Capitolo
7:
The
Lion’s Pain
“Sono in un mare
di guai” pensò Shawq mentre
richiudeva la porta della sua stanza alle sue spalle. Era quella la
verità.
Quante possibilità aveva di vincere un vero duello con quel
tipo dall’aspetto
tutt’altro che rassicurante? Di certo non sarebbe riuscita a
sorprenderlo
un’altra volta, lui non lo avrebbe permesso.
Lo aveva inquadrato subito,
il suo assalitore:
non era di certo uno di quelli a cui piaceva essere fregati due volte
in uno
stesso giorno. Per questo aveva scartato immediatamente la
possibilità di una
fuga precipitosa, oltre per il fatto che il suo fisico non avrebbe
retto ad
un’altra giornata data alla macchia e, la donna ne era certa,
il suo
inseguitore non sarebbe stato disposto ad una nuova dimostrazione di
prodezze
letterarie degne del miglior dongiovanni del quartiere, sempre che come
tale
potesse definirsi il foglio liscio che teneva in mano.
In
un
attimo strappò il biglietto e in un gesto di stizza ne
gettò i frammenti sul
pavimento lurido, augurandosi di poter fare lo stesso anche con colui
che
l’aveva scritto. Non
c’era bisogno di
dirigersi verso la finestra per sapere che lui era già
lì sotto ad aspettarla;
sentiva i suoi occhi puntati sulle imposte accostate, immaginava la sua
espressione di autentico divertimento nel farla sentire in trappola,
come un
leone gioisce vedendo la sua preda tremare di terrore mentre cerca di
rimettersi in piedi sulle sue zampe fratturate.
Non
era
da lei avere paura. In effetti, non avrebbe nemmeno dovuto provare quei
sentimenti che nel profondo lei non era mai riuscita a sopprimere del
tutto.
Perché in
realtà lei credeva che nemmeno il
leone sul punto di finire la sua vittima riuscisse a non provare
compassione
per essa.
Dei
passi sulle scale. Distrattamente pensò che se mai un giorno
avesse fatto
ritorno in quella locanda che sapeva di vino andato a male avrebbe
dovuto evitare
di procedere salendole. Troppi scricchiolii.
Si chiese se non fosse solo il suo udito troppo allenato.
Dei
colpi sullo stipite. Uno, due, tre. Ecco il Destino che bussava alla
sua porta.
Silenzio.
Interminabili istanti che si trascinano all’infinito. In quel
momento Shawq
rimpiangeva la sua vita nell’oasi, dove nemmeno di notte il
mondo era così
distante e zitto. Ma perché non la apriva quella maledetta
porta?
Ed
ecco
che infine le sue preghiere sono esaudite. Lentamente osserva una
sottile
striscia di luce lacerare la penombra, poi un raggio di sole
abbacinante la
colpisce in pieno viso, lasciandola cieca per un secondo. Vulnerabile.
Quando
fu di nuovo cosciente di avere due occhi, la giovane li posò
sulla figura che
ora eclissava di nuovo la stella del cielo diurno. Era giunta la sua
ora. Shawq
lo sentiva, se lo sarebbe immaginato peggiore.
La sagoma giocherellava
impaziente con una
semplice carta, una di quelle che lei era solita utilizzare nei suoi
giochi di
prestigio prima di essere portata via da casa sua. Chissà,
forse quell’angelo
delle tenebre era venuto a farle un ultimo dono, riportandole almeno
uno dei
suoi assi, prima di portarla definitivamente via con
sé…
Nemmeno
il tempo di terminare quel lieto pensiero e la ragazza era
già stata atterrata
dalla forza del suo avversario. Persino lui sembrava sorpreso: forse
non si
aspettava di non incontrare alcuna resistenza.
La
verità era che lui era il solo ad aver voglia di lottare;
lei non ne aveva più motivo.
Aveva perduto la sua famiglia ormai da tempo, era stata trascinata a
forza in
una terra straniera senza aver mai potuto rivedere casa sua, aveva
distrutto
l’unica parvenza di una
vita felice…
Perché continuare? Forse finalmente avrebbe potuto
riabbracciare i suoi cari.
Shawq
scosse debolmente la testa, mentre le lacrime cominciavano a rigarle le
guance.
No, lei non li avrebbe mai più rivisti. La sua gente di
certo era in un luogo
in cui lei non avrebbe mai potuto raggiungerli, quello che alcuni
chiamavano
Paradiso. Se tutto questo esisteva, e se solo coloro che avevano
l’anima
candida come la neve potevano varcare i suoi luminosi cancelli, lei non
vi
avrebbe fatto parte. Il sangue di troppe persone macchiava la sua
coscienza.
Non
aveva mai visto la neve…
Il
suo
assassino, probabilmente interpretando il suo momento di disperazione
come un
vano tentativo di opporsi, attenuò per un momento la presa
sul suo collo.
Qualcosa
in quegli occhi lo fece esitare. Non vi leggeva paura, né
rabbia, né odio. Solo
un’ immensa tristezza. Tristezza e una muta richiesta di
aiuto. Aiuto?
Possibile che quelle lacrime fossero riuscite a ridestare qualcosa di
nuovo nel
suo spirito, qualcosa di antico, qualcosa di molto più
profondo della notte più
buia?
Perché
anche il crudele leone prova pietà per la gazzella
agonizzante…
*******
Ciao
a
tutti!
Eccomi
di
nuovo qui dopo il lunghissimo periodo di vacanza alle
Barbados...magari. Lo so,
è imperdonabile. Mesi e mesi e mesi di mancanza di
aggiornamenti. Mi scuso
profondamente. Il
fatto è che
in questi mesi ne sono capitate di tutti i colori, dal mio braccio
quasi rotto
cadendo da cavallo al mio 5- - nel tema di italiano- che non meritavo
assolutamente.
Lo
so, non
ci sono scusanti.
Ecco
a voi
il mio nuovo capitolo.
La
mia Shawq
sta prendendo davvero una brutta piega, una via di mezzo tra
un'assassina alle
Dubhe (la protagonista delle Guerre del Mondo Emerso, la saga di Licia
Troisi)
e una...lo scoprirete leggendo i prossimi capitoli. Non penso di
pubblicarne
ancora molti, per intenderci non credo che riuscirei a scriverne una
quarantina
o giù di lì come fa tanta gente, che
personalmente ammiro molto per la costanza
e soprattutto l'inventiva, cosa che a me non manca-quando
però sono carente
della voglia di metterla per iscritto. Non so neanche che genere di
rapporto si
potrebbe instaurare tra il mio "ibrido" e uno come Hisoka, che non mi
sembra affatto il tipo da smielosa storia d'amore.
Non
so, sono
molto indecisa, magari fatemi sapere cosa ne pensate. Potrei
accontentarvi. Amo
il rischio.
Al
prossimo
capitolo!
P.s:
mettetevi il cuore in pace, gentili frequentatori delle mie storie,
credo che
anche il prossimo capitolo avrà bisogno di un lungo periodo
di tempo per essere
ultimato … ma non vi scoraggiate, o miei prodi guerrieri,
prima o poi arriverà!