Capitolo
9
Gli
Ozera erano una delle casate reali della nostra società. Gli altri reali e i
non- preferivano volentieri stare alla larga e non intaccare la loro
reputazione con nessuno di loro.
Parlando
con Lissa, ero venuta a conoscenza del fatto che Christian, non fosse solo uno
sfortunato appartenente a quella casata, ma era, bensì, quell’Ozera.
Come
tutti sapevano, la differenza tra i moroi e gli strigoi stava nel fatto che i
primi erano vivi e mortali, i secondi non morti e immortali; i primi, provano
emozioni e sentimenti come l’amore, i secondi, invece, erano degli egoisti e
orribili assassini. In passato, durante uno dei tanti attacchi che gli strigoi
facevano direttamente alle casate, i genitori di Christian furono portati via,
e alcune voci sostennero che fossero stati trasformati per loro volontà, altre
dissero il contrario. Lissa quella sera mi raccontò che i genitori di Christian
in seguito ritornarono per riprendersi il figlio e trasformarlo a loro volta in
uno strigoi, ma la zia di lui, una certa Tasha Ozera, combatté con tutte le sue
forze, salvandolo. Tutto quello che però oggi si ricorda era il fatto che
divennero degli strigoi, e tutti, a quanto pare, non aspettavano altro, che
anche lui facesse la stessa fine.
Il
giorno dopo la chiacchierata con Lissa, mi accorsi di come quel Christian fosse
ovunque, non lo avevo mai notato fino a quando non seppi della sua esistenza,
eppure c’era. Certo, a guardarlo lui non si aiutava poi molto nella sua
reputazione. Vestiva abiti dark e indossava sul viso una perenne maschera
scontrosa. Non mi stupì, infatti, accorgermi di come gli altri studenti si
ponessero nei suoi confronti. Se lui camminava al centro di un corridoio, la
gente di conseguenza camminava attaccata ai muri pur di non toccarlo, se lui
sedeva su una sedia, magicamente attorno a lui si formava un cerchio vuoto, un
confine che nessuno osava oltrepassare. In un certo senso mi ricordava me,
nella mia vecchia scuola, solo che la mia fama, non era certamente alla pari
della sua.
“A
che pensi?”
Lissa
era appena tornata dai donatori ed io mi ero praticamente imbambolata con un
boccone a mezz’aria del mio pranzo.
“A
Christian.”
Lei
si incupì.
“Non
rattristarti Lissa, non sono certo una Santa e non mi ritengo migliore degli
altri. Non sono nessuno per trattare Christian come fosse uno strigoi.”
Lei
sospirò felice e gli occhi le se inumidirono.
“Non
dirmi che stai per piangere?”.
Lei
scosse la testa come una bambina contenta e mi regalò un sorriso angelico. Era
una persona davvero dolce e sensibile.
Finito
il pranzo l’accompagnai alla sua prossima lezione, tanto poi ci saremmo riviste
alla sesta con cultura moroi 4. Avevo
scoperto che Lissa era davvero brillante e una terribile secchiona.
Per
strada incontrammo Christian. Vidi Lissa speranzosa guardarlo, di sicuro
sperava la salutasse, ma lui fece finta di niente.
Eh no!
Mi
dispiaceva molto, ma da quando avevo conosciuto Lissa, avevo inconsciamente
deciso che non avrei più permesso a nessuno di trattarla male o farla soffrire
ingiustamente.
“Ciao
Christian. Bella giornata oggi, vero?” dissi.
Molto
ironico visto che la luna non era ancora al pieno del suo apice e quindi era buio.
Lui
si voltò ad occhi sgranati verso di me, di certo lo avevo preso in contro
piede.
“Stai
scherzando, vero?” mi disse scioccato.
Lissa
mi aveva conficcato le unghie sul braccio, e io le tirai una gomitata sulle
costole. Leggera ovviamente.
“Sono
solo educata e ti sto salutando. Tu Lissa non saluti?”.
Lissa
aveva le guance letteralmente in fiamme.
“C-Ciao!”.
Lui
la guardò, e come mi aspettavo, i suoi occhi si addolcirono. Non poteva poi
essere tanto cattivo come voleva sembrare.
“Lissa”.
Fece un cenno con la testa e si allontanò quasi di corsa.
Un
attimo.
“E
io chi sono?” gli urlai, ma non si voltò, in compenso si voltò l’intera
accademia presente. La pazza rivolgeva la parola allo strigoi, che spasso.
“Rose,
ma che figura mi hai fatto fare!”.
“E
perché mai, lo hai solo salutato balbettando e rossa come un pomodoro!” risi
della sua innocenza.
“Ooooh!”
si coprì il viso con le mani.
“Non
dirmi che ho fatto male. Vi piacete e si vede lontano un miglio. Fregatene
degli altri se pensi ne valga davvero la pena.”
Lei
tolse le mani dal viso e mi guardò pensierosa.
“Tu
dici?”.
Le
sorrisi.
“Si,
dico!”.
“Oh,
Rose!”. E così dicendo mi saltò al collo abbracciandomi. Nessuno mi aveva mai
abbracciata. Nessuno, eccetto forse Dimitri, quella mattina, se si poteva poi definire
un abbraccio quello! Mi irrigidii e lei capì altro.
“Oh,
scusami, forse non dovevo prendermi questa confidenza”.
Si
stava agitando.
“No,
no Lissa. È solo che non sono abituata agli abbracci.”
“Scusa
non lo farò più”. Era triste e lo ero anch’io. Iniziavo a tenerci davvero tanto
a Lissa.
“No,
ti prego. Mi è piaciuto. Mi ha fatto sentire… bene!” fino alla parte in cui
subentrava Dimitri, ma quello non potevo dirlo ad alta voce.
“Davvero?”.
“Si,
davvero. Ora corri in classe che fai tardi e io pure.”
“Ok,
a dopo!”
“A
dopo” sussurrai.
Terminata
l’ultima lezione, io e Lissa, ci recammo in biblioteca, per svolgere le lezioni
che avevamo in comune.
Stavamo
percorrendo il piazzale, quando la mia vista troppo perfetta vide Dimitri, che
camminava poco più in là e andava verso gli edifici alle nostre spalle. Ero
riuscita ad evitarlo il giorno prima e tutta la mattinata di oggi, ma di certo
non ero famosa per la mia fortuna sfacciata.
Quando
ormai ci stavamo incrociando, lui salutò per primo, ma non accennò a fermarsi.
“Buongiorno,
Principessa. Buongiorno, signorina Hathaway”.
Anche
io camminavo spedita nella mia direzione e Lissa inconscia, era il mio unico scudo
tra me e lui.
“Buongiorno
Guardiano Belikov” disse lei educata come sempre.
Io
non lo guardai e non parlai.
“Rose,
perché non hai salutato?” mi disse Lissa dopo alcuni passi. Feci finta di
cadere dalle nuvole.
“Come?”.
Lei
sorrise.
“Hai
sempre la testa fra le nuvole. Abbiamo incontrato il guardiano Belikov e non te
ne sei nemmeno accorta.”
“Davvero?
Che dormigliona sono.”
Lei
rise e anche io, ma dentro mi odiavo. Mi dispiaceva mentirle. Solo, non mi
andava di raccontarle il perché volessi evitare Dimitri. O semplicemente, mi
rifiutavo di dire veramente il perché me l’ero presa così tanto.
“Forse
non lo sai, ma il signor Belikov al momento è il mio guardiano.”
Una
cosa che mi fece storcere il naso fu quel signor
Belikov. Dannazione anche io dovevo trattarlo come un adulto, non come…
argh!
“Son
contenta per te, di sicuro sei in buone mani. È un ottimo combattente.”
Lei
era serena.
“E
tu come lo sai?”.
Oh,
già. Io come lo sapevo?
Ripensai
a lui che mi metteva al tappetto.
“A
parte i suoi infiniti molnija, so chi era il suo mentore. E fidati” dissi con
un groppo allo stomaco “era un insegnante fantastico”.
Si
era fermata e mi guardava triste.
“Rose”.
Allungò
una mano sul mio viso e fermò una lacrima che non mi ero accorta fosse scappata
al mio controllo.
Sorrisi
triste, almeno su questo sapevo che potevo dirle la verità, perciò le raccontai
chi era il grande Nikolai Lazar.
Dopo
averle raccontato parte della mia vita, della quale faceva parte anche quel
dannato vecchiaccio, riuscimmo a trovare spazio anche per i compiti. Finiti ci
dividemmo. Io desideravo ardentemente fare un po’ di allenamento, visto che con
Nikolai ormai mi ero abituata fare due allenamenti al giorno, in aggiunta a
quelli giornalieri, mentre Lissa, rossa in viso, sarebbe andata alla cappella.
Speravo incontrasse Christian e di sicuro anche lei lo sperava.
Mi
misi la mia tuta e iniziai a correre un bel po’, prendendo a pugni qualche
albero secolare. Scorticavo le mie mani, ma lasciavo delle belle conche sul
tronco.
Quando
mi sentii sfinita mi recai al mio nuovo posto zen e mi sedetti ad ammirare le
rose nere.
“Sono
belle, vero?”.
Mi
voltai a quella voce sconosciuta.
“Avevo
intuito da lontano che eri tu, siete inconfondibili!”.
Non
capivo cosa farneticasse.
“Sono
Sonia Karp. Insegnante di scienze jolly”.
Mi
ricordai di averla vista qualche volta, ma in effetti a insegnare scienze c’era
un altro moroi. Chissà perché non insegnava regolarmente?
“Rose
Hathaway, piacere!”.
“Le
ho curate io, sai? Sono speciali. Ti rilassano, non è vero?”.
Annuii.
Era
un po’strana la moroi.
“Devi
stare vicino a Lissa!”. Mi alzai veloce.
Perché
quel strano dialogo stava prendendo questa piega?
“Lissa
è speciale. In futuro avrà bisogno di molto aiuto. Spero sarai in grado di
difenderla!”
“Non
capisco.”
Ed
effettivamente non capivo, ma forse si riferiva al fatto che fosse l’ultima
della sua casata.
“Capirai”
e sorridendo se ne andò confondendosi nell’oscurità.
Questa
si che era pazza e sembrava pure uno spettro.
Decisi
di tornarmene indietro, dovevo farmi una doccia. Si avvicinava l’ora del
coprifuoco e non me n’ero accorta.
Ero
ormai al confine degli alberi con la radura dell’accademia, quando sentii delle
voci. Riconobbi a stento la voce di Christian.
“Siete
solo dei buffoni” aveva detto.
“Ha
parlato lo strigoi. Dove sono mamma e papà, ah?”
Sbucai
fuori proprio quando sentii quest’ultima frase, ma com’è che in questa
accademia vendevano cattiveria gratis? A quanto pare era una moda prendere in giro
gli orfani.
“Chi
è?”si dissero subito allarmati quelli che riconobbi come Ryan Aylesworth, Ralf
Sarkozy e il nuovo mani lunghe Jesse Zeklos.
“Oh,
è la pazza dhampir. Manca solo la pazza moroi e il terzetto da baraccone è al
completo.”
Tutti
risero eccetto me, che li trovavo al quanto patetici e Christian che era una
maschera apatica.
“Tornatevene
nei vostri alloggi!” dissi minacciosa.
“Vuoi
venire con noi?” disse Jesse languido.
Feci
una faccia schifata. “Neanche morta!”
“Sai
ti preferivo muta!” disse lui.
“Anche
io” disse Ryan cattivo. A quanto pare gli bruciava ancora la brutta figura
fatta con Stan.
“Se
non volete un occhio nero, andatevene!”.
Risero
come alla mia miglior battuta.
“Avanti
ragazzi, prendiamoli!” non so da chi partì quell’ordine.
I
due moroi si lanciarono su Christian, mentre Ryan, che era un dhampir, attaccò
me.
Parare
le sue mosse fu davvero facile, e lo mandai al tappeto con un bel pugno. Quando
mi voltai per aiutare Christian, vidi i due moroi prendere fuoco. Loro
urlavano, mentre Christian era serio con lo sguardo puntato su di loro. Era
stato lui.
“Christian.”
Lo chiamai. “Christian fermati ti prego. Non puoi ucciderli!”. Non sapevo a che
punto volesse arrivare.
“Christian!”
lo chiamai e finalmente si voltò verso di me proprio nell’esatto istante che le
fiamme smisero di ardere. Mi resi conto che le fiamme non avevano bruciato i
moroi e nemmeno i vestiti. Era strabiliante. Non avevo mai conosciuto nessun
moroi di quell’età che sapesse maneggiare così bene il suo elemento e
soprattutto che lo usasse per combattere. Era legenda.
I
due moroi e il dhampir si alzarono spaventati e corsero via, anche Christian
fece per andarsene.
“Ehi,
te ne vai?”.
Aveva
le mani in tasca e si voltò con la testa.
“Ho
sonno, vado a letto”.
Riprese
a camminare ed io lo seguii.
“Com’è
che sai maneggiare così bene il fuoco?”.
“Non
tutti hanno dei guardiani.”
I
non reali certo, ma lui avrebbe dovuto. Era pur sempre appartenente ad una
casata reale. Possibile che il risentimento verso i suoi genitori fosse così
alto?
“Perché
ce l’avevano con te?”.
Lui
mi guardò come se fossi stupida, parlò come se gli avessi posto un'altra
domanda.
“Non
è la prima volta, solo non li avevo mai deliziati così da vicino della mia
arte. O della tua. Probabilmente te la faranno pagare.”
Sorrise
come un angelo delle tenebre.
“Non
che mi facciano paura.” Ghignai a mia volta.
“Mpf!”
sbuffò alzando le spalle.
Fece
un paio di passi poi si fermò.
“L’unica
nota positiva è che finalmente qualcuno può difendere, Lissa.”
Lo
raggiunsi e mi misi di fronte con le mani sui fianchi.
“Potevi
difenderla tu!”.
“Sarebbe
stato peggio…” era così sincero.
Alzò
di nuovo i suoi occhi, forse accorgendosi di aver abbassato troppo le difese.
“Guardati
le spalle.”
E
così se ne andò.
Mi
stavo facendo la doccia e mi resi conto che in silenzio, c’erano tante persone che
tenevano a Lissa. Seppur mi accorsi per motivi diversi.
Non
capivo Sonia Karp a cosa effettivamente si riferisse. Sembrava davvero un
po’pazza.
A
Christian lei piaceva, e molto potevo supporre, ma il suo fantasma interiore
era più forte dei sentimenti che forse provava. E infine c’era lui, Dimitri.
Chi altro avrebbero potuto assegnare ad una persona importante come lei. Lui
era sicuramente il migliore ed io dannata, mi ero ripromessa di non pensarlo
più.
Il
mattino seguente Lissa venne a prendermi in camera. Avrei voluto allenarmi un
po’ ma avevo paura di incontrare colui che non doveva essere nominato dalla mia
mente, alla faccia di Harry Potter.
“Ehi,
Rose. Non sai quante notizie si apprendono dal mio alloggio al tuo.”
Era
su di giri.
“Ti
trovo piuttosto contenta.” Lei sorrise di più.
“Stanotte
non ho chiuso occhio, ma sono arrivata ad una conclusione.”
Alzai
un sopracciglio.
Lei
sedeva sul mio letto mentre finivo di mettermi la divisa.
“Quale
conclusione?”.
Lei
arrossì un po’.
“Sai,
ieri alla cappella ho incontrato Christian. Era un po’ seccato che tu lo avessi
salutato ieri. Soliti discorsi, dice che è una disgrazia vagante.”
Si
interruppe e forse riviveva nella sua mente la scena.
“E
la conclusione di stanotte che centra?”.
Lei
mi guardò adorante.
“Che
è merito tuo se ho avuto il coraggio di dirgli che so badare a me stessa, che
se io voglio salutarlo e parlargli davanti agli altri, lo faccio.”
Era
davvero orgogliosa, non credeva davvero sarebbe mai riuscita a fare una cosa
del genere, e un po’ mi beai di questo suo ringraziamento.
“Sono
fiera di te, Lissa, ma lui che ha detto?”.
Lei
storse un po’ la bocca.
“Ha
detto che sarei stata presa in giro di più, ma gli ho detto che la gente doveva
smetterla di trattarmi come una bambina indifesa, che non sa prendere le
decisioni da sola. Non ha più risposto e ha cambiato argomento. Non ero mai
riuscita a lasciarlo a rubargli l’ultima parola!”
Gongolava,
intuivo che per lei era una cosa nuova sentirsi forte dentro.
Istintivamente:
l’abbracciai. Abbracciai io qualcuno per prima, per la prima volta.
Lei
si stupì poi mi strinse forte.
“Ti
voglio bene, Rose.”
“Anche
io, Lissa, davvero!”
Davvero.
Le volevo bene. Era impossibile non volergliene.
Ci
incamminammo verso la mensa.
“Allora,
ma che notizie hai appreso?”.
“Oh,
si.” Mi disse ancora euforica da prima. “Si dice che Ryan Aylesworth abbia un
occhio nero.”
Io
sogghignai.
“Mi
fa piacere!”.
Lei
mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite.
“Oh
no. Sei stata tu!”
Sorrisi.
“Che
è successo?”.
“Non
so se dovrei metterti in mezzo, ma centra anche Christian.”
Lei
si fermò e mi prese per un braccio delicatamente.
“Cosa?
Voglio sapere tutto!”
Sospirai.
Era ovvio volesse sapere.
“E
va bene. Allora…”
E così le raccontai il nostro incontro scontro.
Buonasera!
Intanto un grazie infinite a voi che mi seguite e soprattutto a chi mi lascia un suo pensiero!! <3
Ma tornando a noi! Nono capitolo!
Rose scopre chi è davvero Christian e il fardello che si porta dietro. Troviamo una Lissa già bella cotta, che trova forza dalla sua nuova amica nell'inseguire
il suo istinto!!
Abbiamo un nuovo ingresso: Sonya Karp. Non la trasformerò in strigoi se vi interessa!!!
E Dimitri... beh, Dimitri ci aspetta nel capitolo 10!
*me perfida*
Spero vi sia piaciuto. Buon Weekend a tutti!
xoxo