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Autore: Bryluen    15/05/2015    4 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vergil emise un lieve gemito di piacere sentendo finalmente l'acqua alla giusta temperatura. Non riusciva a sfuggire al caldo, così aveva deciso di farsi una doccia rinfrescante, ma non gelida. Lasciò che uno scroscio generoso gli massaggiasse la schiena, scendendo sul resto del corpo indolenzito. Quella notte aveva dormito male, si era rigirato per ore tra le lenzuola sempre più stropicciate, senza riuscire a riposare. Quegli occhi verde veleno continuavano a comparire nei suoi sogni, ed avevano sconfinato nel dormiveglia. Eppure, qualcosa nella loro espressione era cambiato. Adesso il loro sguardo era carezzevole, invitante e Vergil faceva meno fatica a perdercisi dentro.
La voleva. Chiarito questo punto non avrebbe aspettato molto a prendere ciò che desiderava, tanto più che Sveva non era affatto indifferente al suo fascino.
Quell'Ettore non aveva speranze contro di lui. Nessuno ne aveva.
Cosa sarebbe successo dopo, se fosse veramente innamorato oppure no di quella ragazzina, erano questioni assolutamente secondarie. Si passò una mano sulle braccia, sui muscoli irrigiditi dalle troppe flessioni. Aveva deciso di allenarsi comunque, malgrado si fosse svegliato d'umore nero e privo d'entusiasmo. Aveva corso per qualche chilometro e poi aveva fatto ulteriori esercizi, senza risparmiare energie. Si appoggiò alle piastrelle che decoravano la doccia, abbassando la testa e lavando i capelli. Chiuse gli occhi, non percependo altro che il gioco dell'acqua su di sè e il delicato profumo muschiato della schiuma. Chissà se a Sveva sarebbe piaciuta quella fragranza. Per un solo secondo immaginò di averla con sè. Riuscì a vedere il suo viso diventare rosso, e la sua pelle farsi calda, come se l'avesse avuta davvero lì. Gli si sarebbe stretta contro il petto. Lo faceva sempre quando si lasciava andare, come era successo al cinema. Era così piccola, bisognosa di protezione, di attenzione. Rise, pensando al momento in cui quelle sciocche fantasie sarebbero diventate realtà. Si concesse altre cinque minuti sotto la doccia, ma mise un freno ai propri pensieri. Non aveva voglia di chiedersi come si sarebbe comportato una volta conquistata la preda. Preda, ma era davvero questo? Definirla così lo faceva sentire al sicuro, ancora in grado di tenere le redini e condurre il gioco, ma ormai le regole erano cambiate. Forse non aveva voglia di domandarsi ancora se si fosse davvero innamorato, proprio lui che si vantava di aver sempre preso in giro le ragazze.
Uscì dalla doccia e si passò debolmente un telo di cotone sulla pelle bagnata. Non voleva asciugarsi totalmente, altrimenti avrebbe ricominciato subito a sudare. Entrò in camera e si buttò sul letto, incurante di inumidire le lenzuola. Incrociò le braccia dietro la testa e fissò il soffitto, in un momento di inaspettata pigrizia.
Le labbra si incurvarono verso l'alto. Sveva era sua, non c'erano dubbi. Doveva solo trovare le parole giuste per farglielo capire, ma era certo che non ci sarebbe voluto un granché di discorso. Forse sarebbe bastato lo sguardo giusto e si sarebbe sciolta. No, forse la stava sottovalutando, di nuovo. Avrebbe dovuto sforzarsi un po' di più, dirle cosa aveva apprezzato di lei, il sapore dei suoi baci, l'energia delle sue sfide, perfino l'irritante timidezza...
Allungò un braccio fino al comodino, dove aveva lasciato il cellulare. Con la mano afferrò un involucro di stoffa. Aveva comprato quel regalo per lei qualche tempo prima, il giorno in cui erano andati al centro commerciale. All'epoca non aveva neppure saputo spiegarsi la ragione di quel gesto, ma ora si rese conto di aver fatto la scelta giusta. Lasciò andare la scatolina e si voltò per afferrare il telefono, appena un po' più distante. Quando riuscì a prenderlo si rese conto di avere un messaggio da leggere. Doveva essere stato inviato mentre era ancora sotto la doccia, andò nel menù per scoprire il mittente e quel nome lo fece sorridere ancora di più. La gattina non ci stava mettendo molto a cadere nella sua rete!
Da Sveva:
Ciao Ettore, non vedo l'ora di tornare a casa per rivederti. Ho capito di essermi stancata della gente che c'è qui, non fa per me. Con te è tutto diverso :*
Vergil strinse il cellulare fino a farsi sbiancare le nocche. Non aveva avuto bisogno di rileggere il messaggio per impararlo a memoria. Ogni parola si era incastrata nel suo petto come un piccolo e affilatissimo coltello. Era stato ingannato? Era solo uno scherzo?
Ma sì, Sveva doveva star giocando con lui. Si era resa conto di averlo fatto un po' ingelosire e adesso voleva vendicarsi delle settimane di frecciatine. Doveva per forza essere quella la ragione.
"Non vedo l'ora di rivederti" A quello? Che poi chi cazzo era questo Ettore? Che colore di capelli aveva? E i suoi occhi, erano forse del suo stesso azzurro che a Sveva piaceva tanto?
Non poteva sentire la mancanza di un altro mentre baciava lui. Mentre si stringeva a lui.
"La gente che c'è qui non fa per me." Che aveva fatto? Possibile che tutti i suoi silenzi, tutte le sue sfuriate, più o meno velate, l'avessero allontanata? In fondo Vergil aveva passato giorni interi a dirle che non era alla sua altezza, che era solo uno scarto, un qualcosa che lui non avrebbe preso in considerazione nemmeno nelle sue fantasie più folli. Ma non era la verità. Adesso l'aveva capito. E l'aveva persa.
Era troppo tardi?
Troppo tardi? Andiamo lui era Vergil Sparda, non un tipo qualunque. Non uno che si dimentica.
Non uno che si prende in giro.
Doveva affrontarla o i dubbi lo avrebbero avvelenato. No, non se ne sarebbe stato lì fermo ad aspettare un chiarimento. Se quella piccola strega era tanto ansiosa di buttarsi tra le braccia di qualche insulso ragazzino allora avrebbe dovuto confessarglielo. Con le buone...oppure no.

Sveva si trascinò fuori dall'ascensore. Discutere con Federica l'aveva stremata e ora non voleva altro che dormire un po' prima di andare a cena, si stropicciò un occhio, assaporando la dolce sensazione di non rovinare il trucco. Per la fretta era uscita senza mettersi nemmeno un tratto di matita. Sentì qualcuno bussò furiosamente a una porta, poco lontano. Sperò di non incrociare qualche pazzo, che di follie per quel giorno ne aveva già avute abbastanza. Rallentò ancora, sapendo che più aspettava e più aumentavano le possibilità che qualcuno chiamasse la portineria e facesse calmare lo scalmanato nel corridoio. Alla fine si trovò a sbirciare oltre l'angolo, per vedere se fosse sicuro passare, ma non era preparata a ciò che vide. La porta che stavano colpendo furiosamente era proprio la sua.
Avrebbe giurato che l'albino fosse Dante. Doveva essere lui, aveva appena litigato con Federica, cioè, lui nemmeno sapeva di averci litigato...ma quei vestiti erano di Vergil! Non faceva alcuna fatica a riconoscere i pantaloni neri, aderenti sulla cosce e più morbidi sul resto della gamba, abbinati a una canotta nera. Le era sempre piaciuto vestito in quel modo, inquietante ma maledettamente sexy. Sì, ma che ci faceva fuori dalla sua stanza?
-Ver...- lo chiamò, con un filo di voce.
-Tu!- La guardò con espressione indecifrabile, ma la voce tratteneva a stento la rabbia. -Apri subito la porta.-
Sveva deglutì, un filo sottile di paura le strinse la gola, ma si precipitò a obbedire al ragazzo, senza neppure chiedersi se fosse saggio restare sola con lui. Entrò in camera, lui la seguì e chiuse la porta a chiave. Sveva percepiva solo la presenza di Vergil, come se lui riempisse tutto lo spazio. Un lieve odore muschiato le pizzicò le narici, e un'occhiata ai suoi capelli umidi le fece capire che era appena uscito dalla doccia. Cercò di non farsi venire strane fantasie, soprattutto ora che la stava guardando come se potesse ucciderla con uno sguardo, ma era davvero difficile.
-Cosa, cosa c'è?-
-Che cosa provi per me?- Le chiese a bruciapelo, intrappolandola tra lui e il muro, come aveva fatto a Ravello.
Quando aveva pensato di essere sincera e confidare a Vergil i suoi sentimenti Sveva non aveva mai immaginato una situazione simile. Di certo non era l'atmosfera romantica che sognava, e l'espressione sempre più adirata di Vergil iniziava a spaventarla. Se almeno lui avesse smesso di avvicinarsi lei avrebbe potuto pensare più lucidamente. -Ma che avete tu e Dante oggi? Vi comportate in modo assurdo!- gemette, mettendogli le mani sul petto e cercando di staccarlo da sè, ma fu una pessima scelta, perché lui le afferrò i polsi e glieli portò dietro la schiena. Un gesto rude, ma attuato con delicatezza.
-Non me ne frega un cazzo di mio fratello, specialmente adesso. Ti ho chiesto: cosa provi per me?-
-Ti amo- sussurrò lei, contro la sua bocca, cercando di guardarlo negli occhi, ma senza avere il coraggio di farlo davvero.
Vergil sciolse quell'abbraccio possessivo e le prese il viso tra le mani, poi immerse le dita tra i suoi capelli biondi. Ci mise solo un secondo per unire le loro labbra, mordendola, baciandola con ruvido trasporto,  assaporando lentamente quel vago gusto di cioccolato che aveva percepito già altre volte. Non badò al ritmo del suo cuore impazzito, nè al fiato sempre più corto di entrambi. Non si chiese quanto tempo fosse passato prima di staccarsi da lei.
-Complimenti, sei capace di mentire anche guardandomi in faccia.-
-Vergil che stai dicendo?-
-Peccato, in fondo baci piuttosto bene. Ci saremmo potuti divertire...-
-Che diamine vuol dire?- Sveva ascoltò con terrore la voce di Vergil farsi sempre più bassa. Sapeva che per lui quella era una sorta di scenata, non perdeva mai il controllo, tratteneva anche la rabbia più furibonda e quella luce cupa nei suoi occhi poteva significare solo guai in vista.
-Quello che ho detto ragazzina. Del resto io e te siamo troppo diversi per andare d'accordo.-
-Questo non è vero. E se lo pensi perché mi hai baciata?-
-Per farti capire che sono sempre io a tenere le redini.- Le si accostò di nuovo, appoggiando la fronte alla sua.
-Non capisco. Spiegami, ti prego.- Sveva sentì con orrore la propria voce incrinarsi. Se si metteva a piangere era finita.
-Non devo spiegarti niente. L'hai detto tu che io non faccio per te.-
-Veramente io ho appena detto tutt'altro. Ti ho detto che ti amo, mi hai sentita?-
Vergil estrasse il cellulare dalla tasca e le mise di fronte il display. -Un consiglio: se vuoi prendere in giro qualcuno assicurati di mandare il messaggio al numero giusto.-
-Che cosa?- Sveva sbattè più volte le palpebre, convinta che un secondo dopo la situazione sarebbe stata diversa. Doveva essere solo un incubo atroce. Ma tutto riappariva, identico. Fissò il cellulare che le teneva davanti al viso e rilesse il messaggio almeno tre volte prima di comprenderlo. -Vergil non ho mai mandato questo messaggio. Non è vero niente di quello che c'è scritto.-
-Ma Ettore è vero. Li ho visti gli altri messaggi, al cinema, al mare. Sei stata sempre con quel cazzo di telefono in mano!-
-Ettore è solo un amico. Si informa su quel che succede qui, io gli racconto un paio di cose, ma non me ne importa niente di lui! Di certo non andrei a dirgli che muoio dalla voglia di vederlo e che voglio lasciare te.-
-Non stiamo insieme, quindi non puoi lasciarmi- puntualizzò Vergil dall'altro lato della stanza. Si era allontanato da lei e dalla voglia di strangolarla. Era davvero un'ottima attrice, non c'erano dubbi.
-Questo lo so fin troppo bene.-
-Comunque, non ha più importanza.-
-Che vuoi dire?-
-Ascoltami bene ragazzina. Non mi faccio prendere in giro da nessuno, men che meno da te.-
-Ti giuro che non ho mandato io quel messaggio!- Sveva estrasse il proprio cellulare dalla borsa, andando subito nella cartella della posta inviata. -Come pensavo, non c'è nessun sms. Controlla tu stesso.-
-L'avrai cancellato!-
-A che scopo?-
-Sveva mi hai detto diverse volte di non sottovalutarti, hai sottolineato in continuazione che potevi essere furba quanto me. Ebbene, non lasceresti una prova simile in giro...-
-Una prova? Vergil parli come se stessi commettendo un crimine! Sei fuori di testa.-
-Hai ragione. Devo essere fuori di testa per perdere tempo con un'insignificante bugiarda.- Aveva gridato la prima frase, per poi abbassare gradualmente la voce, fino a ridurla a un bisbiglio contro la bocca di lei. Vicinissimo, senza sfiorarla.
-No, Vergil. Aspetta!-
Lui se ne andò sbattendo la porta alle proprie spalle, senza darle un'altra occasione per spiegarsi. Sveva si accartocciò contro il letto, piangendo da sola sul pavimento. Federica aveva avuto ragione a metterla in guardia, ma lei non aveva voluto ascoltarla. E adesso il suo unico sospetto era che i gemelli fossero entrambi calcolatori. Due tradimenti lo stesso giorno? Troppo strano. Forse era il loro piano fin dal primo momento, conquistarle e farle soffrire. Probabilmente si erano divertiti e quella sera avrebbero brindato al loro successo. Magari non erano nemmeno così rivali. Lasciò le lacrime libere di scorrere via, mentre anche i singhiozzi iniziavano a scuoterla.
Non era giusto. Non aveva fatto nulla di male. Eppure era stata ferita, annientata.
Gli aveva detto che lo amava, e lui non aveva battuto ciglio. Una bugia! Le aveva dato della bugiarda. Se ripensava a tutte le volte in cui avrebbe voluto dirgli cosa provava e aveva taciuto per paura della sua reazione. Avrebbe dovuto star zitta anche in quel momento. Come aveva potuto pensare che uno come Vergil avrebbe dato una possibilità proprio a lei? Un'insulsa romantica, ecco cos'era.
Dei colpi alla porta la fecero trasalire. Si alzò, mal ferma sulle gambe. -Vergil?-
Aprì uno spiraglio senza vedere molto, ma prima che potesse asciugarsi le lacrime e mettere a fuoco la persona che aveva di fronte, delle braccia forti la circondarono.

Angolo dell'autrice.
Ebbene, rieccoci con il nuovo capitolo. Confesso che sistemandolo mi stava scendendo qualche lacrimuccia. Questi due mi sembrano teneri anche quando litigano.
Gli aggiornamenti sono un po' sballati perchè sono sotto esame, ma la storia è conclusa, ci sono tutti i capitolini sul mio pc, e devono solo essere risistemati. Se tutto va come dovrebbe, la storia finirà al capitolo 40, quindi a quanto stiamo...-4?
Mamma mia, con il conto alla rovescia mi sale il magone e anche un po' d'ansia!
Voi che ne pensate? Dove siete finite?
Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto! Fatevi sentiiiiiire!
  
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