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Autore: mavima    16/05/2015    1 recensioni
Sergio è un medico anestesista, deluso dal fallimento del suo matrimonio. Vive un'esistenza di emozioni sopite. Una mattina in ospedale incontra Laura, una bella ragazza, malata di leucemia, che si rivelerà essere la professoressa di suo figlio.
"Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell'immagine, rappresentava il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO II  -  QUALCOSA È CAMBIATO
Sergio: Sto andando in ospedale, ho voglia di vederla….le ho detto che magari avremmo cenato di nuovo insieme, ma io ho voglia di vederla già questa mattina.
Mentre prendevo il caffè , continuavo a guardare quella foto. Cercavo di rubare qualche particolare di quella che era prima che si ammalasse. Ho voglia di parlare con lei, ho voglia di toccarla. Mi piace!
Mi è capitato di avere delle relazioni con qualcuna conosciuta in ospedale. Erano donne che desideravano legarsi meno di me, spesso erano sposate….. Rigorosamente  una volta che non erano più mie pazienti….la regola era ferrea.
Qualcosa è cambiato. Non posso volere da lei quello che volevo da loro, ma  non posso neanche sapere se ci potrà essere una relazione  con lei…
Se non salterà fuori un donatore….no, non posso neanche pensarci.
Ieri sera sembrava felice, ha mangiato e dopo le sue guance  mi sembravano un po’ più rosse
 
Laura: Vorrei che ritornasse…ha detto che avremmo di nuovo cenato insieme…ma forse non ritornerà.
Ieri si sarà impietosito della mia situazione …ma oggi la pietas gli sarà già passata.
Forse lo rivedrò solo la prossima settimana. Emanuele mi ha detto che mi dovranno fare un piccolo intervento in anestesia locale. Mi pare che si chiami catetere venoso centrale…servirà per continuare la chemio e per nutrirmi, se non riuscirò a mangiare. Mi servirebbe anche per il trapianto, se si trovasse un donatore….
Dovrà farmelo lui quindi….il primario sta per andare in  pensione e se ne sta sempre nel suo ufficio.
Ecco lo sapevo… una complicanza in più: mi piace!
Non sono nelle condizioni in cui mi possa piacere nessuno…sono una  malata di cancro, non so neanche se tra un mese sarò viva

Sergio arrivò in ospedale e non poté fare a meno di salire in ematologia. Arrivò davanti alla stanza e scorse al suo interno Emanuele.
Emanuele, toccando la testa calva di Laura: “Dottò… entri…qui avemo quasi fatto con la toilette del mattino…ce mancano ancora i bigodini e le medicazioni”
“Per i bigodini avrei qualche problema , diciamo che non ho la formazione adatta, però per le medicazioni ci potrei pensare io”
Emanuele rivolgendosi a Laura: “Je volemo dà fiducia?”
Laura ridendo : “ Sì, ma dopo passi per la messa in piega… promesso?”
“ Vò a pijà il carrello delle medicazioni e poi vado a finì er giro”
Sergio. “ Le ordinazioni per questa sera…che ci mangiamo questa sera?”
Laura: “Focaccia con la mortadella e gelato?  Che dici fa bene?”
“ Benissimo…è riportato in tutti i testi di medicina e ci sono importanti studi internazionali a riguardo!”
“Eccove er carrello a dopo”
Sergio si mise i guanti monouso.
Laura invece pensò di chiedergli  perché la continuava  ad andare a trovare...
No non glielo chiedo adesso, mentre mi medica il catetere per la flebo nel braccio…poi lui mi guarderebbe negli occhi…no…glielo chiedo dopo quando mi sostituirà la medicazione della rachicentesi…così non potrà vedere le mie espressioni!”
Sergio si mise seduto sul letto .
“Qua il braccio!”
Le sollevò la manica del pigiama e distese il braccio sulle sue gambe. Molto delicatamente staccò un pezzettino per volta il cerotto trasparente, che ricopriva il catetere venoso.
“Se ti faccio male, dimmelo...si è un po’ incollato”
“No, non mi stai facendo male…”
“Avevo  voglia di parlare un po’ con te prima di iniziare la giornata”
“Ah!”
Cavoli, ha risposto alla mia domanda prima che gliela facessi….però adesso non posso più chiedergli nulla e lui in realtà non mi ha detto niente”
“Qua abbiamo finito, mettiamo un altro cerotto e siamo a posto.  Adesso...piano, piano  a girati su un fianco…ti aiuto”
Laura avvertì che aveva quasi paura a toccarla.
Le sollevò la maglia del pigiama. Lei ebbe un brivido.
“Hai paura o freddo?”
Dentro di sé: “Cavoli, cavoli, cavoli….m’ha beccata”-
 “No è il solletico”
“Allora da adesso  in poi sei ricattabile….interessante!”
La disinfettò , le sostituì il cerotto, la rimise supina e la coprì.
“Ti mancano solo i bigodini allora, ma per questa sera a me piaci così”
“Non puoi  giudicare, non mi hai mai vista con i capelli”
Sergio, ripensando alla foto: “Tu credi?”
Adesso devo scendere giù…in sala operatoria mi staranno già aspettando: se non arrivo, io la festa non può iniziare.
 Però è bello cominciare una giornata con te…sei come il profumo di moka al mattino…
 Ci vediamo questa sera, passo a prendere gli approvvigionamenti  e arrivo.
Ti stanno portando la colazione…mangia, mi raccomando”
Laura rimase in stato confusionale, o meglio confusionalmente euforico.
Che cavolo vuol dire che sono come la moka?...Però non  si comporta da medico …ma che cosa vuole da me…che cosa può volere da una malata di cancro? Io non ho fatto o detto niente di eccezionale…però si comporta come se gli piacessi…e adesso come faccio ad aspettare fino a questa sera? Non riuscirò ne’ a leggere, ne’ a guardare la televisione”
 
Verso le due arrivò Marco, incontrò il padre nel corridoio.
“Ti accompagno al centro prelievi, ci vorrà la mia autorizzazione”
“ Sai ho parlato della situazione della Costa in assemblea, domani ci sarà un’invasione qui in ospedale…non credevo”
“Gli hai detto che devono venire con l’autorizzazione dei genitori?
“Sì, sì…vogliono fare il prelievo anche degli insegnanti e dei bidelli”
“Se sono sotto i trentacinque anni…bisogna essere giovani per donare il midollo. E poi, non farti tante illusioni…non è così semplice trovare un midollo compatibile”
Sergio firmò l’autorizzazione e salutò il figlio, perché era stato chiamato in pronto soccorso.
Marco dopo il prelievo chiese dove era ricoverata Laura e andò a trovarla.
Si  trovò davanti una persona molto diversa da quella ragazza florida e allegra, che era la sua Prof. Di italiano.
“Ciao Prof. Come butta?”
“Maaarcooo….come butta lo vedi da te….comunque sono ancora qui , per adesso.  Ho conosciuto tuo padre…simpatico!”
“Dici? Beh secondo me è un rompicoglioni…ma magari come medico è diverso”
“Giochi sempre a basket?”
“Sì, sono titolare adesso…una figata.  Giusi m’ha lasciato…invece, sai quella col sedere un po’grosso, che a me ovviamente faceva impazzire…sai no quali ragazze mi piacciono?”
“Sì, lo so …quelle non fighe, perché quelle fighe si autocelebrano, mentre quelle non fighe stanno sempre lì a cercare di nascondere i propri difetti e a te t’arrapa”
“E che ci posso fare…io quando vedo una che si annoda la felpa sul sedere un po’grosso…non te lo posso dire quello che le farei…sei pur sempre una prof.”
“Lo immagino Marco”
“Adesso me ne piace un’altra”
“Brufoli?”
“No molto meglio, ma non ti dico ancora niente per scaramanzia…non so se ci sta…ma dai che ci starà…bisogna pensare positivo. Ti saluto che ho una partita, tanto adesso che so dove sei, torno”
“Ciao Marco, qualunque difetto abbia, vacci piano però….sei ancora  giovane”
“Okay  prof, cerco di non scoparmela subito”
 
Verso le sei Sergio uscì a comprare la cena ordinata da Laura. Quando ritornò, vide nella sua stanza un bell’uomo alto, più o meno della sua età, ma un po’ più brizzolato, vestito con giacca e cravatta.
Le parlava velocemente, mentre Laura lo guardava un po’ annoiata. Dopo poco si alzò e se ne andò, dandole un bacio su una guancia.
Sergio entrò, facendo finta di niente.
“Senti qua che profumo…sono andato all’Antico forno….la miglior focaccia della città con mortadella aspetta di essere mangiata da noi…o ti sei già strafogata di minestrina?”
“No, no ti aspettavo, ho una fame!”
“Questa sera però andiamo a mangiare sul terrazzino del reparto, c’è un clima ideale…non fa ne’ caldo, ne’ freddo…dove hai la vestaglia”
“Nell’armadio…ma pensi che sia il caso? Io non ce la faccio a camminare”
“Certo che è il caso, tanto c’è la sedia a rotelle”
Le infilò la vestaglia,  la aiutò a scendere dal letto e a sedersi  sulla carrozzella.
“Le infermiere, a forza di vederti qui, chissà che cosa diranno”
“Io sono separato da cinque anni e divorziato da due…tu  piuttosto, chi era quel tipo?”
“Il mio ex convivente”
“Ex?”
“Sì ex, ex!”
Passarono davanti le infermiere, Sergio le salutò incurante.
Arrivati sul terrazzino avvicinò la sedia a rotelle a un tavolino e tirò fuori le focacce ripiene,  una bottiglia di vino bianco fresco , la vaschetta del gelato e bicchieri, coppette e cucchiai, in plastica.
Laura iniziò a mangiare voracemente, ma dopo poco si fermò.
“Mia madre avrebbe detto che hai gli occhi più grandi della bocca”
“Ironia della sorte…ho passato una vita a cercare di stare a dieta….e adesso dopo due bocconi mi viene voglia di scappare. Passavo davanti a quel forno e dovevo far appello a tutta la mia volontà per non entrarci.
Giorgio…il tipo che hai visto, è un giudice del tribunale dei minori.
Quando veniva a casa mi diceva sempre di smetterla con i carboidrati.
 Non capiva come non mi interessasse la mia linea….mi guardava sempre un po’ disgustato.
Non smetteva mai di fare il giudice…neanche  a casa. Aveva una grande passione: lo sport in ogni sua disciplina.
Per me lo sport è sport, punto e basta. Per lui era ambizione continua di performance e di forma fisica perfetta.
 Intere sere a parlare di bici e alpinismo.
Quando uscivamo insieme, io stavo ore per trovare dei jeans che non mi segnassero….lui mi guardava e  mi chiedeva come mai non mi fossi ancora cambiata…e poi aggiungeva di mettermi un bel tailleur..
Ma il tailleur mi è sempre stato da schifo…non come alle mogli  dei suoi amici.
Non so…. è una cosa strana: ce n’era anche qualcuna cicciottella di queste tipe, magari  la gonna la fasciava un po’,  ma sopra era di un ‘eleganza strepitosa.
Io ero un bignè e quando mi sedevo , il cinturino in vita si attorcigliava. Sopra capeggiavano le mie tette, dandomi l’aria di un colonnello!”
“Non ci credo che vi siete lasciati per il tailleur e poi non credo neanche che  ti stesse  così male, voi donne siete piene di paranoie!”
“No, infatti. La botta finale c’è stata quando abbiamo deciso di avere un figlio.
Io non rimanevo incinta, allora abbiamo fatto ogni tipo di analisi….ma niente, non si capiva il perché.
Con il senno di poi penso che il mio corpo si rifiutasse.
Interi  mesi  a fare test dell’ovulazione e ad avere rapporti mirati…una vera e propria libidine.
Poi centinaia di iniezioni per stimolarmi l’ovulazione, con il risultato che il mio sedere era pieno di lividi e gonfiavo sempre di più e lui, durante i soliti rapporti mirati, mi toccava disgustato i rotolini”
“Che coglione!”
“Sapevo tutto il copione a memoria, prevedevo già come e quando avremmo fatto l’amore”.
L’ultima volta, nel mentre….. ripassavo il discorso per non fare rimandare tuo figlio”
“Ma lui non si accorgeva di niente?”
“A parte che io recito benissimo, poi voi uomini, nonostante che ci siano film come-Hanry ti presento Sally-, non ipotizzate mai che le vostre partner possano fingere! 
Due preliminari e zac, il gioco è fatto : voi vi sentite degli amanti irresistibili!”
Sergio scoppiò a ridere.
“Ridi, ridi….chissà anche tu…poi l’ho lasciato il giorno prima di sapere della leucemia…e a pensare che era così contento che finalmente ero dimagrita.
 Lui adesso mi viene a trovare, perché non vuole fare  la figura di quello che ha lasciato la fidanzata, perché è malata ….boh…di che si preoccupa …l’ho lasciato io”
“Un campione sto’ Giorgio…a me le donne un po’ morbide mi fanno impazzire….i bignè poi…mangiamo il gelato?”
“Sì, dai…ma tu perché ti sei separato?”
“Hanno ragione gli indiani….non bisognerebbe sposarsi fra caste diverse. Io sono figlio di un impiegato, mia mamma è casalinga. A ventisei anni ero già laureato e avevo già preso  la specializzazione.
Avevo addosso il peso del sacrificio economico che avevano dovuto sostenere i miei per farmi studiare. Studiavo e basta. Ho conosciuto questa ragazza figlia di un architetto di grido, più piccola di me di cinque anni. Lei mi ha voluto a tutti costi….Ci siamo messi insieme.
Quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta…era la nostra prima volta per entrambi… sarà durata un mese, tra una ripresa e l’altra. Io ero peggio di Giorgio…non capivo neanche di accarezzarla…un completo disastro. Poi sono migliorato però eh”
“lo spero per lei”
“Per me era rimasta sempre la ragazzina con lo zainetto, che mi aspettava sotto casa. Invece lei era diventata una donna di successo. Voleva tornare a Milano e io non l’ho seguita. Non avevamo più niente in comune.  Apparteniamo a due mondi diversi. A me piacciono delle cose tipo il profumo del caffè al mattino”
“Questa me l’hai già detta”
“Poi mi piace tornare a casa e trovare qualcuno che ha cucinato per me…rimanere a letto la domenica mattina insieme e poi fare una passeggiata in centro….”
“Peccato, avremmo dovuto incontrarci prima”
“Chi ti ha detto che sia tardi? Ti faccio vedere una cosa….guarda come ho trascorso il pomeriggio…”
Le mostrò un telefonino con la foto di un neonato.
“Che  carino”
“Mi hanno chiamato verso  le quattro…sai l’anestesista ci deve essere sempre…è come il prezzemolo. Il bambino non era ben posizionato, per cui all’ultimo hanno deciso di farlo nascere con un cesareo.
 Quando ho letto la cartella clinica ho pensato a te….la madre due anni fa ha avuto un linfoma”
“Speriamo”
“Sulla tua cartella clinica invece,  questa mattina ho letto che domani ti avrò di nuovo, sotto le mie grinfie”
“Catetere venoso centrale e poi chemio…giornata da urlo”
“Dai, domani mattina passo a prenderti….andiamo a nanna?”
“Sì sono stanca”
La accompagnò in camera, l’aiutò a sistemarsi a letto.
La baciò sulla fronte.
“Che cosa vuoi da me?”  gli domandò Laura a bruciapelo.
“Tutto…ma adesso devi pensare a guarire…e poi non so se tu mi vorrai…anche se qualche tuo  brivido mi fa ben sperare. Ma adesso non ci pensare…stiamo bene, abbiamo voglia di passare del tempo insieme, perché non dovremmo farlo, non facciamo male a nessuno. Comunque sì, sono innamorato di te.
Buonanotte Laura, riposati!”
 
 
Spero che questa storia, che ho già scritto per il 70%, possa interessare qualcuno. Lasciatemi una piccola recensione, vi prego. Accetterò di buon grado anche le critiche, ma fatemi sapere che cosa ne pensate.
Vi ringrazio di cuore!
 
 

 
   
 
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