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Autore: Eleanor S MacNeil    22/05/2015    5 recensioni
Charlotte ha un segreto.
STOP!
Sto' scherzando! Non è quel tipo di storia strappalacrime o melensa che porta il lettore a strapparsi i capelli ogni volta che i due si avvicinano per baciarsi.
Charlotte è una donna come tante, nulla di strano, niente che possa essere degno di nota, ma se guardiamo bene, se osserviamo da vicino la vita di Charlotte possiamo notare la mancanza di qualcosa: un uomo.
Charlotte gestisce un programma radiofonico chiamato: “Tutta colpa di Cenerentola” dove parla dell'amore che non esiste, del vero significato di innamorarsi, o almeno, il significato che lei vi attribuisce, e di come le giovani ragazze di New Orleans si lascino influenzare dalle favole e dalle illusioni di un amore perfetto e duraturo.
E poi arriva il Cliché...perché lo sappiamo, nelle storie d'amore ci deve essere almeno un cliché!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 14

Don't Ever Let It End

Don't ever let it end - Nickelback







«La vita non è una favola. Se perdi una scarpa a mezzanotte, il giorno dopo non busserà alla tua porta il principe azzurro ma avrai un grandissimo cerchio alla testa e passerai la mattina in bagno a vomitare l'anima a causa di tutta la tequila che hai ingurgitato.»

Marzo. Odiava il mese di marzo, non sopportava il tempo incerto, un giorno pioggia il giorno dopo sole. Ma quello che più Charlotte odiava era il fatto che da quando lei e Robert avevano litigato, lui era praticamente sparito.

Nessuna telefonata, nemmeno un messaggio. Sapeva che si teneva informato tramite James, ma questo comportamento non faceva altro che farla imbestialire. Cercava di fingere che questo non la turbasse, ma la cosa non era semplice, soprattutto perché riversava tutto il suo risentimento nella trasmissione radiofonica. Forse non era totalmente un male, gli ascolti nelle ultime settimane erano saliti.

Tre settimane e un giorno. Era il tempo trascorso dal loro litigio. Tre fottutissime settimane e uno stramaledettissimo giorno. Perché si era fermata a contarli? Ah, il bambino, e il conteggio della gestazione. Ormai era alla quindicesima settimana, la pancia era evidente e presto avrebbe saputo se aspettava un maschio o una femmina.

Erano iniziate le scommesse, nella sua famiglia ormai avevano puntato perfino dei soldi, chissà chi avrebbe vinto. Suo padre che aveva puntato cento dollari sul fiocco rosa, o suo fratello e suo nonno, che facevano il tifo per un maschietto?

«Quindi, ragazze, smettetela di sperare nel Principe Azzurro e vivete nel mondo reale. Le favole non si avverano e la vita...la vita fa schifo. Perché se la sera bevi e la mattina dopo ti svegli accanto ad un uomo che odi, tornare indietro non è facile, soprattutto se il test di gravidanza diventa positivo e ti ritrovi con un figlio da crescere ed un uomo immaturo che si comporta da bambino.»

Come detto, riversava tutto nella trasmissione, con il rischio di sembrare patetica. E lo era. Lei era patetica. Perché si trovava a struggersi per un uomo per il quale provava solo un grandissimo senso di nausea ogni volta che ricordava di esserci andata a letto.

«Che gran fregatura, vero? Beh, per oggi abbiamo finito, io sono Charlotte Sinclair e avete ascoltato Tutta Colpa di Cenerentola!»


***


«Potresti chiamarla.»

«Sto cercando di darle i suoi spazi.»

Era inutile, James non mollava. Era stato lui a spingere Robert e Charlotte in quella direzione, non poteva fare altro che tentare l'impossibile. «Hai appena sentito la radio, Charlie è incazzata con te!»

«Lo so, grazie.»

«Prego!»

«Ascolta, so che non capisci perché mi comporto così, ma ho le mie ragioni. Ho bisogno di capire cosa voglio, di dire addio a tutte le mie donne.»

«Che cazzone.»

«Diventare padre non è una passeggiata!» protestò Robert, cercando di mantenere il tono basso. La centrale era piena di agenti e molti sapevano della gravidanza di Charlotte, ma solo pochi conoscevano il nome del padre. «E lei non aiuta di certo. Continua a mettermi in difficoltà ed io...»

«E tu ti senti messo alle strette» concluse per lui James. «Conosco mia sorella, castra gli uomini. In senso metaforico, ovvio.»

Charlotte sapeva essere perfida e castigatrice, ma Robert aveva visto una parte di lei che nessuno conosceva. La prima volta che James e Karen avevano dato loro buca al pub, avevano bevuto e, riaccompagnandola a casa, lei si era leggermente aperta, raccontandogli fatti dei quali non era al corrente. Quella donna sapeva nascondere bene il suo lato fragile, e lui l'aveva visto. Come poteva odiarla? In fondo era la madre di suo figlio, poteva almeno fare uno sforzo e cercare di esserle amico, per il bene del bambino.

«Quando hai intenzione di parlarle?»

«Ancora? Te l'ha mai detto nessuno che sei più impiccione delle zitelle che guardano Beautiful?»

«Beh, almeno non tratto le donne come oggetti sessuali!»

Colpito e affondato. Se Robert si era chiesto come facessero James e Charlotte ad essere fratello e sorella, ora ne aveva le prove, quei due a volte erano tali e quali, perfino nelle frecciatine acide e sarcastiche.


***


Gelato, telefilm, serata di sole donne. Così trascorreva il martedì sera, con sua madre, sua sorella e Karen. Solitamente guardavano un qualche film per lei troppo strappalacrime che, alla fine, le causava solo un attacco diabetico, ma quella sera avevano scelto di cimentarsi nell'organizzazione del matrimonio, in particolare le partecipazioni.

Karen aveva la fissazione del fai-da-te. Brutta cosa, soprattutto quando si lasciava andare alle sue manie di controllo che la portavano a comportarsi come un generale dell'esercito in piena guerra, ma quella sera il gelato stava aiutando, se solo avesse potuto bere vino.

«Quando ero incinta riuscivo ad avere orgasmi multipli, sai?»

Poi c'era sua sorella che si metteva a parlare di gravidanze e parti.

«Durante la gravidanza una donna può avere orgasmi multipli perfino standosene semplicemente seduta. Insomma, con il doppio del sangue che circola nell'utero e nella vagina.»

«Beh, io non ho bisogno di essere incinta per averli, mi basta guardare Slash suonare la chitarra!» esclamò Charlotte, alludendo al video di November Rain che, in quel momento, veniva trasmesso alla tv. «Soprattutto quando lo si vede percorrere la navata ed uscire dalla chiesa, un vero e proprio spettacolo!»

Victoria scoppiò a ridere. «Le mie figlie, quanto vi adoro. Spero tanto che questo piccolo fagiolo sia una femmina, ci vuole un po' di rosa in questa famiglia.»

«Scusate, potremmo tornare alle mie partecipazioni? Mancano solo tre mesi al mio matrimonio!»

Karen sapeva mettere paura. Tutta dolce e gentile, ma quando s'impuntava su qualcosa diventava inquietante, soprattutto quando guardava le persone con quello sguardo diabolico e alienato.

«Te l'ha mai detto nessuno che quando ti arrabbi sembri Joffrey di Game of Thrones?» Charlotte ormai era diventata una serie tv dipendente, ne seguiva talmente tante che spesso usava paragonare le persone reali a personaggi di finzione. La gravidanza faceva brutti scherzi.

«Stai zitta e lavora!»

E Karen era una vera e propria schiavista.

«A proposito di zittire, Robert si è fatto sentire?» domandò all'improvviso Victoria, lanciando una strana occhiata maliziosa alla figlia minore.

Charlotte strinse i denti, stringendo il fiocco della partecipazione. «No!»

«Tu l'hai chiamato?»

«No!»

«Lasciali fare, mamma, sappiamo tutti che prima o poi quei due si ritroveranno inesorabilmente a fare coppia» s'intromise Allison, facendo innervosire Charlotte.

«Voi due da che parte state?»

«Ci sono schieramenti? Non ero stata informata di questo» la rimbeccò sua madre. «Qui si tratta di far entrare un po' di buon senso nelle vostre zucche vuote, non di fare il tifo per qualche squadra.»

«Non è quello che pensa papà.»

«Tuo padre cerca di proteggere sua figlia, senza rendersi conto di precluderle la possibilità di vedere e capire cosa sia giusto e sbagliato.» Victoria abbandonò il tono scherzoso, assumendo uno strano sguardo calmo e placido. Quella che doveva essere una ramanzina in piana regola, si stava rivelando un semplice consiglio oppure una perla di saggezza degna di nonna Rose?

«Robert è un donnaiolo, ama la sua libertà ed io non posso impedirgli di essere qualcuno che non è.»

Era senz'altro un pensiero razionale e giusto, il primo detto da Charlotte, ma era anche vero che non poteva crescere da sola il bambino che aspettava. «Charlotte Ray Sinclair, non ti sto dicendo di costringere Robert a stare con te, ma di trattarlo meglio di come lo stai trattando!»

«Adesso sarei io quella che sbaglia?»

«Quello che la mamma sta cercando di dirti» s'intromise Allison. «È che non puoi trattarlo male ogni volta, ma allo stesso tempo devi fargli capire che non può fingere che questa gravidanza non ci sia.»

Charlotte sbuffò, gettando il nastro sul tavolo e lasciandosi andare contro la sedia. «Ok, lo tratto male, ma lui non fa nulla per evitare che lo faccia. Basta solo che mi guardi e mi sale l'avada kedavra!»

Ed era anche appassionata di Harry Potter.

«Hai un carattere di merda, Charlie, lasciatelo dire!» e finalmente Karen disse quello che tutti pensavano.


***


Non c'era nulla da fare, quella sera il suo cervello non voleva smettere di pensare. Robert aveva trascorso tutto il tempo rintanato al pub, con un birra davanti e lo sguardo perso chissà dove. Nemmeno l'arrivo di Becky, una delle sue tante avventure, era riuscita a distrarlo.

Ma che cavolo gli stava succedendo? Forse Freud poteva aiutarlo, ma quell'uomo era morto da decenni e nessuno era in grado di dargli spiegazioni, solo lui poteva trovarle.

Senza dire nulla, pagò la birra, uscendo dal pub e salendo in sella alla moto. Girò per le strade della città senza una meta, lasciando che l'aria notturna gli rinfrescasse le idee, ma nulla, la mente tornava sempre alla litigata con Charlotte.

Sapeva che aveva ragione, che con quelle parole aveva toccato il punto giusto, ma non sapeva come fare per recuperare la situazione senza offendere o ammettere davanti a lei di avere torto. Mai dire a Charlotte Ray Sinclair che aveva ragione, se non si voleva subire un'umiliazione decennale.

Senza rendersene conto si trovò di fronte all'ingresso del parco, dove Charlie gli aveva dato la notizia più sconvolgente della sua vita. Fermò la moto, guardando l'arco di pietra che segnava l'entrata. Stava per ripartire, quando scorse una figura seduta su una delle panchine a qualche metro dall'ingresso. Poteva riconoscere ovunque quel profilo dolce.

Spense la moto e, senza fare rumore, le si avvicinò, tenendo le mani nelle tasche della giacca di pelle. «Non te l'ha mai detto nessuno che il parco di notte è pericoloso?»

Charlotte si riscosse dai suoi pensieri, alzando lo sguardo e sussultando. «Che ci fai qui?»

«Credo per il tuo stesso motivo» disse Robert, sedendosi accanto a lei sulla panchina. «Cerco di riflettere.»

Da quanto tempo non riuscivano ad iniziare una conversazione con tanta tranquillità?

Robert prese un respiro profondo, guardando il cielo. «Come stai?»

«Non lo so.»

Sul serio, in tanti anni i due non avevano mai instaurato una conversazione pacifica da sobri, per riuscire a parlarsi tranquillamente servivano litri di tequila e birra.

«Il bambino?»

Charlotte si accarezzò la pancia, abbozzando un sorriso dolce. «Lui è l'unico a stare bene, ancora non ha idea del casino in cui verrà al mondo.»

«O lei, magari è femmina.»

«Vorresti che fosse femmina?»

«Un donnaiolo come me basta e avanza, diciamo che una figlia sarebbe più facile da gestire.»

Charlotte si rilassò, sentiva una strana calma pervaderla, come se tutte le tensioni e gli attriti fra loro fossero solo acqua passata, ma non era così. Sentì un nodo alla gola, mentre guardava Robert, un'amarezza che la costrinse fargli quella domanda. «Non ti sei più fatto sentire, perché?»

E Robert capì che non si poteva tornare indietro, doveva affrontare le sue responsabilità e prendere una decisione. «Volevo darti il tuo spazio.»

«Il mio spazio?» commentò acidamente Charlotte. «Senti chi parla, mister non voglio responsabilità!»

Ed ecco che dopo la calma arrivava la tempesta. Era chiaro che quei modi affabili dovevano finire e Charlotte aveva un grado di pazienza molto basso.

«Charlie.»

«No, stammi bene a sentire. Sei sparito, non una ma ben tre volte. La prima dopo avermi portata a letto, la seconda dopo aver saputo della gravidanza e la terza qualche settimana fa.» Charlotte esplose. Era logico che non riuscisse a tenersi tutto dentro, era una mina vagante che attendeva solo di esplodere. «Hai idea di quello che sto passando?»

Robert sbuffò, piegandosi in avanti e poggiando i gomiti sulle ginocchia. Perché si era cacciato in quel guaio? «Sei come un gatto attaccato ai coglioni.»

«Come scusa?» domandò Charlotte interdetta.

«Tu sei esattamente così! Infili i tuoi artigli nella carne e stringi, cerchi di staccarmi le palle, di privarmi della mia mascolinità!» esclamò lui, alzandosi e guardandola.

«Questa è nuova, io che tento di privarti della tua...ma ti stai ascoltando?»

«Certo che mi sto ascoltando, ma ogni volta che tento di parlare sento solo la tua voce che mi urla contro. Se stessimo insieme ci sarebbe una lotta di potere, litigheremmo perennemente per decidere chi dei due debba comandare. Tu sei una donna con le palle e, credimi, non è piacevole stare con te.» Robert sapeva di rischiare, ma preferiva ritrovarsi con una forchetta conficcata nella mano, piuttosto che dormire con un occhio aperto. «Sei una grandissima rompicoglioni. Passi la maggior parte del tempo a stressarmi, escogitando sempre nuovi modi per rovinarmi la vita e spingermi ad odiarti, ma vedi, ormai è inutile.»

Nessuno le aveva mai parlato a quel modo. Robert le stava riversando addosso anni di lotte e liti, ma perché?

«Mesi fa, prima di tutto questo, tu hai fatto una cosa, mi hai mostrato una parte di te che pensavo non esistesse, ed ho trascorso gli ultimi tempi a scervellarmi per capire quale fosse l'insano motivo che ti spingeva a nasconderti dietro la facciata di acida zitella. Tu allontani tutti gli uomini, li castri psicologicamente per punirli, per farla pagare a qualcuno che ti ha fatta soffrire.»

«Se ti stai riferendo ad Eric...»

«Io mi riferisco a tutti gli stronzi che hai incontrato, alla sfiga che hai avuto a conoscere uomini che non ti hanno rispettata o amata» sbottò Robert, portandosi le mani ai fianchi. «Puoi continuare a farlo per tutta la vita, se vuoi, puoi continuare a darmi dello stronzo donnaiolo o del figlio di buona donna, ma ricordati che sono l'unico uomo all'infuori della tua famiglia che riesce a sopportarti.»

«Ti sbagli!»

«Tu odi essere vulnerabile, odi che le persone pensino che tu sia debole e bisognosa di affetto. Odi tutto questo e pensi che mostrandoti acida e perfida tu riesca a sviarli e proteggerti!»

Charlotte scosse il capo, incrociando le braccia sotto il seno. «Sei un idiota!»

«E stai zitta una buona volta! Sto cercando di fare un discorso serio e tu non fai altro che interrompermi. Tu mi hai mostrato il tuo lato vulnerabile, quello che nascondi sotto tonnellate di cattiveria gratuita e acidume, ed è iniziato tutto allora. Tu hai la capacità di serrare le palle di un uomo e staccargliele a morsi e, forse sono un pazzo a dirlo, ma nonostante tutto, nonostante il tuo caratteraccio, voglio provarci.» Robert capì cosa voleva, per la prima volta si rese conto di ciò che desiderava.

«A fare cosa, a stare insieme?»

«Ad essere amici, ad andare d'accordo.» Robert prese un lungo respiro liberatorio, abbassando lo sguardo, finalmente l'aveva detto. «Hai detto che non voglio essere padre, che questo bambino per me era uno sbaglio. Charlie, io non sono l'uomo della porta accanto, quello da presentare a mamma e papà. Non sono quel tipo di uomo, ma posso essere un bravo padre. Io voglio essere un bravo papà.»

Silenzio. Nessuno dei due parlava o aggiungeva altro. C'era solo il respiro affannoso di Robert e lo sguardo fermo di Charlotte. Quello che le aveva appena detto l'aveva lasciata interdetta e senza parole, ma qualcosa doveva dire. Almeno doveva riconoscergli che aveva fatto un enorme passo avanti, ammettendo quello che voleva, ma lei? Cosa voleva?

«Mi hai dato della rompicoglioni» disse alla fine, cercando si smorzare la tensione, senza però ammettere nulla.

Robert sorrise, scuotendo il capo, avvertendo la voce tranquilla e divertita di Charlotte. «Sei incredibile, lo sai?»

«Sono anche fantastica, ma di questo nessuno se ne rende conto.»

Era così facile trattare con lei? L'aveva insultata, eppure non lo stava sbranando o ricoprendo di mille epiteti spiacevoli. Charlotte era una vera e propria miniera di sorprese.

«Quindi, amici?» le domandò Robert, sedendosi accanto a lei e porgendole la mano.

«Ancora mi chiedo come sia possibile essere tua amica, ma ci proveremo» disse lei, stringendogli la mano e sorridendo.

Robert si sentì sollevato, scrutando quel dolce sorriso sincero e affettuoso. Come poteva una cinica e bastarda come Charlotte essere anche fragile e dolce? Come aveva già detto, era una miniera di sorprese e lui non poteva lasciare che finisse tutto, non così, non senza aver tentato ogni strada, ogni opzione. Voleva fare qualcosa di significativo della sua vita, essere un uomo migliore di un semplice donnaiolo che correva dietro ad ogni gonnella, come adorava definirlo Charlotte. Poteva farcela, doveva solo trovare un modo per sopportare il caratteraccio e le manie di controllo di quella pazza che aspettava suo figlio.

Che brutti scherzi faceva il destino!





Angolo Autrice:

Eccomi di ritorno, purtroppo la regolarità degli aggiornamenti è ancora compromessa, lavoro e famiglia non vanno molto d'accordo con la scrittura, ma prometto di fare di meglio.

Il capitolo vi mostra un lato di Robert e Charlotte che avevamo già visto, i due cercano un punto d'incontro e Robert ha scelto di prendere la situazione di petto, dicendo a Charlotte tutto quello che pensa. É stato rischioso, ma gli ormoni della gravidanza a volte aiutano e lei non l'ha preso a manganellate, per fortuna.

La conversazione è partita bene, niente insulti, e scommetto che vi sarete chieste “Ma cosa?” poi Charlotte ha tirato fuori gli artigli e da lì siamo tornati sulla strada giusta. Insomma, non sarebbero Charlotte e Robert se non litigassero di tanto in tanto, giusto?

Per tutte coloro che si preoccupano di quello che potrebbe succedere, o per meglio dire, dei cambiamenti che potrebbero avvenire nel caso i due facessero coppia fissa, voglio solo dire...non preoccupatevi! Il bello di Robert e Charlotte è che hanno quel rapporto odio/amore che li porta a litigare e fare pace. I due, nell'eventualità di una relazione, non saranno la classica coppia da rivista, si scanneranno a vicenda ancora per mooooooolto tempo, almeno fino alla laurea del figlio/a.

Detto questo, vi lascio al capitolo, spero di riuscire ad aggiornare entro dieci giorni, in caso contrario non disperate, il nuovo capitolo verrà pubblicato appena possibile, se volete nelle mie note personali c'è il link del mio gruppo su fb dedicato alle mie storie. Quando chiedete l'iscrizione, per favore mandatemi un messaggio privato dove mi dite chi siete su fb, altrimenti non accetterò l'iscrizione.

Alla prossima!


   
 
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