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Autore: Milla Renzi De Medina    24/05/2015    1 recensioni
Rustico scopre che le strabilianti e fantasiose storie del padre sono realtà... forse fin troppo
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Come era stato possibile? Questa domanda rimbombava nella mia mente per l’ennesima volta.
Come era stato possibile? Mi diedi di nuovo dell’idiota da solo per non essermi accorto prima dei segnali di pericolo, ma era inutile ora che ci trovavamo in quel sotterraneo umido, freddo e fatiscente, in catene e denutriti.
 
Quando eravamo arrivati in quel villaggio vicino al fiume era per partecipare ad una fiera che, sapevamo, si sarebbe svolta poco distante.
Chiedemmo ospitalità, venimmo accolti con malagrazia e ce ne stupimmo dato che di solito l’accoglienza era calda, ma non ci badammo. In fondo potevano esserci molti motivi fra cui la magrezza dei raccolti o un lutto particolarmente sentito. Ci accampammo tranquillamente.
Un altro dettaglio al quale non avevo fatto caso subito era la stanchezza negli occhi di alcuni e la rilassata cattiveria negli occhi di altri … come se i primi fossero sotto il controllo e la continua minaccia dei secondi. E poi c’erano poche donne, tutte con le occhiaie e mai da sole e i bambini erano silenziosi.
Avrei decisamente dovuto insospettirmi, ma impiegai un paio di giorni ad accorgermi dell’aria di terrore che regnava.
Un paio di giorni furono sufficienti.
Il giorno nel quale avevamo deciso di partire, era troppo tardi.
 
Colpirono con l’abilità e la velocità tipiche dell’abitudine. Si divisero in due gruppi: il primo impegnò noi, il secondo prese in ostaggio i nostri bambini. Quando ce ne accorgemmo era troppo tardi.
Ci intimarono la resa.
Ci arrendemmo.
Non potevamo fare altro.
 
Con calma e metodo disarmarono e incatenarono tutti.
Io fui quello trattato peggio.
Ovviamente.
Ero il capo e dovevo essere l’esempio per tutti. Forse si aspettavano che urlassi o che mi lamentassi, ma l’unica cosa che feci fu quella di stare in piedi più a lungo possibile   e rialzarmi ogni volta in cui cadevo.
Il loro obbiettivo era quello di dimostrare che potevano spezzare la mia gente tramite me, il mio era di dimostrare loro che non ci sarebbero riusciti: ci avevano fatti prigionieri, ma non ci avrebbero spezzati.
Non avrebbero spezzato me.
Non dovevo essere forte solo per me, ma anche per tutte quelle vite che mi si erano volontariamente affidate. Sapevo che non sarebbe stato facile farlo. A darmi forza furono loro, Ryan e Jana.
Soprattutto Jana.
 
Non seppi mai come aveva fatto, ma la sognai ed ebbi la forte sensazione che fosse reale. Mi diceva di farmi forza e che ‘qualcuno’ sarebbe arrivato presto. Sperai che –chiunque fosse- si sbrigasse.
Sapevo che –nonostante tutto- mi stavo spezzando. Maledizione. Sperai che i miei carcerieri non se ne accorgessero, perché allora non mi avrebbero lasciato un momento di tregua.
“chiunque tu sia ‘qualcuno’ muoviti! Non mi interessala tua identità, ma salva la mia gente. Non mi interessa se salvi anche me, ma salva loro … ti prego salvali!” pensai angosciato.
 
Nel momento in cui l’ultima crepa stava per cedere definitivamente ‘qualcuno’ arrivò.
Mi stupii di non aver capito prima chi sarebbe arrivato. Era evidente, nessun altro sarebbe stato abbastanza folle. Morten. Milla. Ryan.
 
Per un momento l’istinto paterno mi fece sperare che nemmeno si fermasse in questo villaggio maledetto, poi mi resi conto che non sarebbe mai stato possibile. Ryan non abbandonava nessuno, in fondo aveva salvato il Ladro Nero.
Sperai solo che avesse un piano e che fosse di Milla o di Morten … beninteso, mio figlio aveva coraggio da vendere, ma non poteva certo definirsi un paziente e prudente stratega.
 
Sentimmo dei rumori e capii che quello sarebbe stato il momento della liberazione o della sconfitta definitiva.
 
La fortuna ci arrise e vidi Morten. Attese che la vista si adattasse al buio e venne verso di noi. Ci vide e tornò indietro in allerta. Sentimmo un sibilo.
“Sono io!” era una voce che avrei riconosciuto ovunque.
“tu sei Ryan. Il Giubba Rossa. È incredibile che ci troviamo di nuovo sulla stessa strada, non trovi?”
Ryan si guardò intorno e sentii la sua rabbia ribollire. Sciolse le nostre catene. Letteralmente.
Nei loro occhi era evidente la stessa domanda che aveva tormentato  me molto a lungo. Come era stato possibile?
Raccontai loro come era andata. In un momento di mia incertezza, Morten, nervoso, intervenne “insomma chi avevano con sé? E cosa dobbiamo aspettarci adesso?”
Rabbrividimmo.
Alla fine parlò Shanka “Carnarogh. Gli spiriti vivi”
 
In quel momento arrivò Milla con un’espressione corrucciata. Ryan rilassò le spalle.
La ragazza ci informò che c’erano 40 cercatori armati e 5 carnarogh.
 
Dopo qualche momento di riflessione mio figlio ci disse che avremmo attraversato il fiume. Gli feci notare che non c’erano imbarcazioni e Milla puntualizzò che non avremmo potuto passarlo a nuoto.
Fu Morten a trovare la soluzione: avrebbe fatto un ponte di ghiaccio.
Fummo fermati dall’esclamazione inviperita di Saija “e quindi sarebbe questo il piano? Scappare?”. A quel punto la preoccupazione paterna salì alle stelle “e voi come farete con 40 uomini armati e quei … carnarogh?”
Il ragazzo mi guardò, apparentemente tranquillo: se non ci avessero scoperto, non ci sarebbe stato bisogno di combattere. “hanno cercato di drogarci per renderci inoffensivi perché non volevano scontrarsi con noi” aggiunse.
“ci avevano presi per degli sciocchi se credevano che saremmo caduti in una trappola tanto banale” lo riprese Milla.
“no. Ci hanno presi solo per dei giovani e inesperti” fece presente Ryan con l’aria di chi la sa lunga. In effetti era stato spesso sottovalutato. Lo capivo perfettamente. In fondo ero pur sempre suo padre e questa caratteristica non la aveva certo presa da sua madre.
“bhe questo mi piace ancora meno” puntualizzò la ragazza.
Probabilmente mio figlio avrebbe fatto -come suo solito- una battuta qualche sarcastica, ma fu interrotto da Morten “invece dovrebbe piacerti. Meglio essere sottovalutato che sottovalutato. Ci sono dei vantaggi indiscutibili”. Quel ragazzo era molto saggio
 
Cominciammo a preparare la fuga e ci armammo. Mentre mi stavo assicurando un’ascia da carpentiere al fianco, sentii Shanka esclamare “non ce la farete da soli. Resterò con voi.” Saija concordò. Ryan per nulla. Sarebbe servito qualcuno a proteggere quelle persone emanciate e confuse. Intervenni.
“è vero. Andate voi con la mia gente e coi sopravvissuti di Anok. D’ora in avanti anche loro, se vorranno, saranno considerati dei nostri. Resterò io con il Guerriero, l’Arciere e il Ladro”
“no. È la tua gente. Andrai tu con loro” replicò Saija.
“ricorda cosa hai detto quando ti sei unita ai girovaghi, ragazza. Hai accettato di prendere ordini da me, e questo è ciò che ti ordino di fare” Forse fui duro con lei, ma volevo stare con mio figlio e proteggerlo giacché potevo.
“tu dovresti seguirli. Per sicurezza.” Stavo per replicare, ma mi fermarono la preoccupazione nella sua voce e il fatto che non fossi io il destinatario: Ryan stava parlando con Milla, la quale –semplicemente- negò. Mio figlio riprese a parlare, più in ansia di prima “ma prometti che resterai vicino a Mort e al fiume e che correrai dall’altro lato quando te lo chiederò. E senza esitare”
“va bene grande capo” accettò a malincuore lei.
 
Terminammo i preparativi e ci avviammo, ma mi servivano più informazioni.
“carnarogh … non ne ho mai affrontati prima di essere rinchiuso qui. Mi hanno colpito alle spalle e non li ho nemmeno visti. Non so come combattano, né cosa siano esattamente. Ragguagliami” usai un tono asciutto, invitandolo a non perdersi in giri di parole. Il nostro gruppo –pensandoci- poteva incorrere in un solo problema: eravamo in troppi ad essere troppo abituati all’altrui obbedienza.
Milla e Ryan, con sommo imbarazzo di entrambi, risposero in rapidissima sequenza, dando l’impressione che si fossero messi d’accordo
“è gente il cui tempo è stato manipolato” disse lei
“se non fosse del tutto assurdo ti direi che sono delle specie di zombie” soggiunse lui con una luce triste nello sguardo.
Il ragazzo stava pensando alle ore trascorse con me davanti i videogiochi sugli zombie, ne ero sicuro. Dovevo dire qualcosa, e alla svelta.
“sembri conoscerli bene”
Ryan assentì soltanto. In quel momento fui certo che il Guerriero li avesse già affrontati e che Ryan stesse pensando ancora al suo perduto padre. Ne fui quasi commosso, poi ripresi in controllo delle mie emozioni … in fondo non era certo il momento per lasciarsi andare.
Frattanto il Guerriero aveva riacquisito l’uso della parola “ce n’era uno fuori poco fa che deve avermi visto atterrare Roth. Se tenta di fermarvi, lasciatelo a noi e giuro che potrà riposare in pace … chiunque sia”
 
Fummo riscossi dalla nostra conversazione da un sussurro allarmato di Milla “si muovono”
Tanto bastò.
“direi che abbiamo aspettato fin troppo. Diamo il via alle danze. Buona fortuna a tutti. Ne avremo bisogno”
Stavo per pronunciare le stesse identiche parole di Ryan. Mi trattenni dal ridere … avrei dovuto dare troppe spiegazioni dopo e -sinceramente- non ne avevo nessunssima intenzione.
 
Morten era arrivato al fiume e ne stava esaminando le anse, in cerca del punto migliore per il ponte. Aiutato dai capovillaggio trovò in fretta il luogo idoneo e gelò il passaggio. Le persone cominciarono lentamente e timidamente a passare dall’altra parte.
 
Percepii un cambiamento in Ryan, che guardò allarmato un punto vicino al fiume. Si rivolse a Milla in un sussurro “va da Morten!” poi spense le torce dei cacciatori. Il Ladro urlò un ordine. “giù!” Fortunatamente ubbidimmo immediatamente. Sopra le nostre teste fischiò una lancia. Uno dei miei venne colpito e morì sul colpo. Ringhiai frustrato. Avevo promesso di proteggerlo e avevo fallito.
A riscuotermi fu l’urlo preoccupato di Ryan “va da Mort!” non era riferito a  me, ma alla coraggiosa rossa che avevo di fianco.
Stavolta lei ubbidì senza fiatare.
 
Mentre lei partiva, noi ci allontanammo ed incappammo nei primi cacciatori, che uccidemmo in fretta.
Purtroppo non potevamo permetterci di avere pietà: loro erano troppi e noi troppo pochi …
Quando i cacciatori si accorsero di non poter battere il Guerriero del Fuoco, si avventarono su di me. Era la cosa più sensata e ne fui sollevato: più cacciatori attaccavano me, meno avrebbero attaccato lui.
Appena il ragazzo si accorse della situazione, venne in mio aiuto incenerendo una cassa. Cenere si alzò al suo comando e accecò i cacciatori, Scintille si attaccarono crepitando una risata crudele alle loro vesti e Fiamma attaccò le loro carni.
Mi resi conto dell’intesa spontanea che si era stabilita e ne fui orgoglioso. Di nuovo la sua voce mi riscosse dai miei pensieri.
“va e attraversa il fiume” c’era una nota di allarme nella sua voce “porta tutti con te. Vi raggiungerò. Contro questi tu non puoi sopravvivere e io … so cosa devo fare”
La sua voce si era indurita man mano che parlava.
Dovetti accettare “che il fuoco sia con te ragazzo” e me ne andai.
Come già detto il ragazzo aveva fegato.
 
Arrivati dall’altra parte del fiume, non potemmo che attendere. Fu un’attesa spossante, comunque sperai che non finisse mai.
Ovviamente l’attesa finì.
Dai viottoli uscirono tre carnarogh, ma nessuno attaccò. Ne vedemmo un quarto ruzzolare giù dalla finestra. Con un rapido arco di Bretaren, Ryan lo uccise e lo carbonizzò.
 
In quel momento successe una cosa che mai mi sarei aspettato e che distolse la mia attenzione persino dal combattimento: Milla si era appesa al mio braccio per il panico.
Da fuori probabilmente non doveva essere così evidente, ma ero abituato ad essere un ottimo osservatore e Milla era sull’orlo delle lacrime. Cercai di consolarla, mentre mi chiedevo perché mai fosse venuta proprio da me. Non volevo che quel contatto si interrompesse, evitai di chiederglielo.
Sapevo che la ragazza doveva essere davvero a pezzi per aver chiesto consolazione.
 
La nostra attenzione fu richiamata da un tonfo pesante: Ryan era caduto e si stava dimenando sotto il peso di due carnarogh. Uno di questi gli aveva morso la mano. Fu il mio momento di appendermi a quella ragazza per la preoccupazione, ma non la trovai.
 
La ragazza aveva lasciato il mio braccio e si era lanciata sul ponte di ghiaccio, ormai quasi totalmente liquido, con il terrore negli occhi.
Avrei potuto fermarla, avrei dovuto fermarla, Ryan mi avrebbe chiesto di fermarla. Non la fermai. Non volevo farlo. Aveva combattuto le sue stesse paure per salvare il suo non-fidanzato, nonché testa calda, nonché guerriero del fuoco, nonché mio figlio.
Grazie al suo intervento, Ryan uccise l’ultimo carnarogh e non c’erano più cacciatori in vista.
Sospirai di sollievo: erano salvi.
 
Sentii un rumore simile a quello dei servitori di Arve, ma non poteva essere, vero? Spuntò l’ultimo carnarogh insieme agli ultimi cacciatori. Quasi svenni per la preoccupazione. Il Guerriero del Fuoco era l’unico che poteva configgere gli Spiriti Vivi, ma Ryan era ormai troppo stanco. Erano perduti.
 
Un turbine di vento mi atterrì, poi mi risollevò il morale: il Guerriero del Fuoco non era l’unico a poter sconfiggere i carnarogh.
 
Era arrivato il Cavaliere dell’Aria.









ottagonino dell'autrice
ossequi!
spero che questo capitolo vi sia piaciuto e vi prego di perdonarmi per i miei oltri peccati (un abbraccione e sinceri complimenti per chiunque abbia capito la citazione) per il ritardo enorme...
ho solo più una idea alla quale sto lavorando per il capitolo successivo, per il resto sono aperta alle richieste ( avanzatene perchè mi diverto a scrivere, ma non so che narrare (; )
un ringraziamento a chiunque legga (putroppo non posso ringraziare chi recensisce... -.-")
Milla
   
 
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