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Autore: amimy    04/01/2009    2 recensioni
Al ballo di fine anno, Edward voleva solo stare con Bella, senza imprevisti, senza problemi causati dalla sua vera natura. E se invece arrivasse qualcuno dal loro passato a sconvelgere i loro piani? E se questa persona desse un ultimatum a Bella e costringesse Edward a prendere una decisione importante, la più importante della vita di entrambi?
Fanfiction ambientata subito dopo il primo libro,una continuazione dell'ultimo capitolo, mentre Edward e Bella sono al ballo.
Questa è la mia prima ff su Twilight, spero che mi farete sapere cosa ne pensate! Ciao!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Victoria
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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<< Jacob! Che ci fai qui? >> le parole rimbombarono nella notte, volteggiarono sopra di noi e si affievolirono fino a sparire in un’eco lontana. Jacob muto rimase sulla soglia, un’espressione stranamente allarmata che risultava fuori posto sul suo volto di solito allegro e spensierato. All’improvviso mi afferrò per le spalle. << Bella! Mi ha mandato Billy! È assolutamente fuori di sé! Ommiodio, non ci posso neanche pensare… Charlie… >> oddio. Charlie. Sentire il nome di mio padre fra il delirio confuso di Jacob mi fece sussultare. Mi dibattei facendogli mollarela presa su di me. Le sue braccia caddero lungo i fianchi. Sembrava un fantoccio, svuotato della sua solita energia allegra. << Jake! Jacob, cos’è successo? >> strillai. Ero nel panico. Avrei dovuto prevedere che sarebbe successo qualcosa. Come potevo pensare di essere così fortunata da passare ben due settimane senza che capitasse qulache catastrofe? Mi maledissi per non aver più pensato a mio padre. Accidenti, come avevo fatto a essere tanto egoista e sbadata da dimenticarmi di Charlie? Ero prsa da Victoria e dai vari problemi della mia nuova famiglia, certo, ma non era una scusa valida. Non c’erano scuse per il mio comportamento. Ad un tratto, persanei miei pensieri deliranti, vidi Jacob socchiudere la bocca e spalancare gli occhi. Poi un sorriso sfrontato ma esitante gli comparve sulle labbra. Non ci potevo credere! Cosa stava combinando adesso? Mi voltai, seccata, seguendo lo sguardo rapito di Jacob. Fu il mio turno di essere allibita: il mio amico stava sorridendo a Victoria! E, cosa ancor più sconvolgente, anche lei gli stava sorridendo. Non conoscevo quell’espressione sul suo volto perfetto; era un misto fra un sorriso incerto e il più profondo stupore. Ma, sopattutto, era un’espressione amichevole. Mi sentii improvvisamente infastidita e capii cosa dovesse aver provato Rosalie quando aveva scoperto che Victoria provava qualcosa per Emmet. E in più, nel mio caso c’era anche una profonda irritazione per il fatto che non avrei dovuto essere così gelosa. Del resto, Jacob era solo il mio migliore amico, io avevo Edward! Eppure… eppure avevo problemi più urgenti a cui pensare, accidenti! Mi misi davanti a Jacob, che sembrò riscuotersi all’improvviso. << Jacob Black. Ora. Dimmi. Esattamente. Cos’è. Successo! >> gli ordinai, scandendo bene le parole. Lui esitò per un istante, rpima di riprendere l’aria disperata di prima. << Bella! Devivenire immediatamente! Charlie…ha avuto un incidente… dobbiamo… >> non riuscì a terminare la frase. Sgranai gli occhi. Dovevo immaginarlo. Ma perché la mia sfortuna non si limitava a colpire me? Perché dovevano andarci sempre di mezzo le persone a cui volevo bene? Se fossi stata ancora umana, ero certa che sarei svenuta. << Cos’è successo? >> intervenne Carlisle. << Io non lo so! Lo stavamo aspettando per vedere la partita, ma quando è arrivato era ferito e è svenuto! E la sua macchina era distrutta! Mio padre dice che devi venire anche tu! >> urlò Jacob, gesticolando e poi indicando Carlisle. Uest’ultimo annuì e mi raggiunse sulla porta. << Come sei venuto qui? >> domandai a Jacob, improvvisamente lucida e desiderosa di fare qualcosa. << In macchina, naturalmente. >> << Bene, credo che ci dovrai dare un passaggio. Ci metteremmo troppo a prendere una delle nostre. >> disse Edward, comparendo al mio fianco. Jake si voltò, compresibilmente agitato, e ci condusse verso la sua auto. Salii sulla macchina, seguita da Edward e Carlisle. E se Charlie fosse stato grave? Non potevo perderlo… se solo io fossi stata a casa quella sera… se invece che lasciarlo andare da Billy avessi insitito per farlo stare a casa… Edward si sarebbe arrabbiato per quei pensieri, mi avrebbe detto che non era colpa mia, non ci potevo fare nulla. Anche se sapevo benissimo che la colpa era come sempre mia, mia e anche della mia maledetta sfortuna che continuava a colpire chi mi stava intorno. Arrivammo in un lampo, anche se secondo me sempre troppo lentamente, davanti a casa di Billy. Jacob corse giù dalla macchina e spalancò con violenza la porta di casa sua. Noi lo seguimmo. Sentivo che stavo per avere un attacco di panico… Billy era in soggiorno, con un bicchiere colmo d’acqua in mano e con un’espressione evidentemente peroccupata. E accanto a lui… accanto a lui c’era mio padre, con la testa posata su un cuscino. Sentii una fitta allo stomaco e, prima di rendermene conto, ero inginocchiata sul pavimento accanto a lui. Non aveva una bella cera. Carlisle si inginocchiò di fianco a me facendo dei controlli che non capivo a mio padre. Estrasse un telefonino dalla tasca dei pantaloni e compose velocemente un numero. Dissi concitato qualcosa che non capii e concluse con una frase che suonava più o meno come “ stiamo arrivando” . Poi sollevò mio padre aiutato da Edward, anche se sapevo che era solo scena per Billy e Jacob, dato che sapevo benissimo che Carlisle da solo era decisamente in grado di sollevare Charlie. Lo caricarono sull’auto di Billy e Jacob, depositandolo accanto a me e partimmo. Accarezzai mio padre durante tutto il viaggio, reprimendo i singhiozzi. Se avessi potuto piangere, l’avrei sicuramente fatto. Charlie non sembrava dare segni di riprendersi. Mi sentivo peggio ogni secondo che passava, come se qualche pezzo di me si stesse lentamente staccando. Jake frenò bruscamente davanti all’ospedale, e il movimento riniziò. Portammo mio padre dentro, e una volta entrati i due Cullen sparirono in una porta laterale trasportandolo. Prima di entrare, Edward mi diede un bacio veloce e disse << Resta qui e non preoccuparti. >> Non preoccuparmi! Come se fosse possibile! Crollai su una seggiolina di plastica in una saletta d’attesa. Jacob si sedette di fianco a me,mettendomi una mano sulla spalla. << Non preoccuparti, Bella. Andrà tutto bene, vedrai. >> sì,certo, faceva presto lui a dirlo! Non era suo padre quello che era stato male per qualche ragione misteriosa! Sarebbe stato preoccupato anche lui, al mio posto! E se avessi perso mio padre? Quante preoccupazioni gli avevo dato nell’ultimo periodo, quante brutte discussioni, quanti cose che non gli avevo potuto dire…come avrei fatto senza di lui? Anche Reneè sarebbe crollata, anche se aveva Phil. Non aveva mai smesso di volere bene a mio padre, e anche se non si amavano più, se a lui fosse successo qualcosa… a mia mente sembrava somersa da pensieri negativi, non era rimasto spazio per l’ottimismo. Jacob rimase al mio fianco, muto e impassibile, per tutto il tempo. Sapevo quanto doveva costargli stare lì senza poter fare nulla, anche se sicuramente non era nulla in confronto alla sensazione di impotenza che provavo io. Mi sembrava assurdo stare lì, seduta, mentre mio padre poteva essere in pericolo. Non potevo sopportare le voci delle infermiere che chiacchieravano fra di loro, il rumore dei passi, le luci forti sopra la mia testa. Fuori, la pioggia cadeva senza pietà, uno scroscio continuo e infinito. Semrbava che anche il cielo stesse piangendo. Per la prima volta, interpretai il brutto tempo come un presagio. Ad un tratto, la porta dove erano spariti si aprì e comparve Carlisle, con un’espressione stanca ma soddisfatta. << Non preoccuparti Bella, tuo padre sta meglio. Non era nulla di grave, per fortuna… >> alzai una mano per interromperlo: non volevo sentire altro. L’importante era che Charlie stesse bene. Mi alzai immadiatamente. Jacob mi imitò. In silenzio, ma ora in un silenzio carico di speranze invece che d’attesa, ci incamminammo verso il corridoio a cui conduceva la porta. Carlisle entrò in una porticina e noi lo seguimmo. Ancora prima di oltrepassare la soglia, sentii un suono tanto familiare da farmi venire voglia di piangere. Un sonoro russare, identico a quello che sentivo ogni notte da un anno. Il sollievo fu immenso. Charlie era coperto di bende, ma il suo respiro era regolare e russava beato. Corsi ad abbracciarlo, badando a non svegliarlo. Edward stava su una sedia accanto al suo letto, e quando sciolsi l’abbraccio con mio padre mi cinse la vita con un braccio. Sospirai di sollievo. Mi voltai a guardare Jacob, ora più rilassato. << Devo tornare a casa >> disse e si voltò. Gli corsi incontro, prima che se ne andasse: avevo ancora una cosa da dirgli << Grazie. Grazie per essermi stato vicino tutto questo tempo, Jacob. Sei un amico prezioso. >> Jake sorrise e uscì, ora raggiante. << Anche tu sei stata brava, amore. >> mi sussurrò Edward. << Ora torniamo a casa anche noi, gli altri si staranno preoccupando. >> continuò. Io annuii. Non era il caso di disturbare Charlie, e ora che era fuori pericolo stado lì l’arei solo irritato una volta sveglio. Carlisle decise di rimanere in ospedale a dare una mano. Corremmo insieme, mano nella mano, senza preoccupazioni. Ora non più. Quando arrivammo a casa nostra, trovammo un ospite inatteso. << Jake? Ancora qui? >> gli domandai. Poi mi accorsi di cosa stava facendo. Era accanto a Victoria e le teneva la mano. L’irritazione di prima sparì. Ero davvero contenta per lui. Alice battè le mani << Bene, è ora di festeggiare! >> festeggiare. Le feci un sorriso stanco. non avrebbe potuto dirlo in un momento più opportuno. Strano che fossi proprio io a dirlo, ma una festa ci voleva proprio. Li guardai uno ad uno, tutti così diversi, tutti così uniti. Una vera famiglia. La mia famiglia. La pioggia scrosciava ancora, ma stavolta aveva un significato diverso. Non era più il pianto del cielo, era una cascata limpida e fresca che purificava i pensieri. Perchè la pioggia non dev'essere necessariamente un cattivo presagio. A volte, ci si dimentica che, dopo la pioggia, prima o poi arriverà anche il sole.


Ciao! Pirma di tutto, per rispoendere alla domanda di _niki_, intendevo che Jacob e gli altri in questa storia non si sono trasformati e non si trasformeranno mai. Bene, è il momento dei ringraziamenti: Grazie a Civia93, Littlegiuly, _Niki_ e Toru85! E grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti o l'hanno anche solo letta! questa sarebbe l'ultimo capitolo, il prossimo sarà il un capitolo extra, i ringraziamenti fatti bene ad ognuno e qualcosa sull'altra ff che sto scrivendo! Non perdetevelo! grazie di cuore a tutti! per favore commentate, vi ringrazierò bene nel prossimo capitolo! ciao!

   
 
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