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Autore: Classicboy    27/05/2015    0 recensioni
Una raccolta di storie più o meno lunghe con protagonista il nostro romano mutaforma preferito, Frank Zhang, perché nel fandom non gli viene attribuito l'amore e il rispetto dovuto.
Presenza di coppie crack, sia het che slash tutte che hanno come centro il nostro cucciolo d'uomo cino-canadese.
!Raccolta rivista e conclusa!
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1) La danza della radura (Friper)
2) Quando ubriacarsi diventa una cattiva idea (Frason)
3) Memoria d'amore e petali rossi (Calank)
4) Mi sono innamorato del sostituto del mio collega (Frercy)
5) L'amore non si può controllare (Freyna)
6) Ice Palace Borea (Fraleo)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Frank Zhang, Quasi tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ICE PALACE BOREA

 

 

Coppia: Frank x Leo (Fraleo)
Tipo coppia: Slash
Note: AU
Tipo storia: AU! Modern

 

 

Leo si mise addosso la maglietta e ammirò il risultato allo specchio.

“Spero proprio che gli piaccia” mormorò preoccupato il ragazzo. Solitamente lui era un tipo che prendeva facilmente le decisioni e che non si scomponeva per nulla, ma in quel momento si sentiva parecchio agitato ed insicuro. Ci aveva messo delle ore per scegliere i vestiti giusti.

“Posso entrare?” chiese la voce di sua madre dalla porta.

“È aperto” disse lui sovrappensiero. Lei si fece avanti e lo guardò: “Però, solitamente non sei un tipo che si preoccupa dell'aspetto fisico, invece ora sei qui dentro a provare vestiti su vestiti da ore. Deve essere proprio un'occasione speciale” e gli arruffò i capelli.

“Mamma, andiamo! Ci ho messo mezz'ora per pettinarli!” protesto il ragazzo.

Era in ansia. Quello era il suo primo appuntamento e voleva essere al meglio.

Guardò distrattamente l'ora.

“Aspetta un attimo” esclamò “Sono le 16:50?!”

“Si, perché?”

“L'incontro è fissato tra dieci minuti! Devo scappare! Ciao mamma!” e come un razzo si scaraventò fuori.

 

Senza fiato arrivò in piazza alle 17:02. si guardò intorno finché non vide i suoi capelli scuri. Alzò la mano e chiamò a gran voce: “Frank!”

Il moro alzò la testa e gli sorrise. Con calma si staccò le cuffiette dalle orecchie ed aspettò che gli si avvicinasse: “Era ora”

“Andiamo, sono in ritardo solo di due minuti. Rispetto ai miei standard è un netto miglioramento!”

“Sei comunque in ritardo” replico l'altro con un sorriso.

Leo mise il broncio: “Gradirei che il mio fidanzato mi trattasse in maniera migliore di questa”

Frank rise: “Andiamo, stavo scherzando. Che fine ha fatto il giullare di corte?”

“Anch'io, non ti preoccupare. Ma ti devi comunque far perdonare” e fece per baciarlo. L'altro però spostò la testa.

“Ehi! Cos'è questo cambiamento?”

Il cino-canadese era imbarazzato: “Scusa, ma preferirei non in pubblico”

L'ispanico sbuffò infastidito dalla timidezza del suo ragazzo: “E va bene, però hai molto di cui farti perdonare”

“Vuol dire che ti offrirò un gelato” disse l'altro mentre si dirigevano verso la fermata del bus.

“Ritenta”

“Un tacos?”

“Adesso si che ragioniamo”

 

Durante il lungo tragitto che li separava dalla loro meta, che Frank non voleva rivelare a Leo per fargli una sorpresa, quest'ultimo si assopì sulla sua spalla. L'altro guardò fuori dal finestrino e ripensò a come era nata la loro storia.

Fu odio a prima vista! Per meglio dire non a prima vista, bensì non appena Leo aveva aperto bocca e lo aveva preso in giro. Era uno studente nuovo, e Leo aveva subito pensato che il modo migliore per rompere il ghiaccio fosse con qualche battuta, peccato che il tutto era stato frainteso trasformandosi man mano in una vera e propria faida tra i due. Era andati avanti così per alcuni anni, fino a che la cosa non era degenerata. Al contempo però entrambi avevano incominciato a provare qualcosa di diverso. Gli scherzi di Leo erano diventati più miti e sciocchi, come se il loro scopo fosse solo quello di attirare la sua attenzione, mentre le reazioni di Frank erano diventate molto più esagerate, come se con esse volesse ribadire che lui odiava Leo.

Un giorno poi finirono per fare rissa. Conseguenza: avrebbero dovuto lavorare insieme per riordinare la palestra. Durante la punizione si aprirono l'uno all'altro, ed incominciarono anche a capire che non era odio tra di loro, e neanche amicizia. Era un sentimento che era sfociato con il loro primo bacio.

Inizialmente tennero segreta la loro relazione. Poi un giorno i loro amici, insospettiti da tutto il tempo che passavano da soli e dalle fuggevoli occhiate che si lanciavano tra di loro, chiesero spiegazioni. Dovettero confessare, tra lo shock generale, di stare insieme. La notizia presto si diffuse, e anche se i primi tempi furono difficili per via delle battute e dell'odio che suscitavano, ben presto le cose si acquietarono.

E così adesso poteva vivere tranquillamente assieme al ragazzo che amava.

Il bus si fermò e Frank ritornò alla realtà. Svegliò Leo e scesero.

“Allora dove mi hai portato?” chiese l'ispanico curioso.

“Ta-dah” disse l'altro indicando una gigantesca struttura che recava scritta la parola ICE PALACE BOREA a caratteri cubitali. Leo si accigliò: “A pattinare? Per il primo appuntamento tu mi porti a pattinare?”

“Si, mi pareva un'idea carina” lo guardò preoccupato “Non ti piace?”

“No no, anzi penso che me lo sarei dovuto aspettare visto che sei canadese. Scommetto che sei un campione”

“Ehi, il fatto che io venga dal Canada non significa che sappia pattinare bene” replicò l'altro imbarazzato.

Leo lasciò cadere il discorso e si avviò con lui all'ingresso. Non è che non gli piacesse pattinare, era solo che non era molto bravo e lui tendeva ad evitare di fare cose in cui non eccelleva (il che escludeva la scuola).

Presero in affitto due paia di pattini e li indossarono con calma. Leo si alzò in piedi e si dovette aggrappare ad un cestino per non cadere.

“Odio questi cosi” commentò mentre, arrancando, cercava di arrivare fino alla pista. Il suo compagno invece non sembrava avere problemi. Si diresse disinvolto verso la pista ed entrò senza difficoltà. Quando raggiunse illeso il ghiaccio l'ispanico lo vide sfrecciare lungo la pista, virare con precisione e schivare chiunque gli venisse addosso. Gli si fermò accanto con una frenata perfetta.

Leo lo guardò: “Pensavo che mi avessi detto che non sapevi pattinare bene”

Guardò per terra imbarazzato: “Beh, ecco, in realtà andavo spesso con mia madre a pattinare. Ma odio il fatto che qualcuno, in base alla semplice nazionalità, si comporti come se conoscesse tutto dell'altro”

“Uao, che filosofo. Adesso però aiutami, che io non sono un campione” e si aggrappò a lui.

Andarono avanti per un'ora circa. Alla fine Leo, stanco e sudato in seguito a quell'allenamento massacrante, propose di fermarsi a prendere qualcosa al bar della pista. Entrambi ordinarono una cioccolata calda (quella di Frank senza latte).

“Allora” cominciò l'ispanico “Sabato prossimo riesci a venire a studiare da me? Ho già tutto pronto, e mia madre è più che felice di rivederti” i due si erano già incontrati in precedenza ed il moro aveva colpito positivamente Esperanza Valdez.

“Ecco, a dire il vero c'è stato un piccolo imprevisto. Sono relegato in casa”

“Cosa? E perché?”

“Il fatto è che papà mi ha costretto a restare a badare alla nonna”

“Certo che tuo padre è proprio una rottura di scatole” mormorò l'altro, prima di ringraziare la cameriera e stringere le dita congelate attorno alla tazza “Però possiamo sempre organizzarci che vengo io da te. Così conosco finalmente la tua famosa nonna!”

“NO!” si affrettò a bloccarlo l'altro “Non penso che sia una buona idea”

“E perché no?” ed un terribile dubbio gli si affacciò nella mente “Aspetta. Tu hai detto ai tuoi che sei fidanzato con me vero?”

“Certo!” disse l'altro, leggermente arrabbiato “Ovvio che glielo detto”

“Allora perché non vuoi che incontri tua nonna?”

“Perché temo che lei abbia qualcosa da ridire su di te. Già si diverte a criticare ogni singolo aspetto della mia vita, come pensi che reagirei se si mettesse a disapprovare anche colui con cui esco?”

Rimasero qualche minuto in silenzio a sorseggiare le bevande calde. Poi Leo, non sopportando più quel silenzio opprimente, parlò: “A questo proposito: come l'hanno presa i tuoi quando li hai detto che ti vedevi con un ragazzo?”

Frank posò la tazza: “Beh, le reazioni sono state varie. Mio padre inizialmente mi ha sbraitato giù di tutto, dandomi della vergogna della famiglia e cose simili. Poi mi ha ordinato di dargli il tuo indirizzo cosicché potesse andare a casa tua a farti a pezzi” Leo deglutì “Poi non mi ha parlato per quattro giorni, tra parentesi è stato fantastico, ma alla fine ha accettato il tutto senza problemi. Mia madre invece, dopo un'iniziale shock, mi ha detto che non c'erano problemi se la cosa mi rendeva felice. E mia nonna...” si bloccò.

“Allora, tua nonna? Che ha fatto?”

Lo guardò confuso: “Questa è la cosa strana. La sua unica reazione è stata una frase: Era ora che te ne accorgessi, piccolo bue sciocco.”

“Vuoi dire che tua nonna sapeva, prima di te, che eri gay?”

Si strinse le spalle: “Così pare. E tua madre invece? Come ha reagito nello scoprire che eravamo più che amici?”

“Bene a dire il vero. Prima mi ha fissato incredula, poi ha farfugliato qualcosa di incomprensibile. Ma alla fine ha detto semplicemente che era felice per me”

I due finirono la cioccolata.

“Allora, pronto per un altra sessione di allenamenti?” chiese il cino-canadese divertito.

Leo mugugnò: “Ti prego, devo ancora riprendermi”

“Su avanti, non fare lo scansafatiche” e si avviò verso la pista.

Lui lo seguì. Appena entrato sentì però qualcuno che gridava: “Largo!”

Troppo tardi. Leo venne investito. Perse l'equilibrio già precario e cadde sbattendo la testa.

“No!” urlò Frank portandosi subito al suo fianco “Leo! Leo, apri gli occhi!”

“Quello stupido ragazzino poteva anche fare più attenzione” sentì mormorare.

Il moro si voltò furioso e vide che a parlare era stato l'uomo che l'aveva colpito.

“Stupido ragazzino?!” chiese alzandosi e avvicinandosi con fare pericoloso. Solitamente era un tipo che sapeva mantenere la calma, ma quell'uomo aveva proprio esagerato “Si da il caso che sia lo stupido ragazzino quello che è disteso per terra privo di sensi e non lei! Si da il caso che ad infrangere le regole avvicinandosi con velocità al cancelletto d'ingresso ignorando gli avvisi sia lei! Si da il caso che quello che si è creduto talmente bravo da comportarsi da sconsiderato sia LEI! Pertanto adesso mi ascolti: provi a dargli di nuovo dello stupido ragazzino e giuro che le spezzo tutte le sue stupide ossa, SONO STATO SUFFICIENTEMENTE CHIARO?!”

Era sul punto di balzargli addosso, quando venne preso da una morsa di ferro e sollevato di alcuni centimetri in aria. Si voltò e vide che un ragazzo sui vent'anni con una divisa della pista lo aveva preso. Aveva una corporatura molto muscolosa, capelli di un biondo talmente chiaro da sembrare bianchi ed un viso coperto di botte, che gli fece intuire che si trattava senz'altro di un giocatore di hockey. Inoltre aveva un'aria non troppo sveglia. In quel momento accorse un altro degli inservienti. Era magro ed allampanato, la camicia aveva gli ultimi bottoni aperti, come una star degli anni ottanta, i capelli, che erano quasi bianchi come quelli del bue da hockey, erano tenuti su da un quintale di brillantina ed aveva il viso butterato d'acne. Frank riuscì a leggergli il nome “Zete” sulla targhetta.

“Allora, che succede qui?” domandò l'avanzo da discoteca. Poi guardò nella sua direzione “Cal, puoi anche metterlo giù. Penso che tu gli abbia rotto qualche costola”

“Ops, scusa fra'” e lo appoggiò sulla pista.

Il cino-canadese si era calmato, mentre l'uomo pareva ancora spaventato dalle sue minacce.

Zete sbuffò: “Allora, qualcuno vuole parlare, si o no?”

Nel frattempo una barella era entrata in pista e Leo era stato portato via. Il ragazzo resistette all'impulso di corrergli dietro e si costrinse a concentrarsi sulla questione più urgente: “Semplice, quest'uomo ha infranto il regolamento avvicinandosi a velocità maggiore di quanto richiesta all'ingresso, investendo quel ragazzo e facendogli sbattere la testa. Senza contare che poi lo ha anche incolpato”

“È vero?” domandò il ventenne all'uomo, che, terrorizzato, non poté fare altro che annuire.

Il controllore sospirò: “Bene, se le cose stanno così, stia pur certo che riceverà presto nostre notizie”

“Posso andare a vedere come sta?” chiese Frank disperato.

“Dipende, sei per caso un parente?”

Lui lo guardò male, era lampante che tra loro non vi era alcun legame di sangue: “No”

“Allora mi spiace ma non è consigliato far entrare dei semplici amici”

“Ma io non sono solo suo amico, io sono il suo ragazzo!” urlò in risposta.

L'altro rimase un attimo interdetto. Poi imbarazzato prese alcune carte: “Ehm, allora, in questo caso, penso che non ci siano problemi, sì ecco: possono entrare anche

coloro che hanno rapporti sentimentali col ferito. Ecco. Cal, ti spiace accompagnarlo?”

I due si diressero verso l'infermeria. Durante il tragitto Frank ebbe modo di riflettere: aveva appena urlato, di fronte a milioni di persone, che lui era gay, quando si vergognava ancora a girare mano nella mano con Leo.

Arrivarono e Cal bussò. Dopo aver spiegato la situazione all'infermiera ed essersi informato sulla sua salute, i due furono lasciati soli. Il moro si sedette sul bordo del letto e fissò dolcemente i lineamenti del suo ragazzo. Questo mugugnò ed aprì lentamente gli occhi: “Frank?”

“Buongiorno, scintilla” disse l'altro sorridendo.

“Che cosa è successo?”

“Sei stato investito da un idiota”e cominciò a raccontare che cos'era successo.

Leo rimase zitto e si mise a sedere. Il cino-canadese concluse il racconto: “L'infermiera ha detto che non hai riportato danni in seguito alla botta, solo un lieve bernoccolo”

Il ragazzo lo fissò: “Davvero hai reagito così?”

“Beh, si, che altro dovevo fare?”

Lui lo abbracciò “Grazie, per aver preso le mie difese con tanta foga”

“Ehi, sei il mio fidanzato. Per te questo ed altro”

I due si prepararono. Ringraziarono ancora una volta il personale del Ice Palace, e uscirono all'aria fredda della sera.

“Cavolo, certo che stasera fa proprio un freddo” si lamento l'ispanico.

All'amico venne un'idea: “Forse so come riscaldarti” e così detto lo prese e lo baciò sulle labbra. L'altro non disdegnò l'attenzione e ricambiò. Rimasero così per alcuni minuti, poi si staccarono.

“Pensavo non ti piacessero le dimostrazioni di affetto in pubblico” disse sorridendo Leo.

L'altro si strinse le spalle: “Al diavolo il pubblico” e si diressero verso la fermata.

“Senti Leo” chiese il ragazzo “Che ne dici se sabato vieni da me a studiare?”

Lui lo guardo un attimo sorpreso, poi gli sorrise: “Dico che è un'ottima idea”

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Scrivo oggi per scusarmi del ritardo delle due settimane.

Questo è l'ultimo capitolo di questa raccolta avevo programmato di farne altri, ma ho deciso che va bene fermarsi qui. A chiunque abbia letto questa raccolta, grazie, magari un giorno la continuerò con qualche storia extra, ma è improbabile. Spero di sentirvi in qualche altro capitolo, ci sentiamo gente, bye!
   
 
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