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Autore: _Sherazade_    23/05/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo si guardò attorno e, una volta sicuro di non essere stato visto da nessuno e di non essere stato seguito, cominciò a ispezionare la stanza.
Rea era nascosta in un angolino, aspettava solo il momento giusto per alzarsi e rivelarsi a Nib.
La giovane aveva ascoltato con molta attenzione i consigli di Antares e di Graffias. Non avrebbe dovuto attaccare l’uomo, ma solo rivelarsi al segnale di Antartes.
Se avevano intuito bene, l'uomo, sorpreso alla vista di lei, avrebbe agito in maniera meno cauta e calcolata dato che era quella un’eventualità non prevista.


Nib era distante da Rea solo un paio di metri. Il cuore di lei batteva velocemente per la tensione, alzò lo sguardo in cerca di lui, di Antares, il quale era aggrappato all’alto soffitto. L’oscurità lo celava, ma, per un momento, vide il pungiglione illuminato dall’eterea luce della luna.
Quello era il segnale. Graffias aveva suggerito ad Antares di abbassare leggermente la coda in modo che Rea la potesse vedere, e questo solo nel momento in cui Nib non lo potesse notare. Solo allora Rea avrebbe dovuto mostrarsi al viscido uomo.
Rea si alzò lentamente e silenziosamente. Nib le dava le spalle: stava controllando uno degli armadi presenti nella stanza in cerca di qualche merce rara.
- Ciao, Nib. - l’uomo si girò di scatto e, non appena riconobbe la giovane, sbiancò in volto.
- Tu? Come è possibile? - balbettò lui, indietreggiando e cadendo a terra.
- Come mai così sorpreso, Nib? Non lo sai che presto o tardi tutto quello che fai, torna sempre indietro? - Rea rimase immobile a guardarlo. Nonostante fosse tesa per la situazione, la vista di lui non le stava procurando nulla. Rea aveva superato quello che c'era stato fra loro, e in quel momento voleva unicamente vederlo pagare per tutte le cattiverie commesse.
- Tu eri morta - Nib stava cercando di ritrovare la sua solita calma. Dopo lo spavento iniziale cominciò a ragionare. Rea non era di certo un fantasma.
- Tu mi hai solo gettata nel lago. Per mia fortuna ho molti più amici di quello che pensi. - Rea alzò l’indice verso il soffittò. Antares si mostrò a Nib, il quale sussultò alla vista dello scorpione gigante. E riconobbe immediatamente la bestia che aveva visto quella sera.
Nib fissò prima l’animale, poi la ragazza, poi ancora l'animale. Contro una bestia del genere non avrebbe potuto farcela: doveva cercare di prendere qualcosa e fuggire. Non poteva andarsene a mani vuote, quello era un colpo sicuro. La fama del mercante Plutone era tale proprio per le merci rarissime e preziose che lui aveva accumulato negli anni. Solo merce di ottima qualità e dall'alto valore. Se Nib non fosse riuscito a derubare Plutone in quell'occasione, sarebbe stato lo zimbello della comunità dei ladri, e lui non avrebbe mai permesso a nessuno di sbeffeggiarlo.
Avrebbe radunato i suoi uomini e sarebbero scappati come da programma. Non avrebbero rubato tanto quanto sperato, non avrebbe mai messo a rischio la propria vita per l'intero bottino, ma mai sarebbe scappato senza una piccola refurtiva.
Anche se a fronteggiarlo fossero stati degli uomini, Nib non li avrebbe mai affrontati, se non fosse stato necessario. Lui preferiva non sporcarsi le mani, per quello aveva i suoi sicari. Nib era furbo.
Mentre cercava di capire che cosa fare, notò sul comò vicino alla finestra un vaso che era certo fosse di Plutone.
- Sai Nib, ti devo ringraziare. - Quelle parole inaspettate di Rea fecero stupire sia Antares che Nib. L’uomo, con lo sguardo sempre fisso su di loro, che si stava pian piano muovendo verso il prezioso oggetto, si bloccò.
- Che intendi dire?
- Senza di te non avrei capito tante cose… Meritavo di più di un brigante bugiardo e falso. Più di un ladro. Più di un mascalzone. Tu non vali niente, Nib. - Rea lo guardò senza astio. Lo sguardo andava oltre l’uomo che, risentito per l’accusa, allungò lentamente la mano verso il vaso dietro di sé. Era pronto a scattare verso la finestra.


Anche Graffias e il suo seguito erano pronti. Nib avrebbe cercato di fuggire, e loro lo sapevano, per questo non l’avrebbero fermato nella casa. Nib sarebbe scappato e avrebbe cercato i suoi uomini, come previsto.
Nib non avrebbe mai aggredito Rea, questo perché c’era Antares accanto a lei. Graffias era molto abile nel pianificare le strategie, gli bastava poco per capire cosa fare.
Il ragazzo aveva chiesto al gruppo di Girtab di fare un particolare suono non appena avessero affrontato e catturato tutti gli uomini di Nib. Rea non ricordava bene quanti compagni l’uomo avesse. Ma a questo aveva rimediato Chrono, che li aveva informati del fatto che Nib avesse dodici compagni. Sei erano di guardia, e i restanti sei si erano occupati del saccheggio delle abitazioni.
Si sentì ululare: quello era il segnale, Nib non avrebbe mai trovato i suoi amici ad attenderlo.
Quel suono non impensierì l'uomo, troppo intento ad osservare le mosse di Rea e Antares. Non poteva certo immaginare che si fossero preparati per fermarlo, assicurandosi di mettere fuorigioco la sua scorta.
- Credi di poter scappare, Nib? - gli chiese Rea. - Sappi che ti prenderanno. Tutti sapranno presto chi sei, e allora non avrai via di scampo.
- Certo, Rea. Peccato però che io sia molto più agile e veloce di tutti voi, e sicuramente più scaltro. - prese finalmente il vaso e con uno scatto scavalcò la finestra. - Dato che son buono vi lascerò vivere le vostre patetiche vite. A te e a quella brutta bestiaccia che ti porti appresso. Dovreste essermene grati. - Antares non replicò. Non perché non avesse nulla da dire all’uomo orribile che aveva di fronte, ma perché Rea lo aveva anticipato.
- Qua c’è un uomo, Nib, ma quello non sei tu. Antares è molto più uomo di quanto tu non lo sia mai stato. - Rea replicò con fermezza.
Nib non rispose. Le lanciò solo un’occhiata truce prima di dileguarsi nel bosco.


- Sei stata brava, Rea. - disse Antares, guardando la giovane.
- Grazie, Antares. - lei gli sorrise. Aveva detto a Nib quello che lei pensava di lui, ora non rimaneva altro da fare che catturarlo.
- Su, muoviamoci. Adesso il ragazzo farà la sua bella scoperta, e poi, se andrà tutto come previsto, e statene certi che sarà così, lo potremo catturare una volta per tutte.
Graffias incitò entrambi nel seguirlo. I loro uomini erano già dietro a Nib, il quale non si era accorto minimamente di essere braccato.


Nib cercava freneticamente i suoi compagni, ma nessuno rispondeva ai suoi richiami. Prima di lasciare il villaggio, avevano concordato dei punti di ritrovo, e dei segnali da fare in caso di pericolo.
Ma nulla. I suoi uomini non si trovavano, e Nib cominciava a spazientirsi.
Si era raccomandato tanto per la buona riuscita di quel colpo.
Da mesi non avevano avuto una così ghiotta opportunità, nonostante avessero viaggiato tanto. Il villaggio era la loro copertura, di tanto in tanto inviava un piccolo gruppo di uomini a fare qualche saccheggio qua e là.
Per non destare troppi sospetti aveva anche fatto in modo che non tutti gli uomini vivessero al villaggio.
Molti di loro non avevano più fatto ritorno, catturati dalle sentinelle silenziose. Dagli scorpioni.
Nib aveva maledetto più di una volta il re Scorpione della valle, per averlo privato dei suoi uomini. Erano rimasti solo quei dodici.
Non che provasse affetto per i suoi compagni di viaggio, loro gli servivano e basta, erano le sue pedine, servivano unicamente per fare il lavoro sporco al posto suo e nient'altro. Se le cose fossero andate male, poi, li avrebbe volentieri sacrificati.
In quel momento però gli servivano, e il fatto che non ricevesse risposta lo stava rendendo ansioso, temendo che fossero stati catturati dai servi della bestia che accompagnava Rea.
Per lui, ogni uomo doveva trovare il proprio sistema per vivere, e lui l’aveva trovato nel brigantaggio, nel viaggiare e depredare.
Non conosceva altro, e a lui andava bene così. Non era quella la prima volta in cui si fermava per lunghi periodi in un villaggio, usandolo come copertura. Una volta che il posto non era più utile, lui e i suoi sicari lo abbandonavano, talvolta saccheggiandolo totalmente prima di lasciarlo, e, se incontravano troppa resistenza, lo facevano bruciare. Era un modo come un altro per tenere i cittadini impegnati: se il paese andava a fuoco, l’ultimo dei pensieri di quegli uomini sarebbe stato quello di seguire un gruppo di malviventi, forti e armati.
C'era scappato qualche morto. A Nib non piaceva uccidere, ma se era necessario lasciava che i suoi uomini si divertissero mettendo a tacere gli stolti che provavano a mettersi contro di loro.
Per anni aveva comandato parecchi uomini, ed era riuscito a ottenere molto oro, molta fama e rispetto fra quelli come lui. Si può dire che Nib era diventato una leggenda nel mondo dei briganti.
Nib non aveva mai fallito… fino a che non era arrivato a quel villaggio. Fino a che non aveva incontrato Rea, nessuno dei suoi piani aveva subito degli intoppi. Lui aveva sempre cercato di prendere in considerazione qualsiasi eventualità, qualsiasi imprevisto. Per questo nessuno l’aveva mai colto in fallo.
Nessuno tranne lei.
Lei, coi suoi dolci sorrisi, lei con la sua allegria e spontaneità, lei semplicemente era riuscita a fargliela sotto al naso.
Lui aveva abbassato la guardia, mai avrebbe creduto che la giovane potesse avere un legame col re Scorpione, e che potesse scoprire i suoi veri intenti.
Nib aveva visto in Rea solo l'ennesima copertura, un qualcosa da utilizzare per potersi proteggere nel caso in cui le cose non fossero andate bene.
Quella sera in cui la vide, quella sera in cui lui la scoprì, e lei capì chi lui fosse veramente, quella sera capì che si era lasciato traviare. E questo non poteva, non doveva succedere.
Non era più un impacciato ragazzino, non era più un bambino che si lasciava plagiare. Lui era un vero uomo, che non conosceva pietà o amore. Nessuno avrebbe mai potuto farsi beffa di lui. Eppure lei lo aveva scoperto.
Era ancora viva, dopo che lui l'aveva data per morta. Ed era tornata, a fianco di quell’orribile bestione.
Nib cominciava ad avere il fiato corto. Da tanto continuava a girare a vuoto in cerca dei suoi compagni. Dove erano finiti?
Cominciò a guardarsi attorno e tutto il mondo cominciò a girare su sé stesso. Stava andando nel panico, lui stava avendo una crisi, e non sapeva proprio che fare per calmarsi. Lui non era mai stato vittima dell'ansia, e quella nuova situazione proprio non gli piaceva.
Si appoggiò ansante ad un albero, quando una voce chiamò il suo nome.
- Nib, sei stanco di fuggire?
Rea sbucò da dietro un albero e lo fissò con aria di sufficienza.
Da quanto tempo era lì? Come aveva fatto a seguirlo? Era da sola o c’era anche quella bestia con lei?
Il cuore di Nib batteva all’impazzata. Si sentiva in trappola e vulnerabile. Lasciò cadere a terra il vaso che fino a quel momento si era portato appresso. La sua mente, per quanto annebbiata, riuscì a formulare piano per poter fuggire e salvarsi. Doveva però cercare di ritrovare il proprio sangue freddo, o non ce l’avrebbe mai potuta fare.
- Se ti arrendi ora sarà tutto più semplice. Ti porteremo da chi di dovere e pagherai lì i tuoi debiti. Ma non sarai solo: i tuoi uomini sono già nelle nostre mani, anche se immagino che tu ci fossi già arrivato da solo. Vi farete compagnia a vicenda. - Lei sorrise, e dietro di lei comparve un uomo molto alto dai capelli neri e la carnagione scura, pronto per portare via Nib.
- Sebbene la voglia di punirti che provo ora sia forte, abbiamo deciso di portarti al carcere, fuori dalla nostra valle. - Anche Graffias guardò con aria di sufficienza Nib.
Nib non sopportava quei loro sguardi. Per tutta la sua infanzia era stato trattato come se non valesse nulla, e quello sguardo che Graffias e Rea gli avevano lanciato, lui l’aveva sempre visto negli occhi dei suoi vecchi compaesani.
Lui, rimasto orfano in giovanissima età, senza nessuno che lo accogliesse, senza nessuno che lo amasse, era stato trattato come se non valesse niente per anni. Lasciato solo, solo con le sue sole forze.
Aveva imparato molto presto che nella vita, stringere legami era solo per i deboli. Era il modo in cui le persone senza valore speravano di poter sopravvivere.
Lui però aveva imparato a vivere. Per l’etica comune lui non era altro che un brigante, un uomo senza valore e senza onore. Ma lui era vivo. Lui stava bene. Lui era più forte di tutti loro, e anche loro lo sapevano.
Nib poteva giocare la sua ultima carta, sebbene volesse far inginocchiare quell'uomo che lo fissava con tanto disprezzo, non poteva lasciarci sfuggire quell'unica via di scampo che gli rimaneva.
- Io e te non stavamo poi così male insieme, Rea. Ti assicuro che cambierò. Dammi una possibilità. Ricominciamo. - Appena pronunciò quell’ultima parola, l'agile Nib afferrò in un lampo le mani di Rea e la strinse a sé. Graffias fece per intervenire, ma il brigante tirò fuori con abilità il coltello che portava alla cintola, puntandole la lama alla gola. Ora lui l’aveva con sé: Rea le sarebbe tornata di nuovo utile, sarebbe stata il suo scudo. La ragazza, sorpresa, provò a divincolarsi dalla presa dell’uomo, ma lui la strinse ancora di più.
- Toglimi le mani di dosso! Pagherai per quello che mi hai fatto. Per tutto quello che hai fatto e che ancora faresti se ne avessi la possibilità.
Il traditore si rivolse allora a Graffias. - Lasciatemi andare, o la ragazza farà una brutta fine.
Rea sembrava essere più scocciata che intimorita. - Prima mi hai usata come copertura, e ora vuoi usarmi come scudo per fuggire, Nib? Quanto in basso ancora puoi scendere? Non sei abbastanza uomo da farcela con le tue sole forze? - Il fiato caldo di Nib le solleticava l’orecchio, tanto da farla rabbrividire. Per il disgusto. La vicinanza con lui le faceva ribrezzo. Nib avrebbe voluto schiaffeggiarla, ma cercò di mantenere la lucidità. Un passo falso e avrebbe fallito.
- Sei sicura di volerlo scoprire, Rea? Tu non hai idea di cosa possa arrivare a fare per salvarmi la vita. - Rea, nonostante l’inaspettata mossa di Nib, non era spaventata: sapeva che Antares l’avrebbe protetta. Tuttavia, non riusciva a vederlo. Antares non era lì con loro, e quando Rea lo capì cominciò a temere il peggio. Sapeva che Graffias era in gamba, ma, di certo, essendo diventata lo scudo umano di Nib, la guardia non avrebbe mai attaccato il mascalzone.
Rea rimase immobile mentre l’odioso uomo, che lei una volta aveva tanto amato, la minacciava, e minacciava anche Graffias.
“Dove sei, Antares?” silenziosamente pregava per il suo arrivo.
Graffias fu costretto ad abbassare le armi, e così anche gli uomini che erano rimasti nascosti fra gli alberi. Graffias ordinò a tutti di farsi vedere, uomini e scorpioni. Ma di Antares non c’era traccia.
- Dov’è la bestia? - chiese Nib spazientito. Anche Rea voleva saperlo. Gli scorpioni della guardia si risentirono nell’udire quell’orribile uomo insultare il loro re. Avrebbero voluto intervenire, ma dovevano attenersi al piano, e agli ordini che Antares stesso gli aveva dato. Avrebbero dovuto obbedire a Graffias, il quale, in quel momento, restava immobile, fremendo dalla rabbia. Sconfitto e amareggiato per non essere stato in grado di proteggere la ragazza che il re gli aveva affidato.
Lui avrebbe dovuto proteggerla dalle grinfie dell'uomo che dovevano fermare. Ma incautamente se l'era fatta soffiare via dall'agile e scattante Nib, e ora la ragazza si trovava fra la vita e la morte. Se Nib avesse voluto, avrebbe potuto ferirla, o addirittura ucciderla.
Graffias non aveva scelta. Spiegò a Nib che poco prima, il re Scorpione si era recato più avanti, assieme ad altri uomini e scorpioni. Temevano che potessero esserci ulteriori intoppi nella cattura dell’uomo, per questo avevano scelto di dividersi. Rea non ne sapeva nulla. Antares aveva preferito tenere solo per sé e Graffias alcuni dettagli del piano, e lei non aveva avuto nulla da ridire al momento. In quel frangente però, si rammaricava di non essere stata messa a conoscenza di quei dettagli. Aveva paura, e sapere che cosa stava accadendo, l'avrebbe resa più tranquilla, anche se Nib l'aveva presa come ostaggio.
L'abile Nib chiese dove fosse diretto Antares, ma Graffias non parlava. L'uomo allora fece un piccolo taglio con la lama del coltello sulla guancia di lei.
- Se non me lo dici, la lama entrerà più in profondità, e non mi limiterò a toccarle la guancia. - Nib li guardò come se lui fosse stato un gigante e tutti gli altri delle piccole ed insignificanti formiche. Era tornato il più forte, sarebbe stato di nuovo vincitore. Il coltello dalla parte del manico lo aveva di nuovo lui. Graffias gemette, e glielo disse. Antares si era diretto verso nord, dato che avevano saputo che Nib e i suoi uomini avrebbero seguito quella strada prima di dirigersi verso la loro prossima meta. Il bosco sarebbe infatti stato più sicuro. Questo era quello che Chrono aveva riferito ad Antares, avendo udito gli uomini di Nib parlarne senza preoccuparsi del fatto che qualcuno potesse udirli.
Graffias non disse a Nib che la talpa era proprio il vecchio capo. E Nib non pensò che qualcuno al villaggio potesse avere capito qualcosa. Nib era certo che almeno lì fossero ancora al sicuro, al di là di ogni sospetto.
Nib non impiegò molto a decidere che strada prendere. Ai suoi uomini aveva oramai rinunciato, avrebbe tenuto con sé Rea come ostaggio, e quando non gli sarebbe più stata utile l’avrebbe abbandonata da qualche parte. O forse l’avrebbe uccisa. Sarebbe tutto dipeso da come la ragazza si sarebbe comportata con lui, e dal suo stesso umore.
Nib non era contento di come erano andate le cose. Anche se si sarebbe salvato, per lui quella era una sconfitta, una macchia sul suo nome.
Trascinò Rea per parecchi metri, minacciando Graffias e i suoi uomini che se avessero mosso un solo muscolo, lui l'avrebbe uccisa.
Rea era terrorizzata più che mai. Voleva solo rivedere Antares, e tornare al palazzo con lui.
Nib si guardò attorno, e cominciò a dire che il piano che avevano ideato era davvero da stupidi. Lui era troppo furbo per lei. Era troppo furbo per tutti. Alla fine lui l’avrebbe sempre fatta franca e nessuno l’avrebbe mai potuto fermare.
Rea non disse nulla. Sperava solo che presto la trovassero. Ubbidiente, seguì Nib sperando che Antares e gli altri li potessero raggiungere e fermare quell'orribile uomo.
Camminarono, ancora e ancora, fino a che non fu quasi l’alba. Erano entrambi stanchi e sfiniti.
- Non ce la faccio più. Oramai siamo lontani. Lasciami qui e vattene. Non ti inseguiranno mai oltre. - disse Rea ansante, accasciandosi a terra senza più forze.
L’uomo la fissò, e giocherellò col coltello che non aveva mai mollato per un solo istante.
- Forse hai ragione. Forse dovrei davvero lasciarti qui. Sei stanca, e debole. Non mi inseguiresti mai, vero? - Nib si inginocchiò e costrinse Rea a guardarlo negli occhi. Un lampo di cattiveria illuminò il suo sguardo. - Però me ne hai fatte troppe, Rea. Non posso proprio lasciarti vivere. Ho perso tutti i miei uomini, tutti i miei averi per colpa tua. Mi ci vorrà un bel po’ per rimettermi in pari… - l’uomo guardò prima il coltello, e poi tornò a fissare lei. Rea capì e fece per divincolarsi, ma era troppo debole.
- Antares… - sussurrò con le lacrime agli occhi.
- Brava, chiama il tuo amico mostro. Lui non potrà fare nulla per salvarti stavolta. - Nib rise vittorioso, e Rea chiuse gli occhi. Non aveva più le forze per ribellarsi, avevano camminato così tanto che non era riuscita nemmeno a tirarsi in piedi. Rea si stava arrendendo alla fine a cui Nib voleva condannarla per la seconda volta. Non c'erano fonti d'acqua nelle vicinanze, e i pesci non avrebbero potuto soccorrerla. I cavalli selvaggi non vivevano in quelle zone, e nemmeno loro avrebbero potuto salvarla. Antares non era riuscito a trovarla, e Rea capì che la sua fine era segnata.
Pensò che se doveva morire, doveva andarsene solo coi bei ricordi di quel mondo. Solo col ricordo di chi le aveva voluto del bene, e fatta stare bene. L’ultimo pensiero lo rivolse ad Antares. L’unico che in cuor suo avesse davvero amato, anche se all’inizio era stata dura. Anche se lui non era ciò che Rea avrebbe desiderato per la sua vita… lei lo amava.
Aspettò il colpo di Nib, ma quella lama non la raggiunse mai. La voce di Nib si spezzò, e un forte tonfo la spinse ad aprire gli occhi.
L’astuto e malefico Nib giaceva a terra, privo di vita, mentre un grosso pungiglione si staccava dal suo corpo.
Lei aveva gli occhi offuscati dalle lacrime, e Antares le si avvicinò.
- È tutto finito, Rea. - lei lo abbracciò singhiozzando.
- Ho avuto paura. - Antares lo sapeva.
- Non gli avrei mai permesso di farti del male. - Li raggiunsero anche Graffias e le guardie del re. - Ora non tormenterà più nessuno. Siamo liberi. - Rea fissò con amore Antares. Lui le aveva salvato la vita. Ancora una volta.
- Torniamo a casa, Antares? - sorrise, con le lacrime che ancora le rigavano il volto.
- Torniamo a casa, Rea.

 
L'angolo di Shera ^^


Ebbene eccoci di nuovo qui con questo nuovo capitolo.
Comincio col ringraziare so_poplez per la recensione ;), e tutti quelli che fino ad ora hanno letto il mio racconto.

Sono stata via per un bel po', ma non per mia scelta. Il mio amato portatile, dopo un onorato servizio di sei anni, mi ha abbandonata, e per ragioni ignote, al pc fisso io non riesco a scrivere XD. Revisionare sì però.
Col tablet non è andata meglio, per questo ho dovuto attendere l'arrivo del nuovo pc, che è arrivato una settimana fa.
Da lunedì ho lavorato al nuovo capitolo, e oggi ho dato un'ultima rilettura assieme al mio amore per vedere se poteva andare bene.

Oramai stiamo arrivando quasi alla fine, spero che questi nuovi sviluppi vi tengano ancora un po' incollate alla mia storia ;)

A presto ^o^


Aggiornamento del 25/08/2015
  
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