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Autore: polaris    02/01/2009    10 recensioni
Che cosa accadrebbe se Hermione Granger e Pansy Parkinson bevessero una pozione Polisucco ed entrassero l'una nei panni dell'altra?
Quarto capitolo:
Aveva preso una decisione, quella notte.
Aveva detto basta, quella notte.
Era finita.
Aveva fatto i conti. Tre giorni. L'effetto durava ancora tre giorni. Poi avrebbe dovuto bere altra pozione, se voleva mantenere le sembianze di Hermione Granger. Ma lei non voleva. Tanto sarebbe stato tutto inutile.
Sarebbe tornata a Serpeverde...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Pansy Parkinson, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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3

COLAZIONE IN SALA GRANDE

 

Quel lunedì mattina fu ricordato anche a distanza di molti anni dai pochi Serpeverde presenti nella Sala Grande, proprio come i ragazzi di Grifondoro rammentavano come fosse ieri il giorno in cui Hermione Granger aveva dato un pugno a Draco Malfoy, il terzo anno.

Comunque, stavo dicendo che quel mattino erano ben pochi gli studenti presenti in Sala grande per la colazione: infatti si potevano contare sulle dita i pochi mattinieri. Tassorosso era quasi deserta, a parte qualche ragazzino che dormiva sulla sua fetta di toast e Hannah Abbott e Susan Bones che chiacchieravano serenamente, sveglie come non mai. A Corvonero la situazione era leggermente diversa: Anthony Goldstein e il suo migliore amico Terry Steeval leggevano eccitati i risultati delle partite di Quiddich tenutesi durante quel week end, sotto lo sguardo di una stanchissima Padma Patil che scoccava loro occhiatacce e scuoteva il capo mormorando: “Maschi!”. Serpeverde non era di certo conosciuta per avere studenti mattinieri: il tavolo verde-argento sarebbe infatti stato completamente deserto se quella mattina non ci fossero stati alcuni studenti del Settimo. E proprio la loro presenza lasciava sbalorditi tutti gli studenti delle altre case che entravano per la colazione.

Che diavolo ci facevano Theodore Nott, Blaise Zabini, Daphne Greengrass e Gregory Goyle in Sala Grande a quell’ora?

La risposta era molto semplice. A quanto pareva, e per cause ancora ignote, Draco Malfoy aveva dato i numeri, quella notte.

Definirlo “incazzato era troppo poco, pensò Theodore Nott, girando lentamente il cucchiaino nel suo terzo caffè.

E non sapeva dire il perché di questa rabbia, ma sospettava qualcosa, o meglio, sospettava di qualcuna…

Fatto sta che il Caposcuola, livido come poche volte i compagni l’avevano visto, era piombato in piena notte nella camera da letto dei compagni del settimo e gli aveva tenuti svegli con discorsi senza senso, bestemmie e imprecazioni varie, ma senza mai arrivare al dunque. Alle cinque, quando finalmente si era sfogato, aveva preso il pacchetto di sigarette di Zabini e era uscito in cortile. E se Vincent Tiger era riuscito a riaddormentarsi, lo stesso non era accaduto ai compagni che, maledicendo a destra e a manca, erano saliti in Sala Grande e da allora erano seduti lì, a scolarsi un caffè dietro l’altro. Il fatto che fosse presente anche la Greengrass era per un inconveniente sul percorso. Blaise Zabini si era scontrato con lei quando avevano attraversato la Sala Comune immersa nell’oscurità e da quel momento quei due avevano iniziato a litigare, facendo ingigantire il mal di testa di Nott che di certo, un giorno o l’altro, gli avrebbe uccisi, se non la smettevano con quegli stupidi battibecchi.

-Daphne, mi passi lo zucchero?- chiese Goyle, seduto di fronte a Nott.

-Perché non lo chiedi a Blaise?Lui è più intelligente di me…-frecciò la ragazza, guardando Zabini con gli occhi ridotti in due fessure.

-Si, Goyle, chiedilo a me, altrimenti alla signorina fuma il cervello se si sforza di capire che cosa è, lo zucchero- ribatté freddo il compagno, guardandola con antipatia.

-Brutto imbecille, come ti permetti!- urlò la Greengrass, alzandosi in piedi e con i pugni alzati al petto, come per prendere a cazzotti il ragazzo.

-Ehi, ehi, ehi…- cercò di calmarli Theodore Nott esausto, alzando le mani in segno di resa: si era seduto tra di loro proprio per evitare che litigassero, cosa che a quanto pareva non funzionava visto che i due Serpeverde continuavano lo stesso, anche se separati. -Finiamola, e subito, ok?- disse serio.

-Ma lui…- cominciò la Greengrass, mentre Zabini, nello stesso istante, diceva: -Ma lei…-.

-Sapete una cosa? Non me ne frega un emerito cazzo di chi ha iniziato: l’importante è che finite alla svelta. C’è già Malfoy che ha rotto le palle tutta la notte quindi non cominciate anche voi, altrimenti non sono responsabile delle mie azioni- li minacciò, ammonendoli con uno sguardo assassino.

La Greengrass mollò un’ultima occhiataccia a Zabini e poi gli voltò le spalle. Dal canto suo, Blaise la imitò, voltandosi dalla parte opposta, verso l’ingresso della Sala. Fu allora che la vide entrare e fu in quel momento che tutto cominciò.

Pansy Parkinson varcò la soglia della Sala Grande con innaturale calma e eleganza.

-Oh, guarda, finalmente arriva una persona intelligente…-frecciò Zabini, sorridendo alla vista della compagna e facendole segno di venire a sedersi accanto a lui.

Ma lei neanche lo degnò, anzi, il suo sguardo non si posò sul tavolo verde-argento ma vagò su quello rosso-oro, come fosse alla ricerca di qualcuno.

E quando individuò quel qualcuno, un sorriso maligno si dipinse sul volto della ragazza.

 

Anche la tavolata di Grifondoro quella mattina era semideserta. I pochi studenti erano soprattutto dei primi anni e sedevano in silenzio, sotto lo sguardo non del tutto vigile dei loro Capiscuola.

È, già, perché sia Ronald Weasley che Hermione Granger, quella mattina e soprattutto a quell’ora, erano già scesi per la colazione. O meglio: la Granger faceva colazione. Ron Weasley e Harry Potter avevano di meglio da fare: finire il compito di Trasfigurazione, o la McGranitt li avrebbe seriamente trasformati in pesci rossi.

-Certo, Herm, che sei la ragazza più cattiva in tutto il Mondo Magico…- boforchiò Ron, intingendo la punta della sua piuma nell’inchiostro.

-Questa è vecchia, Ronald, cambia disco…- rispose la vera Pansy Parkinson, mentre sbocconcellava un biscotto, -Prendi esempio da Harry: si lamenta poco e scrive tanto. A proposito, a che punto sei?- chiese al bambino sopravvissuto, facendogli un gran sorriso.

Il moro le sorrise a sua volta, guardandola da sopra gli occhiali con i suoi occhi verdi.

-Quasi finito!-.

-Visto?Che ti stavo dicendo?-, disse la ragazza girandosi verso il rossino, -Se tu la smettessi di lamentarti e andassi avanti a scrivere, a quest’ora avresti già finito!-.

Ron sbuffò sonoramente.

-Non è di certo colpa mia, se non gli ho potuti fare ieri…-disse, guardano intensamente la ragazza negli occhi.

-E’ no, proprio no! Ora non provare a incolparmi solo perché sono stata con te fino a tardi in sala comune-.

-Non ti sto incolpando: sto solo dicendo che, siccome mi hai trattenuto te, dovresti aiutarmi,  adesso-.

La riccia lo guardò per un lungo istante.

-Mi stai dando la colpa-.

-No!-.

-E invece si-.

-E invece no-.

Harry Potter ridacchiò: oddio, se andavano avanti così si sarebbe dovuto far ricoverare al reparto per malattie mentali del San Mugo, a fine anno.

-Harry, diglielo anche tu che mi sta dando la colpa- disse la Parkinson, cercando sostegno nel nuovo amico.

-Non ci sento- ribatté Potter, tappandosi le orecchie.

Da oltre una settimana aveva capito che era meglio non mettersi in mezzo, quando c’erano quei battibecchi.

 

Serpeverde, quasi nello stesso istante.

-Ma cosa diavolo…-.

L’affermazione di Blaise Zabini attirò l’attenzione di Theodore Nott, che volse lo sguardo nella stessa direzione dell’amico. Per poi rimanere a sua volta senza parole.

-Che cazzo fa?-.

 

Hermione Granger, la vera e unica Grifondoro per smistamento, quella mattina aveva varcato la soglia della Sala Grande con un unico pensiero per la testa: dirgliene quattro a Pansy Parkinson. Non l’aveva ancora mandato giù, quello che era successo la sera prima con Malfoy. E per colpa di questo non era riuscita a chiudere occhio, quella notte.

Ma ora qualcuno la sentiva, oh se la sentiva!

Eccola là, la stronza: seduta alla sua tavola, con i suoi compagni, con addosso la sua divisa. Maledetta Serpeverde!

Con sicurezza marciò verso il tavolo rosso-oro, le braccia tese lungo il corpo, le mani chiuse in due pugni tanto stretti che le dita erano bianche. Una Serpeverde, ecco cosa sembrava: una Serpeverde perfetta. Nessuno, neanche Silente, nemmeno Salazar Serpeverde in persona e neppure la signora Parkinson avrebbe potuto anche pensare che quella ragazza, che ora camminava verso Grifondoro, non fosse la vera Pansy Parkinson o, meglio, che non fosse una vera Serpeverde.

Non fu certo il motivo per cui il basso chiacchierio di Grifondoro si zittì di colpo e centinaia di occhi si puntarono su di lei, da tutti i tavoli. Forse fu per quell’aria di guerra che aveva dipinta sulla faccia, forse perché era Pansy Parkinson, forse per quella camminata fiera o, forse, per quell’aria che non prometteva niente di buono. Fatto sta che ora l’attenzione di tutti i presenti era rivolta verso quella scena.

Beh, non proprio quella di tutti.

-Granger!-.

La voce sicura di Hermione risuonò nella Sala.

Nessuna risposta.

Pansy Parkinson, con le sembianze della Caposcuola di Grifondoro, se ne stava comodamente sdraiata sulla panca del tavolo, la testa sulle gambe di Ron e gli occhi chiusi.

-Granger!!- ripeté la finta Pansy, incrociando le braccia al petto e arrabbiandosi più di quanto lo fosse già.

L’altra ragazza se ne fregò altamente per la seconda volta.

Harry Potter e Ron Weasley, come tutti, guardavano allibiti la scena.

-Ehm…Herm?- la chiamò Ron, passandole una mano tra i capelli, come per svegliarla nel caso fosse addormentata.

-Che c’è?- mormorò lei, tenendo gli occhi chiusi.

-Ecco…vedi…c’è qui la Parkinson, penso…non so…credo voglia parlarti…ma non ne sono molto sicuro, visto la faccia che ha…- rispose Ron balbettando di fronte alla faccia incazzata della Serpeverde, in piedi e a due metri da loro.

La caposcuola del Grifondoro non si scompose e, rimanendo in quella posizione, alzò lievemente le spalle.

-Mandala via e dille che ho da fare-.

Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

-Granger!Fuori di qui!E subito!- ringhiò livida la mora Serpeverde.

La finta Hermione sbuffò e finalmente si alzò, mettendosi a sedere.

-Che succede, tesoro?- disse, con noncuranza.

-Devo parlarti, tesoro- rispose l’altra, di rimando.

-Ah, si?E di cosa, se posso saperlo?- chiese, imitando alla perfezione la vera Granger.

-Oh, lo scoprirai appena siamo fuori- disse la falsa Serpeverde, -E sbrigati, o ci ripenso subito su, per tu-sai-cosa…-.

Le parole magiche.

La finta Hermione Granger saltò in piedi.

-Ok, ok, come vuoi tu- disse avvicinandosi alla ragazza, che si stava già dirigendo verso l’uscita.

-Herm…Scusa, ma dove vai?- le urlò dietro Ron, un poco preoccupato.

La Parkinson si fermò di colpo, girandosi verso il compagno contenta di vederlo preoccupato per lei e sorridendogli.

-Tranquillo- lo rassicurò, -vado fuori a vedere cos’ha questa scema e poi torno-.

-Ah, ok, questo l’avevo capito da solo, ma torni…viva?- disse il rossino.

-Ma certo…- cominciò la Parkinson, ma la vera Hermione Granger la interruppe.

-Questo non ve lo assicuro- disse agli ex compagni, lanciando un’occhiata assassina alla ragazza con le sue sembianze e trascinandola per un braccio fino alla porta.

Intanto tutti tacevano, nella Sala, increduli di quello che era appena successo. Ma i più sbalorditi erano i ragazzi del settimo di Serpeverde.

 

Hermione Granger spinse la ragazza che aveva trascinato per tutti i corridoi della scuola sotto lo sguardo sconvolto di chi si era appena svegliato e stava andando in Sala Grande per la colazione nel bagno in disuso di Mirtilla Malcontenta.

-Ehi, Granger, che modi!- ringhiò la Parkinson, massaggiandosi il fianco appena battuto contro un lavandino, -Il corpo è tuo, non ricordi?-.

-Non me ne frega un bel cazzo!- rispose quella, furente.

-Ehi, Ehi! Ma che parolone! Stare troppo con Draco, Theodore e Blaise ti hanno rovinata, sai?-.

La Granger neanche le rispose.

-Allora, che succede?-.

-Lo sai-.

-Non che non lo so-.

Nessuna spiegazione.

-Ascolta, Granger, se mi hai scarrozzato per tutta la scuola fin qui e dopo quella scenata per niente, sappi che è la volta buona che ti annego in un lavandino- la minacciò la Parkinson, sedendosi su un lavabo e incrociando le braccia al petto, in attesa di una risposta intelligente.

-Mi sembrava di essere stata chiara: tutto quello che tu fai a Serpeverde andava scritto su un maledettissimo foglio!-.

La Parkinson attese un secondo, prima di rispondere. Hermione la vide allargare un attimo gli occhi e poi tornare tranquilla come prima.

-Oh- disse semplicemente la Serpeverde, -Se intendi quella storia con Millicent guarda che io non centro niente…-

-Ehi! Ferma!- la interruppe la Granger, -Di cosa diavolo stai parlando? Di quale storia parli?-.

-No niente, non preoccuparti, una sciocchezza…- Si affrettò a tranquillizarla Pansy, tirando un sospiro di sollievo tra di sé. -Beh, allora che cazzo hai, si può sapere?-.

-Se proprio non ci arrivi, ti aiuto io. - disse la Granger, - Una parola sola: Malfoy-.

E la Parkinson finalmente capì.

-Ah, certo- disse, scuotendo la mano come fosse niente, -immagino che lui te lo abbia chiesto…-.

Altra goccia nel vaso traboccante.

-Io.ti.ammazzo. - proferì la Granger tra i denti, scandendo bene le parole, -Tu vai a letto con Malfoy e non me lo hai detto?!?-.

-Non è esatto, tesorino. Ci sono andata a letto tutto l’anno scorso e anche all’inizi di quest’anno, ma da quando mi piace Ron ho cercato di evitare, con una scusa e un’altra, fin dove potevo-.

-E perché ca…volo non me lo hai detto?- le urlò la Grifondoro, esasperata.

-Beh, mi pare ovvio: se te lo dicevo, mi avresti mandato al diavolo e non avresti mai accettato di bere quella pozione. Allora, che gli hai risposto?-.

-Secondo te? Secondo te cosa gli ho risposto, stupidissima Serpeverde?!?-.

La Parkinson scosse la testa come per dire: la solita Hermione Non-Mi-Abbasserò-Mai-A-Un-Serpeverde Granger.  Poi, pensando ad altro, ridacchiò.

-Che hai da ridere, adesso, si può sapere?- chiese la Grifondoro furibonda.

-Ora capisco perché alle sette, quando sono scesa con Ron e Harry, Theodore e gli altri erano già in Sala Grande. Beh, forse lui e Blaise sono già venuti altre volte a far colazione così presto, ma Goyle! Figuriamoci…E poi, complimenti Granger, sul serio-.

La vera Hermione la guardò storta: che cazzo diceva, adesso?

-Sai com’è, Granger: nessuna, e dico nessuna, ha mai rifiutato Draco Malfoy, tu sei la prima. E penso proprio che tu l’abbia fatto un po’ incazzare…-.

-E sai quanto me ne frega?- le rispose a tono l’altra Caposcuola, -Che vada a farsi fottere! Ma con un’altra, non con me! E non me ne frega un bel niente se il poverino è abituato che tu gli scaldi il letto appena lui scocca le dita. Io ora non lo farò di certo-.

La Parkinson la guardava divertita.

-Però, Granger, in una sola notte hai messo fine a quasi due anni di sesso con Draco…-.

-E ti lamenti? Dovresti ringraziarmi, piuttosto: adesso, quando tornerai a Serpeverde, non dovrai dargli più un cavolo, a quel maledetto purosangue! Beh, certo, sempre se sarai insieme a Ron…- aggiunse la Granger, sogghignando.

-Si, simpatica Granger, davvero molto simpatica. Comunque io rimango dell’idea che tu sei nel torto: un po’ di sesso con Draco non ti farebbe male, sai? Anzi, magari riuscirebbe a rilassarti un pochino e a evitare sfuriate inutili come quella di stamattina-.

La Granger la guardò intensamente negli occhi.

-Nei tuoi sogni, Parkinson, nei tuoi sogni. Non andrò mai a letto con quel cretino, né adesso né mai. E poi, sono convinta che non sia neanche capace, quello, a letto. Fa tanto il borioso, ma è solo per il suo sangue. E il suo bel sangue non lo aiuta di certo, in questi casi…-.

-Diresti il contrario, se ci provassi. Ti stupiresti del contrario…- disse Pansy.

La Granger scosse la testa, ridendo tra di sé: lei e Malfoy? Naaa...

-Bene, ora che abbiamo sistemato tutto, anche se non c’era niente da sistemare visto che ti sei arrangiata te a dirgli di no, raccontami un po’: a parte Malfoy e le sue proposte “indecenti”, come va a Serpeverde? Mica hai combinato qualcosa, vero?- le chiese la Serpeverde, un po’ preoccupata.

La Grifondoro alzò le spalle.

-No, stai tranquilla. Faccio la brava per il resto. O meglio, faccio Pansy Parkinson: svolgo il minimo indispensabile dei miei doveri di Caposcuola, ritengo Malfoy la persona più intelligente del pianeta, mi comporto civilmente con gli altri, urlo contro i Serpeverde più giovani quando occupano le poltrone della Sala Comune e poi…beh, dai, lo sai tu-.

-E con i miei amici?- chiese Pansy, alzando un sopracciglio, -Non ti sarai messa a parlare di elfi domestici, sangue o arti oscure?Dimmi di no…-.

-No-.

-Granger!Se lo dici solo per farmi piacere…-.

-Tranquilla, non sono stupida da fare discorsi sui mezzosangue a dei Serpeverde! E poi alcuni mi stanno simpatici…- ammise a mezza voce e con lo sguardo basso.

Alla Parkinson si allargarono gli occhi per lo stupore.

-Cosacosacosa? Puoi ripetere? Mi hai appena detto che ti stanno simpatici quei…aspetta, come li hai sempre definiti te? Ah, si: stupide serpi, maledetti purosangue, boriosi-arroganti-altezzosi eccetera eccetera…c’è solo l’imbarazzo della scelta. Comunque, tornando a noi, è questo che mi hai appena detto?-.

La ragazza davanti a lei sbuffò.

-Ok, ok, ora che ho avuto modo di conoscerli meglio ho capito che non sono come li ho sempre creduti. Cioè, tutti a parte Malfoy. A sì, e anche la tua amica, la Greengrass…-.

-Che cazzo hai fatto, a Daphne?-.

-Ehi, perché pensi che le abbia fatto qualcosa?- si difese subito Hermione.

-Granger, ti conosco bene. Sputa il rospo!-.

-Non le ho fatto niente, le ho solo detto qualcosina di innocuo, così innocuo che neanche ricordo, solo per farla tacere. Ma dimmi: come fai a essere amica di una persona così? È tremendamente vanitosa, piena di sé, altezzosa…-.

-Lo capirai, prima o poi, il perché. E vedi, Granger, di non rovinarmi le amicizie: dopo vai da lei e chiedile scusa! E piuttosto, tu che dici tanto di come faccio ad esserle amica, come fai tu a esserlo della Brown!- la ribeccò Pansy.

-Ehi, piano, io e Lavanda non siamo amiche. È troppo pettegola per me- le rispose la Granger, -Ma questo però non ti dà il diritto di farle qualcosa, chiaro?-.

La Parkinson alzò gli occhi al cielo e tra le due ragazze ci fu un breve istante di silenzio.

-Harry e Ron?- chiese poi Hermione, un po’ preoccupata.

-Che vuoi sapere? Se ho avvelenato Potter?- se la ghignò la Parkinson.

Hermione la fulminò con lo sguardo.

-Dai, scherzavo! Vado abbastanza d’accordo con Potter, ma sappi che lo considero ancora un demente. E Ron, beh, la cosa è più complicata di quanto pensavo. Ma sta andando piuttosto bene: mi ha chiesto di andare a Hogsmade con lui, domenica!- aggiunse, tutta sorridente.

Ma non sorrideva solo per Ron. Aveva raccontato una piccola bugia alla Granger, lo sapeva, ma in fondo lei era una Serpeverde e aveva un onore da difendere. E come tale, come poteva dire a una Grifondoro che trovava simpatico Harry Potter e che si era addirittura affezionata a lui? E che vedeva in lui l’amico che erano Blaise, Theodore e Draco assieme? Sorrise nuovamente, lo sguardo perso davanti a se.

-Bene-.

Alzò lo sguardo verso la Granger.

-Bene- ripeté a sua volta.

-Ora che tutto è a posto, posso tornare dai miei nuovi amici- disse la Granger, ghignando.

-Tanti auguri!- le urlò Pansy, guardandola andare via, e pensando curiosa a come aveva reagito Malfoy davanti al suo primo “No”.

-Ah, Granger!- la chiamò, e la ragazza si voltò subito. -Mi duole ammetterlo ma hai buon gusto, a vestire. Cioè, non che io sia contenta di dovermi mettere vestiti troppo coprenti per i miei standard: solo che stai bene, cioè sto bene, vestita così- concluse, guardando quello che la Grifondoro si era messa quella mattina.

-Ah, grazie- disse la Granger, -Non è che ci sia molta scelta: la maggior parte dei tuoi vestiti è così indecente che se li indossassi durante le lezioni rischierei la sospensione istantanea-.

-Esagerata!- la ribeccò Pansy, -Comunque cerca di mangiare di meno: non voglio mica che tu mi rovini la mia linea perfetta-.

-Fottiti!- fu la risposta, detta con il sorriso sulle labbra, -Non muoio di fame, per te…-.

-Oh, Granger, vai al diavolo- disse esasperata la Parkinson, sempre più allibita di quanto quella fosse diventata una perfetta Serpeverde.

-Ok, vado da Malfoy, allora- disse la Grifondoro, andando e facendo ciao-ciao con la mano.

Che idiota!, pensò la Parkinson sorridendo.

Decise che avrebbe aspettato lì qualche minuto e poi sarebbe tornata in Sala Grande da Ron e Harry. Un po’ di scena non faceva male a nessuno: chissà se Ron si sarebbe preoccupato, quando Pansy Parkinson varcava la Sala da sola, senza Hermione Granger?

 

Detto, fatto.

Quando Hermione, o meglio, Pansy Parkinson, visto che le sembianze erano quelle della Serpeverde, entrò in Sala Grande, centinaia e centinaia di occhi si puntarono su di lei. Si bloccò all’istante, irritata.

-Che avete da guardare? Non ho torto un solo capello, alla Granger! Ora arriva, è rimasta di là per fare un po’ di scena…- sbraitò, maledicendo la ragazza e incamminandosi verso il tavolo verde-argento.

Decise intelligentemente di prendere posto in parte a Goyle, perché mettersi dall’altra parte significava sedere accanto a Malfoy, quando si sarebbe finalmente degnato di fare presenza. Beh, di che si lamentava? Fino a quando non arrivava quella stupida serpe, non avrebbe avuto occhiate assassine puntate continuamente addosso.

Come non detto.

Non un paio di occhi. Ma ben quattro: Nott, Zabini, la Greengrass e Goyle.

Ok, stiamo calme, si disse la Granger.

Fece finta di niente e si versò il caffè nella tazza, aggiunse lo zucchero e iniziò a girarci dentro il cucchiaino, con tranquillità estrema.

Gli occhi dei compagni la fissavano ancora.

Da brava attrice qual era, li ignorò e prese un biscotto dal cesto davanti a lei.

-Ehm, ehm…-.

Eccolo, il finto colpo di tosse, con lo scopo di attirare la sua attenzione.

Hermione sospirò e finalmente alzò lo sguardo verso i compagni.

-Beh? Che c’è?- chiese educatamente, calmissima.

-Pansy…- cominciò Nott, cercando di non arrabbiarsi, -Hai qualcosa da raccontarci?-.

Hermione scosse la testa con aria innocente, smangiucchiano un biscotto.

-Sicura, sicura? Tipo, che ne so, su…Malfoy, ad esempio?- andò al sodo Zabini, lanciando un’occhiataccia alla Greengrass, che gli aveva appena fatto la linguaccia.

-Malfoy?- disse la Granger, facendo finta di pensarci su. -Naa, assoltamente-.

Zabini dovette trattenere Nott per la maglietta perchè altrimenti il ragazzo sarebbe saltato addosso alla compagna e l’avrebbe strozzata.

-Dimmi che non l’hai mandato in bianco, ieri sera- la pregò Theodore, cinque minuti e cinque camomille dopo, quando si fu calmato.

-Ma perché voi Serpeverde mi fate dire quello che volete sentirvi dire?- si chiese a bassa voce Hermione: dimmi che, dimmi che…E che scatole!

-Che cosa?!?- chiese Zabini.

-Niente, lascia stare…-.

-Allora?- insistette Nott.

-Se ti dico che l’ho mandato in bianco, che mi fai?- disse la Granger, fingendo di mordicchiarsi nervosamente un’unghia.

Cadde il silenzio.

-Pansy, tu non stai bene- proferì serio Zabini.

-Si, che sto bene- rispose lei.

-No, invece!- si mise in mezzo Nott, -Ma si può sapere che cazzo hai? Prima mandi in bianco Draco, poi urli dietro alla Granger per chissà che cosa… che farai, ora? Ti metterai con…con Weasley?-.

Oh, oh. Bingo!

-Piantatela di dire idiozie!- disse seria Hermione, -E poi, scusatemi tanto, ma se non mi va di andare a letto con Draco, non ci vado-.

-Ma certo! E poi ce lo sorbiamo noi…- disse Nott, tra i denti.

-Che vuoi dire?- chiese la Grifondoro senza capire.

-Dai, lasciamo stare tutto. In fondo, Draco incazzato deve sorbirselo anche lei, e più di tutti noi. E poi si è calmato, mi avete detto: quindi facciamo finta di niente e evitiamo che ricominci tutto da capo. Per quello che hai fatto con la Granger, sei perdonata automaticamente…- le disse la Greengrass, sorridendole per la prima volta in tutto il tempo che Hermione aveva passato a Serpeverde- Piuttosto, dimmi, che cazzo ha fatto la mezzosangue?-.

E la calma tornò ben presto al tavolo delle serpi, anche se, forse, non era destinata a durare.

 

-Herm!Dove cazzo eri finita?-.

Pansy Parkinson fu accolta dall’esclamazione preoccupata Ron, non appena tornò in Sala Grande.

-In bagno- rispose semplicemente la ragazza, -Quell’imbecille della Parkinson mi ha scarrozzata per i corridoi e mi ha scompigliato tutti i capelli-.

-E tu sei stata fuori fino ad adesso per…sistemarti i capelli?- chiese Harry, un poco allibito, -Non sei normale, sai-.

Pansy ridacchiò.

-E chi è normale, qui?- disse, sorridendo ai compagni. -Ehi, mi è venuta un’idea, mentre fingevo di ascoltare i discorsi di quella scema-.

-Che voleva, poi?- chiese Ron, versandole del succo di zucca.

-Lamentarsi perché ho tolto dei punti a una Serpeverde del primo anno che ieri rincorreva Mrs Purr per i corridoi. E sai che ha detto, a sua discolpa? Che quella ragazzina voleva solo fare il bagnetto al gatto! Ma dove accidenti siamo?- inventò, facendo ridere i due compagni. -Comunque, stavo dicendo, la mia idea: perché non mi insegnate a giocare a Quiddich?-.

I due ragazzi per poco non si soffocarono.

-Co…Cosa?- balbettò Ron, asciugandosi la bocca, visto che stava bevendo quando la ragazza aveva spiegato la sua idea. -Tu vorresti…volare?-.

Lui e Harry si scambiarono uno sguardo.

-Beh, che c’è? E imparare a giocare, anche. Credete che non possa esserne capace?- disse Pansy, sfidandoli con lo sguardo.

-No, no- si affrettò a rispondere Ron, mentre Harry scuoteva la testa.

-Bene, oggi avete allenamento, vero? Allora verrò a vedervi e poi cominciamo!- disse lei, tutta contenta.

Ron sorrise, divertito all’idea di vederla giocare. In tutti quegli anni non aveva fatto altro che dire che il Quiddich era la cosa più scema del Mondo Magico e ora se ne usciva con questa?

E mentre pensava a ciò, gli sfuggì il pollice alzato della compagna rivolto verso Harry, che sorrise complice.

 

Draco Malfoy varcò la soglia della Sala Grande quando ormai era presenti tutti gli studenti. Era stato fuori e per tutto il tempo aveva  fumato una sigaretta dietro l’altra, cercando di capire il perché di quel rifiuto.

Che cazzo aveva, Pansy?

Quella stupida domanda continuava a comparire tra i suoi pensieri e non  riusciva a ignorarla. Ma la cosa che gli dava ancora più fastidio era un’altra: perché gli importava così tanto che Pansy gli aveva detto di no? Fatti suoi, era lei a rimetterci. A lui bastava scoccare le dita per trovare una ragazza pronta a sostituire la Caposcuola. Che problemi si stava facendo, allora?

 

-Ehi, ehi, sta arrivando- sussurrò Blaise, avvistando il Caposcuola.

-Se dice anche una sola parola, io…-.

-Tu non fai niente, Theodore. Ignoralo o succede il finimondo, ok? E poi si è calmato, quindi lascialo stare-.

Blaise, in tutta risposta, si beccò un’occhiataccia.

 

Draco arrivò al suo tavolo con la sua solita camminata elegante, seguito dagli sguardi ammirati delle ragazze degli altri tavoli.

Ma non sedette al solito posto. No.

Quel giorno si diresse verso la parte opposta, dove appunto era seduta la Caposcuola.

Lei non alzò neanche lo sguardo, bevendo tranquillamente il suo succo di zucca. Sembrava calma, ma non lo era. Era nervosa, Hermione, nervosissima.

E poi, perché?

Lo sentì prendere posto accanto a lei, visto che Goyle era tornato dieci minuti prima nel dormitorio, con la speranza di recuperare almeno mezzoretta di sonno.

-‘Giorno- disse il Caposcuola ai compagni.

Un coro di buongiorno si alzò, in tutta risposta.

-Buongiorno…-.

Hermione per poco non si soffocò con il biscotto che stava mangiando: stava parlando con lei? L’aveva rivolto a lei, quel “Buongiorno”?

Si girò lentamente e per poco non ci rimase secca: Draco Malfoy le stava sorridendo!

Balbettò qualcosa che assomigliava vagamente a un “Buongiorno” e tornò alla sua colazione, seguendo tutti i suoi movimenti con la coda dell’occhio.

Nott si alzò in quel momento decidendo che, siccome mancava ancora un bel po’ all’inizio delle lezioni e visto che la prima ora l’avevano buca, faceva meglio ad andare a riposarsi, se non voleva crollare nel bel mezzo di Trasfigurazione. La Greengrass lo seguì subito, tutto pur di allontanarsi da Blaise, con la quale ce l’aveva ancora a morte. E Zabini, dal canto suo, andò ad unirsi a Anthony Goldstein, al tavolo di Corvonero, per discutere sul nuovo giocatore della sua squadra di Quiddich.

E Hermione rimase sola con lui.

Malfoy.

Ok, secondo le leggi della natura, quello era il momento in cui lui le faceva la predica. Immaginava già le sue parole: “Un Malfoy non viene mai mandato in bianco, ma è lui, che mandare in bianco”.

Ok, parla pure, Malfoy!, lo sfidò nella sua mente. Sono pronta!

Ma lui non disse niente.

Starà architettando la sua vendetta, pensò preoccupata.

Mica mi avrà messo del veleno nel succo?, si chiese, allontanando velocemente il bicchiere dalle labbra.

Aspettò ancora un po’ uno sguardo carico di odio, rimprovero, arroganza…

Ma questo non arrivò mai.

-Bene- disse alzandosi improvvisamente, -Credo che andrò a fare un giro fuori. Se mi cercano…-.

-Ehi, aspettami un secondo- disse lui, -Vengo con te-.

La Granger si stupì. Ecco: ora la annegava nel lago.

Stava per ribattere, dicendogli che aveva appuntamento con Daphne, cosa del tutto falsa, quando qualcosa impedì a quelle parole di uscire.

Forse fu quel suo bel sorriso…

 

***

 

SPAZIO AUTRICE:

Ok.

Vi ho delusi, lo so.

Ho promesso che avrei aggiornato, si, ma ho fatto di nuovo questa storia. La prossima volta aggiornerò La Maledizione del Sangue, ma tra qualche settimana. Per quanto riguarda Sai tenere un segreto?, brutta notizia. Beh, non brutta del tutto. No, non la mollo incompleta, tranquilli. Solo che oggi ho capito cosa veramente mi blocca a scriverla: non mi piace, quella fic. Cioè, nel senso che la rivedo tutta, correggo gli errori, tolgo alcune parti e ne aggiungo altre. E infine la riposerò come nuova! Mi dispiace, sul serio, ma altrimenti rischio di farla diventare una vera schifezza. Vi chiedo di aspettare un attimo e di avere pazienza. Comunque quando l’ho sistemata e posata, lo scrivo nell’introduzione, così potete andare a leggervela con calma. Ok. Detto tutto.

Spero sia piaciuto questo terzo capitolo. La svolta decisiva la troviamo solo nel prossimo…ma come al solito, non vi dico niente, anzi ho già detto troppo.

Tantissimi auguri per un felicissimo anno nuovo a tutti (anche se in ritardo, scusatemi)…

Alla prossima,

                                                                                Alice

p.s.: ah, dimenticavo!Viste le richieste di alcuni di voi, ho diminuito il carattere della scrittura. Va bene, così?

 

RINGRAZIAMENTI:

Yum:Ciao, grazie della recensione, ti trovi meglio a leggerla, ora?Alla prossima, buon anno!

coccoladoro:Ciao, grazie del complimento, spero continui a piacerti, buon anno…

gelb_augen:Ciao, grazie, sono felice che ti piaccia la fic. Che ne pensi di questo nuovo capitolo?Ho soddisfatto la tua curiosita?, alla prossima, buon anno anche te!

Baby_San:Ciao!Allora, eccoti Pansy, finalmente…spero di aver risposto alle tue domande, con questo capitolo. Si, hai ragione: come si fa a dire di no a uno come Draco?Robe da pazzi…- ma siamo veramente sicure che Herm riesca a tenere fede a ciò che ha detto e a non andare quindi a letto con Malfoy? ; ) – ok, grazie per i complimenti, auguri di buon anno! Alla prossima, Alice

p.s.:ma tu non scrivi niente?Neanche una piccola piccola fic?? : )  

Crux Australis:allora, innanzitutto ciao!Che mi dici delle dimensioni del carattere?Vanno bene?...Buon anno…

  
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