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Autore: deba    15/05/2015    2 recensioni
Una FF per rivivere l'amore di Rose e Dimitri.
Rose Hathaway, vive e studia nell'accademia di St. Thomas, con l'unico scopo di diventare un guardiano più famoso della madre. Purtroppo durante un improvviso attacco strigoi, il suo mentore muore e la sua accademia viene distrutta. Così Rose si ritrova a partire da zero in una nuova accademia, la St. Vladimir, dove metterà in discussione se stessa più volte e troverà veri amici e il vero amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrian Ivashkov, Christian Ozera, Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Rose Hathaway
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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capitolo nove

Capitolo 9                                               

 

 

Gli Ozera erano una delle casate reali della nostra società. Gli altri reali e i non- preferivano volentieri stare alla larga e non intaccare la loro reputazione con nessuno di loro.

Parlando con Lissa, ero venuta a conoscenza del fatto che Christian, non fosse solo uno sfortunato appartenente a quella casata, ma era, bensì, quell’Ozera.

Come tutti sapevano, la differenza tra i moroi e gli strigoi stava nel fatto che i primi erano vivi e mortali, i secondi non morti e immortali; i primi, provano emozioni e sentimenti come l’amore, i secondi, invece, erano degli egoisti e orribili assassini. In passato, durante uno dei tanti attacchi che gli strigoi facevano direttamente alle casate, i genitori di Christian furono portati via, e alcune voci sostennero che fossero stati trasformati per loro volontà, altre dissero il contrario. Lissa quella sera mi raccontò che i genitori di Christian in seguito ritornarono per riprendersi il figlio e trasformarlo a loro volta in uno strigoi, ma la zia di lui, una certa Tasha Ozera, combatté con tutte le sue forze, salvandolo. Tutto quello che però oggi si ricorda era il fatto che divennero degli strigoi, e tutti, a quanto pare, non aspettavano altro, che anche lui facesse la stessa fine.

 

Il giorno dopo la chiacchierata con Lissa, mi accorsi di come quel Christian fosse ovunque, non lo avevo mai notato fino a quando non seppi della sua esistenza, eppure c’era. Certo, a guardarlo lui non si aiutava poi molto nella sua reputazione. Vestiva abiti dark e indossava sul viso una perenne maschera scontrosa. Non mi stupì, infatti, accorgermi di come gli altri studenti si ponessero nei suoi confronti. Se lui camminava al centro di un corridoio, la gente di conseguenza camminava attaccata ai muri pur di non toccarlo, se lui sedeva su una sedia, magicamente attorno a lui si formava un cerchio vuoto, un confine che nessuno osava oltrepassare. In un certo senso mi ricordava me, nella mia vecchia scuola, solo che la mia fama, non era certamente alla pari della sua.

 

“A che pensi?”

Lissa era appena tornata dai donatori ed io mi ero praticamente imbambolata con un boccone a mezz’aria del mio pranzo.

“A Christian.”

Lei si incupì.

“Non rattristarti Lissa, non sono certo una Santa e non mi ritengo migliore degli altri. Non sono nessuno per trattare Christian come fosse uno strigoi.”

Lei sospirò felice e gli occhi le se inumidirono.

“Non dirmi che stai per piangere?”.

Lei scosse la testa come una bambina contenta e mi regalò un sorriso angelico. Era una persona davvero dolce e sensibile.

Finito il pranzo l’accompagnai alla sua prossima lezione, tanto poi ci saremmo riviste alla sesta con cultura moroi 4. Avevo scoperto che Lissa era davvero brillante e una terribile secchiona.

Per strada incontrammo Christian. Vidi Lissa speranzosa guardarlo, di sicuro sperava la salutasse, ma lui fece finta di niente.

Eh no!

Mi dispiaceva molto, ma da quando avevo conosciuto Lissa, avevo inconsciamente deciso che non avrei più permesso a nessuno di trattarla male o farla soffrire ingiustamente.

“Ciao Christian. Bella giornata oggi, vero?” dissi.

Molto ironico visto che la luna non era ancora al pieno del suo apice e quindi era buio.

Lui si voltò ad occhi sgranati verso di me, di certo lo avevo preso in contro piede.

“Stai scherzando, vero?” mi disse scioccato.

Lissa mi aveva conficcato le unghie sul braccio, e io le tirai una gomitata sulle costole. Leggera ovviamente.

“Sono solo educata e ti sto salutando. Tu Lissa non saluti?”.

Lissa aveva le guance letteralmente in fiamme.

“C-Ciao!”.

Lui la guardò, e come mi aspettavo, i suoi occhi si addolcirono. Non poteva poi essere tanto cattivo come voleva sembrare.

“Lissa”. Fece un cenno con la testa e si allontanò quasi di corsa.

Un attimo.

“E io chi sono?” gli urlai, ma non si voltò, in compenso si voltò l’intera accademia presente. La pazza rivolgeva la parola allo strigoi, che spasso.

“Rose, ma che figura mi hai fatto fare!”.

“E perché mai, lo hai solo salutato balbettando e rossa come un pomodoro!” risi della sua innocenza.

“Ooooh!” si coprì il viso con le mani.

“Non dirmi che ho fatto male. Vi piacete e si vede lontano un miglio. Fregatene degli altri se pensi ne valga davvero la pena.”

Lei tolse le mani dal viso e mi guardò pensierosa.

“Tu dici?”.

Le sorrisi.

“Si, dico!”.

“Oh, Rose!”. E così dicendo mi saltò al collo abbracciandomi. Nessuno mi aveva mai abbracciata. Nessuno, eccetto forse Dimitri, quella mattina, se si poteva poi definire un abbraccio quello! Mi irrigidii e lei capì altro.

“Oh, scusami, forse non dovevo prendermi questa confidenza”.

Si stava agitando.

“No, no Lissa. È solo che non sono abituata agli abbracci.”

“Scusa non lo farò più”. Era triste e lo ero anch’io. Iniziavo a tenerci davvero tanto a Lissa.

“No, ti prego. Mi è piaciuto. Mi ha fatto sentire… bene!” fino alla parte in cui subentrava Dimitri, ma quello non potevo dirlo ad alta voce.

“Davvero?”.

“Si, davvero. Ora corri in classe che fai tardi e io pure.”

“Ok, a dopo!”

“A dopo” sussurrai.

 

Terminata l’ultima lezione, io e Lissa, ci recammo in biblioteca, per svolgere le lezioni che avevamo in comune.

Stavamo percorrendo il piazzale, quando la mia vista troppo perfetta vide Dimitri, che camminava poco più in là e andava verso gli edifici alle nostre spalle. Ero riuscita ad evitarlo il giorno prima e tutta la mattinata di oggi, ma di certo non ero famosa per la mia fortuna sfacciata.

Quando ormai ci stavamo incrociando, lui salutò per primo, ma non accennò a fermarsi.

“Buongiorno, Principessa. Buongiorno, signorina Hathaway”.

Anche io camminavo spedita nella mia direzione e Lissa inconscia, era il mio unico scudo tra me e lui.

“Buongiorno Guardiano Belikov” disse lei educata come sempre.

Io non lo guardai e non parlai.

“Rose, perché non hai salutato?” mi disse Lissa dopo alcuni passi. Feci finta di cadere dalle nuvole.

“Come?”.

Lei sorrise.

“Hai sempre la testa fra le nuvole. Abbiamo incontrato il guardiano Belikov e non te ne sei nemmeno accorta.”

“Davvero? Che dormigliona sono.”

Lei rise e anche io, ma dentro mi odiavo. Mi dispiaceva mentirle. Solo, non mi andava di raccontarle il perché volessi evitare Dimitri. O semplicemente, mi rifiutavo di dire veramente il perché me l’ero presa così tanto.

“Forse non lo sai, ma il signor Belikov al momento è il mio guardiano.”

Una cosa che mi fece storcere il naso fu quel signor Belikov. Dannazione anche io dovevo trattarlo come un adulto, non come… argh!

“Son contenta per te, di sicuro sei in buone mani. È un ottimo combattente.”

Lei era serena.

“E tu come lo sai?”.

Oh, già. Io come lo sapevo?

Ripensai a lui che mi metteva al tappetto.

“A parte i suoi infiniti molnija, so chi era il suo mentore. E fidati” dissi con un groppo allo stomaco “era un insegnante fantastico”.

Si era fermata e mi guardava triste.

“Rose”.

Allungò una mano sul mio viso e fermò una lacrima che non mi ero accorta fosse scappata al mio controllo.

Sorrisi triste, almeno su questo sapevo che potevo dirle la verità, perciò le raccontai chi era il grande Nikolai Lazar.

 

 

Dopo averle raccontato parte della mia vita, della quale faceva parte anche quel dannato vecchiaccio, riuscimmo a trovare spazio anche per i compiti. Finiti ci dividemmo. Io desideravo ardentemente fare un po’ di allenamento, visto che con Nikolai ormai mi ero abituata fare due allenamenti al giorno, in aggiunta a quelli giornalieri, mentre Lissa, rossa in viso, sarebbe andata alla cappella. Speravo incontrasse Christian e di sicuro anche lei lo sperava.

Mi misi la mia tuta e iniziai a correre un bel po’, prendendo a pugni qualche albero secolare. Scorticavo le mie mani, ma lasciavo delle belle conche sul tronco.

Quando mi sentii sfinita mi recai al mio nuovo posto zen e mi sedetti ad ammirare le rose nere.

“Sono belle, vero?”.

Mi voltai a quella voce sconosciuta.

“Avevo intuito da lontano che eri tu, siete inconfondibili!”.

Non capivo cosa farneticasse.

“Sono Sonia Karp. Insegnante di scienze jolly”.

Mi ricordai di averla vista qualche volta, ma in effetti a insegnare scienze c’era un altro moroi. Chissà perché non insegnava regolarmente?

“Rose Hathaway, piacere!”.

“Le ho curate io, sai? Sono speciali. Ti rilassano, non è vero?”.

Annuii.

Era un po’strana la moroi.

“Devi stare vicino a Lissa!”. Mi alzai veloce.

Perché quel strano dialogo stava prendendo questa piega?

“Lissa è speciale. In futuro avrà bisogno di molto aiuto. Spero sarai in grado di difenderla!”

“Non capisco.”

Ed effettivamente non capivo, ma forse si riferiva al fatto che fosse l’ultima della sua casata.

“Capirai” e sorridendo se ne andò confondendosi nell’oscurità.

Questa si che era pazza e sembrava pure uno spettro.

Decisi di tornarmene indietro, dovevo farmi una doccia. Si avvicinava l’ora del coprifuoco e non me n’ero accorta.

Ero ormai al confine degli alberi con la radura dell’accademia, quando sentii delle voci. Riconobbi a stento la voce di Christian.

“Siete solo dei buffoni” aveva detto.

“Ha parlato lo strigoi. Dove sono mamma e papà, ah?”

Sbucai fuori proprio quando sentii quest’ultima frase, ma com’è che in questa accademia vendevano cattiveria gratis? A quanto pare era una moda prendere in giro gli orfani.

“Chi è?”si dissero subito allarmati quelli che riconobbi come Ryan Aylesworth, Ralf Sarkozy e il nuovo mani lunghe Jesse Zeklos.

“Oh, è la pazza dhampir. Manca solo la pazza moroi e il terzetto da baraccone è al completo.”

Tutti risero eccetto me, che li trovavo al quanto patetici e Christian che era una maschera apatica.

“Tornatevene nei vostri alloggi!” dissi minacciosa.

“Vuoi venire con noi?” disse Jesse languido.

Feci una faccia schifata. “Neanche morta!”

“Sai ti preferivo muta!” disse lui.

“Anche io” disse Ryan cattivo. A quanto pare gli bruciava ancora la brutta figura fatta con Stan.

“Se non volete un occhio nero, andatevene!”.

Risero come alla mia miglior battuta.

“Avanti ragazzi, prendiamoli!” non so da chi partì quell’ordine.

I due moroi si lanciarono su Christian, mentre Ryan, che era un dhampir, attaccò me.

Parare le sue mosse fu davvero facile, e lo mandai al tappeto con un bel pugno. Quando mi voltai per aiutare Christian, vidi i due moroi prendere fuoco. Loro urlavano, mentre Christian era serio con lo sguardo puntato su di loro. Era stato lui.

“Christian.” Lo chiamai. “Christian fermati ti prego. Non puoi ucciderli!”. Non sapevo a che punto volesse arrivare.

“Christian!” lo chiamai e finalmente si voltò verso di me proprio nell’esatto istante che le fiamme smisero di ardere. Mi resi conto che le fiamme non avevano bruciato i moroi e nemmeno i vestiti. Era strabiliante. Non avevo mai conosciuto nessun moroi di quell’età che sapesse maneggiare così bene il suo elemento e soprattutto che lo usasse per combattere. Era legenda.

I due moroi e il dhampir si alzarono spaventati e corsero via, anche Christian fece per andarsene.

“Ehi, te ne vai?”.

Aveva le mani in tasca e si voltò con la testa.

“Ho sonno, vado a letto”.

Riprese a camminare ed io lo seguii.

“Com’è che sai maneggiare così bene il fuoco?”.

“Non tutti hanno dei guardiani.”

I non reali certo, ma lui avrebbe dovuto. Era pur sempre appartenente ad una casata reale. Possibile che il risentimento verso i suoi genitori fosse così alto?

“Perché ce l’avevano con te?”.

Lui mi guardò come se fossi stupida, parlò come se gli avessi posto un'altra domanda.

“Non è la prima volta, solo non li avevo mai deliziati così da vicino della mia arte. O della tua. Probabilmente te la faranno pagare.”

Sorrise come un angelo delle tenebre.

“Non che mi facciano paura.” Ghignai a mia volta.

“Mpf!” sbuffò alzando le spalle.

Fece un paio di passi poi si fermò.

“L’unica nota positiva è che finalmente qualcuno può difendere, Lissa.”

Lo raggiunsi e mi misi di fronte con le mani sui fianchi.

“Potevi difenderla tu!”.

“Sarebbe stato peggio…” era così sincero.

Alzò di nuovo i suoi occhi, forse accorgendosi di aver abbassato troppo le difese.

“Guardati le spalle.”

E così se ne andò.

 

Mi stavo facendo la doccia e mi resi conto che in silenzio, c’erano tante persone che tenevano a Lissa. Seppur mi accorsi per motivi diversi.

Non capivo Sonia Karp a cosa effettivamente si riferisse. Sembrava davvero un po’pazza.

A Christian lei piaceva, e molto potevo supporre, ma il suo fantasma interiore era più forte dei sentimenti che forse provava. E infine c’era lui, Dimitri. Chi altro avrebbero potuto assegnare ad una persona importante come lei. Lui era sicuramente il migliore ed io dannata, mi ero ripromessa di non pensarlo più.

 

Il mattino seguente Lissa venne a prendermi in camera. Avrei voluto allenarmi un po’ ma avevo paura di incontrare colui che non doveva essere nominato dalla mia mente, alla faccia di Harry Potter.

“Ehi, Rose. Non sai quante notizie si apprendono dal mio alloggio al tuo.”

Era su di giri.

“Ti trovo piuttosto contenta.” Lei sorrise di più.

“Stanotte non ho chiuso occhio, ma sono arrivata ad una conclusione.”

Alzai un sopracciglio.

Lei sedeva sul mio letto mentre finivo di mettermi la divisa.

“Quale conclusione?”.

Lei arrossì un po’.

“Sai, ieri alla cappella ho incontrato Christian. Era un po’ seccato che tu lo avessi salutato ieri. Soliti discorsi, dice che è una disgrazia vagante.”

Si interruppe e forse riviveva nella sua mente la scena.

“E la conclusione di stanotte che centra?”.

Lei mi guardò adorante.

“Che è merito tuo se ho avuto il coraggio di dirgli che so badare a me stessa, che se io voglio salutarlo e parlargli davanti agli altri, lo faccio.”

Era davvero orgogliosa, non credeva davvero sarebbe mai riuscita a fare una cosa del genere, e un po’ mi beai di questo suo ringraziamento.

“Sono fiera di te, Lissa, ma lui che ha detto?”.

Lei storse un po’ la bocca.

“Ha detto che sarei stata presa in giro di più, ma gli ho detto che la gente doveva smetterla di trattarmi come una bambina indifesa, che non sa prendere le decisioni da sola. Non ha più risposto e ha cambiato argomento. Non ero mai riuscita a lasciarlo a rubargli l’ultima parola!”

Gongolava, intuivo che per lei era una cosa nuova sentirsi forte dentro.

Istintivamente: l’abbracciai. Abbracciai io qualcuno per prima, per la prima volta.

Lei si stupì poi mi strinse forte.

“Ti voglio bene, Rose.”

“Anche io, Lissa, davvero!”

Davvero. Le volevo bene. Era impossibile non volergliene.

 

Ci incamminammo verso la mensa.

“Allora, ma che notizie hai appreso?”.

“Oh, si.” Mi disse ancora euforica da prima. “Si dice che Ryan Aylesworth abbia un occhio nero.”

Io sogghignai.

“Mi fa piacere!”.

Lei mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite.

“Oh no. Sei stata tu!”

Sorrisi.

“Che è successo?”.

“Non so se dovrei metterti in mezzo, ma centra anche Christian.”

Lei si fermò e mi prese per un braccio delicatamente.

“Cosa? Voglio sapere tutto!”

Sospirai. Era ovvio volesse sapere.

“E va bene. Allora…”

E così le raccontai il nostro incontro scontro.

Buonasera!

Intanto un grazie infinite a voi che mi seguite e soprattutto a chi mi lascia un suo pensiero!! <3

Ma tornando a noi!  Nono capitolo!

Rose scopre chi è davvero Christian e il fardello che si porta dietro. Troviamo una Lissa già bella cotta, che trova forza dalla sua nuova amica nell'inseguire

il suo istinto!! 

Abbiamo un nuovo ingresso: Sonya Karp. Non la trasformerò in strigoi se vi interessa!!!

E Dimitri... beh, Dimitri ci aspetta nel capitolo 10!

*me perfida*

Spero vi sia piaciuto. Buon Weekend a tutti!

xoxo

  
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