Film > Howl's moving castle
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Autore: _sonder    16/05/2015    0 recensioni
Raccolta di scene quotidiane degli abitanti del Castello Errante.
| Prima classificata a Il contest delle 48 ore – Non vedo, non sento, non parlo, scrivo!” indetto sul forum di EFP da Shizue Asahi. |
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Calcifer, Howl, Markl, Sophie | Coppie: Howl/Sophie
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#1 'Cause We Could Be Immortals
— Potremmo essere immortali, Howl.
Carezzare la cima dei comignoli al leggero tocco dettato da un valzer. Ascoltare le dita del vento mentre pizzicano le fronde sparute degli alberi e il bucato steso sulle corde; corde che uniscono i palazzi dirimpettai nel loro intreccio di mollette e casacche. Potremmo guardare la fiamma eterna di Calcifer e scaldarci, mentre ingoia il guscio di un uovo e addenta un tozzo di legno, come pane quotidiano.
Sarei la custode del suo fuoco e veglierei sul labirinto febbrile di incubi e sogni in cui ti addentri.
Potremmo volare col castello sulle radure incontaminate e i bacini d’acqua fresca, sempre pensando di danzare al fianco delle giornate, di scambiare le nuvole per isole e di vedere nei laghi immobili un cielo più vicino.
Non dobbiamo essere ciò che gli altri desiderano. E saremmo bravi a sfuggire alle regole, a lasciarci guidare dai moti del cuore e a vivere secondo le nostre scelte, nonostante gli altri non le approvino.
Potremmo essere immortali, anche se per un breve momento. Sospesi nella magia di un istante.
Perciò, — Sophie scrolla lenzuola e coperte, mentre il mago stramazza al suolo, lanciando un acuto e un’espressione melodrammatica, — ora alzati, pigrone!

#2 Past to Future
Continuo a paragonare il mio passato al tuo futuro. Continuo a cercarti e, insieme, ad aspettare. Tremo al pensiero di toccarti e rendere reale quella che è stata solo un’apparizione. Varco le città, così lontane dal Galles della mia infanzia, dal rifugio Jenkins e dalle acque dove le stelle annegano.
Indossavi una chioma dal bagliore argenteo, che trapassava le tenebre. Ero solo un bambino quando incontrai i tuoi occhi per la prima volta. Mi hai chiesto di attendere il futuro e l’impazienza è cresciuta con il corpo. Si è alzata e ha tirato indietro i capelli ora biondi.
È scivolata sulle labbra di altre fanciulle, su cuori che ho temuto. L’inquietudine di vederti ha accompagnato le fughe dai letti di donne diverse; mi ha stretto mentre evitavo le udienze del re e le aspettative della maestra Suliman. Non ha vinto la paura, le ali nere distese nella volta infuocata.
Ho agognato i tuoi occhi su visi che non rassomigliavano al tuo. Ho ambito a parole di conforto e di amore incondizionato, senza perdere la mia libertà.
Ti ho rintracciata, sotto quel buffo cappello di paglia, nei vicoli di Market Chipping, confusa come una brava bimba. Eri smarrita in quelle iridi scure; modesta e traboccante di una bellezza timida. Sono stato il solo a riconoscerti, nonostante abbia condiviso con te il segreto della mia ricerca. Ho ancora fiducia nei tuoi ricordi.
E mentre confronto le nostre vite, spero che i tuoi sacrifici cicatrizzino le ferite, che i tuoi errori riescano a risanare i miei.

#3 Bottom Half of the Hourglass
Sophie assicura delle bacche di cera sul nastro del cappello di paglia. È un richiamo alla primavera e alla giovinezza. Quella giovinezza che ha perduto, china a cucire in un angusto retrobottega, mentre le nubi viaggiavano e la nebbia celava il castello di Howl.
Gli occhi scuri sorridono, cerchiati di rosso, accompagnando le dita a prendersi cura delle rifiniture. Sospira e il petto segue un lento saliscendi di preoccupazioni e oscure paure.
La calma della sera non districa i nodi dell’apprensione. Ne rinforza il groviglio e lo appesantisce di ulteriori frutti e nuovi dubbi.
Sophie assiste alla luce del giorno che cambia. Diventa sabbia di una clessidra, che si accumula sul fondo di vetro. Conta lo scorrere del tempo e guarda il giorno coprirsi del cappotto notturno, svelarsi come fredda umidità.
Nel cielo si schiantano i boccioli delle bombe e l’allarme aereo canta il pianto dell’incertezza.
Le dita si arrestano. Sophie rimane seduta. I granelli continuano a formare la collina dorata di una vita trascorsa, di memorie felici, di guai e di maledizioni. Attende il ritorno di Howl e i suoi grani di sabbia si spingono verso l’altro lato della clessidra, in una vetta che vorrebbe tornare a essere futuro, momento di riunione o un domani condiviso.
Non sa ritrarsi senza di Howl, senza lo sbalzo dei suoi umori e gli eccentrici attacchi di protagonismo. L’orologio abbraccia altra rena e la veglia prosegue.

#4 Curtains Down
Howl freme e scosta il braccio mutato. Struscia sul fianco gli artigli allungati, le dita ricurve e tremule. Trattiene le carni attraversate dal tizzone dell’incanto. Il potere ha un prezzo che ha imparato ad accettare. Il timore di perdersi lo assale, mentre punta le corazzate nemiche e il loro tesoro di ferraglia, i mortiferi doni del progresso.
Immortale, anche se per poco, torna alla forma del mostro dalle ali notturne. Le piume travolgono le fattezze dolci del viso. Lo consuma dentro la sensazione di essere un altro e di non provare più nulla, se non la fame della forza bruta. Immortale, dimentico della propria umanità e di quella dei soldati. Vola in alto, col fumo che si leva a toccarlo e la luce che esplode nell’oscurità e assale gli innocenti nel sonno.
L’adrenalina lo scuote, insieme alla cattiveria maligna del demone che è diventato. Aggressivo, svia le bombe e si spinge a fissare negli occhi l’orrore di altri che lo hanno preceduto, smarrendo il proprio animo. Non torneranno uomini.
Un giorno neanche lui… se sarà troppo tardi. Sulle sue zampe può posarsi lo sguardo di un essere vivente e trovarle sbiadite, dell’inconsistenza della brezza. Se avesse un cuore, Howl lo sentirebbe tremare nel suo intero peso. Se riuscisse a rincasare, guarderebbe Sophie dormire. Se solo riuscisse a tornare al castello, lei saprebbe scostare la tenda scura delle sue ali e farlo sentire ancora un uomo. Vivere con lui senza più conoscere il terrore della notte.
 
 
  
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