Note dell’autrice: scusate per l’immenso ritardo, ma
tra agosto e novembre non sono riuscita a scrivere neanche poche righe sensate per
LiR. E ho iniziato a scrivere questo capitolo solo a Dicembre.
Questo capitolo
sarà così solo grazie all’aiuto della mia Ran, che ha dovuto betare la mia
sbadataggine e .
Volevo
ringraziare:
- eos_of_night = mi fa piacere ti
siano piaciuti i capitoli precedenti, e spero che i rimanenti saranno
all’altezza del resto.
- HarryEly
= grazie per avermi recensita anche se al mare e in contesa per il pc. È
veramente piacevole sapere che anche in vacanza c’è chi mi ha seguita e poi ha
vanamente atteso un altro mio post. Per questo mi scuso, con te che hai
recensito, ma anche con chi ha solo letto. Poi passando al commento vero e
proprio ti ringrazio per come hai accolto il capitolo precedente. Spero che
questo possa essere ancora più di tuo gradimento. *hihi*
Spero che
questo sia ciò che avete aspettato per tutto questo tempo. E mi auguro ci sia
qualche gentile lettore che si fermerà alla fine del capitolo per lasciarmi la
sua impressione. Negativa o positiva che sia. L’importante è ricevere critiche
costruttive. *-*
Enjoy it!
Baci, Lady
Vivien
N.B. Non prometto aggiornamenti
regolari, anche se farò del mio meglio per assicurarveli, del resto la storia è
già scritta nella mia testa. E poi mancano solo due capitoli. xD
10 – Isabella e Fabiola
Avendo
deciso di accontentare il desiderio di gelato delle
due ragazze, Theo dovette mettersi alla guida della Polo di Fabiola. Si diresse
verso casa della ragazza, vicino la quale c’era un’ottima gelateria.
Il
ragazzo si stava divertendo a notare tante piccole cose che avrebbe potuto poi
rinfacciare scherzosamente alla migliore amica.
Le due si
tenevano strette sul sedile posteriore, dove Isabella sembrava fare le fusa e
dallo specchietto retrovisore, Theo le vedeva strusciarsi e baciarsi come non
aveva mai visto fare nessuno. Per questo rimase in silenzio tutto il viaggio,
accendendo lo stereo, ed evitando di fare commenti o rivolgere semplicemente la
parola ad una delle due.
Arrivati
davanti la pasticceria, Fabiola decise che sarebbero scese solo lei e Isabella,
per evitare di dover cercare parcheggio. Fabiola conosceva i gusti del migliore
amico e sarebbe stato bello poter sfoggiare Isabella, perché anche se un po’
ammaccata e con indosso vestiti troppo grandi per lei, era la ragazza più bella
del mondo. Ed entrate nel locale, non mancò di farglielo notare più volte, fino
a che una volta alla cassa, Isabella non si lasciò sopraffare dalla gioia.
Infatti, sentendo l’ennesimo complimento, Isabella arrossì e quasi lasciò
cadere a terra la vaschetta di gelato per saltare in braccio a Fabiola. Questa
si scusò con le commesse per il compiacimento della sua ragazza e lasciandosi
stringere la vita uscirono nel caldo umido del paese.
“Ma tutto
questo cosa vuol dire?” chiese Isabella fermandosi e bloccando la bionda per un
polso per guardarla meglio.
“Cosa
intendi con tutto questo?” domandò di rimando Fabiola, voltandosi a sua volta a
guardarla.
“Beh,
ecco” pigolò allora Isabella “Io e te, intendo” e di nuovo le sue guance si
colorarono e i suoi occhi si nascosero. Fabiola sorrise e si avvicinò alla
rossa, mettendole le braccia sulle spalle.
“Pensavo
fosse chiaro, ma a quanto pare hai bisogno dei sottotitoli” ironizzò Fabiola,
per poi continuare: “Vorrei tu fossi la mia ragazza”, avvicinandosi a lei anche
con il volto.
Isabella
la guardò a lungo negli occhi come se stesse ragionando sulla proposta, e
alcuni secondi dopo si lanciò sulle sue labbra come aveva fatto il giorno
prima. Poi si allontanò quel poco che le bastava per rendere visibile il suo
rossore e ridacchiò: “Me l’hai chiesto così bene che non potrei darti una
risposta negativa”.
Fabiola
le diede un buffetto e tenendosi per mano tornarono da Theo, che le attendeva
paziente.
Giunti a
casa di Fabiola, Theo si diresse subito in salone, pregustando una maratona
filmografica accompagnata dal gelato, mentre le due ragazze si diressero in cucina
con i sacchetti per preparare le tre porzioni. La cucina era spaziosa, ma
evidentemente era presente una strana forza gravitazionale tra Isabella e
Fabiola, dato che non appena erano troppo lontane sentivano il bisogno di
cercare qualcosa che si trovava sicuramente
vicino l’altra.
Isabella
si sentiva goffa nei vestiti di Theo e sedendosi su uno degli alti sgabelli al
tavolo trovò il coraggio per dirlo a Fabiola. “Finalmente ti sei decisa a
dirmelo!” la rimproverò la bionda, abbracciandola in vita “Non puoi aspettare
che ti chieda io come stai. Se vuoi stare con me, devi dirmi sempre ciò che
desideri, senza problemi, cosicché io possa fare lo stesso”.
“Non mi
sembrava carino dire una cosa del genere dopo che Theo ha fatto così tanto per
me” sussurrò dispiaciuta Isabella, stringendosi i vestiti al corpo.
“Bastava
lo dicessi subito a me” riprese provocante Fabiola “L’importante, però, è che
ora possiamo rimediare con i miei vestiti, che ne dici?”
“Magari
dopo” replicò Isabella spostando le mani sul sedere della sua ragazza.
“Sì,
magari dopo” l’accontentò Fabiola, alzandola fino a farla sedere sul bancone al
centro della cucina “Non penso che ora ti serviranno a molto”.
“Lo penso
anch’io” rispose Isabella aprendo le gambe per far avvicinare ulteriormente a
sé Fabiola.
La bionda
non perse tempo, e prese a spogliare Isabella, stando molto attenta a non
toccare i lividi o i graffi, se non con esitante delicatezza.
Isabella
aveva gli occhi lucidi e velati, si muoveva nervosamente e sentiva di avere il
respiro affannato. Anche Fabiola era tesissima, e anche se desiderava che tutto
fosse fantastico, si accontentò di prendere ciò che sarebbe venuto lì dove si
trovavano ora: per la perfezione avevano una vita intera davanti. L’unica cosa
importante era essere insieme in quel momento.
Le bocche
si incontravano e subito dopo si lasciavano. Le mani erano smaniose di avere
nudo il corpo dell’altra. Gli occhi non potevano fare altro che cercarsi.
Isabella
aveva stretto le gambe attorno il bacino di Fabiola e premeva contro di lei per
avere di più. Voleva fare l’amore e sembrava disposta a tutto pur di poter
essere felice assieme a lei.
Fabiola
la fece distendere, sfiorandola delicatamente con una mano al centro del petto,
e salì sul tavolo sdraiandosi sul suo corpo d’alabastro.
La cucina
si faceva sempre più rossa per il sole del tramonto ogni minuto che passava. La
notte incombeva e il caldo avvolgeva le due ragazze con le tende arancioni ad
ampliare questa sensazione. Anche il freddo marmo del tavolo sembrava
incandescente per la schiena di Isabella.
Il suo
sorriso era tanto radioso da sembrare poter illuminare la stanza senza bisogno
di luci. La sua felicità cresceva di minuto in minuto e di carezza in carezza.
Come al
solito sembrava non avessero bisogno di parole. Fabiola seguiva i lineamenti
del volto di Isabella con la bocca e si lasciava stringere possessivamente la
schiena dalle sue mani e dalle sue gambe. Aveva i gomiti poggiati ai lati della
sua testa e aveva le dita intrecciate ai suoi riccioli. Si muoveva contro di lei
come se non avesse altre ragioni di vita, e dopo diverso tempo passato a
scambiarsi carezze e baci in questo modo, Isabella prese la mano sinistra di
Fabiola e la portò tra i loro corpi: “Il suo posto è qui!” ridacchiò sentendo
una strana ritrosia di Fabiola.
La bionda
sospirò, ma alla fine si decise ad accontentare la ragazza. Si mise in
ginocchio sopra di lei e le sfilò le mutandine.
Nell’altra
stanza Theo aspettava inutilmente l’arrivo del gelato. Non riusciva a credere
che si fossero completamente dimenticate di lui tanto da mettersi a gemere così
lascivamente senza neanche essere in camera da letto e
sapendo di essere ad un muro di distanza da un ospite. Perché ovviamente non
erano riuscite ad arrivare fino in camera, erano in cucina, impedendogli di
andare a prendersi la sua parte di gelato.
Avevano
fatto di tutto per uscire a comprarlo e ora neanche lo mangiavano. Se quello
non era stato semplicemente un capriccio non sapeva come definirlo. E a lui non
restava che sperare nella scomodità della cucina.
La
televisione non copriva i rumori provenienti dalla stanza accanto e Theo non
riusciva a capire come loro non la sentissero, per questo decise di alzare
sempre di più il volume, prima o poi se ne sarebbero accorte.
Ma questo
non sembrava infastidirle, erano completamente perse nel loro mondo. Per questo
decise di iniziare a canticchiare una canzone che aveva sentito prima in
macchina. Alzò sempre più la voce, dimentico delle ragazze, ma alla fine sentì
ciò che voleva sentire dalla cucina: silenzio, risa soffocate e di nuovo
silenzio.
Forse si
erano finalmente ricordate di lui e se ne erano andate in camera. Siccome il
silenzio continuava a persistere decise di andare a sbirciare. Aprì lentamente
la porta e infilò solo occhi e naso. Il suo gelato era lì, solo e abbandonato
come mai avrebbe sperato, dato l’inizio focoso della relazione tra le due
ragazze e notati gli indumenti in terra.
Sentendo
Theo che cantava, Isabella e Fabiola si erano ricordate di lui e, tra le
risate, erano sgattaiolate al piano superiore.
La stanza
era calda ma ventilata da una leggera brezza, tanto che le tende del
baldacchino blu si muovevano molli sul letto, come a voler carpire l’intera
stanza, conferendo all’ambiente un’atmosfera calda e rilassante.
Non
appena la porta della camera di Fabiola si era chiusa alle loro spalle avevano
ripreso a baciarsi. Isabella teneva le mani intrecciate dietro la schiena di
Fabiola, che, troppo coinvolta, si lasciava guidare, inerme, verso il letto.
L’enorme
maglietta di Theo copriva appena l’inguine di Isabella, donandole un’aria
intrigante. Fabiola l’accarezzava e spostava la maglietta per avere la rossa
completamente per sé e soltanto per se stessa.
Ma
Isabella desiderava giocare, infatti salì sul letto per allontanarsi dalle mani
di Fabiola, e con il toulle blu che la sfiorava si tolse la maglietta,
rimanendo nuda, con il solo braccio destro a coprire i seni. La stoffa toccava
la sua pelle e la velava alla vista di Fabiola. Guardando negli occhi la sua
compagna spostò il braccio destro dai suoi seni, lasciandosi coprire solo dal
toulle.
Agli
occhi di Fabiola, i lividi erano delle macchie orribili su quella pelle
d’alabastro, e il sorriso con cui Isabella gliene faceva mostra non poteva
essere che una manifestazione d’amore.
Lentamente
si avvicinò a lei e prendendole la mano destra si strinse a lei, poggiando la
testa sul suo seno. Questo nuovo contatto, in contrasto con la brezza notturna,
fece reagire la rossa con sospiri e brividi di piacere. Le bocche cercavano il
respiro e i segreti più reconditi.
I capelli
biondi di Fabiola si confondevano nei ricci rossi di Isabella. La bocca della
bionda cercava la pelle sensibile del collo, e la segnava come sua perché
almeno un segno su quel corpo da fata non fosse d’odio ma d’amore e passione.
Quando
risalì nuovamente a baciarle il viso, Isabella si ritrasse un poco a causa
dell’occhio nero, che pulsava: “Piano!” gemette.
“Vieni
qui” propose allora Fabiola sedendosi sul bordo del letto. Isabella si sedette
sopra di lei e poco dopo si trovarono sdraiate
sul letto a rotolarsi. Una finalmente incurante del dolore generato dai suoi
lividi, l’altra fin troppo attenta ai bisogni dell’altra per evitarle ulteriore
dolore.
Grazie a
diverse peripezie acrobatiche, Isabella riuscì a spogliare Fabiola.
I seni si
sfioravano e le gambe si intrecciavano, le mani andavano a cercare ciò di cui
sentivano il bisogno.
Fabiola
fece sdraiare Isabella tra i cuscini e si chinò tra le sue gambe, lasciandola
sudata e sconvolta poco dopo.
Ma quando
Isabella stava per dare voce alle sue sensazioni, Fabiola tornò a lambirla,
costringendola a stringere la testiera del letto e ad inarcare la schiena, per
seguire i suoi movimenti.
Isabella
sospirava e gemeva a seconda della vicinanza della bocca di Fabiola con il suo
corpo. Quindi, poco dopo, sorridente e gentile, Fabiola si sdraiò al suo fianco
e iniziò a sfiorarle il seno, risalendo verso il suo collo e il suo mento.
“Posso?”
chiese poi, riscendendo con la mano, fermandosi sul suo pube. E Isabella, senza
rispondere, si sdraiò più comoda, spargendo i ricci rossi sulle lenzuola blu,
allacciando le braccia attorno il collo di Fabiola, avvicinandola ulteriormente
a lei.
“Immagino
sia un sì” scherzò Fabiola, baciandole l’angolo della bocca.
“Non
pensavo di essere qui per altro” rispose sarcastica Isabella.
“Ah no? E
se io volessi...” e senza terminare la frase, si mise a cavalcioni su di lei,
facendole il solletico sulla pancia e sui fianchi.
“No, non
lo fare! Smettila” cercò di imporsi Isabella tra le risate, tentando
inutilmente di allontanarsi da lei. Inutilmente dato che alcuni secondi dopo si
lasciarono andare sul letto baciandosi, le mani che nuovamente libidinose
cercavano il piacere.
“Penso
che ora potremmo continuare” sussurrò roca Fabiola. Dicendole questo, scese a
toccarla come Isabella aveva sognato più volte, continuando a baciare il suo
seno. E come la bocca era delicata, la mano si prendeva tutto quello che
poteva, senza riserve.
Poi,
sentendo sulla sua schiena una presa più salda, si spostò sopra di lei,
seguendo il movimento della sua mano anche con il resto del corpo. Con l’altro
braccio stava poggiata sui cuscini per non gravare con il suo peso su Isabella.
La rossa,
dal canto suo, provava una sensazione nuova. Il pensiero era tutto concentrato
sul suo basso ventre. Non riusciva a credere che fare sesso con Fabiola avrebbe
potuto essere migliore che farlo con Federico. Tutte quelle storie sulla
mentalità dell’amore tra ragazze non era propriamente vera, almeno da quello
che stava provando lei in quel momento.
Fabiola
intanto era completamente presa dall’espressione sognante di Isabella. Le
piaceva sapere che era solo per lei che si stava perdendo e voleva ritrovarla e
tornare insieme a lei.
La notte
diventava sempre più scura, ma gli occhi delle ragazze brillavano, senza smettere
di cercarsi.
Theo
aveva già mangiato la sua parte di gelato, e nell’attesa che i rumori al piano
di sopra terminassero, si era messo a preparare a preparare delle composizioni
con il gelato. Quando i rumori si quietarono e lui ebbe finito di preparare il
vassoio, prese la panna spray dal frigorifero, scrisse un appunto su un post-it
che poggiò nel vassoio e si diresse con il dolce al piano di sopra.
Bussò
gentilmente alla porta e, senza aspettare una risposta, lasciò a terra davanti
la porta la sua composizione d’amore e tornò al piano inferiore.
Memore
del suo primo “risveglio”, Fabiola accese l’abatjour e andò subito a vedere
cosa potesse volere il suo migliore amico. Socchiuse la porta e vide il
corridoio vuoto se non per il vassoio davanti la porta.
Lo prese
e lo portò sul letto, subito dopo aver richiuso la porta. Isabella notò subito
il biglietto, che era sfuggito a Fabiola, e ne lesse il messaggio: “Perché
avete bisogno di energia e creatività”.
Sorrisero
per quella premura, cercando di capirne il senso nascosto. Ovviamente avevano
bisogno di energie, quindi le calorie del gelato sarebbero state perfette, ma
la creatività? Cosa dovevano inventarsi con il gelato? Era scontato mangiarlo
sul corpo dell’altra, doveva esserci qualcos’altro dietro.
“Questo
vassoio ha qualcosa di stranamente familiare. E poi non capisco cosa intendesse
Theo parlando di creatività” si spiegò Fabiola.
“Forse
per questi affarini pelosi sotto le ciotole?” chiese Isabella indicando dei
cerchi di pelo che erano alla base delle due tazze.
“Non
saprei, io non ho cose di questo genere in cucina, deve esserseli portati da
casa sua” tentò Fabiola alzando le spalle.
Smisero
di pensare alla creatività e si limitarono a riabbracciarsi per fare
rifornimento di calorie.
Alzate
entrambe le ciotole, Fabiola comprese subito cosa Theo intendesse con
creatività. Quelle che Isabella aveva scambiato per decorazioni di peluche, non
erano altro che le sue vecchie e inutilizzate manette coperte di pelo fucsia.
Isabella
rimase un attimo immobile nell’osservarle, ma si riprese quasi subito, e
voltandosi, si sedette sulle gambe di Fabiola, che alzò le mani per non far
cadere il gelato sul letto. Prese le manette, e dopo aver legato il suo polso
sinistro al destro di Fabiola, prese una delle due tazze dalle sue mani e
iniziò ad imboccarla con il gelato che si stava sciogliendo.
Finito il
gelato presero la panna e iniziarono a sporcarsi e a rotolare sul grande letto
blu.
Alla fine,
stanche, si coprirono con il lenzuolo e si addormentarono abbracciate e ancora
ammanettate, tra silenzi e chiacchiere.
La
mattina dopo il sole fece capolino nella stanza molto presto, e Isabella e
Fabiola si svegliarono ancora abbracciate e più avviluppate che mai tra le
lenzuola.
“Buongiorno
Isa” borbottò Fabiola baciando la spalla nuda della compagna.
“Ciao”
rispose arrendevole Isabella.
“Stai
molto meglio ora sai?” affermò ironicamente Fabiola a bruciapelo. Sapeva che la
permalosità di Isabella sarebbe apparsa esponenzialmente colpendola sul lato
estetico. E infatti così fu.
“Cosa?
Come ti permetti? Un occhio nero non mi può rendere così brutta!” rispose
indignata Isabella.
“Ah no?”
continuò imperterrita Fabiola, indicando lo specchio con una mano “Vatti a
specchiare allora!”
Isabella
si alzò nuda andò a specchiarsi. Notò anche lei che l’occhio nero e gonfio era
antiestetico, ma non da meritarsi quella battuta ironica. In fondo era sempre
bella. Era stato deleterio cibarsi dei complimenti di Fabiola. Ora si vedeva
bella anche se ovviamente non lo era, ricoperta com’era da lividi e graffi.
A causa
di questi pensieri il suo umore iniziò ad incupirsi come il suo sguardo, e
Fabiola capì che non era pronta per l’ironia su quello che era successo due
sere prima.
Si alzò
anche lei e la raggiunse di fronte lo specchio, abbracciandola da dietro. In
quel momento squillò il telefono, ma rispondere significava allontanarsi da
Isabella, e lei in quel momento non se lo poteva proprio permettere, sperò
quindi che Theo comprendesse la situazione e rispondesse al suo posto.
Theo
comprese che avrebbe dovuto rispondere al posto di Fabiola, infatti si
precipitò fuori dal salone per raggiungere l’ingresso dove era il telefono più
vicino.
Fabiola
cercò di rassicurare Isabella: “Scusa per la battuta di poco fa. Non volevo
intristirti” alle sue parole seguirono una scia di baci che partì dalla spalla,
passò per la clavicola, il collo fino ad arrivare all’occhio incolpato di
bruttezza.
Isabella
cercò di restituirle un sorriso per tutte quelle attenzioni, ma riuscì ad
elargirle solo una smorfia di autocommiserazione.
“Non sono
bella, hai ragione tu”
“Sei
veramente assurda Isa! Mi credi quando ti prendo in giro e ti stupisci quando
ti dico che sei la creatura più splendida del mondo. Lo sei e devi smetterla
con tutta questa insicurezza. Non lo sei mai stata veramente, almeno da quando
ti conosco”
“Lo sono
perché non è possibile ottenere tutto questo” affannò Isabella, indicando lei e
Fabiola dallo specchio cercando di divincolarsi dal suo abbraccio “... in così
poco tempo e non aspettarsi una richiesta altrettanto consistente in cambio”
Notando
il suo respiro affannato e il tremore nel corpo e nella voce, Fabiola si impose
di farla sedere sul letto ed inginocchiarsi di fronte a lei.
“Non puoi
preoccuparti di qualcosa che non conosci. Io sono qui con te e ho intenzione di
restarti accanto fino a che non mi caccerai tu. Questo devi tenerlo sempre a
mente, ed iniziare subito a liberarti di queste insulse insicurezze. Tutti
coloro che ti sono vicini a loro modo ti amano, e la tua bellezza non sta nel
tuo favoloso corpo da fata. È qui dentro” le assicurò Fabiola mettendole una
mano sul cuore, sentendo che accelerava come la sera prima quando avevano fatto
l’amore.
Isabella
aveva le lacrime agli occhi, ma si impegnò per non darlo a vedere a Fabiola, e
lasciandosi spingere sul materasso, si lasciò baciare ardentemente. Purtroppo i
baci ardenti furono interrotti dal ritorno di Theo, che difficilmente era
tornato a bussare per lasciare loro altro gelato davanti la porta e andarsene di nuovo in soggiorno o in giro
per la casa.
“Ragazze
posso?” si annunciò, infatti, Theo.
“Oramai
sei qui!” replicò stizzita la migliore amica, mettendosi a sedere dietro la
compagna e coprendo entrambe con le lenzuola.
“Veramente
sono qui da ieri, e la cosa non sembra avervi minimamente disturbato” rispose
piccato allo stesso modo il moro, aprendo la porta ed entrando con gli occhi in
terra.
“Se ti
creava tanti problemi ascoltarci, perché non te ne sei andato?” chiese Fabiola
desiderosa di restare ancora sola con la sua ragazza.
“Perché siamo
venuti qui con la tua macchina e non potevo portartela via, mi avresti ucciso!”
rispose prontamente Theo.
“Beh...
sì, hai ragione!” confermò Fabiola “Piuttosto, hai risposto al telefono prima?
Chi era?” si informò poi.
“Era un
ragazzo, ha detto di chiamarsi Ivan e che era preoccupato perché non sente
Isabella dall’altro ieri mattina, come Morgana che ha chiamato prima sul suo”
rispose rimanendo vago sulle telefonate, che a suo parere erano state
preoccupate e nervose, e alzando finalmente lo sguardo sulle due.
“Ho detto
loro che stavi bene, ma non mi sono dilungato perché i due telefoni hanno
squillato quasi contemporaneamente e non sapevo a chi dare la precedenza e la
maggiore importanza”.
“Mi ero
scordata di Ivan!” rispose Isabella saltando in piedi sul letto portando con sé
le lenzuola “E Morgana sarà preoccupatissima! Devo andare! E poi devo chiamare
mia madre!”
La
bionda, trovandosi senza lenzuolo, si infilò una maglietta che giaceva al lato
del letto, mentre Isabella continuava a parlare delle persone che probabilmente
erano preoccupate per lei. Fabiola la lasciò sfogare per diverso tempo, fino a
che, prendendola per la vita, non la fece sedere, ricordandole di stare calma
per evitare di farsi venire un attacco di panico per una sciocchezza.
Avevano
solo bisogno di una doccia, e poi sarebbero andate a chiarire ogni
preoccupazione. Telefonare in quel momento non avrebbe chiarito le cose, anzi
le avrebbe ingarbugliate solo di più.
Si
alzarono dal letto e iniziarono a cercare dei vestiti puliti da indossare,
mentre Theo, nel frattempo, era rimasto sulla soglia della camera ad osservare
rapito le due ragazze. Desiderava farsi una bella e sonora risata per la loro
strana coordinazione, ma per rispetto e per evitare una sgridata coi fiocchi
rimase in silenzio ad osservarle.
Ma
ovviamente neanche questo andava bene. “Theo! Ti vuoi muovere? Che ci fai lì
impalato?! Aiutami a trovare qualcosa da prestare a Isa
mentre è sotto la doccia”.
Ma il
ragazzo si limitò a tranquillizzarla per alcuni istanti e poi si diresse
nuovamente al piano inferiore. Prese il cordless sul tavolo dell’ingresso e,
uscito sul terrazzo davanti la cucina, iniziò a fare delle telefonate per non
sprecare quei momenti liberi che gli erano rimasti.
“Buongiorno,
ho chiamato alcuni giorni fa, sono Theo, volevo sapere se sono ancora in tempo
per cambiare quel nome”.
Con la
porta del bagno chiusa, Isabella sentiva solo il vociare di Fabiola e Theo
nella stanza accanto, ma non voleva preoccuparsi di loro, finalmente si stava
per concedere una doccia rilassante. Gli ultimi due giorni erano stati pieni di
sorprese. E negative e positive che fossero state, le avevano lasciato una
grande stanchezza in corpo.
Come
aveva detto Fabiola, non sarebbe stato male far aspettare qualche minuto di più
Ivan e Morgana. Si legò i capelli in cima alla nuca con un fermaglio trovato
sul lavandino e dopo aver fatto scorrere l’acqua per averla calda, le concesse
di distenderle i nervi, premendo carezzevole sui lividi.
Dopo poco
che era entrata nella doccia il vociare si era fatto sempre più lontano e
confuso, fino a scomparire del tutto. Alcuni minuti dopo però, Fabiola entrò
nel bagno e, senza dire nulla, posò su un mobiletto i vestiti puliti e uscì
lasciandole la sua tranquillità. Si affacciò alla finestra e vide Theo sotto di
lei che parlava al telefono, probabilmente con Gaia, per scusarsi del suo
pessimo comportamento. Quindi per non innervosirsi ulteriormente, rientrò e si
diresse nuovamente in bagno.
“Entro
anch’io, così ci sbrighiamo” disse Fabiola per giustificare il suo ingresso nel
bagno.
“Sì, come
no!” fu la risposta sarcastica di Isabella. Era impossibile metterle Fabiola
nuda davanti e impedirle di metterle le mani addosso.