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Autore: nobodyishopeless    24/05/2015    1 recensioni
Arianne ha diciasette anni e paura del cancro. Arianne ha una cotta per Mattia che inizialmente ignora, ma quando lo verrà a sapere se ne approfitterà. Andrea è amico di Carlo, il fratello di Arianne, Andrea ha ventisette anni e ha perso la testa per Arianne che non sembra accorgersene.
-Dal primo capitolo-
Era l’Italia corrotta, era l’Italia dell’insoddisfazione e della rivolta, era l’Italia dell’afa estiva che appiccica i vestiti ai corpi, era l’Italia del futuro invisibile, era l’ Italia della tecnologia, era l’Italia della crisi, era l’Italia delle canzoni dei Modà ad ogni Sanremo, era l’ Italia degli amori sbagliati, era l’Italia dei giudizi continui. Era l’Italia in cui vivevo i miei diciassette anni.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo XIV
 
“L’amore è il nostro vero destino, non troviamo il senso della nostra vita da soli, lo troviamo assieme a qualcun altro.”
- Thomas Merton.


Due anni dopo.
 
Arianne.
 
Me ne stavo a letto da dieci minuti a fissare la sveglia sul comodino aspettando con angoscia che suonasse, appena scattarono le otto la mia attesa terminò, spensi la sveglia e mi alzai con fatica dal mio letto. Avevo dormito pochissimo per l’ansia e fui sollevata quando, guardandomi allo specchio, notai che non avevo occhiaie più profonde rispetto al solito. Mi tolsi la t-shirt e mi infilai il reggiseno. Faceva ancora male vedere il mio seno, consapevole che fosse finto, ed era evidente.  A diciannove anni avere il seno finto era ancora una vergogna per me. Ma infondo, meglio aver dovuto fare una mastoplastica piuttosto che dover morire. La chemioterapia era servita a poco, e i dolori, la debolezza e le nausee erano riusciti solo a farmi perdere un anno di scuola. E oggi era il momento della verità,  oggi avrei sostenuto l’esame orale per la maturità, e finalmente avrei preso il diploma, in ritardo rispetto ai miei coetanei, e anche se sapevo che  non era colpa mia, era infelice lo stesso la mia situazione.
Mi vestii in fretta e andai in cucina dove mia madre aveva già preparato la colazione, il nostro rapporto era migliorato da quando mi ero ammalata, forse proprio grazie alla mia malattia era migliorata.
Carlo era seduto a tavola e leggeva il giornale mentre sorseggiava una tazza di caffè.
-Ehi, pronta per oggi?- domandò con voce squillante non appena mi vide.
-Mai stata più pronta!- esclamai sorridendo.
-Brava! Ti voglio bella energica.- mi disse sorridendo.
Annuii mentre mi versavo i cereali nel latte freddo.
-Vedrai Andrea più tardi?- domandò con un  sorriso.
Ci avevano messo molto ad  accettare la nostra storia, soprattutto mio fratello, la grande differenza di età  e il fatto che fosse un suo caro amico erano le motivazioni principale che spingevano a detestare noi due insieme. Avevano anche litigato, litigato di brutto. Andrea aveva dovuto giurare, con un labbro spaccato e un ematoma sotto il petto, aveva giurato che non mi avrebbe mai toccata e che non avrebbe mai cercato di venire a letto con me, e soprattutto aveva giurato che non mi avrebbe mai fatto soffrire. Conoscevo mio fratello, e sapevo che lui non aveva mai creduto ai suoi giuramenti, ma l’idea di aver fatto tutto ciò che poteva per proteggermi lo aveva messo a posto con la coscienza e dopo qualche mese che ci vedeva assieme, aveva rinunciato a farci la guerra e aveva approvato in modo silenzioso la nostra relazione.
Io e Andrea  facevamo l’amore, ma non mi aveva mai forzata ed ero contenta di aver perso la verginità con lui, per molte mie compagne di classe e amiche, e anche per mia sorella, la perdita della verginità era un argomento delicato e un brutto ricordo, ma per me non era così, anzi, era stato perfetto, fatto ridendo senza farmelo pesare. Era successo d’estate dopo la mastoplastica, Andrea era convinto che campeggiare qualche giorno sulla spiaggia mi avrebbe aiutato, che respirare l’aria di mare avrebbe sconfitto la depressione lasciata dalla mia malattia e avrebbe notevolmente contribuito a riprendermi anche fisicamente. Ma io sono sempre rimasta convinta che la cosa che, in quella vacanza, aveva giovato di più alla mia salute fisica e mentale, non fu il profumo di salsedine e il rumore delle onde, ma la presenza di lui. Una delle ultime notti, vicini nella tenda blu, sopra i sacchi a pelo era successo e mi aveva cambiato la vita. Ero stata io a volerlo, per questo forse mi era piaciuto così tanto.
Guardai Carlo e sorrisi.
-Sì viene a prendermi verso le dieci quando avrò finito l’esame, tanto oggi è il suo giorno libero.- risposi solare.
- Bene, avete progetti per l’estate?- chiese ancora mio fratello.
- Parlavamo di andare un paio di settimane in Sicilia, a rilassarci un po’, a Messina, il mare è così bello laggiù.- risposi lavando  la mia ciotola.
Dopo essere andata in bagno presi la borsa e le chiavi della macchina ed uscii. I nonni mi avevano regalato una bellissima cinquecento azzurra, ne andavo matta, anzi forse era una delle cose che mi permetteva di non impazzire, quando in casa mi sentivo soffocare.
Arrivai davanti alla scuola piuttosto in anticipo e mi sedetti sulle panchine fuori sfogliando il quaderno con gli appunti di filosofia e storia, le materie su cui mi sentivo più insicura. Una mia compagna di classe uscì dalla scuola con un sorriso guardando il cielo, poi mi vide e si fermò con me a chiacchierare. Mi parlò dell’esame e di quali interni fossero più stronzi, mi diede qualche dritta che apprezzai molto. Ma non passò molto prima che arrivasse il mio turno e con un bel respiro entrai nella classe, dove la commissione mi attendeva assetata di sangue.
 
 

Andrea
 
Quello era un gran giorno per Arianne ed ero contento che capitasse nel mio giorno libero in modo da poter stare con lei il più possibile. Ne avevamo passate così tante insieme, il suo cancro, Carlo che si era opposto alla nostra storia, la sua bocciatura, e anche il ritorno di Mattia. Quest’ultimo era forse il ricordo che mi faceva sentire più soddisfatto e consapevole di quanto lei mi amasse.
Mattia era tornato in un giorno di autunno mentre si scatenava un temporale, era venuto a casa di Arianne, bagnato fradicio mentre noi stavamo guardando Il grande Gatsby alla televisione sotto una coperta di pail. Lo avevo ammirato quando, nonostante ci fossi io presente, aveva confessato ad Arianne che l’amava e che era pronto per stare con lei. Ma Arianne si arrabbiò molto quella sera, gli gridò contro tutto ciò che pensava, pensieri più che giusti. Lo rimproverò perché non c’era stato quando stava male, alla prima occasione l’avrebbe abbandonata di nuovo. Per non parlare del fatto che lei non provava più niente per lui, ora che si era innamorata di me. Mattia se n’era andato  con la coda tra le gambe e probabilmente con il cuore infranto, ma io ero diventato un uomo nuovo, pieno di consapevolezza, pieno di nuova vita. Avevo avuto paura all’inizio della relazione fra me e Arianne, perché la presenza di Mattia la sentivo ingombrante, come se fosse ancora nei suoi pensieri e questo mi aveva reso insicuro, talvolta intrattabile e scontroso e per questo ragione di numerosi litigi e sbalzi d’umore anche sul lavoro. Avevo paura che lei se ne andasse per tornare da lui, che i suoi sentimenti per Mattia fossero rimasti gli stessi, ma non era così e ora stavamo più che bene.
Mi feci una doccia e la barba, e mentre mi fissavo allo specchio notavo i segni della vecchiaia incombere su di me, avevo compiuto  29 anni da quasi cinque mesi e ogni tanto pensavo alla necessità di costruirmi una vita, ma non osavo mai parlarne, perché Arianne era molto giovane, a diciannove anni si ha ancora voglia di sentirsi completamente liberi e di divertirsi. Quando ne parlavamo lei mi diceva che era più che soddisfatta di rinunciare a un piccolo pezzo di libertà per essere felice come lo era con me.
Fu Carlo ad accompagnarmi a scuola di Arianne e mi lasciò anche una busta che conteneva la lettera dell’università, che conteneva la risposta per l’ammissione ai corsi.
Arrivai puntuale alla scuola, dopo pochi minuti vidi la mia ragazza, con i capelli lunghi illuminati dal sole, con un sorriso e gli occhi puntati nel cielo, stretta nel suo vestito con i fiori rossi . Poi mi vide e stringendosi la borsa cominciò a correre verso di me per poi saltarmi addosso, l’afferrai per i fianchi e la riempii di baci. Vederla felice era gratificante e mi riempiva il cuore. La misi giù e ci sedemmo su una panchina, mentre continuava a darmi dei baci tenendomi il viso delicatamente.
-Come è andata bimba?- le domandai.
-Benissimo amore! Quello di filosofia voleva mettermi in difficoltà, ma è andata benissimo.- rispose con un gran sorriso.
-Sono contento, ne ero sicuro.- le dissi. Poi tirai fuori la busta dalla giacca.
-Bimba… ehm Carlo mi ha fatto avere questa è arrivata un’ora fa, dall’università.- le dissi porgendole la busta. Lei la guardò e la prese insicura.
-E se non sono stata ammessa… io non ho un piano B.- mi confessò la sua paura.
-Ci penseremo se sarà così, ma avevi studiato moltissimo per il test vedrai che sarà andata bene, potremmo continuare a discutere oppure aprire la busta, insieme.- cercai di tranquillizzarla io.
Arianne prese un gran respiro e si fece coraggio, con le mani tremanti aprì la busta e ne estrasse il foglio piegato. La guarda mentre lo dispiegava e quando rimase a fissare il testo con gli occhi castani che si muovevano veloci e un sorriso ancora più grande sul suo viso si formò poco a poco.
-Mi hanno presa.- mi disse calma guardandomi negli occhi, per poi saltarmi al collo e baciarmi di nuovo. La strinsi forte e mi alzai con lei in braccio facendola saltare tra le mie braccia, ma tenendola forte.
Poi andammo a pranzo in un localino carino, lei non faceva che parlare dell’università, di come il corso di psicologia fosse il suo sogno da quando aveva quattordici anni.
Mentre mangiavamo mi feci coraggio e le confessai la mia proposta.
-Arianne, dato che sei entrata a Psicologia e che la facoltà è a solo un paio di isolati dal mio appartamento, ti andrebbe di trasferirti da me?- le chiesi. Arianne sorrise e mi guardò.
-Volevo proprio che me lo chiedessi.- rispose allegra.
-Davvero? Ma non ti spaventa?- chiesi ancora stupito.
-Perché dovrebbe? Io ti amo.- replicò lei con ovvietà.
-Ti amo tanto anche io, e sai perché?- le dissi, lei negò con la testa.
-Perché tu hai lottato, hai vinto e hai sofferto, ma non ti sei arresa mai!.

 
Questo è l’ultimo capitolo della storia, spero che sia piaciuta, grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto e sono rimasti fino a qui. Scusate per il ritardo, ma ho avuto un lunghissimo blocco e piuttosto che scrivere stupidaggini tanto per scrivere, ho aspettato di sbloccarmi. Baci, Mar.
 
 
 
 
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