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Autore: franci893    21/05/2015    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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9.
 
 

Il sole non si era ancora levato, ma Lynn era già sveglia quella mattina.
Aveva trascorso la notte a girarsi e rigirarsi nel letto, presa da un’inquietudine cui non era ancora riuscita a dare una spiegazione, e i pochi momenti in cui aveva ceduto al sonno le avevano regalato poco sollievo.
Per questo motivo, non appena la prima luce diurna si era infiltrata nella sua stanza, aveva deciso di rinunciare a prendere sonno e di uscire a prendere una boccata d’aria fresca.
Dopo essere scesa dal letto ed essersi rinfrescata, si infilò un abito di lana leggera sopra la tunica di lino, si legò i lunghi capelli in una treccia stretta e si avvolse in un mantello scuro.
Per precauzione, decise di portarsi dietro il piccolo pugnale che le aveva regalato il fratello quando aveva compiuto sedici anni, anche se sperava di non doverlo usare. Dopo il rapimento da parte dei Normanni, aveva imparato a portarselo dietro ogni volta che si allontanava troppo dal castello, ed era proprio quello che aveva intenzione di fare quel giorno.
Senza far troppo rumore, uscì dalla sua stanza, facendo attenzione a chiudere la porta in modo che nessuno si accorgesse della sua assenza, sgattaiolò lungo il corridoio del piano nobile e prese una scorciatoia che conduceva direttamente alle scuderie.
Come aveva sperato, a quell’ora gli stallieri dormivano ancora, per cui non ebbe difficoltà a raggiungere la sua giumenta la quale, non appena la riconobbe, lanciò un nitrito felice.
Lynn si affrettò a zittirla, accarezzandole piano il muso e sussurrandole parole dolci, e continuò a mormorare quella strana litania anche mentre la sellava e la faceva uscire dalle scuderie.
Ora veniva la parte difficile.
Lynn si avvicinò a uno dei cancelli presieduti dalle guardie. Da quando erano arrivati i Normanni, le difese erano state notevolmente rinforzate e nessuno poteva uscire o entrare in maniera indisturbata.
- Chi è là? – l’apostrofò una delle guardie, non appena la scorse nella penombra.
Un soldato sassone. La fortuna era dalla sua parte.
- Sono io Garrett – gli rispose, scoprendosi il capo in modo che potesse riconoscerla.
Lynn lo conosceva sin dall’infanzia, poiché era il capo della guarnigione del castello ed era anche stato uno dei maestri d’armi del fratello. Quando era bambina e passava le ore a osservare il fratello allenarsi, l’uomo aveva insegnato anche a lei a tirare con l’arco e i rudimenti della scherma, avendo compreso il suo grande desiderio di imparare.
- Lady Lynn – il tono di voce dell’uomo si addolcì, pur velandosi di rimprovero – dovreste essere nel vostro letto, a dormire. La signora di un castello non se ne va in giro all'alba – l’ammonì, con un’occhiata severa.
- Lo so, ma non riuscivo a dormire. E poi non ho intenzione di andare lontano, non correrò alcun pericolo – lo rassicurò.
Lynn sapeva che Garrett si sentiva in colpa per aver permesso ai Normanni di rapirla e non si era mai perdonato per quella mancanza. Da allora era diventato ancora più protettivo nei suoi confronti.
Anche troppo, per i suoi gusti.
- E dove avreste intenzione di andare, esattamente ? – le chiese, sospettoso – non è sicuro che ve ne andiate in giro da sola, a quest’ora soprattutto! Se proprio volete uscire da qui, vi farò accompagnare da uno dei miei soldati– decise.
- Non è necessario, Garrett! Ti prometto che starò attenta, e tornerò prima di mezzogiorno, non starò via molto. Ho solo bisogno di fare una cavalcata per svagarmi un po’. Per favore – lo pregò, guardandolo con occhi dolci, come faceva sempre da bambina per ammorbidirlo un po’.
L’uomo la squadrò, indeciso sul da farsi, ma alla fine capitolò.
- A mezzogiorno vi voglio vedere di nuovo qui, intesi? Altrimenti la prossima volta vi farò scortare dall’intera guarnigione anche se doveste solo andare al villaggio! – l’ammonì, burbero.
Ce l’aveva fatta.
- Grazie Garrett, sapevo che avresti capito – Lynn lo abbracciò di slancio, ignorando i borbotti imbarazzati del soldato, saltò in sella e, non appena il cancello fu aperto e il ponte abbassato, si lanciò al galoppo giù per la strada sterrata che conduceva al fiume.
“Libera, finalmente!” esultò tra sé e sé, mentre lasciava correre il cavallo tra l’erba alta e ancora fresca di rugiada.
Il sole stava sorgendo a est, rischiarando l’intera valle con una luce soffusa e tenue che insieme alla nebbia mattutina le conferiva un aspetto quasi ultraterreno e onirico.
Lynn adorava Welnfver, e non riusciva ad immaginare un luogo al mondo altrettanto bello.
Come si poteva non rimanere rapiti di fronte alla maestosità delle montagne che si stagliavano alle spalle della vallata, o davanti all’eleganza delle colline disseminate qua e là, che degradavano placidamente verso est, al punto che nelle giornate più limpide si riusciva a scorgere persino l’azzurro accesso del mare in lontananza?
Facendo rallentare la giumenta, si avvicinò alle rive del fiume e scese a terra, lasciandola brucare in libertà mentre lei si dedicava a una delle sue attività preferite: raccogliere le erbe selvatiche.
Fin da bambina Lynn era stata affascinata dal mondo dell’erboristeria e dal fatto che una semplice piantina potesse, a volte, salvare la vita di un uomo. Crescendo, aveva imparato l’arte di essiccare le erbe più comuni e, ogni anno, preparava tinture e impacchi medicamentosi, soprattutto per l’inverno. Quell’occupazione era una delle poche cose che la facevano svagare completamente ed era l’unico rimedio efficace contro i suoi momenti di inquietudine, sebbene non ne avesse mai capito bene il perché.
Canticchiando, Lynn prese a tagliare via rametti di menta, camomilla ed erica e a riporli in un sacchetto di lino. Si prospettava una bella giornata, e iniziava già a sentirsi meglio.
Una lieve e rinfrescante brezza si era levata, facendo frusciare le foglie degli alberi in una sorta di melodia antica e ipnotica.
La ragazza era quasi tentata di distendersi per godersi quel momento di tranquillità, ma non aveva molto tempo a disposizione prima di dover tornare al castello e non poteva sprecarlo in pennichelle sulla riva del fiume.
Raccolte le ultime erbe, chiamò con un fischio la sua cavalla che trotterellò allegra verso di lei, dandole un buffetto con il muso in segno di saluto. Gliel’aveva donata il padre, poco prima di partire per la guerra e, dal momento che era uno dei pochi ricordi che le erano rimasti di lui, Lynn le era molto affezionata.
Una volta montata in sella, le fece costeggiare il corso d’acqua fino a un piccolo guado, per poi farle prendere la strada lastricata in pietra che si addentrava nel bosco. L’aria si era già fatta più calda, per cui Lynn accolse con piacere la frescura offerta dalla fitta coltre di alberi. Faceva procedere la giumenta più lentamente, in modo da poter evitare eventuali ostacoli sul terreno.
Era quasi giunta a destinazione quando un rumore secco alle sue spalle la fece trasalire.
Un ramo spezzato.
Facendo finta di niente, continuò per la sua strada, ma anche la cavalla si era innervosita e sbuffava di tanto in tanto, inquieta. Aveva avvertito la presenza di qualcuno.
Lynn le diede una carezza affettuosa sul muso, cercando di tranquillizzarla.
E fu in quel momento che lo sentì di nuovo. Un altro ramo spezzato.
Qualcuno la stava seguendo.
“Maledizione!” pensò, facendo aumentare la velocità dell’andatura.
Il monito di Garrett le risuonò nelle orecchie, ma si sforzò di ricacciare l’ondata di panico che stava per assalirla. Forse si trattava di un animale. Non che la tentasse l’idea di affrontare un cinghiale inferocito ma nel capanno aveva un arco e, se fosse riuscita a prenderlo, avrebbe potuto cercare di difendersi con quello.
Ma se si fosse trattato di una persona, la situazione si faceva notevolmente più complicata.
Per fortuna la radura apparve presto ai suoi occhi, con il capanno in lontananza, e in pochi istanti giunse a destinazione. Fece per scendere da cavallo quando sentì alle sue spalle un chiaro rumore di zoccoli.
Si sentì gelare il sangue nelle vene, mentre nella sua mente si rincorrevano immagini di briganti, disertori o Normanni sanguinari, Tuttavia si fece coraggio, scivolò giù dalla sella brandendo il pugnale che aveva portato con sé e non appena sentì l’altro cavallo fermarsi, si girò puntandolo contro il suo aggressore, pronta a difendersi a qualunque costo.
- Potete metterlo giù, Lynn. Sono io – le disse il suo inseguitore, accennando un inchino con il capo.
- Stefan! Volevate farmi morire di paura? – ribatté lei, abbassando le braccia e portandosi una mano sul cuore che batteva impazzito.
- No, volevo solo assicurarmi che non vi succedesse niente durante la vostra escursione mattutina – le rispose serafico, scendendo anche lui da cavallo.
Lynn lo guardò, perplessa.
- Garrett mi ha avvisato subito dopo che avete lasciato il castello e non è stato difficile rintracciarvi – le spiegò, mentre beveva un sorso d’acqua da una borraccia – effettivamente oggi è una bella giornata per una passeggiata a cavallo – ammise, con un sorriso.
- Come ha potuto Garrett fare questo? Non poteva succedermi niente! – esclamò Lynn, punta sul vivo. E dire che si era fidata di quel vecchio guastafeste!
- Avrei fatto lo stesso al suo posto, non è prudente che ve ne andiate in giro da sola per i boschi, milady – osservò Stefan – pensate se non fossi stato io a seguirvi ma un bandito o un malintenzionato, come avreste agito a quel punto? – le chiese.
- Avevo un pugnale – disse, ostentando una sicurezza ben lontana da quello che aveva provato qualche momento prima, ma non dovette sembrare molto convincente vista l’occhiata sarcastica che le rivolse Stefan – va bene, forse non me la sarei cavata in maniera brillante, ma avevo bisogno di uscire per stare un po’ per conto mio – rispose, a mo’ di spiegazione.
- Avreste potuto farvi accompagnare da qualcuno così avrebbe potuto difendervi, in caso di necessità – le disse lui, e stava per continuare la sua predica quando la sua attenzione fu attratta da qualcosa – che cosa avete lì? – chiese curioso, notando il sacchetto gonfio che portava legato alla cintura.
- Oh, queste? Sono erbe raccolte questa mattina, le uso per preparare decotti e rimedi curativi in vista dell’inverno – gli spiegò – vengo fin quassù perché è dove tengo gli strumenti di lavoro – disse, accennando al capanno alle sue spalle.
- Capisco – Stefan lo osservò assorto qualche istante – immagino siate venuta per dedicarvi alla vostra attività. Vorrà dire che vi aspetterò qui, fintantoché non avrete finito – le disse.
- Non è affatto necessario… - iniziò Lynn, tuttavia capì che era fiato sprecato non appena lo vide andare a distendersi all’ombra di un albero poco lontano.
Stefan era davvero irremovibile, quando prendeva una decisione.
Con il cuore ancora in subbuglio per lo spavento preso, entrò dentro la vecchia casupola e si mise all’opera. Come sempre, quell’attività minuziosa e ripetitiva l’assorbì completamente, facendole perdere del tutto la cognizione del tempo e dello spazio.
Quando Stefan bussò alla porta, Lynn ebbe quasi l’impressione di essersi risvegliata da un sogno ad occhi aperti.
- Scusate l’intrusione, ma dovremmo tornare al castello – le disse, restando sulla soglia della porta.
- Certamente, non mi ero accorta che si fosse fatta così tardi – rispose lei, iniziando a riporre i suoi attrezzi.
Lo sentì entrare titubante e fermarsi accanto a lei.
- Così è questo il rifugio in cui vi eravate nascosta quando eravate sparita dal castello – mormorò, guardandosi intorno.
Lei annuì, un po’ imbarazzata al ricordo dell’ultima volta in cui era stata lì.
- E’ un bel rifugio – ammise lui, sempre con educazione.
Lynn si mise a ridere.
Non capiva come facesse, ma Stefan trovava sempre le parole giuste da dire al momento opportuno.
- Sì, lo è. Io e mio fratello venivamo sempre qua a…- Lynn si interruppe di colpo, mentre una morsa di dolore le catturava il cuore. Non parlava mai di Tredan. Con nessuno, nemmeno con Tess.
Non che non volesse, semplicemente non ci riusciva.
- Eravate molto legata a vostro fratello, vero?- le chiese, piano.
- Sì…sì – rispose lei, annuendo nervosamente.
- Vi capisco, anche io ero molto affezionato a mio fratello Bastien – disse lui, guardandosi le mani, quasi non sapesse da che altra parte guardare. Leggendo la domanda inespressa negli occhi di Lynn, continuò – è morto combattendo ad Hastings. Non ho potuto fare niente per salvarlo – mormorò, chinando il capo in modo sconsolato.
Senza che nemmeno se ne accorgesse, Lynn si scoprì a prendergli una mano tra le sue, in segno di conforto.
- Siete riuscito a cavarvela e a sopravvivere. Penso che sarebbe stato molto contento di questo – gli disse, con un sorriso incoraggiante nonostante sentisse i propri occhi lucidi.
Stefan la guardò, ricambiando la stretta della sua mano prima di lasciarla andare – Grazie per le vostre parole – sospirò.
- Era il vostro unico fratello? – gli chiese, pentendosene subito dopo – mi dispiace, è stato indelicato da parte mia – si scusò, mortificata.
- Non preoccupatevi, è una domanda legittima. Ho due fratelli più grandi, loro sono rimasti a vivere in Francia – le rispose Stefan – mi sarebbe piaciuto avere una sorella, ma si vede che non era destino – aggiunse, scherzosamente.
- Le sorelle possono essere fonte di molti guai – ribatté lei, più rilassata – da bambina non riuscivo a stare mai ferma ed ero piuttosto maldestra, tuttavia ogni volta Tredan mi difendeva e si prendeva la colpa al posto mio – ammise, ricordando quei momenti ancora così vividi nella sua mente.
- Se avessi avuto una sorella, avrei voluto che fosse proprio come voi – disse Stefan, sorridendole.
Lynn alzò lo sguardo, stupita, non sapendo cosa rispondere. Non capendo bene nemmeno il perché, si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie. Era forse un complimento, quello?
Avrebbe voluto chiederglielo, ma Stefan si stava già dirigendo verso la porta.
- Adesso è ora di rientrare, prima che mandino qualcuno a cercarci – le disse – vado a preparare i cavalli, vi aspetto fuori – e detto questo, uscì, lasciandola sola e un po’ frastornata da quel momento di comunanza reciproca.
Lynn si scoprì a sorridere come una sciocca, mentre la sua mente continuava a ripercorrere le parole di Stefan ininterrottamente.
“ Riprenditi Lynn, per l’amor del cielo!” si disse, scuotendo la testa quasi a voler scrollarsi di dosso tutta quell’euforia.
Finì di riporre via i vari sacchetti con le erbe, spense le ultime braci nel camino e dopo essersi assicurata che tutto fosse in ordine chiuse la porta a chiave.
Mentre saliva a cavallo, si rese conto che quella sensazione di disagio che l’aveva accompagnata per tutta la notte si era dissolta come per magia.
E pur non sapendone bene il perché, era sicura che in parte il merito fosse di Stefan.
 
 
*
 
 
Il sole aveva raggiunto il punto più alto nel cielo, il che significava una sola cosa: era mezzogiorno, e lady Lynn non era ancora tornata al castello.
“ Questa volta non gliela farò passare liscia, poco ma sicuro” disse tra sé e sé Tristyn, mentre usciva a passo di marcia fuori dal castello.
Nel cortile interno, preda di un via vai di soldati, contadini e servitù, individuò Garrett, il capo delle guardie, e gli fece cenno di avvicinarsi.
- Sono tornati?- gli chiese, simulando una calma che non possedeva.
- Non ancora signore – la voce dell’uomo era sconsolata – non avrei dovuto lasciarmi convincere così facilmente! E se le fosse successo qualcosa? Non potrei mai perdonarmelo – disse, asciugandosi una goccia di sudore dal capo canuto.
- Sono sicuro che Stefan l’ha trovata e che sono sulla via del ritorno – cercò di consolarlo, azzardandosi a dargli una pacca sulle spalle in segno di conforto.
L’uomo gli lanciò uno sguardo stranito e si allontanò, ma almeno non avrebbe ricominciato a piangersi addosso e a dargli il tormento.
Per lui, l’unica colpevole in questa storia era Lynn.
Tristyn non sapeva più cosa fare con lei.
Dopo il loro chiarimento sulla torre, avvenuto due settimane prima, si era convinto che finalmente le cose avrebbero iniziato a funzionare nel verso giusto. Ed effettivamente era stato così: Lynn si era prodigata ad aiutarlo ogni volta che ne aveva avuto bisogno, gli aveva insegnato a leggere il sassone e i rudimenti della scrittura, tant’è che ormai Tristyn iniziava ad avere una certa dimestichezza con quella lingua aspra e difficile.
Tutto stava filando liscio come l’olio, e quella mattina si era svegliato di buon umore, fino a quando
il capo delle guardie non lo aveva avvisato di quello che aveva combinato Lynn.
Per quanto lui stesso avrebbe voluto andare a recuperare la piccola fuggiasca, aveva preferito mandare Stefan, ben più diplomatico e cortese di quanto mai avrebbe potuto esserlo lui in quella situazione.
“ Questa volta sarò irremovibile, è l’ultima volta che mi faccio ingannare da quella volpe travestita da donna” si ripromise.
Un rumore di zoccoli lo fece voltare e vide Lynn e l’amico entrare al galoppo nel cortile.
“ Dio sia lodato!” pensò, pregustando la ramanzina che le avrebbe fatto.
Pensava l’avessero scorto, ma gli passarono davanti senza degnarlo di un’occhiata.
- Avete barato – gridò lei rivolta all’amico, scendendo con grazia dalla sella – se non aveste guadato il fiume, sarei arrivata prima di voi – esclamò, rassettandosi la veste impolverata.
- Non avevate detto che non si potevano prendere scorciatoie, la prossima volta stabiliremo delle regole più precise – le rispose Stefan, ridacchiando, imitandola.
Continuarono a scherzare tra loro, senza accorgersi che Tristyn li aveva raggiunti.
- Buongiorno, milady – la chiamò, attirando la sua attenzione.
Subito Lynn si voltò verso di lui, ammutolendo di colpo.
- Buongiorno – rispose con voce tranquilla, ma era evidente che fosse consapevole di essere nei guai.
- Come vedi l’ho riportata sana e salva – si intromise Stefan, frapponendosi tra loro due ed esibendo il solito sorriso bonario.
“Non questa volta, amico mio” pensò Tristyn.
- Sì, lo vedo. Avete gradito la vostra passeggiata mattutina? – le chiese, scansando l’amico e tornando a guardarla faccia a faccia.
- Immensamente – ribatté lei, mettendosi sulla difensiva – anzi, se volete scusarmi credo proprio che andrò a cambiarmi. Con permesso – accennò un inchino e schizzò verso la porta veloce come una lepre, ma Tristyn fu più svelto e l’afferrò per un braccio.
- Non così in fretta. Noi due dobbiamo parlare – disse, trattenendola.
- Dopo sarò ben lieta di parlare con voi, di qualunque cosa desideriate – ribatté lei, sfilando il braccio dalla sua presa – ora scusatemi – e questa volta fuggì via in pochi istanti.
Sentì Stefan ridacchiare alle sue spalle e lo fulminò con un’occhiata.
- Non è divertente! – sbottò – questa volta ha superato il limite e non la passerà liscia – e detto questo tornò dentro il castello, piuttosto risentito.
- Suvvia Tristyn, alla fine è andato tutto bene. Non dico di lasciar correre ma non puoi nemmeno punirla a pane e acqua per un mese – scherzò l’amico, passandosi una mano tra i capelli leggermente arruffati dal vento. Era impressionante come tutto in Stefan, persino l’aspetto fisico, fosse sempre ordinato, anche dopo una cavalcata sotto il sole.
- Poteva accaderle qualsiasi cosa mentre era là fuori da sola! Buon Dio, credevo che essendo stata rapita pochi mesi fa avesse maturato maggior assennatezza e invece mi ritrovo a mandare i miei soldati a cercarla in giro per i boschi! Quella donna mi farà impazzire – borbottò, lasciandosi cadere su una delle poltrone davanti al camino spento.
- Forse devi ancora imparare a conoscerla – osservò con calma Stefan, sedendosi nella poltrona accanto alla sua.
- La conosco anche fin troppo bene! – ribatté Tristyn – e smettila di difenderla sempre, stai diventando noioso – disse, in tono seccato.
- Cerco solo di essere gentile con lei – rispose Stefan – a mio parere, quella ragazza ha solo bisogno di parlare con qualcuno e di svagarsi un po’. –
- Io le parlo ogni giorno, e in quanto allo svagarsi nessuno le vieta di farlo, anche se preferirei che si svagasse dentro le mura del castello, dove la posso tenere d’occhio – quella conversazione lo stava innervosendo, come accadeva tutte le volte in cui lui e l’amico si mettevano a discutere di Lynn.
Un sospetto iniziò a serpeggiare nella sua mente.
- Aspetta un momento. Non ti sarai mica invaghito di lei? – esclamò.
- Che cosa? – l’amico lo guardò stupefatto – sei impazzito, per caso?
- Sii onesto con me, Stefan! – lo ammonì Tristin.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando! – ribatté lui, esterrefatto .
- E allora perché ogni maledetta volta che ne parliamo la difendi a spada tratta, anche quando sai bene che è nel torto? – gli disse, alzandosi in piedi  - o parliamo di come ve la stavate ridendo poco fa in cortile – gli disse, sarcastico.
- Sei completamente fuori strada, Tristyn – disse Stefan, lanciandogli un’occhiata fredda – abbiamo solo fatto una corsa a cavallo, non ci vedo nulla di male. –
- Be’, io sì. Andiamo Stefan, ho visto l’intesa che c’è tra voi , il modo adorante con cui ti guarda e come cerca la tua protezione ogni volta che è nei guai. Chiunque se ne accorgerebbe – continuò Tristyn, imperterrito.
- Sai perché Lynn si appoggia a me? Perché forse sono l’unico che prende le sue difese, quando ne ha bisogno!  – sbottò Stefan, imitandolo e alzandosi in piedi in modo da guardarlo negli occhi.
- Lynn è sotto la mia protezione – ribatté Tristyn, avanzando verso di lui – e non venirmi a dire che non è così perché da quando ho messo in chiaro le cose nessuno ha osato dire una parola contro di lei!- quasi gridò.
Stefan stette zitto, non potendo negare quell’affermazione.
- Santo cielo, è uscita dal castello all’alba e senza scorta! In una delle regioni più instabili di Inghilterra! Come puoi prendere le sue parti? – sbottò Tristyn, sempre più basito – Non riesco a capirti. -
- Non sto prendendo le sue parti. Ha sbagliato ed è giusto che se ne renda conto. Ma dovevi vederla oggi, Tristyn! Dopo mesi interi in cui è stata costretta a prendersi carico di tutta questa situazione finalmente l’ho vista dedicarsi a qualcosa che le piace davvero. Sembrava un’altra persona, tanto era felice e rilassata. –
Le parole di Stefan per un istante gli riportarono in mente l’immagine di Lynn nella sala da bagno.
Giovane, innocente, estremamente vulnerabile.
Si sentì arrossire e cercò di distogliere la mente da quel pensiero
- Può svagarsi entro i confini del castello – insistette .
- Andiamo, ti sembra tipo da starsene chiusa tutto il giorno a ricamare? Lynn non è così! – ribatté Stefan.
- Tu invece sai bene com’è, a quanto pare! – gli disse sarcastico.
- Anche tu lo sapresti se avessi provato a conoscerla veramente – rispose Stefan, concitato – per te è solo la castellana di questo posto ma pensaci. Ha solo diciotto anni. Ha perso il padre e il fratello in guerra, si è trovata un castello sulle spalle e non si è mai lamentata per questo, lavorando sodo ogni giorno.  Quanti uomini di tua conoscenza sarebbero stati in grado di reggere una situazione del genere? –gli chiese, con tono di sfida.
Le parole di Stefan lo fecero fremere, ma Tristyn non cedette.
- Anche tu hai perso un fratello in battaglia – fu la sua unica risposta – e non te ne sei mai lamentato – disse, in tono freddo.
Vide Stefan impallidire a quell’affermazione
- Hai ragione. Ma solo perché una persona non esterna il proprio dolore per qualcosa, non è detto che non soffra per questo. Ora scusami, ma penso che andrò a cambiarmi. A dopo – si congedò e dopo avergli lanciato un’occhiata disgustata se ne andò.
Tristyn rimase immobile a guardare l’amico allontanarsi, mentre dentro di sé iniziava a sentirsi opprimere dai sensi di colpa.
Non aveva avuto intenzione di essere così duro con lui. Sapeva quanto Stefan ancora soffrisse per la perdita del fratello, eppure in quel momento aveva solo voluto chiudere quella discussione perché le sue parole avevano colpito nel segno: lui non voleva conoscere Lynn, non voleva vedere il suo lato più umano e vulnerabile. La sola idea lo spaventava a morte.
Peccato che per rendersene conto avesse dovuto ferire il suo migliore amico.




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Ciao a tutti!
Eccomi qui con un altro capitolo di passaggio ma anche di introduzione di un nuovo personaggio, che avrà un ruolo piuttosto importante nella storia. Dal prossimo capitolo dovremmo entrare nel pieno svolgimento della narrazione e quindi ci sarà più movimento e azione:)
Spero comunque che questo capitolo vi possa piacere e volevo ringraziare tutte le persone che leggono e seguono la storia, oltre che ovviamente quelle che le recensiscono, in questo periodo leggere le vostre opinioni è una delle poche cose che mi tirano su il morale:)

Un bacione,
Francesca

 
   
 
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