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Autore: Calipso19    28/05/2015    0 recensioni
(SOSPESA) Karai ha una figlia, ma per non sottrarsi dai doveri di Ninja, la fa salpare per il Giappone, abbandonandola a un destino ignoto. Quando, anni dopo, ella ritornerà a New York alla ricerca di risposte, il destino devierà la sua strada su quella di quattro Ninja mutanti, ma anche verso la guerra contro Shredder, che anni di falliti tentativi e distruzioni non consumate hanno reso più spietato che mai.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Chiedo immensamente scusa per il ritardo e la cortezza del capitolo. Purtroppo è un periodo pieno di impegni e non posso fare di più. Era comunque troppo che non aggiornavo e ci tenevo a mettere qualcosa prima dell'estate. Spero sia comunque di vostro gradimento. Scusate anche se vi lascio con un finale colpo di scena! Buona lettura e, non l'ho mai chiesto, recensite, così almeno conosco il vostro parere ! 

------- 
 

MIYU

 

  • Ragazzi, abbiamo un imprevisto. - disse Casey appoggiando la cornetta del telefono. 

Era domenica pomeriggio, e lui era a casa dal lavoro. 

Almeno quel giorno. 

Ma chi gliel’aveva fatto fare di andare a lavorare? 

Junior alzò la testa dalle sue automobiline sparse sul tappeto, Shadow abbandonò il suo libro sul bracciolo della poltrona. 

I suoi figlioli lo guardavano con curiosità. La moglie stava riponendo gli utensili da cucina per ascoltarlo. 

Ah già, ecco il motivo per cui andava a lavorare. 

  • Che succede papà ?
  • La nonna non sta bene. Pare che sia caduta di nuovo e abbia sbattuto la testa. Insiste a dire che non è niente, ma è meglio che vada ad accompagnarla all’ospedale. 
  • Oh no! - esclamò April emergendo dalla cucina. 
  • Possiamo venire anche noi papà? - chiese Junior. Casey scosse la testa.
  • Domani avete scuola, e se parto subito con la macchina arriverò stasera tardi. Voi restate qui a casa con la mamma. 
  • E pensi di riuscire a preparare una zuppa per la tua, di mamma? - chiese April con eloquenza. 

Casey arrossì, grattandosi la testa. 

  • Hai ragione, non ci avevo pensato. Shadow, prendi tu le redini della casa! 
  • Cosa? Ma io sono solo una povera ragazza! E sono sola! - cominciò con tono lamentoso. Non aveva per niente voglia di fare la balia ai suoi insopportabili fratellastri. 
  • Shadow, fa la brava e non essere egoista.
    Poi un’idea le balenò in mente.
    - Posso chiedere ai ragazzi di dormire qui? Ci terranno d’occhio loro! E almeno per una notte dormiranno in un posto comodo e caldo! - aggiunse cercando di convincerli. 

Casey e April si guardarono, cercando un cenno d’assenso l’un l’altro. 

  • Non per negare un letto ai ragazzi, ma sei abbastanza grande per badare ai tuoi fratelli per una notte senza l’aiut..
  • Ma a voi che vi cambia! Almeno ci fanno compagnia! E poi devo studiare. Mickey penserà a Helena, Raph starà con Junior e io riuscirò a prepararmi bene per la verifica! - disse Shadow in tono il più possibile convincente. 
  • Bè, in effetti non è una cattiva idea .. - Osservò April. -I ragazzi potranno approfittarne per riposarsi e avremo la certezza che i nostri figli non combinino qualche guaio. 
  • E va bene - assentì Casey, anche se non era sicuro del fatto che assieme alle tartarughe si sfuggisse a un guaio imminente. Anzi. 

Ma non era il momento per ribadire, sua moglie era ancora in grado di prendere decisioni ragionevoli, pensò guardandola con dolcezza. 

Lei se ne accorse, gli rivolse uno sguardo interrogativo ma lui si girò come se nulla fosse, estraendo il cellulare per chiamare Raphael.

Mentre suo padre parlava e April preparava qualcosa da magiare per tutti, Shadow corse in camera, dove si chiuse e si appoggiò alla porta con un sorriso da un orecchio all’altro. 

Era l’occasione che aspettava per stare un pò sola con Donatello!

Non poteva negare di sentirsi un pò in colpa per aver aggirato i genitori in quella maniera, ma ultimamente lei e la sua tartaruga preferita si erano visti raramente, e quando lo facevano c’era sempre qualcuno con loro, per cui qualsiasi approccio affettuoso era negato. 

Donatello. 

Le mancava tantissimo poterlo abbracciare, strofinare la guancia contro il piastrone al posto del petto e sentire il suo cuore battere emozionato, quasi quanto il proprio. 

Quando uscì dalla stanza Casey annunciò che ci sarebbero state solo tre tartarughe quella sera: in realtà Raphael avrebbe dovuto allenare Kaoko quella sera, come ordinato dal maestro Splinter, ma aveva bidonato la ragazza senza pensarci due volte in quanto preferiva mille volte giocare con Junior, e non si vergognava a nasconderlo. 

Leonardo aveva deciso di rattoppare lo squarcio di mancata responsabilità del fratello e si era addossato l’incarico.

Kaoko era stata molto contenta della cosa (Raphael era la tartaruga che incuteva più timore in assoluto) e Miyu, un pò per curiosità, un pò per il semplice piacere della compagna di Leonardo, aveva deciso di accompagnarli. 

Michelangelo e Donatello invece non avrebbero mai mancato a una richiesta dei loro amici. 

 

Quando la sera arrivò quindi, solo tre fratelli entrarono furtivamente dalla finestra. 

Il maestro Splinter si era di nuovo nascosto da qualche parte a meditare, e i suoi figli non lo avevano cercato.

Avevano capito che in quel momento preferiva stare solo.  

  • La mia bambina! - esclamò Michelangelo appena entrò. 

La prese in braccio e la fece volteggiare, facendo comparire sul viso della piccola Helen un enorme sorriso di pura gioia.

- Raph! 

  • Ehilà campione. 

Raphael andò a salutare Junior battendogli il cinque e Donnie rimase immobile davanti alla finestra, stanco e apparentemente disinvolto. 

In realtà, gli occhi colmi di felicità della sua ragazza puntati su di lui lo immobilizzavano.

  • Grazie di cuore ragazzi per questo favore. - disse April con calore, mettendosi il cappotto. 
  • Di nulla April. 
  • La cena è nel forno, Shadow pensaci tu. Noi saremo di ritorno domani in mattinata.
  • Fate pure con comodo, noi ce la spasseremo alla grande! 
  • Bambini, mi raccomando: fate i bravi.  
  • Hai visto che fortuna tesoro? - disse Casey, mettendo un braccio attorno alle spalle della moglie. - Una babysitter a testa: Raph e Junior, Mickey e Helen, Donnie e Shadow. Non possiamo davvero andarcene più tranquilli di così. 

Donnie avvertì per un attimo gli occhi di Raphael e Michelangelo puntati su di sè, e fece uno sforzo immane per controllare il rossore del volto. 

Sapeva cosa stavano pensando, e la cosa lo imbarazzava all’inverosimile. 

Perché quella serata stava iniziando così malamente? 

Perché da quando aveva ufficializzato quel segreto con i fratelli, l’intero peso della questione sembrava stargli addosso giorno e notte?

Quando Casey e April se ne furono andati, Shadow servì la cena e mangiarono in un clima abbastanza rilassato, condito dalle solite battute di Michelangelo e dai buffi tentativi di Helen di centrargli il naso lanciando il cibo. 

Dopo il pasto, Raph si rintanò con Junior nella sua camera per costruire una pista super extra per le automobiline, e Michelangelo andò a mettere Helena a letto e a raccontarle una fiaba. 

Si erano dileguati con troppa rapidità, troppa flemma per i suoi gusti. 

Come se lo avessero fatto apposta, come se avessero deciso di farlo di proposito, per lui e Shadow. 

Donnie li guardò sparire quasi contemporaneamente, alle 22 precise di sera. 

In cucina erano rimasti in due, quei due che dovevano stare attenti a farsi vedere da soli insieme.  

Il loro comportamento non era logico, pensò aggrottando la fronte e tenendosi il mento con le dita.

Prima gli lanciavano occhiate d’ammonimento come se dovesse trattenersi dal fare chissà quali azioni inconsuete, neanche fosse il peggiore dei maniaci, e poi sparivano lasciandogli… Come dire? ‘Campo libero?’

Quando la mente pensierosa rallentò di poco la velocità dei suoi ingranaggi, gli occhi misero a fuoco la figura di Shadow davanti a sé, e il corpo trasalì. 

  • Shadow? 
  • Sei carinissimo quando sei perso nei tuoi pensieri. 

Deglutì, colto alla sprovvista. 

Da quando era diventata così intraprendente e audace? 

Guardandola, capì che era solo felice di poter finalmente passare una serata sola con lui.

Dannazione.

  • Allora? 
  • Uhm?

Shadow lo guardava, o meglio, lo fissava. Le mani appoggiate sulla ginocchia e il corpo piegato per stare alla sua altezza, un sorriso appena accennato che significava più di quanto apertamente mostrasse. 

Un sorriso che lui conosceva bene. 

Si passò una mano sugli occhi stanchi, divertito dal fatto che quando si perdeva nei propri pensieri, neanche un terremoto o un uragano riusciva a distoglierlo. 

Shadow invece si. 

Con la sua voce, il suo tocco delicato. La sua sola presenza. 

  • Allora cosa? 
  • Che pensavi? 
  • Oh.. A quella macchina per regolare il laser a cui sto lavorando. Sai, non sono ancora riuscito a trovare dei pezzi di ricambio adatti per la ruota centrale del compressore.. E ho già girato metà delle discariche di New York! 
  • Non potevi fare una cosa banale come chiedermi di andare dal ferramenta a comprare quello che ti serve? - chiese lei con un cipiglio seccato. 
  • Hai ragione, non ci ho pensato. 

Lei si avvicinò ancora di più. 

Aveva notato la leggera freddezza con cui Donatello la trattava quella sera. 

Era sempre stato molto riservato, molto attento a non trascurare mai la barriera che divideva il proprio spazio dal suo, con la preoccupazione di turbarla e di essere invadente, quando non riusciva ad esserlo neppure lontanamente. 

Ma ora c’era qualcosa di diverso, come un brivido continuo che si trasformava in scossa appena si avvicinava a lei. 

Shadow si convinse che doveva essere successo qualcosa, anche non pensava a qualcosa di molto grave. 

  • Ultimamente non ci siamo visti molto. Sembra quasi che tu mi stia evitando, sbaglio? - chiese con un briciolo di insicurezza nella voce, che lo intenerì subito. 
  • Ma no! - si affrettò a rispondere. - Ti pare? E’ che non voglio che qualcuno possa avere dei sospetti, tutto qui. - E le sorrise cercando di convincerla. 

Come poteva dirle che, dopo aver parlato con i suoi fratelli, si sentiva in trappola ogni volta che la guardava, che le sfiorava il braccio o la mano. 

Quando lei lo guardava, anche nascondendo i sentimenti dietro le ciglia, lui si sentiva dannato e benedetto insieme. 

Come poteva dirle che tutto ciò, tutto quel sentimento speciale che tanto si erano preoccupati di celare, fosse un libro aperto per i suoi fratelli, a cui gli occhi non servivano per capire? 

No, doveva tenerselo per sè. Per ora. 

  • Meno male. - sorrise lei. Si mise dietro di lui e lo abbracciò. - Almeno adesso abbiamo un pò di tempo per stare insieme, io e te. - sussurrò guardandolo da sotto in su. I suoi occhi brillarono per un momento. - Un’intera notte. 

Cercando di ignorare quella sua ultima aggiunta, Donnie tremò come non mai.

Vedendo che non lo lasciava e anzi, lo stringeva a sè sempre più intensamente, cercò di allontanarsi.  

  • Shadow, siamo in cucina. Non rischiamo. - disse cercando di assumere un tono severo, precauzione che servì solo a renderlo più dolce e desiderabile agli occhi della ragazza. 

E lui se ne accorse quando vide il suo sguardo. 

Era lo stesso che vedeva in lui, riflesso nello specchio, quando pensava a lei.

No, lei non poteva provare i suoi stessi sentimenti. Avrebbe solo sofferto, e lui non voleva. 

  • Allora andiamo via dalla cucina. In camera mia. 

E nonostante tutto, lui non se la sentì proprio di dirle di no. 

  • Shadow, stiamo facendo una grandissima cavolata. - sussurrò senza fiato, fra un bacio e l’altro, quando ormai il buio della camera li avvolgeva. 
  • La migliore della mia vita. 

Donnie cominciò a sudare, quando sentì la cinghia della propria cintura sciogliersi senza che vi ebbe messo mano, e il rumore leggero di un vestiario, probabilmente una maglietta, che cadeva a terra. 

  • Ti prego. 

Voleva resistere, svegliarsi, tentare di fermarla, ma non appena le sue labbra incontrarono il collo, e le proprie mani i suoi seni, la mente non ragionò più, e il genio delle tartarughe staccò la spina alla corrente dei suoi pensieri. 

 

Ce l’aveva fatta. 

Non sapeva come, ma in qualche modo era riuscito a resistere: l’aveva accontentata, accompagnata in quel vortice di passione senza varcare la soglia massima dell’abbandono. 

Era l’alba ormai, e grazie alle persiane lasciate aperte la sera prima, poteva osservarla e ammirarla senza remore. 

Cercando di muoversi il meno possibile, con una mano prese la coperta e le coprì una spalla, mentre l’altra le stringeva il fianco, tenuto premuto contro di sè. 

Shadow si era addormentata sfinita non più di un’ora prima, mentre lui non era proprio riuscito a chiudere un occhio. 

Era bella, e l’amava. Dio, se l’amava! 

Il cuore gli si strinse in una morsa mentre nascondeva la faccia nell’incavo del suo collo profumato. 

Gli veniva da piangere, sopraffatto da quel sentimento proibito, che sarebbe rimasto inalterato ma la cui ambizione sarebbe sfiorita in quanto, da mutante, non avrebbe potuto darle quello che lei aveva bisogno. 

Nessuno li avrebbe accettati. Casey l’avrebbe presa malissimo, ne era certo. 

Inoltre erano troppo diversi d’età per amarsi. 

Deluso, disperato, Donnie rimase a lungo in quella posizione, respirando a malapena ma solamente il profumo caldo di Shadow, ripensando a quella notte e fantasticando su quale avrebbe potuto essere la loro vita se fossero stati umani. 

Gli sarebbe piaciuto diventare un importante scienziato, sposarsi con Shadow e avere uno o due bambini, che sarebbero diventati secchioni come lui, e magari vivere in campagna, in una fattoria come quella della nonna di Casey.

Invece il destino li aveva fatti ninja, mutanti, guerrieri. 

Sospirò, soffocando un gemito di dolore. 

L’amore non trovava posto in questa vita. 

 

 

Si ritrovarono poco dopo a colazione, lui, lei, Raph e Mickey. 

I bambini stavano ancora dormendo. 

Mentre Shadow preparava il caffè, Donnie sentiva su di sè gli sguardi indagatori dei suoi fratelli. 

Lo scrutavano senza particolare invadenza, infatti li percepiva soltanto perché vi stava prestando attenzione, ma sapeva che fremevano di rassicurarsi. 

Lo guardò soltanto quando fu sicuro che Shadow non si sarebbe voltata d’improvviso. 

Il suo sguardo di fuoco diceva tutto, e loro capirono. 

  • Hai scuola oggi Shadow? - chiese Raphael con una punta di premura. 
  • Si ma è presto - rispose Shadow dolcemente. Dopotutto, anche lui era per lei una sorta di fratello maggiore. - Vado a prepararmi fra mezz’ora. 

Mickey se ne andò subito, intuendo che Helena si sarebbe svegliata lì a poco, uno di quei riti che i bambini piccoli svolgono al mattino, svegliandosi spontaneamente, piangendo un pò per poi ridormire. 

Raph lo seguì poco dopo senza dire una parola, e i due si ritrovarono soli di nuovo. 

  • Come stai? - chiese Shadow al suo silenzioso e imbarazzato amante. 

Lui la guardò e sospirò forte, le guance rosse di chi è provato. 

Shadow intuì il suo stato d’animo e ne rimase colpita. 

Sopraffatta da un moto d’amore gli si sedette in braccio, abbracciandolo. 

  • Scusami Donnie. - cominciò a dire concitata, il naso contro il suo petto. - Io.. Non so che mi è preso. Cioè, si lo so, però non credevo che tu.. Che tu ne rimanessi… 
  • Shtt. - la zittì dolcemente lui, allontanandola. - Va tutto bene. 
  • Sicuro? 
  • Si. - Il suo sguardo la supplicava di crederlo. E lei decise di accontentarlo. 
  • Lo sai che mi puoi dire tutto? 
  • Si certo. 
  • Ti amo Donatello. 

Altro sospiro. 

  • Anche io. 

La ragazza si avvicinò per baciarlo, e in quel momento la porta d’ingresso si spalancò dopo un solo giro di chiave che non lasciò il tempo per fare nulla. 

Casey ed April erano tornati. 

 

 

  
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