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Autore: Greeilinn    30/05/2015    2 recensioni
In cosa consiste questa raccolta? In una serie di flashfic e one shot in cui prendiamo in esame due personaggi per volta, in un luogo ben preciso e intenti ad un’azione specifica.
01. Alexy e Rosalya - prima parte
02. Dake e Aghata
03. Boris e la direttrice
04. Leigh e Ambra
05. Kentin e Ambra
06. Castiel e Iris
07. Dajan e Laeti
08. Alexy e Rosalya - seconda parte
09. Castiel e Aishilinn
10. Lysandre e Kim
11. Faraize e Violette
12. Boris e Greeicyel
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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DAJAN E LAETI




«Allora, me lo dici come ti chiami?»
   Una cosa era certa: quella ragazza era una piattola. Fu di questo che si convinse Dajan quando, dopo essere stato quasi pedinato per strada da una tizia che aveva incrociato al bar in cui si era fermato un attimo per comprare una bottiglietta d’acqua, se l’era ritrovata fra i piedi anche lì, al campetto da basket di strada in cui aveva deciso di fermarsi per fare due tiri a canestro.
   «Io sono Laeti», insistette lei, gironzolandogli attorno mentre il giovane si apprestava a saltare per recuperare un rimbalzo.
   Atterrando nuovamente sulle gambe, per poco non le finì addosso e, timoroso di averle fatto male benché probabilmente se lo meritasse, Dajan le scoccò un’occhiataccia – l’ennesima. «Ma vuoi toglierti di torno?!»
   «Me lo dài il tuo numero?» fu ciò che rispose quella, continuando a sorridere come se non si fosse spaventata di poter finire a terra sotto al peso di lui. O forse ci sperava?
   A quel punto Dajan si fermò e si mise il pallone da basket sotto al braccio, fissandola dall’alto con sguardo corrucciato. «Che problemi hai, al cervello?» s’interessò di sapere.
   Laeti ridacchiò. «Siamo nervosetti?» ebbe il coraggio di chiedergli. «Se vuoi posso farti rilassare con un bel massaggio.»
   Ah, quindi era quel tipo di ragazza? Proprio il genere che lui non sopportava. Non che non lo avesse già capito da un po’, ma quella fu per Dajan un’ulteriore conferma. Si domandò se una così lo avrebbe mollato, prima o poi, perché dal modo in cui continuava a mangiarselo con gli occhi non pareva intenzionata ad allentare la morsa.
   «Senti, se proprio vuoi, aspettami sotto quegli alberi», le disse a quel punto, cercando un modo come un altro per togliersela di torno. «Con questo caldo fuori stagione rischi di prenderti un’insolazione.»
   Gli occhi azzurri di Laeti sembrarono brillare per l’entusiasmo. «Oh, quanto sei carino!» cinguettò, giungendo le mani al petto formoso. «Ti preoccupi per me?»
   «No, è che se tu svenissi in mezzo al campo, finirei per calpestarti e potrei farmi male», fu la fin troppo schietta risposta di Dajan.
   Lei, tuttavia, interpretò quell’osservazione come uno scherzo e rise. «D’accordo, allora mi metterò lì, buona buona, a guardarti e a fare il tifo per te.»
   Di che tifo parlasse, dal momento che giocava da solo, il giovane non si curò di chiederlo. Gli bastava soltanto che quell’oca si allontanasse il più possibile. Poi, con un po’ di fortuna, una volta finiti i suoi allenamenti in solitario, si sarebbe cimentato in uno scatto da centometrista e avrebbe fatto di tutto per seminarla una buona volta.
   Laeti mantenne la parola e si avviò con passo quasi saltellato verso uno degli esili alberi di ciliegio in fiore che si trovavano poco distanti da lì. Suo malgrado, Dajan dovette riconoscere con se stesso che, per lo meno, quella ragazza era davvero graziosa e, con quello sfondo di petali rosa, sembrava quasi una farfalla.
   Probabilmente ha anche il cervello delle stesse dimensioni di quello di un lepidottero, fu ciò che si disse un attimo dopo, riprendendo a palleggiare con un certo sollievo.
   Di tutt’altro tipo erano invece i pensieri di Laeti, i cui occhi seguivano ogni movimento del giovane che aveva avuto la fortuna di incontrare quel pomeriggio. Si domandò come si chiamasse e quanti anni avesse, ma anche quale scuola frequentasse, dove abitasse, se avesse una ragazza, quanto fosse alto, quanto misurasse il suo piede, quanto misurasse altro.
   Quest’ultima curiosità la indusse a concentrarsi maggiormente sulla figura alta e slanciata di quello che ormai, mentalmente, aveva soprannominato fra sé stallone. Sì, insomma, quale altra sorpresa avrebbe potuto riservarle, un tipo come lui?
   Magari riuscirò a scoprirlo prima di stasera, si augurò Laeti, che ormai era già tutta un fremito.
   «Attenta!»
   La voce di Stallone la distolse bruscamente dalle sue maliziose fantasticherie e lei fece appena in tempo a scansarsi prima che la palla da basket, forse per colpa di un rimbalzo dispettoso, sfrecciasse nella sua direzione, andando a colpire la chioma dell’albero sotto il quale lei si era fermata.
   Quando Dajan la raggiunse, preoccupato forse più per la palla che per la ragazza, quest’ultima alzò su di lui uno sguardo dapprima smarrito poi più lucido e divertito. «Sei davvero un tesoro!» esclamò, lasciandolo fortemente interdetto. Stava per staccarle la testa dal collo con una pallonata e, anziché abbaiargli contro, gli si rivolgeva in quel modo?!
   Il mistero fu spiegato quando Laeti gli mostrò un rametto fiorito che le era finito fra i capelli. «Scommetto che l’hai fatto apposta per regalarmi questa meraviglia», gli disse, visibilmente in brodo di giuggiole. «Lasciami dire che nessuno, prima d’ora, aveva fatto qualcosa di tanto romantico per me!»
   Se Dajan fosse stato meno spiazzato da quella follia, probabilmente le avrebbe risposto acidamente, facendole presente che, visto il modo in cui si proponeva ai ragazzi, era logico che nessuno di loro si prendesse il disturbo di trattarla in modo dolce, preferendo piuttosto arrivare subito al dunque.
   «Sento già che mi sto innamorando!»
   La palla gli cadde di mano e, senza aspettare un secondo di più, Dajan scappò più veloce di un fulmine, preoccupandosi solo di mettere il maggior numero di metri fra lui e quella pazza.

Dajan regala dei fiori a Laeti sotto a un albero di ciliegio.






Shot scritta da Shainareth/Aishilinn.





   
 
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