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Autore: Kano_chan    29/05/2015    6 recensioni
Dal Prologo:
"Sto aspettando e non so quanto ci vorrà, ma mentre aspetto vorrei raccontarvi la mia storia.
E’ una storia senza pretese perché racconta del mio viaggio in compagnia di 15 amici, delle mie origini, del mio amore, delle mie battaglie, del mio terrore e della mia gioia, delle mie ferite e delle mie vittorie: della mia vita insomma.
E se sulle prime vi potrà sembrare straordinaria in realtà per me è stata normalissima.
Ma vorrei lo stesso narrarvela.
Questa è la storia della Figlia della Montagna."
~~~~~
Dall'Epilogo:
Fine
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fili, Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 76
Capitolo 76


Nell'attesa del ritorno di Kili presi la decisione di volermi specchiare, non per mia personale vanità, ma volevo sapere in che condizioni fossi...
Così avevo chiesto a Sivindil se gli era possibile trovarmi uno specchio, e lui aveva prontamente esaudito la mia richiesta appoggiandone uno a lato del letto.
Grazie agli effetti della sua medicina, avevo visto pian piano i miei occhi tornare accesi e il colorito farsi più caldo, donandomi temporaneamente un aspetto sano. Non me ne sarei andata lasciando ai miei cari l’immagine di una nana sofferente e agonizzante.
Nonostante ciò, non mi illudevo sicuramente che sarebbe stato facile come fare una chiacchierata davanti al fuoco prima di ripartire per tornare a casa. La mia mente si soffermò sulla parola "casa", e provai una fitta di acuta tristezza al pensiero che non avrei mai più rivisto gli Ered Luin e la sua gente. Le mie amate montagne, tutti i visi sorridenti degli abitanti del villaggio, la mia casa con il suo giardino rustico, la fucina, il sentiero che scendeva verso il lago, le praterie che lo circondavano... era tutto andato perduto.
I ricordi mi serrarono la gola, mentre gli occhi tornarono a farsi umidi. Stavo per scoppiare di nuovo a piangere, ma quando il drappo che chiudeva la mia tenda venne scostato per chiudersi dietro la figura di Balin,
mi imposi di ricacciare indietro le lacrime.
Il mio vecchio mentore rimase fermo per un istante sulla soglia, dal suo viso capii che la miriade di emozioni provate gli stava impedendo di dire qualsiasi cosa per spezzare il silenzio.

-    Balin! - esclamai allora io mettendomi seduta più che potevo.

Il nano, riscossosi, si affrettò a venirmi vicino e accostatosi al mio letto mi mise un braccio attorno alle spalle per sostenermi.

-    Bambina mia non sforzarti.. devi mantenere le f.. - esordì troncando la frase a metà.

Dal lampo di dolore nei suoi occhi scuri, capii che doveva essersi ricordato che probabilmente mi stavo incamminando verso la aule di Mandos, invece che verso la guarigione.

-    Mi è sempre piaciuto tanto questo appellativo, Balin - gli dissi in modo da riprendere il discorso - mi ha sempre fatto tornare all’infanzia - spiegai con un sorriso.
-    Mi mancherà potertelo dire… - mormorò il vecchio nano, scuotendo la testa quasi a volersi liberare di qualcosa di opprimente.
-    Potrai continuare a farlo, sarò sempre assieme a voi - gli dissi poggiandogli una mano sul braccio.

Volevo aggiungere altro, ma le lacrime che avevano iniziato a sgorgare sul volto anziano di Balin mi bloccarono e mi diedero una fitta al cuore che non centrava nulla con le mie ferite.

-    Sembri stare così bene… e invece.. - singhiozzò incapace di trattenersi - quanto vorrei poter essere al posto tuo! - esclamò coprendosi con una mano gli occhi.
-    Balin, ti chiedo scusa - replicai io in risposta. 

Il nano scostò la mano da davanti agli occhi per guardarmi stupito.

-    Di cosa vorresti scusarti con me? - domandò confuso, mentre una lacrima si impigliava nella sua folta barba bianca.
-    Avevo asserito di aver intrapreso questo viaggio per impedire che il dolore provato sul campo di battaglia a Moria si ripresentasse e invece guarda cosa ho combinato… - dissi affranta.

Balin mi fissò per un momento ancora confuso, poi la sua espressione divenne consapevole e si affrettò a prendermi le mani tra le sue, dure e callose.

-    No bambina mia, no! - disse con fervore - mi hai dato più gioie tu che qualsiasi altra persona a questa terra. Ho potuto insegnarti ad amare ciò che ci circonda e a fare tesoro di ogni momento passato in vita, e non potrei essere più felice di questo - spiegò - hai cancellato quel dolore con i tuoi sorrisi e il tuo affetto per me, per cui non dispiacerti e non chiedermi scusa. Hai fatto ciò che ritenevi giusto. Avrei pianto altri al tuo posto… - aggiunse.
-    Ti hanno già raccontato delle visioni quindi... - dissi e lui annuì.
-    Gandalf ha informato tutti noi... - rispose.
-    Se fosse esistito un modo per evitare tutto questo lo avrei colto… - spiegai in un sussurro - ma non c’era! - dissi chiudendo gli occhi frustrata e sentii la stretta sulle mie mani intensificarsi.
-    Lo so Harin, lo so… - mi consolò il nano.
-    Ho tanta paura Balin... Nonostante io mantenga la speranza di rivedervi tutti un giorno, ho tanta paura e sono in pena - gli confessai.

A Balin non ero mai riuscita a nascondere nulla, ed era inutile cercare di farlo ora.
Il nano mi guardò dolcemente, intanto che l’ennesima lacrima andava a far compagnia alle altre lungo il suo viso.

-    Cosa posso fare per te bambina mia? - mi chiese accarezzandomi la testa - per alleviare le tue pene? -

Non avrei saputo cosa chiedere, ma quell’appellativo che amavo tanto risvegliò in me un desiderio sopito a lungo.

-    Riportami all’infanzia Balin. Raccontami ancora di come il nostro popolo è sopravvissuto a Smaug, raccontami di come mio padre ci ha guidati e dato un nuovo futuro - lo pregai allora.

Volevo tornare ad essere quella piccola nana, che durante gli inverni, distesa con Fili e Kili sul tappeto davanti al camino, restava incantata dal tono di voce del vecchio nano mentre ci intratteneva con i suoi racconti. Non potendolo fare fisicamente volevo che almeno la mia memoria fosse riportata a quei tempi.

-    Ma certo - rispose Balin con tenerezza, per nulla sorpreso da quella richiesta, mentre di sedeva sopra di un piccolo sgabello di legno.

Il mio mentore si schiarì la voce mentre ripescava dalla sua mente i frammenti necessari per intrecciare una storia.

-    Dopo che il drago ebbe conquistato la Montagna Solitaria, re Thror, nonno di Thorin, cercò di reclamare l’antico regno dei nani di Moria. Sfortunatamente però, il nostro nemico era arrivato prima di noi. Moria era stata presa da legioni di Orchi capeggiati dal più vile di tutta la loro razza: Azog il profanatore. L’orco gigante di Gundabad aveva giurato di sterminare la stirpe di Durin e cominciò decapitando il re. Restammo così senza una guida. Sconfitta e morte erano su di noi, gli Orchi continuavano a reclamare terreno, avanzando inesorabili senza darci né tregua né respiro. Ma fu allora che lo vidi... un giovane principe dei nani che affrontava l’Orco pallido.
Azog, con un possente colpo della sua mazza, riuscì a far volar via lo scudo in ferro di Thorin, che cadde con clangore sul campo di battaglia; seguito pochi istanti dopo dalla sua spada. Nonostante questo lui continuò a combattere da solo contro quel terribile nemico. Con l’armatura squarciata, brandendo soltanto un ramo di quercia come scudo, Thorin riuscì ad afferrare una lama e a tagliare di netto l’avambraccio dell’Orco.
E così Azog, apprese quel giorno che la stirpe di Durin non sarebbe stata facile da cancellare. Le nostre truppe si rianimarono e respinsero gli Orchi: il nostro nemico era stato sconfitto. Ma non ci furono feste, né canti quella notte, perché i nostri morti superavano di gran lunga il nostro dolore. Noi pochi eravamo sopravvissuti e allora, guardando tuo  padre pensai tra me e me: “Ecco uno che potrei seguire. Ecco uno che potrei chiamare Re” - concluse.


Io mi stupii non poco della storia che aveva scelto, perché rievocava proprio la battaglia che tanti morti e tanto dolore avevano suscitato.

-    Balin, perché hai scelto di raccontarmi questo avvenimento? - gli chiesi.

Il nano mi guardò con occhi accesi e mi strinse una mano nella sua.

-    Perché in quella battaglia, tuo padre, aveva fatto capire che la stirpe di Durin non sarebbe scomparsa con facilità, e perché tu hai fatto sì che tutto quel dolore non andasse perduto - rispose e io d'un tratto capii.

Balin voleva farmi capire che, se non avessi fatto quello che avevo fatto, la linea di Durin si sarebbe estinta per sempre dalla Terra di Mezzo. Balin mi stava ringraziando...


-    Oh Balin… - mormorai, mentre il nano si protendeva per potermi abbracciare delicatamente.

-    Mi mancherai bambina mia - disse con voce rotta slacciandosi poi dalla stretta.
-    Anche tu… - risposi appoggiandogli la mano sulla guancia barbuta.

Per un solo istante fui tentata di avvertirlo di dimenticare Moria per sempre, di lasciar stare gli abissi di Nanosterro e il suo oscuro abitante... ma non potevo farlo. Così lo lasciai uscire dalla tenda, sperando in cuor mio che ciò che Thaviel mi aveva mostrato riguardo l’antico regno dei nani, non si avverasse mai.  


 
Spazio Autrice:
 
E' arrivato il momento dei saluti, non da Harin a voi lettori, ma ai suoi amici. Ho deciso, per quanto possa essere lacerante farlo, di dedicare a ciascuno di essi un capitolo. Per cui perdonatemi se non saranno lunghi come gli ultimi che ho postato.
Il mio intento è quello di farvi apprezzare e capire ancora di più il profondo legame che unisce la nostra amica a tutti i suoi compagni di vita e di avventura. La "storia" raccontata da Balin è la stessa che il buon nano raccontò a Bilbo durante la prima notte di accampamento sulle montagne. Mi è sempre piaciuta molto quella rievocazione.
Come alcuni di voi avranno già capito, Thaviel alla fine del suo incontro con la figlia, le aveva concesso di vedere il futuro della Terra di Mezzo; tra gli avvenimenti c'è anche l'infausto destino che toccherà a Balin e Ori... e penso sia ancora più chiaro perchè Harin non possa farne parola con nessuno..
Ringrazio tutti i miei lettori, i miei recensori e chi mi ha inserita tra i preferiti (CandyJ), seguiti e ricordati, per l'affetto dimostratomi ogni giorno.

Tak khaz meliku suz yenetu,

Marta
 
  
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