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Autore: Gemitaiz    30/05/2015    1 recensioni
Questa storia è stata scritta da Bananasforcamila su Wattpad. Io l'ho solo tradotta :) http://www.wattpad.com/story/20471029-if-i-may-camren
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Camila Cabello, Lauren Jauregui
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Lauren stava con noi da ormai 3 giorni e lasciatemelo dire, era la definizione di FASTIDIO.
Mi dava contro per ogni cosa che facevo. Il giorno in cui feci i pancakes per colazione, mi disse “Spero che non bruci i miei pancakes” sapete che feci? Le bruciai entrambi i pancakes da entrambi i lati. Glieli misi in un piatto piazzandoglieli davanti e ci disegnai una C sopra con lo sciroppo. Più tardi mentre cambiavo Emily per uscire Lauren entrò in camera e prese la bimba in braccio “Povera piccola, presto sarai in grado di vestirti da sola e non sarai obbligata a mettere questi vestiti” STAVA INDOSSANDO SOLO UN VESTITINO!!!
AAAAH!! Io non la odiavo….ancora. Era solo fastidiosa. Se non fosse stato per il fatto che fosse dannatamente sexy e per Emily l’avrei cacciata.
Il giorno in cui l’avvocato venne a casa mia per rendere me e Lauren tutori ufficiali arrivò. Le demmo ufficialmente “Emily” come nome e Lauren volle mettere il suo cognome perché lo era anche quello di Ana. Ma so che voleva solo mettere il suo prima del mio. Stavamo firmando i documenti ufficiali sul tavolo da caffe, c’eravamo solo io, Lauren e l’avvocato nella stanza. Quando finimmo il signore in cravatta ci guardò sorridente.
“Bene, voi due ora siete ufficialmente i tutori di Emily Jauregui Cabello” ci alzammo e ci avviammo alla porta.
“Ora spero che voi due siate dei buoni modelli per Emily. Questo vuol dire nessuna discussione o litigio davanti a lei. Anche se è solo una bambina” puntualizzò ad entrambe, poi se ne andò. mi girai verso l’altra ragazza che stava fissando i documenti sorridendo.
“Hai sentito cosa ha detto, nessun litigio. Quindi smettila di cercare di litigare con me”
“Io? Beh…..io non ho bruciato i tuoi pancakes” disse cercando di rimontare.
Sospirai e andai in camera mia dove c’era mia mamma che dava da mangiare a Emily, mi sorrise.
“Fatto?” annuii
“Si, è fatta” mi sedetti accanto a lei guardando la bimba con la sua bottiglia.
“Che cognome le avete dato alla fine?”
“Quello di Lauren” risposi tristemente. Non le avevo detto del giorno in cui l’avevamo deciso.
“Beh, ha senso, era anche il cognome di Ana”
“Già” sussurrai. Solo sentire il suo nome mi faceva male. Se ne era andata solo la settimana scorsa. Certe volte fissavo la porta sperando che lei entrasse senza bussare come faceva sempre. Guardai verso la porta sogghignai. La porta si spalancò ed entrò Lauren, come sempre, senza avvisare.
“Oh Lauren, sono contenta tu sia qui. Stavo pensando che probabilmente ti sentirai scomoda a dormire per terra. Non è meglio se puliamo la stanza di Ana domani così puoi sistemarti lì?” le chiese mia madre. Ok, facevo dormire Lauren sul pavimento, ma solo perché lei continuava a prendere tutta la coperta.
“Oh…immagino di si?” rispose nervosamente. Sapevo che non voleva dormire in quella stanza, non voleva neanche vederla, l’ultima volta che c’era entrata era quando era arrivata.
“Fantastico, inizieremo domani” rimise la bambina nella culla e uscì dalla stanza.
Lauren si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi.
“Non ci devi dormire per forza se non vuoi” le dissi. Mi sistemai dall’altra parte del letto appoggiandomi alla testata, lei fece lo stesso. Aprì gli occhi e si girò di poco per guardarmi, i suoi occhi erano lucidi e la sua bocca si aprì per dire qualcosa, ma la richiuse.
“Non posso andarci” disse piano, prendendo la sua faccia tra le mani e guardando giù. La sentii tirare su col naso, mi avvicinai lentamente a lei e misi un mio braccio intorno alla sua spalla per abbracciarla. Le accarezzai la schiena mentre piangeva.
“Lo so, fa male anche a me” piansi a lungo con lei. Camminai giù per le scale per fare colazione quando vidi Lauren mangiare i cereali, appena mi vide spostò la ciotola lontana da me e ci mise un braccio intorno per proteggerla. Alzò lo sguardo su di me corrugando le sopracciglia. Roteai gli occhi passandola, prendendo la mia ciotola e mettendoci dentro latte e cereali.
“Diamine, lasciane un po’ per gli altri” disse guardandomi mettere nella ciotola un po’ di latte.
“E potrei sputare nei tuoi cereali” le dissi sorridendole. Mosse di nuovo la ciotola verso di lei per proteggerla. Arrivò mia madre che sembrava davvero di buon umore. “Ho preparato le scatole fuori dove potremo mettere le cose di Ana” disse mentre si avvicinò al lavandino per lavare alcuni piatti.
“Appena finite potremo iniziare” Guardai verso Lauren che aveva la testa abbassata e giocava con il suo cucchiaio.
“Mmm mamma, non credo che siamo ancora pronte per farlo” le dissi indicando me e Lauren.
“Ah, allora domani?” Oh madre “Ehm intendo dire che abbiamo bisogno ancora di tempo prima di liberarci delle sue cose” dissi nervosamente. Lauren guardò la nostra conversazione aspettando una risposta da mia mamma.
“Ooooh ok…beh allora…che ne dite se compiamo un letto più grande? Non voglio più vedere Lauren dormire sul pavimento” guardò entrambe. Mi girai verso la ragazza mora per vedere se era d’accordo e lei mi guardò accennando un piccolo sorriso.
“Si, ok” mi rivoltai verso mia madre che ci sorrise.
“Ok, io uscirò per andare in qualche drogheria, qui la carta di tuo padre. Scegliete un materasso che piaccia ad entrambe” mi passò la carta sul tavolo e se ne andò.
“VENDUTO” urlò Lauren appena si rotolò su un materasso ad acqua. Eravamo uscite per comprare un nuovo materasso, io stavo spingendo il passeggino con dentro Emily.
“Lauren, non prenderemo un letto del genere” mi allontanai col passeggino lasciando Lauren col suo prezioso letto ad acqua. Mi raggiunse per poi sdraiarsi su un altro letto, prese il telecomando in mano e iniziò a schiacciare alcuni pulsanti che lo fecero alzare e poi scendere. Poi scese e mi guardò con uno sguardo eccitato e un ampio sorriso, ridacchiai per quanto bizzarra sembrasse, una diciottenne piena di tatuaggi e piercing che si eccitava per un letto. Era dolce.
“VENDUTO” urlò ancora. Buttai la testa indietro ridendo e mi incamminai.
“Cosa ne pensi di questo?” le chiesi sedendomi su un letto da una piazza e mezzo. Lei si sedette accanto a me, iniziò a saltellarci sopra e poi si girò verso di me.
“Lo prendiamo solo perché è rimbalzante” disse con una faccia seria.
   
 
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