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Autore: _Sherazade_    29/05/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XI



Finalmente erano tutti quanti liberi dalla minaccia di Nib.
Le lunghe ore in cui l'uomo aveva tenuto Rea in ostaggio, aveva lasciato il povero Antares col fiato sospeso. La paura che quell'uomo potesse ucciderla da un momento all'altro, aveva mandato in crisi il giovane sovrano.
Lui stava seguendo il piano ideato con Graffias, non poteva certo immaginare che la sua Rea fosse in così grave pericolo.
Avevano scelto di separarsi per essere sicuri di bloccarlo, dato che Nib avrebbe anche potuto decidere di dirigersi dalla parte opposta rispetto a quella seguita da Graffias. Dividendosi sarebbero stati sicuri di fermarlo in una maniera o nell'altra.
Non appena ricevette la notizia della cattura di Rea, per un attimo, perdette la ragione.
Accecato dalla rabbia, colpì, non troppo duramente, il povero Graffias, il quale era già afflitto dai sensi di colpa per aver lasciato che Nib prendesse Rea come ostaggio. Non appena il re ebbe compreso quanto fatto si scusò con il giovane guerriero. Fu però Graffias stesso a porgere le sue scuse al sovrano: Rea era finita nelle grinfie del terribile Nib, proprio per la sua incapacità.
Sopraggiunse Girtab, che suggerì ad Antares di muoversi. Erano in due, e Nib era anche provato, di certo la sua instabilità legata all'ansia per il fallimento del suo stesso piano lo avrebbe fatto agire senza seguire dei piani precisi. Di certo Nib avrebbe vagato verso la salvezza, ma senza ragionare con la dovute lucidità.
Se avessero giocato bene le loro carte, avrebbero potuto fermarlo, ma dovevano muoversi in tanti gruppetti: non avevano tantissimi uomini, ma l'unica soluzione era quella di dividersi.
Fu allora che Antares ebbe un lampo di genio: Chrono avrebbe potuto parlare agli abitanti del suo villaggio, e spiegare loro la verità. Se avessero avuto un po' di buon senso, di certo sarebbero accorsi per dare una mano.
Graffias appoggiò la proposta di Antares, e Girtab, accompagnato da una delle guardie addestrate da Graffias, si mosse verso il villaggio di Rea per poter parlare al più presto con Chrono.
Nel frattempo, Antares e Graffias avrebbero suddiviso tutti gli uomini che avevano a disposizione in tanti gruppi e setacciato ogni angolo della foresta per poterli trovare. Non potevano limitarsi ad aspettare l'arrivo degli aiuti: ogni minuto poteva essere decisivo.
Dovevano trovare Nib prima che fosse troppo tardi.


Una volta raggiunto il villaggio, Girtab raccontò l'accaduto a Chrono, il quale, in ansia per la sorte della giovane Rea, non aspettò nemmeno che Girtab gli chiedesse quanto Antares si aspettava da lui. L'anziano capo aveva già intuito le intenzioni del Re Scorpione, ed era ben lieto di poter dare loro una mano.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per poter salvare la vita a Rea, ed era giunto il tempo di dire la verità anche al villaggio.


L'uomo uscì di casa, seguito da Girtab e dalla giovane guardia, fece così chiamare tutti gli abitanti, tirandoli fuori dai loro letti.
Con il peso nel cuore che lo aveva afflitto per giorni, raccontò loro del grande rimorso che aveva provato, quando vide gettare la ragazza nel lago.
Alcuni fra gli abitanti abbassarono il capo.
Anche se le prove erano state tutte confutate, grazie alla manipolazione di Nib, molti non erano del tutto convinti di quello che stavano facendo, ma non avevano avuto modo di difendere l'amica d'infanzia.
Chrono allora cominciò a raccontare loro la storia del Re Scorpione, del salvataggio di Rea dal lago, dell'accoglienza che essa ricevette alla corte del re e la verità su Nib.
Gli uomini e le donne si indignarono scoperta la verità, si sentirono anche tremendamente colpevoli per aver trattato Rea in quella maniera orribile.
Chrono presentò quindi Girtab ai suoi concittadini.
Inizialmente molti rimasero sorpresi e spaventati alla vista dello scorpione, ma dopo che Girtab spiegò loro il motivo principale della sua venuta, i ragazzi più giovani si fecero avanti.
Avevano sbagliato una volta nei confronti di Rea: quella era l'occasione per porvi rimedio.
Gli scorpioni non erano creature graziose, o comunque venerate o apprezzate particolarmente in quelle zone. Tutti però sapevano, anche se non si conosceva tutta la verità, che gli scorpioni della valle punivano i malvagi. Rea era stata salvata da quegli scorpioni, e non dai suoi stessi amici, che avevano preferito invece dare credito alle parole false di uno straniero.
Guidati da Girtab, si mossero quindi alla ricerca di Nib, il traditore, e della cara Rea. Non c'era molto tempo, la notte stava per giungere al termine.


Non si incontrarono con Antares o Graffias, i quali stavano setacciando un'altra area, ma sapevano che potevano fidarsi, e quindi incominciarono le ricerche nelle loro zone.
Passarono le ore, e il sole si stava già levando. Anche se con il minimo delle forze, i ragazzi continuarono la ricerca, guidati dal saggio scorpione, fino a che non giunse la notizia: Rea era stata ritrovata, e Nib aveva finalmente ricevuto quello che si meritava.


Con gioia tornarono al villaggio, e riuniti tutti quanti, partirono alla volta del villaggio di Altarf.
Quando arrivarono, videro gli abitanti dei villaggi dei due fratelli, Altarf e Tegmine, in festa, persone che brindavano e cantavano. Anche se la ricerca era stata estenuante, tutti quanti avevano solo voglia di festeggiare.
Le guardie di entrambi i villaggi e quelle del re Scorpione, si erano date un gran da fare per fermare gli uomini dello scaltro Nib, e nelle ricerche poi dell'uomo e di Rea. Pur di festeggiare tutti, si davano il cambio nella sorveglianza dei briganti catturati.
Al centro di tutti i festeggiamenti però, v'erano Rea e Antares, acclamati e festeggiati da chiunque.
Erano tutti felici che la giovane fosse stata liberata e salvata appena in tempo, ed erano entusiasti per il Re Scorpione, che ancora una volta l'aveva salvata.
Sebbene lo avessero conosciuto da poco, Antares era già entrato nel cuore degli abitanti dei due villaggi.
Chrono si avvicinò allora alla giovane, e per un attimo i festeggiamenti si fermarono. Per quei brevi istanti, il silenzio calò, avvolgendo il villaggio e tutte le persone che vi erano riunite.
Rea abbracciò Chrono, e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, lui le indicò i suoi vecchi amici, che erano rimasti a guardare distanti la scena.
Uno di loro, a sguardo basso, si avvicinò e si scusò, a nome di tutti per non averle creduto quando lei aveva cercato di avvisarli sulla vera natura di Nib.
Rea rimase spiazzata, non si aspettava di vederli e nemmeno di ricevere così le loro scuse.
Si girò cercando lo sguardo di Antares, il quale, a suo modo, le sorrise.
- Non nutro alcuna rabbia o rancore nei vostri riguardi, - disse lei, - oramai è tutto passato. Nib non è più una minaccia, e siamo tutti liberi. Grazie ad Antares, è lui che ci ha salvati tutti.
Rea si riappacificò con gli abitanti del suo vecchio villaggio. Molti le porsero le proprie scuse, e ad ognuno, lei rispose sorridendo che tutto era a posto. Che tutto era dimenticato e cancellato.
Rea aveva sofferto per quanto era accaduto, ma sapeva che non era tutta colpa loro. Certo, erano stati ingenui, e avevano sbagliato ad affidarsi unicamente alle parole di Nib. Tuttavia, quell'uomo sapeva essere così convincente che era difficile non cedere alle sue parole.
Nib era stato in grado di ammaliare i suoi vecchi amici con una molta facilità, ma alla fine era stato smascherato.
Antares l'aveva salvata, Antares aveva creduto in lei, l'aveva sempre protetta. Aveva cercato di proteggere chiunque. Non poteva fare tutto da solo per poter realizzare il sogno di Sargas, toccava agli uomini fare a propria volta un passo per unire quei mondi che erano stati separati per tanto tempo.
Rea chiese allora che ogni uomo, donna, bambino o scorpione, avesse di che brindare.
- Al nostro re, ad Antares! - i calici vennero alzati, e tutti inneggiavano al suo nome.
Antares era commosso per l'affetto che tutti gli stavano mostrando. Temeva che quel giorno sarebbe arrivato molti anni dopo... Vedere invece che quel loro sogno si stava avverando, aveva commosso il giovane sovrano.
- Non solo a me dovete brindare, ma a Sargas, e anche ai vostri temerari uomini che hanno permesso la cattura di Nib. Spero che da oggi in avanti il nostro possa essere un radioso futuro.
Antares e Rea si scambiarono un dolce sguardo, e la popolazione riprese coi suoi festeggiamenti.
I due erano stanchi, ma la tanta felicità per l'essersi ritrovati, aveva posto rimedio a tutto, cancellando anche le fatiche.
L'indomani avrebbero lasciato il villaggio per fare ritorno al castello, e presto vi avrebbero dato una grande festa. Così come Antares aveva già programmato.
I festeggiamenti, come previsto, si protrassero fino alla tarda serata, ma Rea e Antares si coricarono molto prima: alla fine, la stanchezza tornò a farsi sentire.
- Antares?
- Dimmi, Rea.
- Ti ho già ringraziato oggi per quello che hai fatto?
- Migliaia di volte, e ti ho già detto che non devi ringraziarmi di nulla.
- Se tu non ci fossi stato, però... ammetto che per un attimo ho avuto paura di non rivederti più. - Rea sospirò pesantemente, - Non vederti più era la cosa che più mi avrebbe addolorata.
Antares fu felice nel sentirle dire quelle parole. Nelle dure ore di separazione, anche il suo cuore era afflitto dagli stessi tormenti. Antares voleva ripeterle quello che aveva già provato a confessarle, ma voleva attendere, voleva aspettare un momento più opportuno.
Voleva fare le cose per bene, e aspettare pochi giorni, di certo questo non avrebbe creato alcun problema.
- Ora però devi riposare, Rea. Ne abbiamo bisogno entrambi. - lei gli sorrise, e si coricò accanto a lui.
Rea sapeva che Antares si era innamorato di lei, avrebbe dovuto gioirne sapendo di essere contraccambiata. Ma non poteva farlo.
Lei era felice per il solo potergli stare accanto, ma aveva anche capito che fra loro non avrebbe mai potuto nascere un vero amore.
Le differenze che c'erano non avrebbero potuto essere più grandi. Rea però era decisa a stare per sempre accanto al suo amato Antares.
I due innamorati, donna e scorpione, scivolarono nel sonno, lei con il tormento per quell'amore che sapeva non avrebbe mai visto la luce, e lui con l'amore traboccante per lei, deciso, ad ogni costo, a renderla felice.


Il mattino non tardò ad arrivare, molti si stavano adoperando per pulire il villaggio, e Tegmine, Altarf e Chrono, avevano preparato un piccolo regalo per Antares e Rea.
- È un trattato di amicizia fra i nostri villaggi, e con essa giuriamo fedeltà al re Scorpione. Se mai doveste essere in pericolo, i nostri villaggi si muoveranno per difendervi.
Detto questo i tre fecero un lieve inchino ad Antares.
Il Re Scorpione li ringraziò, promettendo che anche lui, se loro fossero stati in difficoltà, sarebbe accorso in loro aiuto.
Graffias arrivò per salutare i suoi nuovi amici, ma era di gran fretta: avrebbe scortato, assieme ai suoi uomini, i briganti che avevano catturato, e che erano stati al servizio di Nib.
- Oramai non potranno più nuocere a nessuno. Li scorteremo fino alla prigione del fondo valle, là sapranno come raddrizzarli. - Il giovane sorrise, dicendo loro che presto si sarebbero rivisti. Lui e Antares avevano instaurato un ottimo legame: nonostante la breve conoscenza, avevano subito stretto amicizia.
Assieme a Rea, Girtab e agli altri scorpioni, Antares fece ritorno al proprio castello dove ad attenderli c'era l'intera corte. La voce di quanto era accaduto era già giunta fino a loro. Nella valle non si parlava d'altro.
Antares informò subito la madre dell'intenzione che aveva: dare una grande festa a cui avrebbero preso parte gli abitanti dei villaggi coi quali avevano stretto amicizia.
Lui sperava anche di poter, in futuro, rendere tali feste una tradizione. Un paio di volte all'anno almeno, voleva poter invitare quanta più gente possibile per poter celebrare i rapporti amichevoli instaurati.
Il Re Scorpione incaricò Shaula e Rea di occuparsi dei preparativi, dato che lui aveva altri lavori da sbrigare. Si affidava quindi a loro due per portare a termine questo importante compito. Anche se si trattava solo di una festa, per Antares era molto importante. Quello era il primo grande avvenimento che organizzavano, e al quale avrebbero partecipato sia scorpioni che umani.


Rea e Shaula si consultarono a lungo, dividendosi i vari compiti: alla fine Shaula si occupò del salone, mentre Rea scese nelle cucine per poter discutere coi cuochi del menù, dando essa stessa una mano.
Avevano tre giorni a disposizione, e per fortuna avevano già le idee molto chiare. Rea affidò anche a un messaggero il compito di recapitare ad Altarf, Chrono e Tegmine gli inviti preparati da Antares stesso.
Il bel salone, grazie alla cure e alle direttive della brava Shaula, stava risplendendo, le tende di rosso dipinte stavano dando una nuova luce all'ambiente, rendendolo ancora più caldo e accogliente.
Fece portare moltissime candele, e presto molti tavoli cominciarono a riempire la sala. Sotto le sue direttive, gli abili scorpioni sistemarono le varie decorazioni, arrivando a finire giusto in tempo all'alba del terzo giorno.
Nelle cucine, Rea e i cuochi, trovarono un menù perfetto, che potesse accontentare sia gli uomini che gli scorpioni.
Antares aveva provato a convincere altri animali a partecipare, ma nessuno gli rispose. Probabilmente non si sentivano ancora pronti per quel passo.
Il re ne rimase addolorato, ma Rea cercò di consolarlo, dicendogli che dovevano fare un passo alla volta. Presto anche gli altri avrebbero condiviso il suo desiderio e si sarebbero uniti a loro.


Mentre Rea e Shaula si occupavano dei preparativi, Girtab e Antares erano presi dal progetto di quest'ultimo. Il re aveva spiegato all'amico che voleva, una volta finita la festa, rimettersi immediatamente in cammino e raggiungere gli altri villaggi della valle, per presentarsi e cercare di creare nuovi rapporti.
Il progetto sarebbe stato lungo e difficile da portare avanti, ma con calma e pazienza, avrebbero potuto farcela.
Antares avrebbe chiesto a Rea di fare esattamente quanto fatto con Altarf: presentarsi al capo villaggio, raccontare la loro storia, quella di Sargas, la sua storia e quanto successo con Nib.
Forse non tutti si sarebbero trovati ben disposti verso di loro, ma lui era certo che molti avrebbero invece aperto il loro cuore.
Girtab mostrò allora la mappa ad Antares, ed insieme stabilirono il percorso migliore da fare.
Quel viaggio avrebbe richiesto un bel po' di settimane, ma alla fine ne sarebbe valsa la pena.
- E quindi, con Rea che intenzioni hai? Gliene parlerai o aspetterai ancora?
- Se vogliamo partire dopo la festa, è meglio dirglielo subito. No? Gliene parlerò dopo cena. - il piccolo scorpione sospirò.
- Non mi riferivo al viaggio. Dopo il suo salvataggio è cambiata ancora.
- Che intendi con “ancora”?
- Già prima di andare al villaggio era diversa, più rilassata con tutti noi. È sempre stata molto gentile, ma una volta che tu ti sei mostrato, lei si è trovata davvero a proprio agio.
Dopo il salvataggio l'ho vista ancora più serena, e gli sguardi che vi lanciate parlano da soli. - Antares sorrise, non si era ingannato. C'erano stati dei momenti in cui aveva temuto di aver immaginato gli sguardi teneri di Rea. Con quelle parole, Girtab aveva fugato ogni dubbio.
- Lo so, e infatti pensavo di dichiararmi dopo la festa, non appena fossimo rimasti da soli. Pensavo di portarla alla roccia sacra. Pensi sia una buona idea? - La roccia sacra era un luogo nascosto all'interno del castello.
Per raggiungerla bisognava entrare nel giardino e trovare il passaggio segreto che li avrebbe portati sotto le fondamenta del palazzo. Là, oltre alla pietra, giaceva sepolto Sargas.
Quella roccia, si diceva, era dotata di grandi poteri. All'apparenza era una roccia come tante, ma dentro di sé racchiudeva lo spirito stesso della Terra.
- Sì, trovo sia una buona idea. Speriamo allora che anche a lei possa piacere, ma non credo sarà difficile: Rea è molto sensibile a queste cose.
Antares sospirò: non vedeva l'ora di poter dire finalmente alla sua amata quello che da sempre covava nell'anima.
Quella sera Antares spiegò a Shaula e Rea quello che aveva intenzione di fare.
- Ma siete appena tornati! - protestò la madre.
- Sì, però non vedo il motivo di attendere ancora. Tu Rea che ne pensi? - le chiese Antares.
- Io trovo che sia una splendida idea. - le rispose lei entusiasta. Rea non si era mai mossa dal suo villaggio, solo grazie ad Antares era riuscita a vedere nuovi luoghi. L'idea di poter visitare nuovi villaggi la resero molto contenta.
Shaula sospirò, dovendosi adeguare alle scelte del figlio, ma era comunque felice nel vedere i due così affiatati. Mancava meno di un giorno alla festa, e nel castello c'era un gran viavai di scorpioni intenti a sistemare tutto quanto.
Quel luogo non era stato così allegro e gioioso da molto, molto tempo.


Il momento tanto atteso arrivò, e ben presto il castello fu riempito dagli abitanti dei tre villaggi.
Antares li accolse tutti con gran calore, e venne ricambiato con lo stesso trasporto.
Chrono, Tegmine, Altarf e anche Plutone, erano stati fra i primi a mettere piede nel palazzo. Meravigliati da tanta bellezza riempirono il re di molti complimenti. Le voci raccontavano come quello fosse un bellissimo castello, ma la realtà aveva superato la fantasia.
Il sovrano riconobbe molti dei volti dei presenti, e con estrema gioia vide i primi bambini giocare assieme agli scorpioni più giovani.
“Se solo tu potessi vedere tutto questo, Sargas”, pensò Antares. Oramai il salone era stato riempito, ma ancora qualcuno mancava all'appello.
Graffias, che fino a quel momento aveva conversato allegramente con Girtab, gli si avvicinò.
- Complimenti, è tutto splendido, e il salone è meraviglioso. Il cibo inoltre è assolutamente squisito. Una festa ben riuscita! - si complimentò con lui, il ragazzo.
- Ti ringrazio, Graffias. Mi fanno molto piacere sentirti dire questo, vuol dire che una parte del lavoro è andato bene. Dici che anche per il resto della compagnia...
- Stai scherzando vero? Non vedi tutti quei volti distesi e soddisfatti? - Graffias gli sorrise, svelandogli come tutti erano molto contenti, e che era tutto merito suo. Se Antares non si fosse mosso, chissà quando la barriera fra umani e animali sarebbe stata abbattuta. Antares era riuscito a farsi amare, e a far apprezzare al popolo la sua stessa gente. Graffias gli disse che non vedeva uomini e scorpioni in quella sala: vedeva solo gente felice, aldilà delle rispettive differenze. - Qui però manca qualcuno... Dov'è Rea?
Antares sapeva che non doveva essere in ansia, sua madre gli aveva detto che avrebbe impiegato un po' per sistemare la sua Rea per la festa. Gli aveva detto “Non preoccuparti, figlio mio. Vedrai che poi mi ringrazierai”. La festa però era iniziata già da un po' e di Rea non vi era traccia
- Dovrebbe arrivare tra poco. - disse Girtab avvicinandosi ai due. - Ho visto prima Shaula, mi ha detto che erano pronte. - e proprio in quel momento, Antares vide la sua Rea.
Shaula aveva detto bene “Ne varrà la pena”.
Antares non aveva mai visto la sua Rea così splendida.
Con l'aiuto di Shaula, Rea sembrava una vera regina. I lunghi capelli castani erano stati raccolti in una gloriosa treccia adornata di piccole gemme rosse e brillanti. Al collo portava la collana della madre, e Shaula aveva fatto realizzare degli orecchini che si potessero sposare con il prezioso ricordo.
Il vestito non era ornato eccessivamente, ma riusciva ad apparire molto regale. Oro e Rosso erano i colori che dominavano il vestito dalla gonna ampia che arrivava fino alle caviglie.
- Come sto? Non fate quelle facce, mi fate preoccupare. - Rea era visibilmente in ansia. Non era abituata a quel genere di abiti.
- Sei splendida, Rea. Sembri la regina di questo castello. - disse Graffias inchinandosi e chiedendole il permesso di poterle baciare la mano.
- Non immaginavo fossi così galante, Graffias. - sorrise, voltandosi verso Antares in attesa di una risposta.
- Stai molto bene, come dice Graffias, sembri una regina. Spero che mia madre non ti abbia troppo assillata per questa festa.
- Non più del dovuto. Ammetto che non ero del tutto convinta di dovermi vestire a questa maniera, ma vedere la vostra espressione mi ha fatta ricredere. - Rea era davvero felice.
Anche Shaula li raggiunse, pretendendo i complimenti, non solo per la buona riuscita della festa, ma anche per aver reso ancora più bella la giovane.
- La regina c'era anche prima, dovevamo solo tirarla fuori. - Shaula fissò prima Antares e poi Rea. La giovane abbassò lo sguardo, memore anche di un certo discorso che le due avevano affrontato poche ore prima nella sua stessa stanza.
- Adesso credo che mi concederò anche io qualcosa da mangiare e da bere - disse Rea scherzando, spezzando la tensione che provava. - Sto morendo di fame. Volete unirvi a me o preferite starvene qua in disparte a parlare? - Antares non aspettava che il suo arrivo per potersi concedere il pasto. Presero posto al loro tavolo e cominciarono a gustare le deliziose pietanze che avevano preparato i fantastici cuochi scorpione.
La festa stava procedendo come da programma.
La gente si divertiva, cantava e ballava.
Antares pronunciò il suo discorso. Un discorso col quale ringraziava tutti gli ospiti per aver partecipato alla festa, e per aver deciso di aprire i loro cuori a questa nuova realtà. Vedere che la gente non aveva più paura di loro aveva acceso una nuova speranza nel cuore di Antares e nel cuore degli altri scorpioni.
Condivise con tutti questa gioia, ricordando loro la storia di Sargas, quel re tanto buono che per primo aveva voluto credere in quel possibile cambiamento. In quel possibile nuovo futuro.
Annunciò quindi quelli che erano i suoi progetti, il suo viaggio fra i vari villaggi della valle. Il suo sogno e quello di Sargas non finiva con la pace e l'unione dei tre villaggi e della sua gente. Almeno per quanto riguardava la loro valle, voleva poterci almeno provare.
Grida di incitamento e schiamazzi riempirono il salone: erano tutti con lui. Rea era lì al suo fianco, e una lacrima le rigò il volto. Lui sapeva che lei era commossa, soprattutto perché sapeva quanto tutto quello era importante per lui. I festeggiamenti ripresero con ancora più slancio, e quando la serata giunse al termine, Antares condusse Rea alla roccia sacra.


- Che meraviglia. Non immaginavo che sotto al castello ci potesse essere un luogo del genere. - Oltre alla roccia vi era anche una piccola sorgente. Quel luogo emanava un'aria mistica tale che Rea ne rimase subito impressionata.
Antares le indicò anche il luogo dove riposava Sargas, e la giovane fece un piccolo inchino. Grazie a lui, molte cose meravigliose erano accadute, e molte altre sarebbero presto successe.
- Questo è un luogo sacro per noi, ed è importante che questa cosa rimanga segreta. So che posso fidarmi di te, Rea - lei annuì. Antares non sapeva ancora come affrontare l'argomento. Era molto agitato. Nonostante fosse sicuro che lei lo ricambiasse, temeva di poter dire la cosa sbagliata e di rovinare il momento.
- Non vedo l'ora di partire. Saremo impegnati per un bel po' di tempo, ma ne varrà la pena. - Rea sperava che l'agitazione di Antares fosse legata solo a quello. Del resto sarebbe stato molto impegnativo il loro viaggio, e non privo di ostacoli. Trovarsi in quel posto speciale aveva fatto temere a Rea che lui volesse dirle altro. Qualcosa che non riguardava la loro missione, ma soltanto loro due.
- Lo so, e sono felice del fatto che avrò te al mio fianco. Sei una compagna insostituibile, Rea. - Antares si avvicinò alla giovane. Rea lo fissò, e subito ripensò a quanto aveva discusso con Shaula nel pomeriggio.


- Sembri molto più rilassata qui al castello.
- Oh sì, mi dispiace solo di aver impiegato così tanto tempo per riuscire a stare bene. Non avrei dovuto avere così tanta paura. - disse lei con le gote che si arrossavano per la vergogna.
- Era comprensibile, mia cara. Ora ti vedo molto più a tuo agio, e anche con Antares vedo che le cose vanno meglio. Lui è molto contento di questo, lo sai, vero?
- Certo, e lo sono anche io. Non potremmo essere più uniti e felici di così.
Shaula smise di sistemarle l'acconciatura, e chiese alle altre scorpioncine di uscire per prendere altre gemme.
- Rea, tu sai cosa prova Antares per te? - quella domanda così diretta sorprese la ragazza. Decise di essere altrettanto diretta nel risponderle che lo sapeva. - E tu cosa provi per lui?- continuò Shaula. Rea aveva già ammesso a sé stessa quanto provava per Antares. Non si vergognava di quel sentimento che era nato fra di loro, anche se sapeva che un futuro per loro era impossibile.
- Lo ricambio, Shaula. - Le lacrime cominciarono a rigarle il volto.
- Cosa ti turba allora? - Rea inspirò profondamente.
- Anche se ci vogliamo bene, anche se possiamo stare insieme, l'uno al fianco dell'altra, il nostro è un amore che non potrà mai essere completo. Non potremo mai vivere come una vera coppia. Non importa quanto io possa amarlo, o lui amare me. Lui è uno scorpione, e io sono umana.
Shaula avrebbe voluto poterla consolare, ma sapeva che quelle parole corrispondevano al vero. Prima di quella conversazione non era sicura che Rea avrebbe potuto amare sinceramente e totalmente il suo amato figliolo, ma quell'amara confessione le avevano dimostrato quanto la ragazza ci tenesse.
- Ho promesso ad Antares che non l'avrei mai abbandonato, e così voglio fare, separarmi da lui è l'ultimo dei miei desideri. Non gli confesserò mai però i miei sentimenti, e ti pregherei di fare lo stesso. - Rea fissò Shaula, la quale annuì.
- Lui non cederà mai, sono abbastanza sicura del fatto che voglia dichiararsi. Come ti comporterai quando lui lo farà?
- Cercherò di non ferirlo, ma dovrò fare in modo di allontanarlo da me. Forse un giorno riuscirà a trovare qualcuno che potrà renderlo davvero felice. Non importa se non sarò io quella persona. L'importante è Antares. - Shaula pianse con Rea. Non avrebbe mai rivelato quel segreto al figlio, per il bene di entrambi, ma sapeva già che quella scelta avrebbe portato a molte sofferenze per quei poveri innamorati.


- Rea, adesso che sai chi sono e cosa sono, non ci sono più segreti fra noi. Da quando sei arrivata al castello molte cose sono cambiate, e ti vedo molto felice. - lei annuì. - Tu sei felice con me, vero?
- Certo, Antares. Non dovrei esserlo?
- Tutto quello che voglio è vederti felice... mia regina. - Rea sentì il battito del suo cuore accelerare.
- Non ricomincerai ancora con questa storia del vestito? - cercò di sdrammatizzare, lei. Antares però era serissimo.
- Rea, ci conosciamo da molto tempo, anche se è solo di recente che ogni barriera fra di noi è stata abbattuta. Conosco il tuo cuore e tu conosci il mio. Negli ultimi giorni ho capito che il mio trasporto verso di te era finalmente ricambiato.
- No, Antares. Ti sbagli. - la voce di lei tremava, mentre gli doveva dire quell'orribile ed ingiusta bugia. Shaula l'aveva già messa in guardia, ma anche se era preparata, non sapeva come reagire, divisa fra testa e cuore.
- I tuoi sguardi parlavano per te. Perché tenti di nascondere quello che senti? Non meritiamo di essere felici? - lei non rispose, ma Antares non voleva cedere. - Io ti amo, immensamente, e fin da quel giorno di tanti anni fa in cui tu mi salvasti la vita. Anche se non te l'ho mai detto apertamente, in più di un'occasione ho lasciato intendere che i miei sentimenti verso di te fossero molto profondi.
- Non è che ti sei lasciato abbagliare da quell'unico gesto di bontà che tu ricevesti da un'umana? - molte volte lui si era posto quella domanda. Anche Girtab e Shaula avevano cercato di farlo ragionare, ma per lui non esisteva altro che Rea. Aveva imparato a conoscerla, anche se nell'ombra, e lentamente il suo amore per lei era cresciuto.
Quando si presentò a lei come il “Principe dei Sogni”, poté confermare ancora una volta quello che era il suo forte sentimento per lei.
- No, il mio sentimento per te è puro e sincero. So che tu provi lo stesso. Di cosa ti vergogni? Ti vergogni ancora per il mio aspetto? - quell'ultima domanda lasciava percepire tutto il dispiacere e i timori del sovrano. A Rea si stringeva il cuore a quelle parole, ma sentiva che doveva mentire. Mentire per preservarli entrambi da un dolore che sarebbe stato ancora più grande.
- Antares, io ti voglio bene, ma solo come il più caro degli amici. Il tuo aspetto non mi intimorisce più. Ti vedo per quello che sei: il più caro e fidato dei miei amici. Mi spiace, ma non posso ricambiare il tuo amore. Non potrò mai farlo. - dicendogli queste parole la giovane si diresse verso le scale che avevano seguito per raggiungere quel luogo.
- Perdonami, ma sono molto stanca. Se domani vogliamo partire ci conviene sbrigarci e andare a dormire. - Antares non disse nulla, rimase lì, da solo a pensare, mentre Rea se ne tornò nelle sue stanze, scoppiando in un pianto dirotto non appena richiuse la porta dietro di sé.
Shaula e Girtab l'avevano vista passare, ma non ebbero tempo di dire nulla. Avevano già intuito cosa fosse successo, e raggiunsero Antares che era rimasto immobile di fronte alla roccia sacra.
- Forse non era destino, Antares. - cercò di consolarlo Girtab. - Lei però a te ci tiene, di questo puoi esserne certo. - Antares non rispondeva.
- Magari in futuro...
- Lei ha detto che mi vuole bene, ma che non mi ama. Ha detto che non potrà mai amarmi. Cosa ho sbagliato? - Shaula cercò di consolarlo, dicendogli che non c'era alcuna colpa che doveva rimproverarsi.
Cercò di farlo ragionare, ricordandogli, come altre volte aveva provato a fare, che per loro un amore sarebbe stato impossibile.
Dopo molti tentativi, infine, Antares si arrese all'evidenza.
- Alla fine, siamo rimasti amici. Forse era davvero così che dovevano andare le cose.
Col cuore affranto, Antares si ritirò, cercando di riposarsi, ma senza alcun successo.
Il mattino seguente, Girtab consigliò di rimandare la partenza per permettere al re di riprendersi, ma Antares riteneva che quel viaggio avrebbe potuto giovare molto più di una bella dormita al castello. Era inutile aspettare.
Cominciò quindi il loro viaggio nella valle.
Apparentemente fra Antares e Rea sembrava tutto normale, ma lei aveva cominciato a erigere una barriera invisibile fra loro due.
I sentimenti di entrambi non erano mutati. Entrambi soffrivano per la situazione, ma non potevano fare nulla.
Quel viaggio durò un paio di mesi. Non riuscirono a convincere tutti i villaggi a fidarsi di loro, ma molti aprirono il loro cuore ad Antares e agli scorpioni.
Rea aveva cercato in ogni modo di essere d'aiuto, ma non sempre la sua buona volontà era riuscita a far sciogliere i cuori di chi aveva di fronte. Inoltre, quella barriera invisibile che lentamente stava innalzando fra lei e Antares comprometteva involontariamente la buona riuscita del suo compito.
Lei non amava quella situazione. Avrebbe tanto voluto che le cose potessero tornare come prima che lui le si dichiarasse, ma sapeva che non doveva cedere. In cuor suo avrebbe voluto dirgli che tutte le sue parole erano state una bugia, che anche lei lo amava, ma non poteva.
Avrebbe dovuto mantenere le distanze ancora per un po', certa che poi le cose si sarebbero sistemate da sole.


Di ritorno dal viaggio, erano tutti stremati.
L'ultimo tratto di strada era stato particolarmente insidioso, ma alla fine erano riusciti a fare ritorno al castello.
Rea andò subito nelle sue stanze, mentre Antares rimase nella grande sala.
In cuor suo aveva sempre saputo che Rea gli aveva mentito. Sentiva che non gli aveva detto tutta la verità, che per una ragione a lui sconosciuta, lei aveva deciso di nascondergli i suoi sentimenti. Rea lo amava, e Antares ne era convinto.
Avrebbe voluto parlarle, ma lei era cambiata durante quel viaggio, era diventata così distante che non ci riusciva.
Parlavano e scherzavano in compagnia, ma c'era una freddezza che mai prima di allora aveva percepito fra loro. Nemmeno quando lei aveva provato ribrezzo per lui.
Antares si avvicinò al suo trono, e, a voce alta, chiese cosa mai potesse fare per lei, per scoprire la verità.
Vide il trono emanare un lieve bagliore. Non era mai successo prima una cosa del genere. Si avvicinò e vide il cristallo che molto tempo prima la Fata della Terra gli aveva donato.
Lui ricordò allora le parole della gentile fata, e, non sapendo a chi altri rivolgersi, la invocò.
Il trono, e tutta la grande sala, compreso Antares, vennero avvolti da un bagliore accecante.
- Mio buon Antares. È da tanto che non ci vediamo. Cosa posso fare per te?
Antares si voltò, e vide la cara fata che svolazzava per il salone.
- Ho bisogno del tuo aiuto, amica mia, ora più che mai - la fata sorrise in attesa di esaudire le richieste del giovane re.


 
Aggiornamento del 25/08/2015
  
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