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Autore: Cygnus_X1    21/05/2015    1 recensioni
Un trono usurpato. Una ragazza in cerca di se stessa. Una maledizione mortale.
~~~
Myrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrindar ha vissuto in pace per cinque anni, dimenticandosi dei conflitti, con una famiglia che l'ha accolta con amore.
Tutto cambia quando nel villaggio dove abita giungono i guerrieri dell'Usurpatore a cercarla. Myrindar è costretta a fuggire, guidata da una misteriosa voce che le parla nei sogni, alla ricerca dell'esercito dei Reami Liberi e dei Cavalieri Erranti. Ma il nemico più pericoloso non è l'Usurpatore, né il suo misterioso braccio destro; è la maledizione che la consuma ogni giorno di più e rischia di sopraffarla.
Tra inganni, tradimenti e segreti del passato, tra creature magiche e luoghi incantati, Myrindar si ritroverà in un gioco molto più vasto di quanto potesse immaginare; perché non è solo una guerra per la libertà, quella che sconvolge i Regni dell'Ovest. Non quando antiche forze muovono le loro pedine sul campo di battaglia.
[High Fantasy]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 17

Incontri



 

I



l caos regnava sovrano nel locale striminzito. Il baccano imperversava feroce e amalgamato in un unico sottofondo, non rendendo più distinguibili le canzonacce stonate degli ubriachi dai racconti di romanzesche imprese, e dagli strepiti delle cameriere che dovevano destreggiarsi tra mani callose e sedie sgangherate trasportando tre boccali per braccio.
La stanza non era molto ampia ma era fin troppo affollata. Le pareti un tempo bianche ora erano ingrigite dal fumo che dilagava onnipresente, persino il basso soffitto di legno ormai era annerito, completamente impregnato di aria malsana. Le lampade rischiaravano l'ambiente con una calda luce dorata che si infiltrava nella nebbia delle pipe, insieme alle fiammelle delle candele gocciolanti posate sui tavoli.
Anser si districò tra il marasma di arti umani e gambe di tavoli fino al bancone. Una volta quel legno componeva parte della paratia di una nave; nonostante lo spessore del fumo che vi aleggiava intorno, ancora conservava un sentore di salsedine e vernice, sentore di libertà. Il ragazzo afferrò uno sgabello da poco più in là, strattonandolo da sotto il braccio abbandonato di un ubriaco stravaccato sul tavolo; ordinò all'oste della birra e si sedette cupo.
«Cos'è quest'aria di tempesta, Anser?» lo apostrofò una voce alla sua sinistra, cercando di sovrastare la confusione infuriante.
«La solita aria, Moran» rispose lui scoccando un'occhiata all'altro ragazzo. Quello sorrise, enfatizzando la cicatrice che gli attraversava il viso abbronzato, poi chiese all'oste un boccale di birra per fare compagnia all'amico.
«Temeh?»
«Temeh» confermò Anser, la voce colma d'astio.
Moran sospirò. Indefinitamente dietro di loro esplose il suono di collisioni e cocci di vetro. L'oste, un omone massiccio ma appesantito dalla cinquantina d'anni che gli pesavano sulle ampie spalle, minacciò e imprecò.
«Come ha fatto a scoprirlo, stavolta?» ringhiò Anser, sbattendo il boccale sul banco dopo aver preso un lungo sorso. «Non faccio in tempo a insultarlo che lo viene a sapere, mi manda a chiamare e si diverte a sfottermi.»
Moran allungò il braccio e strinse la spalla dell'amico. «Sono tutti con te, Anser» riprese, abbassando il tono tanto che il giovane dovette avvicinarsi per percepire le sue parole.
«Che cosa significa?» chiese all'amico, sollevando un sopracciglio.
«Oh, non posso credere che tu non l'abbia notato!» esclamò. «Non lo sopportano più nemmeno i suoi stessi uomini. Già era malvisto dopo l'uccisione di tuo padre, ora è sempre peggio... e non solo con te. Fa il bello e il cattivo tempo, pretende di essere riverito e di comandare sopra tutto e tutti. Sta perdendo l'appoggio di molti, te lo assicuro. Al porto non parlano d'altro... solo i suoi mastini gli sono ancora fedeli.»
Moran lavorava al porto, aveva molte più occasioni di lui di incontrare persone e ascoltare opinioni. E poi era il suo più caro amico, Anser si fidava di lui più che di se stesso. Nonostante questo, però, gli risultò difficile credere davvero alle parole del ragazzo. Dovette ripetersele nella mente, più e più volte, finché quasi non persero significato.
Sono tutti con te, Anser.
Moran sorrise ancora, una smorfia sghemba sul volto scuro. «Sei il figlio di Torg. Sono tutti pronti a esultare della tua vendetta.»

***
 
Avevano vinto la battaglia. Antya aveva ben svolto il suo dovere di baluardo: sfruttando il dedalo pressoché inestricabile di cunicoli sotterranei e gli stretti e tortuosi vicoli dei quartieri più poveri, i soldati dalle divise rosse e oro avevano potuto dividere, isolare e scompaginare i loro nemici abbigliati di grigio.
Non era stato facile, certo. Le strade della città ancora grondavano sangue, le sue mura piangevano, violate, le rosse lacrime dei suoi cittadini. La devastazione era padrona di quel luogo e ancora una volta vittoriosa.
Myrindar, appena sveglia nella tenda che divideva con Keeryahel, all'accampamento sotto le mura, aveva preteso un resoconto di tutto ciò che era successo. Così aveva scoperto che dopo che era svenuta erano accorsi sulla terrazza alcuni guerrieri guidati da Jahrien, che erano stati attirati là dai fulmini violetti del duello. Avevano minacciato Layrath il quale, già provato dal lungo confronto con la ragazza, dopo aver verificato che il suo esercito era allo sbando, si era visto costretto a suonare la ritirata.
«Perché l'avete lasciato andare?» aveva chiesto Myrindar a Jahrien.
«Lui ti aveva risparmiata nonostante tutto. Mi è sembrato corretto ricambiare il favore.»
A proposito di questo, la giovane provava sentimenti molto contrastanti. Da una parte, Layrath le incuteva un atavico terrore per il legame che c'era tra loro, un legame che lei non comprendeva appieno – perché erano uguali d'aspetto e perché avevano lo stesso marchio? –; contemporaneamente, però, lui era la chiave per scoprire tutti i segreti che nascondeva il suo passato. E poi, anche se non l'avrebbe mai ammesso, quello che aveva intravisto per un istante attraverso i suoi occhi le sembrava lo stesso vortice di orrore e disperazione che provava lei stessa quando pensava ad Aleestrya.
Myrindar aveva anche appreso dal Cavaliere Errante che Eeshiv aveva disobbedito agli ordini di Alshain che lo volevano chiuso al sicuro nella biblioteca del palazzo del governatore. Grazie alle sue conoscenze dell'epoca delle Fate, aveva scovato un passaggio sotterraneo che conduceva al cuore della città, e da là era riuscito a riattivare alcuni degli incantesimi che un tempo si ergevano a difesa dell'Inespugnabile Antya: la città aveva ripreso vita, antiche trappole e incantesimi di difesa avevano aiutato i soldati dei reami liberi a vincere ancora una volta.
Anche Keeryahel era sopravvissuta: Layrath le aveva dato una bella botta, ma niente di irreparabile. Il livido scuro ogni tanto faceva ancora capolino da sotto le candide ciocche, ma ormai era in via di guarigione.
E ora, a distanza di quattro giorni, Myrindar si stava avvicinando al padiglione di Alshain per chiedergli il permesso di partire alla volta di Nym.
Il comandante aggrottò la fronte. Non sembrava che la decisione presa dalla giovane gli piacesse, anzi.
«Ripeti quello che ha detto. Con le stesse parole, se le ricordi.»
Myrindar cercò di concentrarsi. Era già pressoché svenuta quando Layrath le aveva rivolto la parola, e la nebbia si teneva stretta i ricordi di quel momento.
«Ha detto che non avrebbe combattuto contro qualcuno sconfitto in partenza. Almeno credo.»
«Purtroppo quello che dice è vero. Ancora non controlli Aleestrya, non possiamo fare sempre affidamento sulla fortuna e sulla speranza che non vi scontriate. Però potrebbe essere una trappola; anzi, sono quasi sicuro che lo sia.»
La ragazza si torse le mani, agitata. Non poteva permettere che Alshain la rinchiudesse là senza nemmeno tentare. Sapeva anche lei che i rischi erano elevati, ma non poteva non provarci.
«Il fatto è che quel ragazzo, Layrath, sembra sapere molto su di me e sul – deglutì, ancora faceva fatica a pronunciare quella parola, le suonava come una condanna nella mente – Kratheda.»
«Credi che questo viaggio potrebbe aiutarti a capire?» Il comandante sollevò lo sguardo su di lei, per la prima volta durante quella conversazione. I suoi occhi del colore del ghiaccio la trafissero e lei esitò. Aveva imparato a fidarsi di lui e dei suoi giudizi, sapeva che il suo più grande desiderio era il bene di Yndira e dei reami liberi.
«Sì» disse infine. «Non so chi diamine sia questo Torg, ma Layrath... non mi sembra così tanto accecato dal suo potere da commettere un errore come lasciarmi in vita. Sa quello che sta facendo, ha uno scopo.»
Anche se non so quale, completò nella sua testa.
Alshain però era assente. La ragazza lo osservò per qualche secondo, stranita. Non era da lui distrarsi in quel modo: l'aveva sempre visto perfettamente presente e solido come una roccia.
«Hai detto Torg?»
«Esatto» rispose la ragazza con cautela. Anche la sua voce le era parsa accesa, come se Alshain conoscesse quel nome. «C'è qualche problema?»
«No» rispose tranquillamente il comandante. Era tornato freddo e controllato come sempre, ma quello sprazzo di emozione che Myrindar aveva colto l'aveva sconvolta. Che la stanchezza di quella guerra eterna stesse cominciando a logorare la sua volontà?
«Va bene» concluse infine. «Ti accordo questo permesso. Se conosco Jahrien abbastanza, non accetterà di restare qui mentre tu ti tuffi a capofitto in una trappola, per cui può considerarsi in licenza anche lui.» L'affetto con cui Alshain parlò del giovane Cavaliere le scaldò il cuore.
La ragazza lo ringraziò e stava per uscire quando la sua voce la bloccò.
«Inutile farti presente quanto sei importante per questa guerra, giusto? Senza di te saremo in balia di Layrath. Per cui fa' in fretta. E non morire.»

***
 
Avvistarono Nym dopo una settimana di viaggio a cavallo.
La strada principale costeggiava il fiume Shaali in tutte le sue anse e insenature, e loro tempo da perdere non ne avevano; così, dopo una breve consultazione, avevano preso la via più diretta possibile attraverso le campagne colorate d'autunno.
I tre viaggiatori – Keeryahel non aveva voluto sentire ragioni ed era partita con loro – provarono sulla loro pelle, ancora una volta, le conseguenze dei lunghi anni di guerra. Ovunque andassero, la diffidenza li accompagnava e li inseguiva: la ritrovavano negli sguardi della gente in ogni villaggio, compagna fedele dei mormorii maligni che si accendevano tra le persone alla vista dell'Elfa. La ragazza non fece mai nulla per nascondere il suo aspetto esotico; Myrindar sapeva quanto la giovane andasse fiera delle proprie origini, nonostante l'astio nei confronti del padre.
Fu un viaggio colmo di tensione. Ogni notte, la gelida e graffiante aria delle pianure li sferzava duramente, prosciugandoli delle poche energie che rimanevano dopo la lunga marcia del giorno. L'inquietudine sembrava non volerli mai abbandonare, e si accaniva sulla loro stanchezza: il timore di essere intercettati dai nemici era forte anche se si stavano muovendo in territorio amico.
Quando per la prima volta apparve ai loro occhi, in lontananza, la sagoma di fumo e luci della città, i tre ragazzi non poterono trattenere un sorriso colmo di sollievo. Il lieve sole di mezzogiorno scaldava l'aria e i viaggiatori d'istinto spronarono i cavalli; avevano tutta l'intenzione di arrivare prima di sera. Mano a mano che si avvicinavano alla foce del fiume Shaali, un sorriso indecifrabile comparve sulle labbra di Jahrien. La sorellastra gli chiese il motivo, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
«Lo saprete quando arriveremo» disse soltanto, enigmatico.
Tutto ciò che conosceva di Nym, Myrindar lo doveva ai racconti che aveva ascoltato ad Antya, nei primi anni della sua vita, o a Tadun. Sapeva che era chiamata "Città Libera" a causa della scelta piuttosto singolare dei suoi cittadini i quali, durante una delle scaramucce di confine tra Amikar e Thral avvenute un paio di secoli or sono, non volendo schierarsi né con un regno né con l'altro avevano deciso di restare del tutto indipendenti. Nym si era trasformata nel tempo in una ricca città di commercio, dato che la posizione strategica, circa a metà tra le città costiere del nord e quelle del sud e alla foce del fiume Shaali, le permetteva collegamenti sia con l'entroterra che con i porti maggiori di tutti i regni. La giovane aveva ancora impressi i profumi esotici delle spezie provenienti da Nym, che durante il mercato dell'autunno si mischiavano nell'aria, portando un frammento dei Regni dell'Est anche lassù a Tadun.
Ora quella città fiabesca era a poca distanza da lei, oltre l'ultima ansa del fiume e oltre la bassa selva cespugliosa che ricopriva la zona della costa. I tre ragazzi rientrarono sulla strada per l'ultimo tratto, e dovettero rallentare e accodarsi agli altri viaggiatori. Myrindar, impaziente, mal sopportava quella lentezza: era tornata quella curiosità di esplorare e scoprire nuovi luoghi che aveva caratterizzato il suo primo periodo come apprendista Cavaliere Errante, prima che la guerra all'inizio e Aleestrya poi la costringessero a pensare ad altro.
La strada curvò verso destra, la boscaglia si diradò e Nym apparve finalmente alla loro vista. Jahrien sbirciava le reazioni delle due ragazze con il sorriso sulle labbra; ma entrambe erano troppo stupite per prestare attenzione a lui.
Il mare, di un blu puro e vibrante, abbracciava le pianure con ogni onda. L'odore di salsedine, che avevano cominciato a sentire già da un po' trasportato dal vento, improvvisamente acquisiva un senso: era il respiro di quell'enorme massa d'acqua, il respiro di una creatura viva e misteriosa. E là, nel punto in cui terra e mare sfumavano l'una nell'altro, si innalzava Nym.
La città si presentava come un agglomerato fitto di tetti a spiovente abbarbicati gli uni sugli altri in un'unica massa compatta e spiraleggiante, caotica e radiosa. Il sole del pomeriggio sfiorava e si rifletteva sulla vernice che rivestiva il legno scuro con cui gli edifici erano costruiti; pennacchi di fumo grigiastro, simboli di una città viva, si sollevavano verso il cielo. Era diversa da qualsiasi altro luogo Myrindar avesse mai visto: era all'incrocio di quattro mondi, tra l'acqua e il cielo, tra la terra e il sole.
Nym si ergeva nel mezzo della foce del fiume. La strada che stavano percorrendo, nei pressi delle rive fangose, si trasformava in una passerella rialzata che serpeggiava da un isolotto all'altro, tra canneti e paludi. La giovane non poteva fare a meno di guardare il più possibile intorno a sé con lo stupore di una bambina, e così Keeryahel che cavalcava al suo fianco.
«Le nostre città sono molto simili una all'altra» disse l'Elfa ad un tratto, gli occhi luminosi. «Ma questa è così diversa da tutte le altre in cui sono stata... non avevo mai visto niente di simile!»
Myrindar annuì. Comprendeva perfettamente.
Proseguirono lungo la passerella per qualche minuto ancora. Fu quando arrivarono proprio alla porta che la ragazza si rese conto di un dettaglio che da lontano le era sfuggito.
«Ma... si muove!» mormorò sgranando gli occhi per capire se si trattasse di un'illusione data dalla sua mente.
«Sì. Nym è completamente costruita su strutture come gli scafi delle navi. La foce del fiume continua ad avanzare, e se la città non fosse galleggiante il porto sarebbe interrato in pochi anni. Non può muoversi e navigare, certo.»
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo sbalordito.
La porta che attraversarono era sorvegliata da due guardie che non fecero loro nessuna domanda. I tre passarono sotto la grata sollevata e furono in città senza problemi. Jahrien spiegò che la legge non impediva a nessuno di entrare, nemmeno persone che in altri regni fossero per qualche motivo ricercate, purché rispettassero le regole di Nym. Myrindar la trovò una cosa molto intelligente.
L'aria della città era satura, come la città stessa. Le costruzioni si abbarbicavano le une sulle altre in una selva di strade strettissime e tortuose, come fatte apposta per perdersi. Il suolo ondeggiava impercettibilmente; il legno con cui erano pavimentate le vie era stato verniciato più volte, ma lo strato trasparente era comunque scrostato per il sole o usurato. Ovunque, uomini e donne dalle sembianze più disparate si aggiravano, parlavano, vivevano. Myrindar si stupì enormemente quando si accorse che i tetti delle case erano spesso usati come strade e piazze – notò qualche bancarella di un minuscolo mercato sopra una grande e ricca casa, probabilmente di un mercante. Una rumorosa combriccola di bambini di dieci anni o meno incrociò la loro strada correndo e mulinando sciabole di legno; una donna con i capelli cortissimi e un abito blu pieno di nastri come quelli dei Regni dell'Est chiacchierava con una vecchina sottile seduta sui minuscoli gradini di casa. Talvolta le strade si aprivano in inaspettate piazze tonde con al centro un pozzo, oppure canali attraversati da ponti ad arco. Colori e suoni e profumi provenienti da ogni angolo del mondo si mischiavano in combinazioni impreviste, creando qualcosa di nuovo. Nym era una città formata da frammenti di luoghi distantissimi, eppure aveva un'anima tutta sua.
«Che posizione ha preso Nym rispetto alla guerra?» chiese Myrindar a Jahrien. Aveva visto una quantità spropositata di armi occhieggiare da sotto drappi e mantelli, o anche semplicemente ostentate.
«Neutrale» rispose lui. «Come quasi sempre in queste situazioni. Non ama coinvolgersi in affari più grandi di lei.»
«Una posizione intelligente» approvò Keeryahel, e Myrindar si trovò ad annuire.
I tre ragazzi decisero di andare alla ricerca di Torg solo l'indomani. Erano stanchi dal viaggio, si stava approssimando la notte, inoltre in un tale labirinto trovare una persona poteva essere un lavoro lungo ed estenuante. Jahrien condusse le ragazze davanti a una locanda da cui proveniva una calda confusione. "La corona spezzata", recitava l'insegna dipinta a colori lucidi. Prima di entrare, però, le prese da parte.
«Ci tengo a precisare una cosa. Come ho detto prima, Nym è una città neutrale, in cui trovano rifugio molti che con i Regni non vogliono più avere a che fare. Questo non significa ostilità, non necessariamente, però fate attenzione a quello che dite. Le regole qui sono diverse, come avete visto. Non vorrei finire nei guai prima ancora di iniziare.»
Myrindar e Keeryahel annuirono, un po' intimorite. Jahrien però sorrise per rassicurarle, ed entrarono.
L'odore di carne speziata e verdure cotte era molto forte e Myrindar si scoprì improvvisamente affamata. Il Cavaliere Errante sorrise all'oste e lo salutò con calore, da quel gesto la giovane intuì che si conoscevano già da tempo; poco dopo infatti il ragazzo confermò che era già stato lì più volte con il suo maestro.
L'oste indicò loro un tavolo libero in un angolo e portò loro tre piatti di arrosto fumante e della birra dorata. Keeryahel sembrò dubbiosa, all'inizio, di fronte al cibo così inusuale, ma scoprì che quel sapore piccante e aromatico le piaceva.
«Ho chiesto all'oste se conosce un uomo chiamato Torg» disse Jahrien durante la cena, alzando la voce per superare il frastuono degli altri avventori. «Ha detto che il nome non gli è nuovo, ma non ricorda dove l'ha sentito, e che indagherà per noi. Domani lo cercheremo.»
«Spero di trovarlo in fretta. Siamo stati lontani anche troppo... chissà cosa è successo nel frattempo» rifletté Myrindar.
«Non preoccuparti» sorrise lievemente Keeryahel. «Alshain è molto accorto. Riuscirà a impedire a Layrath di compiere troppo danni.»
«Comunque dobbiamo essere veloci. Entro domani lo troveremo» rispose il Cavaliere, fiducioso.
Al termine della cena, i tre andarono subito al piano superiore, erano esausti e non si attardarono. Mentre Jahrien girava l'angolo sullo stretto pianerottolo, si imbatté in un altro avventore che scendeva e i due quasi si scontrarono.
«Scusami» disse lo sconosciuto. «Non ti avevo visto salire.»
Quella voce fu per Myrindar come una doccia fredda. Salì due gradini affiancandosi a Jahrien per vedere in faccia chi aveva parlato.
Era un ragazzo piuttosto alto e robusto dal viso squadrato e il sorriso gentile. Una zazzera scomposta di ricci castani gli scivolava sulla fronte, celando in parte gli occhi scuri. Quando vide apparire la ragazza impallidì come se avesse visto uno spettro e spalancò gli occhi.
«Mya...?»
La giovane era sconvolta quanto lui. Aveva riconosciuto la voce, ma aveva pensato fosse uno sbaglio.
«Dane?! Che ci fai tu qui







 
******* Famigerato Angolino Buio *******
Emergono collegamenti tra Anser e Myrindar... o forse no :3
In compenso è tornato uno dei personaggi dell'inizio... ve lo aspettavate?
Nym è la mia città preferita dell'ambientazione, per quello forse ho abbondato un po' troppo con i dettagli. Sono ancora incerta sulla fisica di tutto ciò, in realtà (cervello da liceale scientifica che pretende di essere ascoltato).
Eee... un po' mi dispiace avervi lasciato con un finale così, ma il discorso "Che diamine ci fa Dane lì?" è un po' lungo e già il capitolo non finiva più :/ non prometto aggiornamenti rapidi perché si avvicina il periodo esami AAAAAAH AIUTO!! :'(
Alla prossima, vi auguro tanti muffin :3

Vy

P.S.: Stavo per dimenticarmi ^^
Metto qua sotto la mappa che avevo già inserito nel capitolo 8, magari si capiscono di più gli spostamenti!



 

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