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Autore: Kano_chan    15/05/2015    7 recensioni
Dal Prologo:
"Sto aspettando e non so quanto ci vorrà, ma mentre aspetto vorrei raccontarvi la mia storia.
E’ una storia senza pretese perché racconta del mio viaggio in compagnia di 15 amici, delle mie origini, del mio amore, delle mie battaglie, del mio terrore e della mia gioia, delle mie ferite e delle mie vittorie: della mia vita insomma.
E se sulle prime vi potrà sembrare straordinaria in realtà per me è stata normalissima.
Ma vorrei lo stesso narrarvela.
Questa è la storia della Figlia della Montagna."
~~~~~
Dall'Epilogo:
Fine
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 74
Capitolo 74



Aprii gli occhi e li richiusi.
“E’ un sogno” affermai nella mia mente, per poi alzare nuovamente le palpebre mettendomi a sedere.

-    Sì, è decisamente un sogno - dissi questa volta a voce alta.

Mi trovavo a sedere in un bel prato, rigoglioso e verde, pieno di gigli in fiore, il loro odore intenso mi circondava. Il manto erboso degradava dolcemente verso le sponde di un lago che si perdeva lontano nell’orizzonte.
Era giorno, ma non riuscii ad identificare nemmeno uno degli astri che vedevo nel cielo limpido; al centro di quello che mi risultò chiaro essere un isolotto, c’era un imponente albero argentato. Le fronde erano ricche di delicate foglie e la cima quasi non si riusciva a scorgere, il leggero vento che spirava, produceva un fruscio che assomigliava incredibilmente a un coro di voci intente a parlare tra di loro.
Per quel poco che, nella mia giovinezza, avevo potuto apprendere dai libri, e da ciò che mi si parava innanzi, sembrava essere l’antico albero Telperion, una volta situato a Valinor e distrutto secoli orsono.

Mi alzai avvicinandomi al suo tronco a ci appoggiai la mano, la corteccia era calda come se fosse irradiata da un intricata rete di vene pulsanti.
In quel momento mi accorsi che, oltre a non provare dolore come sarebbe stato opportuno, sulla mia pelle non avevo il minimo graffio. I miei piedi scalzi erano nascosti dalla gonna di una lunga tunica bianca, che mi lasciava scoperte le spalle sulle quali i miei capelli, sciolti, risaltavano a contrasto con la pelle abbronzata.

-    Cosa faccio qui? - domandai, guardando verso l’alto e aspettando che quel coro di voci prodotte dal vento mi desse una risposta.

Quella arrivò.... ma dalle mie spalle.


-    Ti ho condotta io in questo luogo -


Voltandomi, incrociai gli occhi di un elfo che solo per un istante scambiai per Thranduil.
Osservandolo con più attenzioni vidi che i suoi occhi erano sì azzurri, ma di un azzurro intenso, come quello del cielo al crepuscolo prima che il sole tinga tutto di rosso e oro. Indossava abiti da viaggio delle tonalità del grigio e dell’argento e non portava armi.
I capelli biondi, quasi bianchi, erano acconciati con piccole treccine che gli ricadevano ai lati del viso; le labbra rosse erano distese in un sorriso mesto.


-    Sai chi sono? - domandò l’elfo.

Io chiusi brevemente gli occhi prima di tornare a guardarlo.

-    Mio padre - risposi con voce tremante.

In qualche modo mi ero subito riconosciuta in quei tratti e se questa sensazione non fosse bastata, ci avrebbe pensato il mio animo che nello scorgere la sua figura era stato colto da un sussulto, lo stesso che si ha quando si incontra una persona perfettamente nota, ma dopo tantissimo tempo. 

-    So che hai molte domande da farmi, perciò ti prego, vieni e sediamoci a conversare  - mi disse indicando con un gesto elegante della mano una panchina di legno lucido che prima non avevo notato.. o meglio, che ero sicura non esserci stata fino ad un attimo prima.

Senza staccare gli occhi dai suoi, mi avvicinai e presi posto. Thaviel si sedette di fianco a me, mantenendo una rispettosa distanza e appoggiando le mani conserte sul grembo.

-    Non ho idea di dove cominciare... - dissi cercando di riordinare le idee.
-    Fai con calma, non c’è fretta - rispose con tranquillità.

Partire dall’inizio sarebbe stato troppo diretto, avevo bisogno di uno shock alla volta, così decisi di partire dalle cose più semplici.

-    Dove siamo? - domandai - sono sicura che sia un sogno, ma sembra essere… concreto in qualche modo - aggiunsi toccando con le dita la superficie liscia del legno.
-    È opera mia, questo luogo è sito aldilà del grande mare - spiegò.
-    Non sei più sulla Terra di Mezzo? - proseguii.

Thaviel mi guardò con un sorriso che sapeva di scuse e di antichi rammarichi. 


-    No, da molto tempo ormai - rispose.

-    Non mi stupisco che le mie ricerche siano state infruttuose - commentai allora storcendo il naso - perché te ne sei andato? -

Vidi l’elfo scrutare pensieroso il lago davanti a noi. La luce che si rifletteva su di esso creava giochi d’ombra sul suo viso, facendolo apparire più etereo e simile ad un'ombra.

-    Era il mio destino - disse dopo un momento.
-    Ma voi elfi siete tutti così pragmatici? - replicai esasperata facendo ridere Thaviel - la amavi? - chiesi d’un tratto.

L’elfo smise di ridere e sul suo volto sopravvisse un sorriso nostalgico.

-    Sì, amavo molto Thenyrin - rispose.
-    È stato amore a prima vista? - domandai curiosa, Thaviel scoppiò nuovamente a ridere e io lo guardai confusa.
-    Assolutamente no! Ci siamo detestati cordialmente per un bel po’ - replicò.
-    Non credo di capire bene… - dissi aggrottando le sopracciglia.

Thaviel appoggiò gli avambracci sulle ginocchia chinandosi in avanti, i capelli gli ricaddero sul viso e lui si affrettò a riportarli dietro le spalle con una mano. In quel momento seppi con certezza da chi avessi ereditato quel gesto.

-    Tua madre mi curò da una ferita che mi era stata inflitta. A quei tempi mi stavo dirigendo verso Forlindon, per ricevere aiuto da alcuni elfi che vi abitavano, ma la ferita si era infettata e in preda alla febbre sono svenuto nei pressi del tuo villaggio - spiegò - la prima cosa che mi disse tua madre, fu che era indecisa se lasciarmi morire come noi avevamo fatto con il suo popolo, o accantonare il risentimento ed aiutarmi - aggiunse con uno sguardo divertito rivolto verso il lago davanti a noi.
-    Credo che sarebbe andata molto d’accordo con Thorin - commentai con un sospiro, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio - e poi cos’è cambiato? - lo invitai a proseguire.
-    Ci siamo conosciuti meglio - rispose lui semplicemente guardandomi di sbieco - la mia degenza fu lunga e nel frattempo iniziammo a parlare; così, anche dopo che mi fui rimesso rimasi ancora con lei, nascosto -
-    Ti eri innamorato - commentai io con un sorriso.
-    Sì, sapevo che mi sarebbe successo, lo avevo previsto, ma fu lo stesso una sorpresa per me - disse abbandonando la posizione e rimettendosi seduto dritto.
-    E allora perché te ne sei andato? - domandai guardandolo - perché era incinta? -
-    No… perché avevo visto cosa sarebbe successo se fossi rimasto.. - rispose con tono infinitamente triste - ti basti sapere che non sarebbe stata una vita felice e sarebbe stata incredibilmente breve - aggiunse, dando risposta alla domanda che era comparsa nella mia testa.
-    Le cose non sono andate molto diversamente... - replicai con disappunto.
-    Se fossi rimasto, non saresti nemmeno nata Harerin. Abbiamo deciso assieme, io e tua madre, di separarci, per il tuo bene - spiegò l’elfo guardandomi serio - fu la cosa più dolorosa che feci in tutta la mia vita, per questo sono partito per Valinor - disse con la sofferenza bel leggibile negli occhi chiari.

Io con il piede nudo accarezzai la corolla di un giglio mentre mi tormentavo le mani in grembo e ragionavo su quanto mi stava svelando.

-    Non hai pensato che avrei voluto conoscerti? Cercarti per avere delle risposte? - chiesi affranta.
-    Sì… ma anche se tu non potevi vedermi sono sempre stato accanto a te per aiutarti - disse.
-    Aiutarmi? - il mio sguardo volò sul suo viso - in che senso? - domandai confusa.
-    Ho visto il tuo futuro, ho visto la battaglia che si è appena svolta tanti anni fa, e ho visto come sarebbe finita e come ne avresti sofferto… - spiegò con tono dolce.

Improvvisamente tutto mi sembrò infinitamente chiaro.

-    Sei stato tu a mandarmi quel sogno per tutti questi anni… - mormorai stupita.
-    Avevi ereditato da me il dono di Lorien, ma non sapevi controllarlo e io non potevo insegnartelo.. ti ricordi com’è stata la prima volta che hai sognato quell’evento? - mi chiese.
-    Sì… - dissi, guardando a terra il prato verde costellato di bianco - ero piccola, molto, vivevo ancora con Harael… continuavo a chiedermi chi fossero quei nani che vedevo notte dopo notte. Quando Thorin si presentò a casa, dopo la morte di mio padre, lo riconobbi subito, anche se non sapevo né chi fosse né come si chiamasse - spiegai facendo tornare a galla i ricordi del mio stupore nel vedere un mio sogno materializzarsi in carne ed ossa.
-    Ed è da lì che il sogno ha iniziato a cambiare, vero? - si informò Thaviel.
-    Ogni volta che lo rivivevo, una piccola sequenza si modificava, ma non capivo come fosse possibile... - risposi mordendomi l’interno della guancia con fare nervoso.
-    Sei stata tu a modificarlo - mi disse l’elfo e io tornai a guardarlo stupida.
-    Ma… non è possibile modificare il futuro! - esclamai.
-    No infatti… per questo ho voluto aiutarti. Ero sparito dalla tua vita lasciandoti in balia dei pregiudizi degli altri e quando fosse giunto il momento per te di trovare la felicità, questa ti sarebbe stata portata via, tutta in una volta. Volevo fare qualcosa per te, lasciarti almeno un dono - spiegò sorridendo mesto - ho continuato a farti sognare in modo che tu potessi pian piano modificarlo, altrimenti dopo la prima volta non lo avresti più fatto e probabilmente crescendo te ne saresti scordata o non te ne saresti ricordata - aggiunse.
-    Lady Galadriel ha detto che per cambiare gli eventi si paga sempre un prezzo molto alto... - soppesai le parole guardando un punto fisso davanti a me, poi mi girai verso Thaviel, lui mi guardava con un sorriso triste.
-    Vieni con me - disse d’un tratto, alzandosi e porgendomi una mano.

Mi alzai a mia volta afferrandola, era fresca e liscia e confortante. L’elfo mi condusse lontano dalla panchina dove eravamo seduti e si fermò sulla sponda del lago, l’acqua che mi bagnava i piedi era inconsistente come se fosse fatta di vento; lasciava la pelle perfettamente asciutta.

-    Questo è l’ultimo regalo che posso farti - mi disse - Ma Harerin - mi chiamò facendomi voltare verso di lui - figlia mia, di quello che vedrai non potrai farne parola con nessuno. Si tratta di eventi che devono ancora accadere, molto in là nel tempo, ma voglio darti una speranza.. me lo giuri quindi? - domandò con gli occhi che scintillavano.

Dentro, mi sembrò di vederci un’intera costellazione in una serata estiva.  

-    Certo, te lo prometto padre - risposi - ti rivedrò ancora? - chiesi titubante.
-    Questo non so dirtelo... ma ora guarda bambina mia - rispose, lasciandomi un bacio sulla fronte per poi girarsi a guardare la superficie del lago davanti a noi.

E così vidi, vidi il futuro di tutta la Terra di Mezzo e piansi: piansi per la gioia e per il dolore che vidi, e quanto l’ultima visione del futuro si spense, chiusi gli occhi felice.
Felice perché ci sarebbe stato un nuovo inizio, e anche se non capivo bene dove, sapevo che c’era e questo mi riempiva il cuore di gioia.



Spazio Autrice:

Svelato l'arcano mistero (finalmente). Che ne dite? Ho dato una spiegazione che può starci? O sono stata troppo fantasiosa e un pò fuori canone? Spero che Thaviel vi sia piaciuto, soprattutto ai non simpatizzanti degli elfi ;)
In parecchi si erano tormentati per la presenza del corvo nei sogni di Harin, ora, non so se l'ho spiegato come si deve nel capitolo, ma quel corvo è lo stesso che ha visto volare sopra di sè durante la battaglia. Era l'inizio del suo sogno, ciò che l'avvisava che era arrivato il momento.
Come sempre ringrazio di cuore tutti i miei lettori, chi recensisce in particolare la new entry Jenny Burton e chi mi ha inserita tra le storie preferite (Halinor_Mira_Black94)
, seguite e ricordate.

Tak khaz meliku suz yenetu,

Marta

  
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