabo e incrociando le braccia al petto, in attesa di una
risposta intelligente.
-Mi sembrava di essere
stata chiara: tutto quello che tu fai a Serpeverde
andava scritto su un maledettissimo foglio!-.
La Parkinson attese un
secondo, prima di rispondere. Hermione la vide allargare un attimo gli occhi e
poi tornare tranquilla come prima.
-Oh- disse semplicemente
la Serpeverde, -Se intendi quella storia con Millicent
guarda che io non centro niente…-
-Ehi! Ferma!- la
interruppe la Granger, -Di cosa diavolo stai parlando?
Di quale storia parli?-.
-No niente, non preoccuparti,
una sciocchezza…- Si affrettò a tranquillizarla
Pansy, tirando un sospiro di sollievo tra di sé. -Beh,
allora che cazzo hai, si può sapere?-.
-Se proprio non ci arrivi,
ti aiuto io. - disse la Granger, - Una parola sola: Malfoy-.
E la Parkinson finalmente
capì.
-Ah, certo- disse,
scuotendo la mano come fosse niente, -immagino che lui te lo abbia chiesto…-.
Altra goccia nel vaso
traboccante.
-Io.ti.ammazzo. - proferì la Granger tra i denti, scandendo bene le
parole, -Tu vai a letto con Malfoy e non me lo hai detto?!?-.
-Non è esatto, tesorino.
Ci sono andata a letto tutto l’anno scorso e anche all’inizi
di quest’anno, ma da quando mi piace Ron ho cercato di evitare, con una scusa e
un’altra, fin dove potevo-.
-E perché ca…volo non me lo hai detto?- le urlò la Grifondoro,
esasperata.
-Beh, mi pare ovvio: se te
lo dicevo, mi avresti mandato al diavolo e non avresti mai accettato di bere
quella pozione. Allora, che gli hai risposto?-.
-Secondo te? Secondo te
cosa gli ho risposto, stupidissima Serpeverde?!?-.
La Parkinson scosse la
testa come per dire: la solita Hermione Non-Mi-Abbasserò-Mai-A-Un-Serpeverde
Granger. Poi, pensando ad altro,
ridacchiò.
-Che hai da ridere,
adesso, si può sapere?- chiese la Grifondoro furibonda.
-Ora capisco perché alle sette,
quando sono scesa con Ron e Harry, Theodore e gli altri erano già in Sala
Grande. Beh, forse lui e Blaise sono già venuti altre volte a far colazione
così presto, ma Goyle! Figuriamoci…E poi, complimenti
Granger, sul serio-.
La vera Hermione la guardò
storta: che cazzo diceva, adesso?
-Sai com’è, Granger: nessuna,
e dico nessuna, ha mai rifiutato Draco Malfoy, tu sei la prima. E penso proprio
che tu l’abbia fatto un po’ incazzare…-.
-E sai
quanto me ne frega?- le rispose a tono l’altra Caposcuola, -Che vada a farsi
fottere! Ma con un’altra, non con me! E non me ne
frega un bel niente se il poverino è abituato che tu gli scaldi
il letto appena lui scocca le dita. Io ora non lo farò di certo-.
La Parkinson la guardava
divertita.
-Però, Granger, in una sola
notte hai messo fine a quasi due anni di sesso con Draco…-.
-E ti lamenti? Dovresti
ringraziarmi, piuttosto: adesso, quando tornerai a Serpeverde, non dovrai
dargli più un cavolo, a quel maledetto purosangue! Beh, certo, sempre se sarai insieme a Ron…- aggiunse la
Granger, sogghignando.
-Si, simpatica Granger,
davvero molto simpatica. Comunque io rimango dell’idea
che tu sei nel torto: un po’ di sesso con Draco non ti farebbe male, sai? Anzi,
magari riuscirebbe a rilassarti un pochino e a evitare sfuriate inutili come
quella di stamattina-.
La Granger la guardò
intensamente negli occhi.
-Nei tuoi sogni,
Parkinson, nei tuoi sogni. Non andrò mai a letto con
quel cretino, né adesso né mai. E poi, sono convinta che non sia neanche capace,
quello, a letto. Fa tanto il borioso, ma è solo per il suo sangue. E il suo bel
sangue non lo aiuta di certo, in questi casi…-.
-Diresti il contrario, se
ci provassi. Ti stupiresti del contrario…- disse
Pansy.
La Granger scosse la
testa, ridendo tra di sé: lei e Malfoy? Naaa...
-Bene, ora che abbiamo
sistemato tutto, anche se non c’era niente da sistemare visto
che ti sei arrangiata te a dirgli di no, raccontami un po’: a parte
Malfoy e le sue proposte “indecenti”, come va a Serpeverde? Mica hai combinato
qualcosa, vero?- le chiese la Serpeverde, un po’
preoccupata.
La Grifondoro alzò le
spalle.
-No, stai tranquilla.
Faccio la brava per il resto. O meglio, faccio Pansy Parkinson: svolgo il
minimo indispensabile dei miei doveri di Caposcuola, ritengo Malfoy la persona
più intelligente del pianeta, mi comporto civilmente con gli altri, urlo contro
i Serpeverde più giovani quando occupano le poltrone della Sala Comune e poi…beh, dai, lo sai tu-.
-E con i miei amici?-
chiese Pansy, alzando un sopracciglio, -Non ti sarai messa a parlare di elfi
domestici, sangue o arti oscure?Dimmi di no…-.
-No-.
-Granger!Se lo dici solo per farmi piacere…-.
-Tranquilla, non sono
stupida da fare discorsi sui mezzosangue a dei Serpeverde! E poi alcuni mi
stanno simpatici…- ammise a mezza voce e con lo sguardo
basso.
Alla Parkinson si
allargarono gli occhi per lo stupore.
-Cosacosacosa? Puoi ripetere? Mi hai appena detto che ti stanno
simpatici quei…aspetta, come li hai sempre definiti
te? Ah, si: stupide serpi, maledetti purosangue, boriosi-arroganti-altezzosi eccetera eccetera…c’è solo l’imbarazzo della scelta. Comunque,
tornando a noi, è questo che mi hai appena detto?-.
La ragazza davanti a lei sbuffò.
-Ok, ok, ora che ho avuto
modo di conoscerli meglio ho capito che non sono come
li ho sempre creduti. Cioè, tutti a parte Malfoy. A sì, e
anche la tua amica, la Greengrass…-.
-Che cazzo hai fatto, a
Daphne?-.
-Ehi, perché pensi che le
abbia fatto qualcosa?- si difese subito Hermione.
-Granger, ti conosco bene. Sputa il rospo!-.
-Non le ho fatto niente, le
ho solo detto qualcosina di innocuo,
così innocuo che neanche ricordo, solo per farla tacere. Ma dimmi: come fai a essere amica di una persona così? È tremendamente
vanitosa, piena di sé, altezzosa…-.
-Lo capirai, prima o poi, il perché. E vedi, Granger, di non rovinarmi le
amicizie: dopo vai da lei e chiedile scusa! E piuttosto, tu che dici tanto di come faccio ad esserle amica, come fai tu a esserlo della
Brown!- la ribeccò Pansy.
-Ehi, piano, io e Lavanda
non siamo amiche. È troppo pettegola per me- le
rispose la Granger, -Ma questo però non ti dà il diritto di farle qualcosa, chiaro?-.
La Parkinson alzò gli
occhi al cielo e tra le due ragazze ci fu un breve istante di silenzio.
-Harry e Ron?- chiese poi Hermione, un po’ preoccupata.
-Che vuoi sapere? Se ho avvelenato
Potter?- se la ghignò la Parkinson.
Hermione la fulminò con lo
sguardo.
-Dai, scherzavo! Vado
abbastanza d’accordo con Potter, ma sappi che lo considero ancora un demente. E
Ron, beh, la cosa è più complicata di quanto pensavo. Ma
sta andando piuttosto bene: mi ha chiesto di andare a Hogsmade con lui, domenica!-
aggiunse, tutta sorridente.
Ma non sorrideva solo per Ron. Aveva raccontato una
piccola bugia alla Granger, lo sapeva, ma in fondo lei era una Serpeverde e
aveva un onore da difendere. E come tale, come poteva dire a una Grifondoro che
trovava simpatico Harry Potter e che si era addirittura affezionata a lui? E che
vedeva in lui l’amico che erano Blaise, Theodore e
Draco assieme? Sorrise nuovamente, lo sguardo perso davanti a se.
-Bene-.
Alzò lo sguardo verso la
Granger.
-Bene- ripeté a sua volta.
-Ora che tutto è a posto,
posso tornare dai miei nuovi amici- disse la Granger, ghignando.
-Tanti auguri!- le urlò
Pansy, guardandola andare via, e pensando curiosa a come aveva reagito Malfoy
davanti al suo primo “No”.
-Ah, Granger!- la chiamò,
e la ragazza si voltò subito. -Mi duole ammetterlo ma hai buon gusto, a
vestire. Cioè, non che io sia contenta di dovermi mettere vestiti troppo
coprenti per i miei standard: solo che stai bene, cioè sto
bene, vestita così- concluse, guardando quello che la Grifondoro si era messa
quella mattina.
-Ah, grazie- disse la
Granger, -Non è che ci sia molta scelta: la maggior parte dei tuoi vestiti è
così indecente che se li indossassi durante le lezioni rischierei la
sospensione istantanea-.
-Esagerata!- la ribeccò
Pansy, -Comunque cerca di mangiare di meno: non voglio mica che tu mi rovini la
mia linea perfetta-.
-Fottiti!- fu la risposta, detta con il sorriso sulle labbra,
-Non muoio di fame, per te…-.
-Oh, Granger, vai al
diavolo- disse esasperata la Parkinson, sempre più allibita di quanto quella fosse diventata una perfetta Serpeverde.
-Ok, vado da Malfoy,
allora- disse la Grifondoro, andando e facendo ciao-ciao con la mano.
Che idiota!, pensò la Parkinson sorridendo.
Decise che avrebbe
aspettato lì qualche minuto e poi sarebbe tornata in Sala Grande da Ron e
Harry. Un po’ di scena non faceva male a nessuno: chissà se Ron si sarebbe
preoccupato, quando Pansy Parkinson varcava la Sala da sola, senza Hermione
Granger?
Detto, fatto.
Quando Hermione, o meglio,
Pansy Parkinson, visto che le sembianze erano quelle
della Serpeverde, entrò in Sala Grande, centinaia e centinaia di occhi si
puntarono su di lei. Si bloccò all’istante, irritata.
-Che avete da guardare? Non
ho torto un solo capello, alla Granger! Ora arriva, è rimasta di là per fare un
po’ di scena…- sbraitò, maledicendo la ragazza e
incamminandosi verso il tavolo verde-argento.
Decise intelligentemente
di prendere posto in parte a Goyle, perché mettersi
dall’altra parte significava sedere accanto a Malfoy, quando si sarebbe
finalmente degnato di fare presenza. Beh, di che si lamentava? Fino a quando non
arrivava quella stupida serpe, non avrebbe avuto occhiate assassine puntate continuamente
addosso.
Come non detto.
Non un paio di occhi. Ma ben quattro: Nott, Zabini, la Greengrass e Goyle.
Ok, stiamo calme, si disse
la Granger.
Fece finta di niente e si
versò il caffè nella tazza, aggiunse lo zucchero e iniziò a girarci dentro il
cucchiaino, con tranquillità estrema.
Gli occhi dei compagni la
fissavano ancora.
Da brava attrice qual era,
li ignorò e prese un biscotto dal cesto davanti a lei.
-Ehm, ehm…-.
Eccolo,
il finto colpo di tosse, con lo scopo di attirare la sua attenzione.
Hermione sospirò e finalmente
alzò lo sguardo verso i compagni.
-Beh? Che c’è?- chiese
educatamente, calmissima.
-Pansy…- cominciò Nott, cercando di non arrabbiarsi, -Hai
qualcosa da raccontarci?-.
Hermione scosse la testa
con aria innocente, smangiucchiano un biscotto.
-Sicura, sicura? Tipo, che
ne so, su…Malfoy, ad esempio?- andò al sodo Zabini,
lanciando un’occhiataccia alla Greengrass, che gli aveva appena fatto la
linguaccia.
-Malfoy?- disse la Granger, facendo finta di pensarci su. -Naa, assoltamente-.
Zabini dovette trattenere
Nott per la maglietta perchè altrimenti il ragazzo
sarebbe saltato addosso alla compagna e l’avrebbe strozzata.
-Dimmi che non l’hai
mandato in bianco, ieri sera- la pregò Theodore, cinque minuti e cinque
camomille dopo, quando si fu calmato.
-Ma perché voi Serpeverde mi
fate dire quello che volete sentirvi dire?- si chiese
a bassa voce Hermione: dimmi che, dimmi che…E che
scatole!
-Che cosa?!?- chiese Zabini.
-Niente, lascia stare…-.
-Allora?- insistette Nott.
-Se ti dico che l’ho
mandato in bianco, che mi fai?- disse la Granger, fingendo di mordicchiarsi
nervosamente un’unghia.
Cadde il silenzio.
-Pansy, tu non stai bene- proferì serio Zabini.
-Si, che sto bene- rispose
lei.
-No, invece!- si mise in
mezzo Nott, -Ma si può sapere che cazzo hai? Prima mandi in bianco Draco, poi
urli dietro alla Granger per chissà che cosa… che
farai, ora? Ti metterai con…con Weasley?-.
Oh, oh.
Bingo!
-Piantatela di dire
idiozie!- disse seria Hermione, -E poi, scusatemi
tanto, ma se non mi va di andare a letto con Draco, non ci vado-.
-Ma certo! E poi ce lo sorbiamo noi…- disse Nott,
tra i denti.
-Che vuoi dire?- chiese la
Grifondoro senza capire.
-Dai, lasciamo stare tutto.
In fondo, Draco incazzato deve sorbirselo anche lei, e più di tutti noi. E poi
si è calmato, mi avete detto: quindi facciamo finta di niente e evitiamo che ricominci tutto da capo. Per quello che hai
fatto con la Granger, sei perdonata automaticamente…-
le disse la Greengrass, sorridendole per la prima volta in tutto il tempo che Hermione
aveva passato a Serpeverde- Piuttosto, dimmi, che
cazzo ha fatto la mezzosangue?-.
E la calma tornò ben
presto al tavolo delle serpi, anche se, forse, non era destinata a durare.
-Herm!Dove cazzo eri finita?-.
Pansy Parkinson fu accolta
dall’esclamazione preoccupata Ron, non appena tornò in Sala Grande.
-In bagno- rispose
semplicemente la ragazza, -Quell’imbecille della
Parkinson mi ha scarrozzata per i corridoi e mi ha
scompigliato tutti i capelli-.
-E tu sei stata fuori fino
ad adesso per…sistemarti i capelli?- chiese Harry, un
poco allibito, -Non sei normale, sai-.
Pansy ridacchiò.
-E chi è normale, qui?-
disse, sorridendo ai compagni. -Ehi, mi è venuta un’idea, mentre fingevo di
ascoltare i discorsi di quella scema-.
-Che voleva, poi?- chiese
Ron, versandole del succo di zucca.
-Lamentarsi perché ho
tolto dei punti a una Serpeverde del primo anno che ieri rincorreva Mrs Purr
per i corridoi. E sai che ha detto, a sua discolpa? Che quella ragazzina voleva
solo fare il bagnetto al gatto! Ma dove accidenti
siamo?- inventò, facendo ridere i due compagni. -Comunque, stavo dicendo, la
mia idea: perché non mi insegnate a giocare a
Quiddich?-.
I due ragazzi per poco non
si soffocarono.
-Co…Cosa?- balbettò Ron, asciugandosi la bocca, visto che stava bevendo quando la ragazza aveva spiegato la
sua idea. -Tu vorresti…volare?-.
Lui e Harry si scambiarono
uno sguardo.
-Beh, che c’è? E imparare
a giocare, anche. Credete che non possa esserne
capace?- disse Pansy, sfidandoli con lo sguardo.
-No, no- si affrettò a
rispondere Ron, mentre Harry scuoteva la testa.
-Bene, oggi avete allenamento, vero? Allora verrò a vedervi e poi
cominciamo!- disse lei, tutta contenta.
Ron sorrise, divertito
all’idea di vederla giocare. In tutti quegli anni non aveva fatto altro che
dire che il Quiddich era la cosa più scema del Mondo Magico e ora se ne usciva
con questa?
E mentre pensava a ciò,
gli sfuggì il pollice alzato della compagna rivolto
verso Harry, che sorrise complice.
Draco Malfoy varcò la
soglia della Sala Grande quando ormai era presenti tutti gli studenti. Era
stato fuori e per tutto il tempo aveva fumato una sigaretta dietro l’altra,
cercando di capire il perché di quel rifiuto.
Che cazzo aveva, Pansy?
Quella stupida domanda continuava
a comparire tra i suoi pensieri e non
riusciva a ignorarla. Ma la cosa che gli dava ancora più fastidio era
un’altra: perché gli importava così tanto che Pansy
gli aveva detto di no? Fatti suoi, era lei a rimetterci. A lui bastava scoccare
le dita per trovare una ragazza pronta a sostituire la Caposcuola. Che problemi
si stava facendo, allora?
-Ehi, ehi, sta arrivando- sussurrò Blaise, avvistando il
Caposcuola.
-Se dice anche una sola
parola, io…-.
-Tu non fai niente,
Theodore. Ignoralo o succede il finimondo, ok? E poi si è calmato, quindi
lascialo stare-.
Blaise, in tutta risposta,
si beccò un’occhiataccia.
Draco arrivò al suo tavolo
con la sua solita camminata elegante, seguito dagli sguardi ammirati delle
ragazze degli altri tavoli.
Ma non sedette al solito posto. No.
Quel giorno si diresse
verso la parte opposta, dove appunto era seduta la
Caposcuola.
Lei non alzò neanche lo
sguardo, bevendo tranquillamente il suo succo di zucca. Sembrava calma, ma non
lo era. Era nervosa, Hermione, nervosissima.
E poi, perché?
Lo sentì prendere posto accanto a lei, visto che Goyle era tornato
dieci minuti prima nel dormitorio, con la speranza di recuperare almeno mezzoretta
di sonno.
-‘Giorno-
disse il Caposcuola ai compagni.
Un coro di buongiorno si
alzò, in tutta risposta.
-Buongiorno…-.
Hermione per poco non si soffocò
con il biscotto che stava mangiando: stava parlando
con lei? L’aveva rivolto a lei, quel “Buongiorno”?
Si girò lentamente e per
poco non ci rimase secca: Draco Malfoy le stava sorridendo!
Balbettò qualcosa che
assomigliava vagamente a un “Buongiorno” e tornò alla sua colazione, seguendo
tutti i suoi movimenti con la coda dell’occhio.
Nott si alzò in quel
momento decidendo che, siccome mancava ancora un bel po’
all’inizio delle lezioni e visto che la prima ora l’avevano buca, faceva meglio
ad andare a riposarsi, se non voleva crollare nel bel mezzo di Trasfigurazione.
La Greengrass lo seguì subito, tutto pur di allontanarsi da Blaise, con la
quale ce l’aveva ancora a morte. E Zabini, dal canto
suo, andò ad unirsi a Anthony Goldstein, al tavolo di Corvonero,
per discutere sul nuovo giocatore della sua squadra di Quiddich.
E Hermione rimase sola con
lui.
Malfoy.
Ok, secondo le leggi della
natura, quello era il momento in cui lui le faceva la predica. Immaginava già
le sue parole: “Un Malfoy non viene mai mandato in
bianco, ma è lui, che mandare in bianco”.
Ok, parla pure, Malfoy!, lo sfidò nella sua mente. Sono
pronta!
Ma lui non disse niente.
Starà architettando la sua
vendetta, pensò preoccupata.
Mica mi avrà messo del
veleno nel succo?, si chiese, allontanando velocemente
il bicchiere dalle labbra.
Aspettò ancora un po’ uno
sguardo carico di odio, rimprovero, arroganza…
Ma questo non arrivò mai.
-Bene- disse alzandosi improvvisamente, -Credo che andrò a
fare un giro fuori. Se mi cercano…-.
-Ehi, aspettami un
secondo- disse lui, -Vengo con te-.
La Granger si stupì. Ecco:
ora la annegava nel lago.
Stava per ribattere,
dicendogli che aveva appuntamento con Daphne, cosa del tutto falsa, quando
qualcosa impedì a quelle parole di uscire.
Forse fu quel suo bel sorriso…
***
SPAZIO AUTRICE:
Ok.
Vi ho delusi,
lo so.
Ho promesso che avrei
aggiornato, si, ma ho fatto di nuovo questa storia. La
prossima volta aggiornerò La Maledizione del Sangue, ma tra qualche settimana. Per quanto
riguarda Sai tenere un segreto?, brutta
notizia. Beh, non brutta del tutto. No, non la mollo
incompleta, tranquilli. Solo che oggi ho capito cosa veramente mi blocca a
scriverla: non mi piace, quella fic.
Cioè, nel senso che la rivedo tutta, correggo gli errori, tolgo alcune parti e
ne aggiungo altre. E infine la riposerò come nuova! Mi dispiace, sul serio, ma
altrimenti rischio di farla diventare una vera schifezza. Vi chiedo di
aspettare un attimo e di avere pazienza. Comunque quando l’ho sistemata e
posata, lo scrivo nell’introduzione, così potete
andare a leggervela con calma. Ok. Detto tutto.
Spero sia piaciuto questo
terzo capitolo. La svolta decisiva la troviamo solo nel prossimo…ma
come al solito, non vi dico niente, anzi ho già detto
troppo.
Tantissimi auguri per un felicissimo
anno nuovo a tutti (anche se in ritardo, scusatemi)…
Alla prossima,
Alice
p.s.:
ah, dimenticavo!Viste le richieste di alcuni di voi, ho diminuito il carattere
della scrittura. Va bene, così?
RINGRAZIAMENTI:
Yum:Ciao, grazie della recensione, ti trovi meglio a
leggerla, ora?Alla prossima, buon anno!
coccoladoro:Ciao, grazie del complimento, spero continui a
piacerti, buon anno…
gelb_augen:Ciao, grazie, sono felice che ti piaccia la fic. Che ne pensi di questo nuovo capitolo?Ho soddisfatto
la tua curiosita?, alla
prossima, buon anno anche te!
Baby_San:Ciao!Allora, eccoti Pansy, finalmente…spero
di aver risposto alle tue domande, con questo capitolo. Si,
hai ragione: come si fa a dire di no a uno come Draco?Robe da pazzi…- ma siamo veramente sicure che Herm riesca a tenere
fede a ciò che ha detto e a non andare quindi a letto con Malfoy? ; ) – ok, grazie per i complimenti, auguri di buon anno!
Alla prossima, Alice
p.s.:ma
tu non scrivi niente?Neanche una piccola piccola fic?? : )
Crux Australis:allora,
innanzitutto ciao!Che mi dici delle dimensioni del carattere?Vanno bene?...Buon
anno…