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Autore: izzie_sadaharu    24/05/2015    2 recensioni
Kagura parte per passare un mese sul pianeta Yato, ma qualcosa non va come previsto: perchè dopo tre mesi ancora non è tornata? E cosa c'entrano in questa fanfiction i pirati dello spazio Harusame? E soprattutto, cosa ci fa Mutsu su una nave pirata?
Genere: Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kagura, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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23rd March

 

Appena il campanello cominciò a trillare allegro, Elizabeth si mosse verso la porta, velocemente. Stava aspettando da tempo un carico di pantofole a forma di zampe di papera, dato che le sue si stavano logorando in fretta.
Spalancò le porte shoji pieno di aspettativa, pregustando già la sensazione delle scarpe nuove alle sue piante dei piedi delicate.
Perciò rimase estremamente deluso quando, davanti a sé, non si ritrovò il fattorino della Amazom ma quel buono a nulla del samurai permanentato, accompagnato da niente po' po' di meno di quell'inutile quattrocchi.
Rimase completamente in silenzio, senza nemmeno alzare un cartello per accoglierli educatamente. Si limitò a fissarli, immobile, gli occhi tondi carichi di rimprovero e tacito compianto.
Gintoki scambiò un'occhiata perplessa con Shinpachi, poi tentò di scansare quello pseudo pinguino dall'ingresso. «Ehm... Cercavo Zura... è qui?»
Elizabeth non parlò.
Shinpachi si schiarì la voce, poi tentò anche lui: «Ecco, Elizabeth-san, sarebbe una questione di vitale importanza... se solo potesse farci entrare...o chiamare Katsura-san?»
L'essere non meglio catalogabile non si mosse di un centimetro.
I due Tuttofare si stavano spazientendo, quando fortunatamente arrivò Katsura in persona alle spalle del ''pinguino''.
«Gintoki, Shinpachi-kun! Avete bisogno di qualcosa?»
I due annuirono, e dopo un cenno di Kotaro che convinse Elizabeth a farli passare, poterono finalmente entrare nel quartier generale dei Joui.
«Ditemi pure. È raro che veniate qui spontaneamente. Se è per unirti alla mia fazione, Gintoki, fai sempre in tempo a cambiare idea.»
Il Tuttofare non replicò, e si sedette a gambe incrociate sul tatami, davanti al kotatsu.
«Ancora non si decidono a spegnerlo, dicono di avere freddo! Eppure è quasi aprile...» bofonchiò Zura, accennando col capo al tavolino riscaldato.
«Ehm... Katsura-san...» iniziò Shinpachi, ma Gintoki lo zittì alzando la mano.
«Pattsuan, aspetta. Parlo io. Zura, ho bisogno che moderiate i toni.» La voce del samurai non si incrinò un attimo, e gli occhi di solito così inespressivi si caricarono di una grande intensità di sguardo.
«Cosa... con le azioni terroristiche, intendi?» Quando l'amico annuì, Katsura si lasciò sfuggire uno sbuffo. «Sai bene che siamo già moderati, il massimo che facciamo è intralciare qua e là il commercio degli Harusame, ma niente di serio! E poi voglio dire, che Joui saremmo se non avessimo interessi nell'ostacolare gli invasori?»
Gintoki alzò le spalle. «Lascia la violenza a Takasugi.»
Sulla stanza calò un silenzio soffocante. Shinpachi continuava a lanciare occhiate nervose da Gintoki a Katsura e viceversa, finchè non fu il moro a parlare: «È successo qualcosa, vero, Gintoki?»
Quando il riccio non rispose, riprese, come accorgendosi di qualcosa che prima non aveva notato: «Dov'è la leader?»
Questa volta fu Shinpachi a rispondere. «Katsura-san, è stata catturata dagli Harusame. Se si trovasse in un fuoco incrociato, non crediamo che sarebbe in grado di sopravvivere.»
Katsura sgranò gli occhi, stupefatto. «Com'è potuto succedere? Ce ne vuole, per prendere quella ragazzina! Dicono che nemmeno quel bastardo del ragazzo della Shinsengumi sia mai riuscito a farle un graffio, nonstante i loro litigi più che frequenti. E poi si sa che Okita è il più forte spadaccino della Shinsengumi.»
«Mentre era in giro con suo padre, non so come, è stata catturata. E pare che con lei ci fosse anche suo fratello.»
Katsura si stupì: «Ha un fratello?»
«Sì. È il capitano della settima divisione degli Harusame.» Intervenne Gintoki, pensieroso.
«Non più. Ho sentito dai miei informatori che la settima divisone è stata, come dire, ripudiata dagli Harusame.» Ribattè Katsura. «È un bel casino... D'accordo, Gintoki. Dirò ai miei di evitare scontri per un po' di tempo, ma non so per quanto riuscirò a trattenerli. Dobbiamo andare a riprendere la leader al più presto!»
I due Tuttofare annuirono gravemente. «Penso che avremo anche l'aiuto della Shinsengumi.»
Katsura borbottò infastidito: «Dalla padella alla brace...»

 

 

25th March

 

Saemon Todawa non amava più di tanto le faccende burocratiche, né tanto meno dover avere a che fare con i pezzi grossi del Tendoshuu -odiava quello sguardo inquisitore, freddo e calcolatore. Per questo commissionava i lavori di tal genere al fratello minore, Yida, il quale aveva sempre mostrato una spiccata abilità nel negoziare e conversare con persone importanti, soddisfacendo le loro domande senza rivelare mai più del necessario.
Tuttavia quel giorno era toccato a lui, ad aspettare di essere ricevuto nell'immensa nave spaziale del Governo dei Cieli.
Era lì, in piedi, che rivolgeva occhiate sfuggenti alle guardie che vigilavano davanti alla grande porta, dietro alla quale si aspriva uno spazio enorme, luminoso e vagamente inquietante, circondato da seggi svettanti. E sui quei seggi... Saemon rabbrividì impercettibilmente. Preferiva non pensare a quegli esseri così potenti e pericolosi.
«Può entrare, signor Todawa.» Annunciò una delle guardie. Gli aveva rivolto uno sguardo penetrante e glaciale, da due occhi le cui iridi erano praticamente trasparenti. Perfetto, si trovò a pensare Saemon, se le guardie sono così, non oso pensare ai capoccioni che sono là dentro.
Trasse un profondo sospiro e varcò la porta. Fu subito investito da una luce fortissima, che lo abbagliò e che gli impedì di vedere per qualche minuto.
Quando riuscì a mettere a fuoco l'interno della stanza, riconobbe gli altissimi seggi e la piattaforma sulla quale dovette salire.
Proprio da uno dei seggi giunse una voce profonda e cavernosa: «Saemon Todawa, è la prima volta che ci vediamo in persona. Solitamente veniva tuo fratello, vero?»
L'uomo annuì, cercando di ingoiare il groppo in gola.
Il Tendoshuu continuò: «Beh, questa volta avevamo bisogno di parlare con il capo effettivo della fazione Rakuen no Chi*. Per questo ti abbiamo convocato.»
Seguì una pausa di silenzio, in cui Saemon non osò parlare. Quando l'alieno riprese a parlare, si irrigidì e rimase ad ascoltare con il cuore in gola. «Solitamente non parliamo volentieri con quelli che siamo soliti considerare nostri nemici. Ma vedi, la vostra fazione potrebbe rivelarsi alquanto utile, e direi che potremmo giungere ad un accordo, no? O almeno, tuo fratello ci sta provando. Comunque, non è per parlare di questo che il Tendoshuu ti ha convocato oggi. Immagino tu abbia sentito che Katsura ha optato per un'azione più moderata nei confronti degli Harusame... beh, in un'occasione normale non potremmo che esortarvi a fare altrettanto; tuttavia, abbiamo piani lievemente diversi per il tempo attuale...»

 

 

 

 

 

 

* Rakuen no Chi: se Google Traduttore non mi inganna, vuol dire 'sangue del paradiso'. A vedere così penso sia giusto, perchè chi=sangue, no=genitivo e Rakuen mi suona di paradiso, ma non si sa mai!

 

 

 

* ANGOLO AUTRICE *

Sono tornata gente!
Dopo la settimana in Sicilia e la settimana dopo passata a studiare per le ultime interrogazioni, finalmente sono riuscita a ultimare questo capitolo, cosa di cui sono immensamente felice!
Comunque, spero che vi sia piaciuto! Io filo a guardare un episodio di Hannibal, ovviamente dopo avervi ringraziati tutti, come al solito!
Alla prossima,
Is :)

 

 

 

 

 

   
 
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