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Autore: YomiCrazy    29/05/2015    2 recensioni
Avalon è di nuovo in pericolo e questo costringerà Artù a tornare fra i viventi per proteggere quello che millenni prima aveva creato con l'aiuto di Merlino.
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Dal testo:
“Ucciderò il Re di Camelot e completerò ciò che Lady Morgana non è riuscita a fare tempo indietro!”
"La notte calerà sul tuo volto, Artù Pendragon!"
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù, Merlino/Morgana, Morgana/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Salvino salvetto!
Ed eccomi al terzo capitolo di questa mia idea strappastraopposa(?)
Volevo informarvi che le coppie che trovate nella descrizione sono solo accennate e che quindi non ci saranno robate fra nessuno dei personaggi.
In questo capitolo cerco di spiegare più o meno la mia idea, rimescolando parecchie carte scoperte nell’ultima stagione di questo telefilm.
Se vi va, potete farmi sapere cosa ne pensate, nei capitoli successivi aggiungerò molte altre particolarità, ma i pensieri di altre persone fanno sempre comodo!
Se trovate orrori siete pregati di farmeli notare!
Buona lettura!!

 
 
 
 
 
 

Sotto quelle nuvole grigie e piene di pioggia, il lago di Avalon non aveva più l’aria di un posto tranquillo ed accogliente. Forse non aveva mai avuto quell’aspetto, ma quel giorno, quel maledettissimo giorno, sembrava quasi che il mondo stesse per piangere. Le acque quiete e stabili sembravano creare uno strato su cui si poteva camminare, il vento non osava soffiare, era fermo, stabile, zitto, come le piante e gli animali.
La natura stava dando il suo ultimo saluto a lui.
Artù Pendragon.
“Merlino. Per quanto un uomo possa conoscere il suo destino, alcune vite sono state predette.” Kilgarrah alzò il muso dal terreno, fissando gli occhi celeste cielo del giovane mago davanti a lui che teneva stretto fra le mani il corpo immobile del biondo vincitore di guerra.
“Non posso lasciarlo morire, lui è mio amico!” Le lacrime scendevano lente, scendevano cocenti, scendevano acide sugli zigomi pronunciati di quel ragazzo alto, moro, forte ma allo stesso tempo esile.
Il drago fissò ancora una volta gli occhi pieni di lacrime di Merlino. Era giunta la sua ora e ciò lo rammaricava. Non poteva star accanto a colui che aveva avuto per molti anni un destino pesante e complicato sulle spalle, ma che era riuscito a portarlo a termine senza problemi.
“Addio, giovane mago. E’ stato un piacere ed un onore conoscerti.” Gli occhi di Kilgarrah esprimevano tutto ciò che il suo cuore stava provando. Le pupille lucide non davano spazio a pensieri che non fossero lacrime. Si alzò in volo, sotto il volto bagnato del ragazzo che aveva servito per anni.
Si alzò in volo, lasciando il mago guardare il volto di Artù ormai privo di vita.
“Artù…” Proferì Merlino, fissando il biondo.
“No…”
 
**
 
“Artù!” Il moro si rizzò seduto sul divano, con la fronte gocciolante di sudore e gli occhi lucidi. Il ricordo della morte del suo Re disturbava il suo sonno da molti anni ormai e ancora non ci aveva fatto l’abitudine. Si strinse nella spalle, facendo scivolare quella lacrima che proprio non voleva saperne di rimanere ferma, per poi asciugarla con la coperta.
Artù.” Sibilò ancora, tirando su col naso.
 Si alzò dal divano, avvicinandosi alla porta della camera, per poi aprirla un pochino. Il biondo era lì, sotto le coperte rosse, che dormiva, che sonnecchiava, vivo.
Ciabattò fino ai cardini del letto, notando le labbra carnose e rosee chiuse dolcemente, con un rivolo di bava che scendeva dal lato della bocca fino al cuscino gonfio e morbido. Lui era lì, era tornato, nessun brutto sogno poteva più portarglielo via.
Il lenzuolo si alzava e si abbassava a ritmo del respiro di Artù e, anche se stupida come cosa, rendeva il cuore di Merlino caldo e vivo. Vivo come non lo era stato da anni. Le lacrime che volevano uscire erano di gioia. Gioia di ritrovare quei giorni di Camelot persi. Gioia di riavere il suo amico lì, con lui.
“Merlino.” Il moro alzò gli occhi, notando come quelli blu del biondo lo stavano fissando.
“Termiti.” Mormorò il mago, battendo con le mani sul legno della struttura del letto. Artù alzò un sopracciglio. Erano passati millenni, ma Merlino non riusciva ancora a trovare scuse buone da usare.
“Termiti.” Ripeté Artù. 
“Oh, sì. Non vorrei che le gambe del letto cedessero.”
“Merlino.” Artù si girò sbuffando, sotto il sorrisetto del mago. Era incredibile come niente fosse cambiato. Come Artù non dimostrava differenza di comportamento nei suoi confronti ora che sapeva che faceva uso della stregoneria.
“Portami la colazione.” Merlino si avviò verso la porta, entrando in cucina. Ora che erano passati anni non poteva semplicemente alzarsi e prepararsela? No. Certo che no. Non sarebbe stato lo stesso. E poi ora aveva meno compiti da fare. Niente stalle da pulire, cavalli da nutrire, armature da lucidare e stanza da… No. Le stanze erano ancora da sistemare.
“Quanto ci metti, Merlino!” Il ragazzo aprì il frigorifero, prendendo il cartone del latte con due uova. Poggiò un piatto con un bicchiere su un vassoio e si aiutò con la magia per sistemare le cose.
Quella piccola ma accogliente cucina ne aveva viste di fantasie in quegli ultimi giorni. Angolo cucina e fornellini attaccati alla parete, davanti ad un bianco tavolino ed una finestra ad un lato che dava su un balcone collegato con la sala.
Questa dovrebbe piacergli, pensò, prendendo una mela ed aggiungendola al tutto.
Uscì dalla stanzetta tornando nella camera, dove il ragazzo lo aspettava ancora sdraiato.
“Artù, se non vi alzate…”
“Lo sto facendo.”
Merlino sospirò, poggiando il vassoio su una mensola dell’armadio, per poi togliere la coperta da sopra al corpo di Artù.
“Merlino… Fa freddo!”
“Mi avete fatto preparare la colazione, ora vi alzate!” Il biondo venne preso dalle braccia e trascinato a terra dall’amico, mentre sbuffeggiava qualcosa di incomprensibile.
“Ti farò mettere alla gogna.” Disse Artù alzando un braccio verso l’alto, come indicare che comandava ancora lui.
“Certo.” Rispose Merlino sorridendo. “Dopo aver finito la colazione.” Prese di nuovo il vassoio e lo portò nella sala, costringendo Artù ad alzarsi dal pavimento per seguirlo.
 
**
 
“Merlino!” Artù si rizzò dal pavimento, dopo che un gran rumore aveva lasciato spazio ad un terremoto mentre il mago nella sala spostava le braccia da davanti il viso, che aveva messo per proteggersi dalla polvere. La porta dell’appartamento era uscita dalle viti e si era schiantata ai piedi di Merlino. Nyx apparve sulla soglia, con un sorriso bianco avvolto da lunghi boccoli neri. Gli stessi boccoli che aveva Morgana quel giorno nella grotta, quando l’aveva incastrato al suo interno senza poteri.
“E quindi è qui che ti nascondi, Emrys.”
Sentirla pronunciare il suo nome gli ricordò Morgana. Quel disprezzo, quelle labbra inarcate, quegli occhi smeraldo.
Era lei.
Morgana.
“Merlino che …” Artù si fermò vicino all’amico. Davanti a lui Nyx. Così snella, così bella, così Morgana.
“Artù, andiamo via.” Merlino prese il biondo per un braccio, tirandolo dentro la cucina, chiudendo la porta. Sapeva che ciò non l’avrebbe fermata, ma era un inizio. Sapeva anche che era venuta per lui. Per Artù.
“Quella era… Morgana?” Artù era scombussolato. I risvegli non erano il suo forte e Merlino non era capace mai di dagliene uno decente.
“No Artù, credo sia una sua discendente.” Si precipitò alla finestra, aprendo gli infissi per sbucare sul balcone.
“Che cosa vuole?” Il biondo seguiva l’amico fedelmente. Non doveva dimostrare paura, ma la preoccupazione non frenava.
“Te.” Rispose il mago, sentendo la seconda porta andare in frantumi.
“Non fuggirai con lui, Emrys!” Nyx comparve sul balcone, puntando le mani verso i due ragazzi.
“Hleap on baec!” I due finirono a terra sotto gli occhi scintillanti della ragazza, che si avvicinava sempre più velocemente ai due corpi. Artù fissò il passo svelto della donna e si girò verso Merlino.
“Merlino, veloce, fai qualcosa!” Il moro alzò la testa, facendo volare Nyx contro le grate del balcone, facendole sbattere la schiena contro di esse.
“Svelto Artù!” I due si alzarono, rientrando dalla finestra che Merlino aprì con la magia, uscendo di corsa dalla porta, finendo in strada, dove la gente spaventata si mise a guardarli.
“Mi sento un’idiota.” Sbuffò Artù, guardandosi il pigiama bianco a strisce blu.
“Abbiamo altri problemi, ora.” Lo corresse Merlino, indicando il balcone su cui la ragazza era intenta a curarsi il dolore alla spina dorsale.
Re e Servo corsero per la città, entrando in uno dei parchi pubblici. Merlino cambiò d’abito ad entrambi appena arrivati sull’erba fresca, dove si sedettero per riposarsi. 
“Ora sai perché Avalon ha bisogno di te.” Aprì il discorso Merlino, cercando di calmare il fiato.
“Non puoi semplicemente fermarla con la tua magia?” Chiese Artù, fissando i bambini giocare allegramente su strutture di platica.
“E’ la vostra battaglia Artù. E’ la vostra terra. Vi ha chiamato perché ha bisogno di voi.” Il ragazzo si avvicinò all’amico, sorridendogli. Artù sbuffò, ripensando al massacro che era accaduto nella battaglia di Camlann.
“Non voglio che accada ancora.” Merlino fece una faccia interrogativa all’affermazione di Artù. “Non voglio altri morti. Questa guerra la dovrò chiudere io.” Erano passati millenni. Ma ciò che si era predetto era vero. Artù era Re in passato e Re in futuro. La sua bontà non era cambiata di una virgola.
“Artù, i miei poteri sono al vostro servizio.” Disse Merlino, fissando l’amico. Artù per risposta gli sorrise, sapendo che al suo fianco era presente qualcuno di affidabile e forte.
“Sarebbe stato più facile per entrambi, se me lo avessi detto.” Il biondo sbadigliò, ripensando alla colazione persa.
“Morgana non doveva sapere chi ero. E nello stesso tempo ho potuto proteggervi meglio.” Artù pensò che alla fine era vero. Ma ci era rimasto comunque male. Erano amici, giusto?
“Ci ha seguiti.” Merlin alzò il viso in direzione opposta alla loro. Nyx era ferma accanto ad una giostrina per i bambini, intenta a fissarli giocherellando con una ciocca di capelli.
“Dobbiamo affrontarla.” Disse Artù alzandosi.
“No, è pericoloso. Ora non siete pronto.”
“Merlino, non puoi darmi ordini, sono il tuo Re.” Il moro per risposta sorrise.
“Sapete che lo farò comunque.” Artù sospirò. Quella donna era impossibilmente troppo simile a Morgana.
“Che cosa suggerisci di fare.” Merlino fissò il Re e poi la donna. Poi di nuovo il Re.
“Conosco una sua parente.” Artù intuì subito ciò che Merlino pensava.
“Andiamo.” I due uscirono dal parco sotto gli smeraldi freddi della ragazza boccolata. Merlino si sarebbe aspettato un attacco, ma forse aveva intuito che lei non era poi potente quanto lui.
 
**
 
“Witch Coffe. Stai scherzando.” I due ragazzi si fermarono sul marciapiede davanti al bar della zia di Nyx. Merlino aveva spiegato in modo semplice e veloce ciò che era successo il giorno prima del loro incontro. Il locale aveva un’aria allegra e niente faceva pensare che all’interno si nascondeva una strega con manie omicide verso Re passati a miglior vita da millenni ormai.
“Non credi che ciò sia strano?” Merlino alzò le spalle in segno di risposta alla domanda di Artù. Anche lui la prima volta era rimasto stranito dal nome del locale, ma forse era solo una coincidenza.
Il biondo sospirò, avviandosi verso il locale attraversando la strada.
“Artù!” Gli occhi di Merlino si illuminarono ed un camion si fermò di colpo a qualche millimetro dal naso dell’asino reale.  Il conducente scese e si avvicinò al ragazzo, spaventato e preoccupato.
“Stai bene? Non hai visto che è rosso per voi pedoni?” Artù seguì il salsicciotto dell’uomo fino a notare un apparecchio nero con sopra illuminata una lucina rossa. “Mi sono preso un infarto, stai attento la prossima volta!”
“Lo scusi.” Merlino si avvicinò al duetto, tirando Artù per un braccio. “Ha qualche problema, sa…” mentre pronunciava la parola problema, alzò un dito portandolo alla propria tempia, facendolo girare su se stesso.
“Stai attento al tuo amico la prossima volta.” L’uomo risalì sul veicolo e ripartì dopo che i due amici si spostarono dalla strada verso il marciapiede.
“E così avrei qualche problema?”
“Su, Artù, non scendiamo in…”
“Merlino giuro che un giorno di questi ti taglio la testa.” Il ragazzo sorrise nel miglior nei modi all’affermazione del compagno. Sapeva benissimo che non ci sarebbe mai riuscito, ma lo spaventava comunque.
“Possiamo passare, ora.” Cambiò discorso il moro, puntando l’indice verso il semaforo verde.
“La prossima volta, avvertimi di queste regole.” Artù lo seguì spazientito, fissando il coso nero appeso a mezz’aria che aveva cambiato la lucina da rossa a verde.
“Quello che vedete si chiama semaforo. Quando è rosso non si passa, quando è verde, si può procedere.”
“E se è arancione?” il biondo fissava il semaforo con la lucina arancione ad intermittenza come se stesse ad osservare una magia in azione.
“Se siete in mezzo alla strada dovete sbrigarvi a sgomberarla, se invece siete sul marciapiede, dovete rimanere fermo.”
Era tutto diverso dai tempi di Camelot. Certo, ogni volta che lui arrivava nella cittadella tutti si fermavano al suo passaggio o si inchinavano lasciando il passaggio libero ed ora invece era costretto a stare sotto nuove regole, chiamate da Merlino, stradali. Era anche vero che al suo tempo, tutti quei mostri metallici che strombazzavano a destra e a manca, non esistevano.
“Ne sei sicuro Merlino?” Artù ancora non era convinto di tutta quella storia, soprattutto perché era il moro a spiegargliela.
“Vi sembro stupido?” gli disse, girandosi prima di entrare nel locale.
“Si.”
“Non cambierete mai, eh?” Merlino entrò nel bar sotto il sorriso del suo Re.
 
**
 
Si erano girati tutti verso i due sconosciuti appena entrati, per poi tornare a conversare o bere il proprio caffè. Artù notò come quel bar somigliava alla taverna in cui Merlino si chiudeva spesso e volentieri per sfuggire ai suoi compiti.
“Non siamo venuti qui per bere, vero Merlino?” il biondo tirò per la maglia il moro che sembrava deciso a raggiungere il bancone dietro il quale una donna cicciottella stava servendo le bevande ai vari clienti.
“No, fidatevi di me.”
La donna aveva l’aria triste e sembrava quasi che erano giorni che non smetteva di piangere. I folti capelli rossi erano raccolti in una codina dietro la nuca, lasciando solo una ciocca darle fastidio al viso che sembrava stressato, deluso, triste. Le labbra rosse e fine erano piegate in una smorfia che emanava dolore e paura e gli occhi rossi davano la conferma che aveva passato molte ore senza chiudere occhio a lavorare.
Indossava una maglia rossa che mostrava quanto bastava del prosperoso seno, sopra ad un paio di jeans neri coperti dal solito grembiulino.
“Non ci avrà seguito fino a qui?” Artù osservava il popolo del nuovo tempo. Sperava di non vedere lei.
Nyx.
Morgana.
“Spero di no, Artù.” Si appostò davanti al bancone, seguito dal biondo. La donna, appena vide il viso e le grandi orecchie del mago, allargò le labbra in un sorriso.
“Bentornato al Witch Coffe.” Cominciò, avvicinandosi al duo. “Cosa posso portarti?”
“Siamo venuti qui per Nyx.” Di solito era Artù a prendere le decisioni, a interloquire, ma quella volta lasciò fare a Merlino.
“Mi dispiace caro, ma non è in casa.” Il sorriso prima creato si dissolse in poco tempo al sentire il nome della mora.
“Lo so, per questo sono venuto qui. Adesso.” Merlino non voleva demordere, mentre la donna sembrava sempre più schiva all’argomento. “Sembra saperne più di quanto dimostra.”
“Mi spiace, ma non credo che…”
“I druidi mi chiamano Emrys.”
Artù alzò gli occhi sentendo questo nome. Aveva visto molte volte Morgana arrabbiarsi ed urlarlo, ma non era mai stato sicuro che Merlino ed Emrys fossero la stessa persona. Ed ora ne aveva la conferma.
“Lella, guardami il locale.” La donna lasciò il canevaccio sul bancone, entrando nella porta accanto ad esso ed invitando i due a seguirla. Merlino si alzò ed Artù fece lo stesso, entrando nella porta che portava alla casa della signora.
“Non credevo che Nyx ti avrebbe trovato.” Si inchinò ai piedi del moro, lasciando di stucco Artù.
“Non ce né bisogno…”
“E’ un piacere ed un onore conoscervi, Emrys.”
Artù era sempre più sbalordito. Che Merlino in realtà fosse qualcuno di importante nel regno della stregoneria?
“Il mio nome è Drusilla. Sono la strega guardiana di Nyx da oltre un secolo.”  La donna si alzò in piedi, invitando i due ragazzi ad entrare in un’enorme salotto.
“Nyx mi ha cercato per tutto questo tempo?”
Merlino era sicuro di se e questo metteva a disagio Artù che cercava in tutti i modi di partecipare alla conversazione senza riuscire nell’intento.
“Esatto Emrys. Sapeva che una volta trovato te, avrebbe trovato il re di Camelot: Artù.”
Il biondo alzò il viso sentendo il suo nome. Drusilla lo guardava, aveva capito chi era in verità.
“E l’ha trovato.” Disse Merlino spezzando quella fugace occhiata fra i due.
“E’ un onore conoscere colui che è Re una volta e Re in futuro.” Si inchinò anche ad Artù e poi si spostò all’indietro, lasciando ai giovani il modo di sistemarsi sul divano.
 
**
 
“Che cosa vuole Nyx da me?”
La camera in cui si trovavano era ampia e ben soleggiata. La finestra a vetri scorrevole illuminava dal centro agli angoli senza lasciare ombre. Il divano era appoggiato ad uno dei lati della stanza, di fronte ad un tavolino di cristallo. Due poltrone sembravano chiudere il cerchio. Un’enorme armadio, anch’esso a vetri, faceva da re in quella stanza. Al suo esatto centro vi era posizionato un’enorme televisore che ritraeva i tre seduti comodi. Sotto a tutto un tappeto rosso con dei ghirigori oro. Sulle pareti vi erano dei quadri che ritraevano delle donne indiane che danzavano a ritmo di chissà quale musica. Dopo tutto anche la stanza era agghindata in modo da ricordare le case indiane.
“La triplice dea non è stata contenta di come la storia si sia conclusa.”
Artù si girò fissando il mago. Conosceva la triplice dea, gli era capitato di incontrare le sue sacerdotesse qualche giorno prima della battaglia di Camlann. Lo avevano giudicato per quanto riguardava il ripudio della magia a Camelot. E ricordava bene le parole di Merlino.
Non ci sarà mai posto per la magia a Camelot.
“Artù è morto per mano di Morderd. E’ ciò che volevano.” Merlino parlava come se sapeva tutto. Artù non riusciva a comprendere come.
“Il regno successivamente alla regina Ginevra non ha mai visto la magia al suo interno come ben accetta.”
Ginevra.
Merlino gli aveva detto che non si era mai risposata e che aveva governato il regno seguendo il suo esempio. Non l’aveva più rivista dopo quella notte.
Gli mancava.
Gli mancava moltissimo.
“Sapeva che Artù sarebbe risorto quando il suo regno ne avrebbe avuto più bisogno ed è per questo che è nata Nyx. Lei è la legittima erede di Morgana. La legittima erede al trono di Camelot, proprio come diceva la sacerdotessa.”
“Nyx è figlia di Morgana?” Artù non riusciva a capire. Era nuovo per lui questo mondo e anche se ce la stava mettendo tutta, Merlino gli avrebbe dovuto spiegare molte cose.
“No, Sire.” Rispose la donna. “Nyx è stata creata dalla magia, per questo non ha né padre né madre. E’ stata creata a immagine e somiglianza di Lady Morgana.”
“Non ha molto senso.” Disse Merlino sovrappensiero.
“Lo ha se la triplice dea pretende la sua vincita contro il re di Camelot.”
Artù si portò alla bocca la tazza di latte che Drusilla gli aveva offerto insieme a qualche biscotto al cioccolato.
“Una volta che Artù abbandonerà il suo regno per sempre, la magia potrà tornare sovrana.”
Merlino sospirò. Se le cose stavano in questo modo, Artù era in serio pericolo. Ed il suo compito di proteggerlo non si era ancora concluso.
“Perché prima hai detto di essere la sua strega guardiana?” Artù si stava interessando a quelle cose. Dopo tutto stavano parlando del suo destino come una specie di protettore di Albione.
“Sono stata incaricata di proteggere ed insegnare a Nyx tutto quello che c’era da sapere sulla vostra leggenda, Artù.” Drusilla si alzò dal divano, prendendo un libro dalla grande libreria che il biondo prima non aveva notato. “Qui è scritto tutto ciò che c’era da sapere sul vostro conto.”
“Nyx ha una copia del mio libro di magia che usavo a Camelot.” Si intromise Merlino.
“Tu avevi un libro di magia nelle tue stanze?” Artù posò il bicchiere sempre più allibito.
“Si, le è stato utile per imparare molte delle magie che ora sapete fare alla perfezione.” Drusilla tornò seduta, dando ad Artù il libro che aveva preso.
“Cosa dovrei farci?” chiese il biondo. Sapeva abbastanza della sua vita. Dopo tutto era la sua.
“Vi conviene leggerlo. Tutto ciò che Nyx sa su di voi lo ha appreso grazie a questo libro. Il più completo sulla vostra vita a Camelot e sulle vostre imprese.” La donna sorrise.
“Perché ci state aiutando?” Chiese ancora Artù.
“Come altri stregoni prima di me, ho sempre creduto nel mondo che avete creato assieme a Emrys.” Rispose semplicemente la donna, guardando anche il mago seduto a riflettere.
Artù sospirò aprendo il libro. Era simile a quello che gli aveva dato Merlino, solo che in questo vi era descritto bene il profondo legame che lui aveva instaurato con Ginevra.
Già.
Ginevra.
“E’ meglio che andiate. Nyx sta tornando.” Drusilla si alzò, incitando i due ragazzi a seguirla sul retro della casa. “Se vi trova qui accadranno grossi guai.” Si diresse lungo un corridoio per sbucare in una stanzetta che somigliava ad una cucina. I fornelli c’erano, ma mancava il lavabo.
“Vi ringrazio per l’aiuto.” Disse Artù, tenendo stretto il libro a se.
“Credo in voi, re di Camelot. Molte anime ancora lottano per il mondo che avete creato.”
“Non vi deluderò.” Rispose il biondo. Merlino sorrise fissando il suo re rassicurare Drusilla.
“Artù, andiamo.” Il moro si girò verso la porta, ma prima che riuscisse ad aprirla, essa venne sbalzata fuori dai cardini schiacciandolo sul terreno.
“Merlino!” Artù si avvicinò all’amico, spostando la porta dal corpo del ragazzo.
“Artù Pendragon.” La voce di Nyx fece capolino da fuori la stanza. Drusilla si avvicinò a Merlino, poggiando le proprie mani sulla sua testa.
“Vieni fuori ed affrontami.” Artù sapeva che non poteva affrontarla. Era disarmato e lei aveva la magia dalla sua parte.
“Non fare il codardo. Vuoi che Ginevra soffri ancora?” Il biondo sgranò gli occhi.
Perché l’aveva nominata?
 
  
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