Gentili
lettrici e recensitrici, sto provando a immedesimarmi nel ruolo di
"macchinetta- che- produce- capitoli- non- stop", perchè sono un
pò in ritardo con gli aggiornamenti :P, scusatemi!
Dopo aver aggiornato "Point of view" ieri... se vi siete intristiti per
la drammaticità del capitolo... non vi resta che dare
un'occhiata a questo capitolo, così vi rallegrate un pò!
Oggi vi porto in un centro estetico!
Ciry
SE BELLI SI VUOLE APPARIRE, UN POCHINO SI DEVE IMPAZZIRE!
Non riuscì a contare i secondi o i minuti che la separarono
dall’atterraggio, ma urlò per tutto il tempo della caduta, con tutto il fiato
che aveva in gola.
Per l’angoscia.
Per la voglia di tornare a casa.
Per sfogarsi.
Davvero non ne poteva più, di stare in quella terra
dimenticata da Dio, anzi, fuori dal mondo.
Voleva trovare l’uscita, all’istante.
Purificarsi, disintossicarsi dalle sensazioni provate in
mezzo a tutti quei matti.
“E adesso dove sono?” si domandò, mentre cercava di emergere
da qualche parte in superficie, procedendo a tastoni con le braccia e con le
mani, che però non toccarono altro che il niente, il niente fangoso.
Una mano incontrò il suo avambraccio in continuo movimento e
lo afferrò saldamente, tirandolo fuori dalla melma assieme a tutto il resto del
corpo, in un’unica, energica sferzata.
Ancora una volta cinque centimetri.
Quel fango maledetto doveva averla ristretta come una lavatrice malfunzionante con un golfino di lana.
Non riuscì subito a capire dove si trovava, ma ebbe il tempo
di guardarsi attorno per poi constatare che era finita in una sorta di oasi
floreale, piena di colori pastello e profumi di varia natura; lei stessa se ne
stava seduta sulla soffice corolla di una margherita e si vedeva circondata da
svariate foglie dalla forma allungata, come se queste ultime fungessero da
separé.
Pensierosa, la minuscola avventuriera mormorò: “Devo scendere da qui… ma non posso certo lanciarmi, mi romperò l’osso del collo…”
Cercando un qualsiasi appiglio con occhi ansiosi, Clarissa
fu entusiasta di notare una bizzarra scala a forma di scivolo, composta da una
foglia che stava proprio accanto alla margherita su cui lei era seduta.
Senza indugiare, raggiunse frettolosamente la foglia e ci
scivolò sopra, arrivando poi a toccare con i piedini il terriccio umido;
proprio da dov’era appena atterrata l’odore di fiori, di spezie e di strane
fragranze, forse orientali, si fece più forte.
I fumi dei vari odori sembravano provenire da dietro le
foglie che le occludevano la vista del resto del paesaggio.
Alzò gli occhi al cielo e, incamminandosi verso
quelle “tende vegetali” per scostarle, pensò: “Cosa vuoi che sia? Al massimo
sarà Harry con otto zampe o Tom con l’alter ego che fuoriesce dalla sua pancia
sottoforma di grillo parlante…”.
Aveva un asciugamano sul capo, sistemato a mò di turbante,
ed era immerso placidamente nel fango.
Si guardava
allo specchio e cantava “Keep your head still, I'll be your thrill, the night will
go on, my little windmill… I’m just a gigolò, gigolò, gigolò… “
Fumava un narghilè e ne teneva la
pipetta stretta in una delle sue mille zampe.
Il presunto bruco gay la anticipò
voltandosi di scatto e tuonando: “Chi va là?!”
Solo allora venne allo scoperto
anche un altro particolare.
Sul petto celestino, l’insetto
aveva tatuata una galassia con tanto di astronave e lucertola.
Lo stesso tatuaggio di Dougie.
“Doug?” domandò a voce alta
Clarissa, cercando di distinguere i lineamenti del bassista dietro la maschera
di bellezza dell’enorme bruco.
“Che cos’è, una marca di lucido
per scarpe?” fu la risposta, data in tono piuttosto seccato.
“Cosa?!” domandò lei a sua volta, allibita.
“Il lucido da scarpe!” continuò
imperterrito l’insetto, avvicinandosi ancora di più a lei, che indietreggiò di
un passo prima di ribattere: “Io non vendo proprio niente!”
“Neanche il tuo corpo?” insistette
l’altro, facendola arrossire.
“Ma non dire stronzate!” lo
aggredì lei, rifilandogli uno schiaffo sul naso e macchiandosi la mano di
maschera alle alghe.
Il bruco si elevò in tutta la sua altezza (rispetto a
Clarissa, si capisce) e sbottò: “Bè, tanto non lo avrei neanche voluto, sporca
come sei!”
Detto questo, non lasciò neanche che la ragazza replicasse, bensì batté le prime due mani, quelle più vicine alla sua testa, e in un attimo Clarissa si ritrovò attorniata da due funghi porcini, una violetta e un filo d’erba; tutti trasportavano un oggetto, ma lei non fece in tempo ad identificarli tutti, poiché le fu gettata addosso una bacinella d’acqua gelata dal sottile filo d’erba, color verde mela e dagli atteggiamenti a dir poco stizzosi.
“Mai visto un cliente più sporconel nostro centro !” esclamò
scandalizzato, rivolto ai “colleghi”.
“Cliente di che?!” gracidò Clarissa, scostandosi i capelli
da davanti il viso.
“Centro di bellezza, razza di detrito, non ne hai mai
sentito parlare? C’eri anche tu, a fare il bagno nei fanghi
purificatori, anzi, a invadere
il mio spazio! Mi stavo facendo restringere i pori, non so se mi
spiego!” le spiegò sgarbatamente il bruco, ricominciando a
fumare dal
narghilè.
“Ah, quindi sei tu che… GIU’ LE MANI!” strillò l’altra,
cercando di togliersi di dosso, senza successo, i due funghetti che la stavano
spogliando, dopo essersi messo uno sopra l’altro, formando una buffa torre.
In quel momento, la violetta ebbe la decenza di coprire la
scena con una larga foglia, così Clarissa ebbe modo di essere privata dei
propri vestiti con la forza, sì, ma almeno senza lo sguardo di Dougie conciato
da bruco addosso.
Terminata
Le lanciarono addosso un paio di foglie con cui si coprì
immediatamente, imbarazzata da morire, e la fecero sedere su uno dei funghetti,
affinché la violetta si occupasse dei suoi capelli.
“Ma vai a fare in culo!!!” tuonò la diretta interessata,
scandendo distintamente le parole.
“Non posso, ho già un appuntamento tra mezz’ora, massaggio
facciale” la liquidò l’altro, tornando a rivoltarsi compiaciuto nella
fanghiglia.
Erano tutti vestiti fatti di corteccia, foglie, petali o ragnatele.
“Vestitela come Pretty Woman!” ordinò il bruco, prima di
riprendere a fumare per l’ennesima volta.
“No!!” protestò la ragazza, schizzando in piedi.
Grosso errore.
I funghetti le si pararono davanti in un lampo, di nuovo uno sopra l’altro, e le appiccicarono addosso un ammasso di petali di rosa e di tulipano nero.
“Ridatele le scarpe, non voglio che indossi i tacchi, non mi piacciono le donne più alte di me!” richiese nuovamente l’insetto.
La violetta obbedì e restituì le infradito alla legittima padrona, che ringhiò di rimando al bruco: “Sono alta cinque centimetri, non potrei superarti comunque!”.
Gli addetti alla toeletta della ragazza si dileguarono quasi
disgustati dopo aver sentito la rabbia di Clarissa, e la ragazza ne approfittò
per andare incontro a quel grande bruco snob che una volta era stato il suo
grande amico Dougie Poynter.
Si arrampicò tra foglie e rametti, avvolta in un top fucsia
(composto dai petali di rosa) e in una minigonna nera (composta dai
petali di
tulipano nero), prima di raggiungere quella piccola altura dove si
trovava il bruco, immerso per metà nella pozza di fango.
Una volta sul ciglio di quella ripugnante
“piscina”, si spostò all’indietro con
fare infastidito le due treccine che
“Sei un grandissimo cafone!” lo rimproverò acidamente lei.
“Adesso sei decente…” ribatté l’altro, squadrandola e trascinandosi fuori
dal fango, per poi strisciare sotto le corolle chiuse di una fila di campanule.
Dopo aver tirato una cordicella, i piccoli fiori si
aprirono, ricoprendolo di acqua e ripulendolo dal fango, sia nel corpo che nel
viso, dove ancora troneggiava la maschera alle alghe.
La faccia lievemente imbronciata era la stessa.
Fiori ovunque, prati sterminati e un cielo che si divertiva
a cambiare colore ogni trenta secondi.
Animali mai visti in vita sua si rincorrevano, si tuffavano
negli specchi d’acqua per poi riemergerne completamente diversi nell’aspetto.
“No, grazie” gli rispose, per poi fissarlo in tutta la sua
figura…
Era buffo, Dougie, in quella veste di insetto blu.
Fumatore di narghilè (non riusciva a credere che lo aveva
portato con sé, sulla schiena! Doveva essere un fanatico!), strafottente,
maniaco della cura del corpo e con un paio di scarpe diverso per ogni paio dei
suoi mille piedi.
“Sì, le usavo quando facevo il maratoneta” rispose
tranquillamente il bruco, che poi aggiunse: “Ogni paio di scarpe che indosso ha
segnato la mia vita, in qualche modo! Tengo molto a queste cose! Sai, certe
piccolezze costruiscono la tua personalità, non trovi?”
“Filosofo, come sempre…” pensò lei, mentre annuiva
sorridendo.
“E così hai fatto anche il corridore…?” azzardò, dubbiosa.
“Certamente, ma mi sono ritirato un anno fa: vincevo troppe
volte…” ribadì l’altro, fumando con fare annoiato.
“E queste qui…?” indicò Clarissa, attirata da un paio di
tacchi a spillo fucsia, che l’insetto giustificò rispondendo: “Una fase chiusa
della mia vita, una mera parentesi!!”
“Sei stato corridore e puttano trans?!” gli domandò lei, ridacchiando.
“Sì, va bene?!” rispose seccato l'altro, fulminandola con lo
sguardo “E comunque adesso sono cambiato!!!”
“E come esattamente?!”
Ne uscì la sagoma, rosa, di una donna…
Subito dietro, la sagoma di un uomo, celeste, piegò quella
della donna a novanta gradi e cominciò ad oscillare avanti e indietro…
“Sono un pornodivo adesso… Contratto a tempo indeterminato,
modestamente…” la informò Dougie, gongolando mentre aspirava ancora dalla
pipetta.
La ragazza sospirò e affermò con sarcasmo: “I sogni si
realizzano sempre, vero?”
“Bè, i miei sì… e, a proposito di questo…” insinuò Dougie,
fumandole in faccia una nuvoletta color porpora “Tu non vuoi realizzare i
tuoi?”
“E tu che ne sai dei miei sogni?” chiese lei, tossendo per
il forte odore di fumo che le era entrato nel naso.
“Bè, io so cosa vogliono le donne…” rispose convinto il
bruco, facendosi più vicino “A voi piace l’uomo forte ma gentile, rude ma
sensibile, buffo ma intelligente, pacato ma focoso… Ebbene, io sono stato un
corridore, un gigolò, so cos’è la vita di strada, ma anche la raffinatezza! E
poi, ho fatto anche il tatuatore e il consulente matrimoniale, ho il mio lato
artistico e sensibile da condividere… Infine… bè, sono un pornodivo… molto,
molto dotato… forse anche troppo… e quindi, fanciulla, perché non…”
“Io avrei proprio voglia di mangiare qualcosa!!!” lo
sovrastò con tono squillante la ragazza, sorridendogli come un’ipocrita.
Ma Dougie non afferrò l’umorismo della sua interlocutrice.
“Ma di solito, la fame viene agli uomini, e solo dopo un
rapporto sessuale selvaggio e lungo ore e ore!” protestò, confuso.
“Mangio prima, così ho più energie per… giacere insieme a
te. Mio caro” gli spiegò con infinita calma Clarissa, allargando il proprio
sorriso.
“Cos’è?” domandò la ragazza, dopo aver assaggiato quella
sorta di budino dal colore indefinibile.
“Un aperitivo. Paté di nettare!” le rispose l’altro,
facendola rabbrividire per il disgusto.
Difatti, si stupì non poco nel notare che Clarissa stava crescendo a dismisura, attimo dopo attimo, diventando in assoluto più grande di lui, che fu catapultato via dalla foglia della pianta su cui si stava rilassando.
“Dov’è Doug?” si chiese, cercando il bruco in mezzo
all’erbetta.
Lo trovò, tremante e piegato su se stesso, sotto una
fogliolina, e lo sollevò, facendolo strillare come un’aquila.
“La tua maleducazione è pari alla tua grandezza!” la riprese
Dougie, sputandole addosso del fumo giallo.
“E io non voglio dirti a cosa è pari il tuo uccello!” lo
rimbeccò la ragazza, ignorando il fumo.
Lei lo ringraziò con tono insopportabilmente falso, ma ebbe
pietà di lui: invece di lanciarlo lontano in mezzo a chissà quale sterpaglia,
si limitò a farlo cadere giù, nella pozza di fango termale in cui lei stessa era
precipitata poco prima d’incontrarlo.
“Un bruco che fa il pornodivo…” borbottò, mentre si
stava lasciando alle spalle il grottesco paesaggio snobista in cui si era
precedentemente imbattuta.
“E chi è il bruco? Dougie, ovvio!” aggiunse, allargando le
braccia per sottolineare l’assurdità della situazione “Vorrei proprio vedere
dove andrò a finire adesso, se seguo questo sentiero… Come minimo, quella
faccia da culo mi ha indicato la strada per il cimitero!”
≈0≈
Non sono mai stato più
spensieratamente gioioso di adesso! Ho condiviso la mia felicità con un salice
piangente e lui mi ha dimostrato la sua riconoscenza mettendosi a ridere!
Vado a cercare quella
ragazza che mi ha aiutato! Le devo così tanto!!!
***
E ora, un pò di dettagli!
- Il bruco Dougie canta due canzoni, rispettivamente "All the small things" dei Blink 182 e "Just a gigolò" dei Village people! No scopo di lucro!
- Come saprete, il nome esteso di Dougie è DOUGLAS, nome che significa "Dai capelli scuri, moro"; ecco perché, quando Clarissa chiama il nome "Doug" al momento di incontrare il Bruco, lui chiede a sua volta se quello è il nome di una marca di lucido da scarpe, esistente anche nel colore "Testa di moro", vale a dire il marrone scuro :). Che ragionamento contorto, lo so.
- Clarissa vestita da Pretty Woman è esattamente come Julia Roberts nelòla locandina dell'omonimo film, stivali di vernice a parte :).
- La carriera del pornodivo è un sogno nel cassetto di Dougie anche nella vita reale :D. Il bassista ha dichiarato più volte che se non avesse fatto il bassista nei McFly, sarebbe voluto diventare il Rocco Siffredi denoattri!!!