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Autore: mavima    17/05/2015    1 recensioni
Sergio è un medico anestesista, deluso dal fallimento del suo matrimonio. Vive un'esistenza di emozioni sopite. Una mattina in ospedale incontra Laura, una bella ragazza, malata di leucemia, che si rivelerà essere la professoressa di suo figlio.
"Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell'immagine, rappresentava il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO III  -  LA DICHIARAZIONE
Il giorno seguente Sergio arrivò in ospedale un’ora prima . Ci sarebbe stata l’invasione dei ragazzi del liceo, che sarebbero venuti a fare il prelievo per un’eventuale donazione di midollo. Voleva dare una mano in laboratorio analisi.
I ragazzi aspettavano in sala d’attesa. Erano più di un centinaio . Pensò  che non avrebbe detto che, dietro tutti quei  jeans calati, ci fosse tutta questa sensibilità.
Con la collega riuscirono rapidamente a smaltire la coda, stavano quasi per finire i prelievi, quando vide arrivare Emanuele.
“Senti , ti do del tu perché voi due è come se foste figli miei. Laura questa mattina si è svegliata strana , mentre la stavo lavando mi ha detto che non vuole farsi mettere la centrale e neanche vuole più fare la chemio. Ho cercato di farla ragionare, ma niente. Continua a piangere e basta. Ho chiamato anche Fabbri, ci sta parlando, ma secondo me è meglio se vieni tu”
La collega del laboratorio analisi gli fece cenno di andare.
“Ma con me non parli in romanesco Emanuele”
“Con te non mi viene”
Sergio entrò nella stanza di Laura, Fabbri le stava ancora vicino.
“Signorina Costa, noi ce la mettiamo tutta per curarla, ma la battaglia la deve vincere lei, non si può arrendere!”
“Ciao… vorrei rimanere da solo con lei”
Emanuele e Fabbri uscirono.
“E’ colpa mia?”
Si sedette sul letto di Laura e l’abbracciò.
Lei singhiozzando.
“Sì è colpa tua, perché mi hai ricordato di quanto sarebbe bella la vita, se io non fossi malata.
Non vorrei morire, ma visto che tanto  la strada è quella, almeno voglio vivere decentemente il tempo che mi resta.
Il cancro non fa male, la chemio  mi fa vomitare, perdere i capelli e venire tutti tagli in bocca ..e  anche altre cose. Tanto se non c’è un donatore, a che serve mettermi un catetere venoso centrale…. per farmi più chemio? A che cosa serve morire di chemio anziché di cancro? Te lo dico io: a morire con più dolore.
Comunque anch’io sono innamorata di te, ma non è un lusso che posso prendermi l’innamorarmi.
 Per me non c’è più tempo”
Sergio tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del camice e le asciugò le lacrime.
“Salterà fuori questo midollo…non è una possibilità così remota. Nell’attesa dobbiamo continuare a combattere la malattia, anche se ti fa star male. Non abbiamo scelto di innamorarci, è capitato e basta. Finché sarai malata staremo insieme così, quando guarirai, staremo insieme come le coppie normali…anzi no, come le poche coppie che si amano. Fabbri ha ragione non puoi arrenderti…ti faccio vedere una cosa”
Scansò le coperte, le mise la vestaglia e la fece sedere sulla carrozzina. Spinse la carrozzina fino alla finestra.
“Li vedi tutti quei ragazzi nel cortile, molti sono tuoi allievi, sono venuti a fare un esame del sangue per iscriversi all’ADMO.  Anche se ti sembra strano, molta gente nel mondo, per un qualche strano motivo, decide di farlo ogni giorno. Vuoi deludere tutte queste persone?
Io so che guarirai, non mi chiedere perché, ma so che guarirai….e non mi sbaglio mai.
Sono contento che… mi ami anche tu, allora non mi ero sbagliato con i brividi?”
“No, diagnosi esatta”
“Andiamo a mettere sta centrale?”
“Sì”
Le diede un bacio sulla bocca sfiorandole solo le labbra, aprì la porta sporgendosi fuori.
“Namo  Emanuè…”
Laura rise.
Emanuele: “Mo me spieghi che jai detto…Stellì che t’ha detto questo che  nun t’avevamo detto noi?”
Laura: “Ehh…sapessi”
Arrivano in laboratorio. Emanuele prese in braccio Laura e la mise seduta sul lettino.
Cercò di sfilarle la parte superiore del pigiama , ma Laura lo bloccò.
“Fai uscire lui prima!”
 “Ma io sono un medico…e poi di lui non ti vergogni e di me sì?”
“Ma con lui non mangiavo la focaccia con la mortadella ieri sera, con te sì”
“Non fa ‘na piega dottò..”
“Non posso uscire, se le infermiere  mi vedono, non posso dire che sono andato fuori per non vedere una paziente a torace nudo….sono un anestesista. Vado alla scrivania a compilare la cartella clinica. Non guarderò.”
Emanuele le sfilò la maglia , la distese sul lettino. Sergio con la coda dell’occhio la guardò. Nonostante che le si contavano le costole, aveva dei seni abbondanti, morbidi, e con capezzoli piccoli e rosati.
L’infermiere la ricoprì con i teli verdi, che avevano una’ apertura solo nella zona dove sarebbe stato inserito il catetere, sotto la clavicola destra. Allora Sergio si avvicinò . Con due dita iniziò a ispezionare la zona .
Accese l’ecografo, e andò a preparare il necessario. Si avvicinò a Laura pronto a farle l’anestesia locale. Teneva la mano con la siringa bassa. Voleva capire prima la sua situazione emotiva. Due lacrime le affioravano ai lati degli occhi. Fece cenno ad Emanuele, che era di fronte, dall’altra parte del lettino, di farle girare il viso verso di lui.
“Fa un po’  vedè sti occhi…asciugamo un po’ ste lacrime” girandole il viso con una mano.
Nel mentre Sergio le aveva già passato la garza con il disinfettante e le stava già iniettando l’anestetico.
“Hai…. brucia!”
“lo so , ma ho già quasi finito…ti vedevo un po’ tesa, ho pensato che la tattica di- ti spiego tutto così non hai paura- oggi non avrebbe funzionato”
“Forse è vero”
“Continua a guardare Emanuele”
Emanuele le teneva il viso piegato verso di lui, mentre Sergio armeggiava con aghi e tubicini con una mano e con l’altra dirigeva il sondino dell’ecografo. Pensava che Laura fosse ancora troppo impaurita. Provò a distrarla ed aveva voglia anche di dirle tutto ciò che gli saltava in mente in quel momento, senza remore.
Stupito anche lui di se stesso iniziò a parlare:
“Ma con me non fingerai, come con Giorgio quando faremo l’amore….che bello che sarà”
“Ma chi t’ha detto che te la darò”
“Parli come mio figlio…te la darò…faremo l’amore….ma sì che faremo l’amore prima o poi….ci amiamo…tanto Emanuele l’ha già capito”
“E sì …che ho capito, n’te preoccupà che quando starà un po’ meglio te la darà”
“Ma io aspetterò  tutto il tempo che ci sarà bisogno…perché dopo  lo so…. sarà bellissimo…faremo l’amore tutte le sere”
“Tutte le sere?”
“Tutte le sere sì, che c’è di male…saremo sposati! Ma vuoi sposarti in comune o in chiesa?
 Se vuoi ci possiamo sposare anche in chiesa , perché io la prima volta mi sono sposato in comune.
 Ma la cresima l’hai fatta?”
“Ma stai scherzando?”
“No….non sto scherzando, io voglio sposarti”
“Ma sposateve in chiesa…è più bello. Chissà quando la racconto a mi moje sta bella storia d’amore come sarà contenta…magari al matrimonio ce porto pure lei…perché io sarò il testimone vero?”
“Se ci sposeremo, sì” rispose Laura sorridendo.
Sergio: “Come se ci sposeremo…quando uscirai di qui ci sposeremo”
Emanuele: “ Io come testimone ve regalerò uno scatolone de preservativi…che a fa l’amore tutte le sere questa me la metti incinta subito…e lei se deve curà bene prima”
Sergio: “Giusto… e poi quando sarà passato il tempo necessario, se arriverà un bambino bene…se no niente lividi sul sedere …niente cure ormonali”
Laura: “Allora ti sposo”
Sergio : “Ti bacerei, ma sto inserendo il catetere nella succlavia, però dopo ti bacio…non ti girare, ma ritieniti baciata…. hai mai visto delle tette  più belle Emanuele?”
“No, so veramente belle”
Laura: “Ma allora hai guardato”
Sergio : “Certo che sì…sono innamorato di te e non posso guardarti le tette….a toccarle aspetterò, ma almeno guardarle! Allora mi sposerai?”
“Sì, sì ti sposerò”
Nel frattempo Sergio aveva finito di inserirle il catetere venoso. Incurante della presenza di Emanuele, si era piegato verso Laura e l’aveva baciata.
“Abbiamo finito… ti senti di ritornare in camera con la sedia a rotelle o andiamo a prendere una barella?”
“Va bene la sedia a rotelle, ma tu puoi rimanere, non mi importa se mi guardi ”
“No vado giù, ci sarà un tempo per ogni cosa e io aspetterò. Mi dispiace che quel coglione ti abbia traumatizzata. Tu sei bellissima e lo eri anche con i rotolini…come li chiami tu. Anzi non vedo l’ora che ti ritornino”
“Ah dottò, sei più cotto di una pera”
“Lo so”
 
La sera Sergio passò a trovare Laura. La ragazza era sofferente per la chemioterapia.
“Se potessi, vorrei soffrire io per te…”
“E’ solo un po’ di nausea, tra qualche ora mi passerà”
“Domenica andiamo a mangiare in un agriturismo in campagna…te la senti? Hai bisogno di uscire una giornata di qui”
“Con te sì”

 
   
 
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