Le donne sono Cattive
Chad si
rigirava trasognato fra le lenzuola candide del proprio letto, che ancora
profumavano di lei, anche se lei non aveva un vero e proprio profumo, possedeva
più che altro una certa essenza che riassumeva tutte le cose che lui più amava
nel mondo, l’odore pungente della sabbia in riva al mare, leggermente
accarezzata da un vento birichino, la fragranza del fiore che sboccia una volta
ogni cento anni, ma è il più bello di tutti, l’aroma avvolgente e procace del
peperoncino nel cioccolato, era il profumo dell’amore, quell’amore che lui
ancora non credeva di aver trovato, era troppo felice per credere che quella
felicità fosse vera!
Aspettava
da ormai un’ora la sua dolce metà, aspettava che tornasse da lui con un sorriso
e non lo lasciasse più.
Perché
ogni suo sorriso gli scaldava il cuore, ogni sua parola lo emozionava, ogni suo
movimento lo inteneriva, quando si arrabbiava scuoteva i capelli e stringeva
gli occhi, mentre quando era felice le piaceva dondolare su sé stessa, aveva il
vizio di sfiorarsi le orecchie e quando rideva gli zigomi divenivano rossi
rossi. Ormai le sue mania, le sue debolezze, erano le fragole su una torta
cucinata appositamente per lui, ora più che mai si sentiva uomo, consapevole
della sua forza, della sua virilità, dalla sua capacità di farsi amare, di
amare qualcun altro, era orgoglioso dell’ascendente che aveva sulle donne, ma
più di tutto era contento di non riuscire ad avere questo carisma su di lei,
che più che immune sembrava proprio diversa, di un’altra specie, una razza
nuova da esplorare, conoscere, amare.
Quando il
sue cellulare squillò si allungò sotto il letto per recuperarlo e senza nemmeno
guardare il display rispose, sorridendo, sospirando innamorato. Una voce
familiare, ma stranamente gelida e furiosa uscì dall’apparecchio e vibrò per
tutta la stanza, gli spezzò il cuore.
“Ma che hai fatto?!” non aveva mai sentito Gabriella
tanto arrabbiata, ma dato che conosceva ben poco quella fanciulla fatata, pensò
che era possibile che fosse spesso di cattivo umore, nonostante l’apparenza
fiabesca. Non si preoccupò quanto avrebbe dovuto.
“Che dici?” domandò con naturalezza e una
nota tenera nella voce, che sorprese il
mittente.
“Taylor mi ha chiamato ora, era in
lacrime, ma il peggio è che non ho capito una parola perché non parlava,
singhiozzava e basta, io credevo che tu te ne fossi innamorato, credevo
l’avresti protetta, mi ero fidata, l’avevo convinta a lasciarsi andare con
te!!”
A quel punto
Chad non potette più sperare che la rabbia fosse una normale sfumatura del
carattere di Gabriella, si mise seduto e ascoltò rapito lo sfogo della neo
sposa, cercando di capire cosa fosse andato storto, forse, ipotizzò, Jason non
aveva voluto sentire ragioni, magari l’aveva picchiata, di certo minacciata,
Chad buttò giù la linea in faccia a Gabriella.
Indossò
qualcosa che non fossero boxer e si lanciò fuori, chissà se chiuse la porta, se
si dimenticò le chiavi dell’auto, se portò con sé l’ottimismo, forse ricordò
l’amore e lo iniettò nel cuore fino a farlo scoppiare.
Arrivò
sul viale della villetta della sua amata, suonò più volte il citofono, il
rimbombare del proprio respiro gli trapanava le orecchie, il sudore colava giù
sulla pelle, appiccicoso.
Nessuno
rispose. Chad scavalcò il cancello,
forse qualche passante lo vide, ma non si spaventò, Chad bussò alla porta,
suonò il campanello, ma la casa sembrava vuota, girò intorno alle mura, cercò
di guardare attraverso i vetri delle finestre, ma le tende erano tirate, le
tapparelle calate, non vide nulla.
Stava
impazzendo, non sapeva più che inventarsi, batteva sulla porta, chiamava il
nome di lei, chiedeva cosa fosse successo. Improvvisamente due braccia possenti
lo sorpresero da dietro e con forse lo trascinarono via, lui non vedette chi lo
trasportava, sinceramente non gli interessava, distrutto dall’amore era un
innocuo cucciolo, una marionetta, un condannato a morte.
Troy lo
infilò senza troppi sforzi in auto e chiuse la portiera. Si mise al volante e senza
dire una parola si mise al volante per una meta sconosciuta. Nemmeno Chad
parlava, disteso sul sedile posteriore poteva benissimo essere morto, ma Troy
non pensò nemmeno a questa eventualità, guidò senza sosta per un tempo
indefinito, sino a raggiungere una radura, fuori città, fuori dal mondo pareva,
lì fece scendere l’amico che si stese sull’erba, Troy si sedette al suo fianco
e guardò il cielo, poi osservò l’amico, stramazzato al suolo.
“Sharpay le ha detto tutto” gli disse malinconico, un filo di
rabbia nella voce, ricordando quanto era successo il giorno prima con la bionda
e come anche a Chad avesse cercato di rovinare l’amore, con la differenza che
con lui c’era riuscita.
Chad
voltò il capo e lo guardò senza capire, gli occhi vuoti e spenti ricordarono a
Troy quando, da piccoli, avevano fatto amicizia: erano ancora bambini, ma così diversi...lui
spensierato, giocherellone, con una famiglia smpre accanto, Chad
silenzioso, timido, chiuso, dopo scuola lo veniva sempre a “Ritirare” una
ragazza giovane, la tata, ai colloqui suo padre non si presentava mai, sua
madre era sconosciuta nell’ambiente scolastico, qualcuno credeva fosse morta,
altri ipotizzavano che avesse lasciato il figlio neonato al padre per andare a
fare la bella vita, un paio supponevano che esistesse ma che del figlio non
fosse nei suoi interessi primari.
In
realtà, a quel tempo nemmeno Chad era a conoscenza di chi fosse realmente sua madre, alle
maestre raccontava un po’ di storie, tanto per farle stare buone, come gli
aveva consigliato papà.
Il padre
di Chad era ricco, questo era risaputo, bello e dongiovanni, e anche questo era un dato
di fatto, per nulla tenuto segreto a Chad, il quale, ogni sera, vedeva entrare
in casa propria donne diverse, sempre bellissime, sempre giovani, alcune gli
parlavano, gli sorridevano, giocavano a fare le mammine, altre proprio non lo
calcolavano, altezzose gli passavano a fianco ignorandolo del tutto.
Suo
padre, nelle poche sere libere, gli spiegava chi loro fossero, in generale,
raccontava che erano amiche, che venivano al negozio, lui voleva loro molto
bene, tanto che alla fine loro si innamoravano sempre di lui, era una
scocciatura, spiegava, perché lui era solo gentile e loro fraintendevano
sempre.
Agli
occhi di un bambino solo, quelle donne erano le streghe che distraevano suo
papà da essere come gli altri papà, dal volergli bene.
Le donne
erano cattive.
Le favole che Tata Mary gli raccontava: favole di principi, principesse, di guerre, di paci, storie da bambini, erano false, perché l’amore non esisteva, l’amore era un atto di egoismo che rubava una persona da un’altra. L’amore era un furto, una rapina, non era giusto, non era bello, dolce, era unicamente cattiveria.
Con
questo concetto lui era cresciuto, loro erano cresciuti, Troy e Chad, beniamini della scuola, eroi
nel basket, osannati dalle ragazze, pupilli dei professori, studenti modello,
belli, affascinanti, impossibili, fratelli.
Ma se
uno, il biondo, l’angelico Troy, voleva alla fine l’amore, e gli spiaceva far
del male alle fanciulle che gli chiedevano di uscire, l’altro, il moro, il
diabolico Chad, preferiva giocare ad un gioco più contorto, più cattivo, dove
lui muoveva i fili di marionette che lo seguivano dovunque, faceva promesse,
mentiva spudoratamente, giurava amore eterno e si stancava il giorno dopo.
Ora erano lì, su quel rato su cui avevano giocato tante volte a basket, più uniti che mai, innamorati di donne che li amavano, ma ancor una volta i loro destini erano diversi, Troy l’amore l’aveva raggiunto e forte di esperienza, sapeva di dover trattarlo con accuratezza, perché Gabriella poteva scappare via, Chad invece era sbranato dalla sorte ingiusta che gli impediva di essere felice, appena conosciuto l’amore, era stato messo di fronte alla sua anima gemella, che senza dargli il tempo di capire gli era scivolata dalle mani.
Ecco il nuvo capitolo, ho avuto molti problmeni di scrittura, blocchi vari e cose così, non so quando arriverà il prossimo, ma nel frattempo colgo l'occasione di abbracciare tutti quelli che recensiscono, vi dico che vi adoro e anche quelli che leggono!!!Sinfony