Era iniziato tutto come un allegro pic-nic in compagnia.
E si era trasformato in una tragedia.
Per il suo ego, se non altro.
«Tesoro,
Mina e Kunzite hanno chiesto se ci va di unirci a loro al
barbecue, domani. Ci saranno anche gli altri» disse Mako una
sera, mentre si
trovavano entrambi sul divano, uno con un pacco di compiti in classe da
correggere e l’altra con uno spesso libro di botanica e un
evidenziatore per
sottolineare le cose importanti.
L’uomo
alzò vagamente lo sguardo, ancora concentrato sul tema che
stava leggendo. «Barbecue? Domani? Ma devo
lavorare…»
«Domani
è il 29 aprile, non si va a lavorare. Te ne sei
scordato?»
gli fece presente la ragazza, scrutandolo per vedere se fosse davvero
presente.
«Oh.
Giusto.»
«Gli
dico che ci andiamo, allora?»
«Certo,
sarà divertente.»
Con il senno di poi, non lo sarebbe stato affatto.
D’accordo.
Avevano bevuto qualche birra di troppo. Ma era un
barbecue, per l’amor del cielo, chi non beve birra ad un
barbecue? Lui, visto
che casa sua e di Makoto era fuori Tokyo e per arrivarci li aspettava
un
viaggio di mezz’ora in macchina. Ma questo non comportava una
giustifica al
comportamento dei suoi cosiddetti amici.
«Tesoro,
io ho finito con il bagno. Quando vuoi, l’acqua è
ancora
calda» disse la ragazza, raggiungendolo in salotto.
L’uomo non reagì in alcun
modo, nemmeno quando lei gli si sedette accanto.
«Ancora sei
arrabbiato per
oggi?» chiese lei, quasi sorridendo.
Non
rispose.
«Dai,
era solo uno scherzo… Anche gli altri non erano
seri!» tentò
di consolarlo Mako.
«Uno
scherzo?» chiese lui, gelido. «Mi hai battuto a
braccio di
ferro davanti a tutti i miei amici ed era solo uno scherzo?!?»